Il seminario permanente su etica e animalismo è un gruppo di studio nato all’interno dell’Università degli Studi di Milano che si pone l’obiettivo di affrontare le questioni dell’animalismo (il nostro rapporto con gli animali non umani, gli usi che ne facciamo, i loro diritti) attraverso considerazioni e argomenti di filosofia morale. Il gruppo, formato da docenti e studenti universitari, ma anche esperti non appartenenti al mondo accademico, si ritrova ogni giovedì alle 17.00 presso la stessa Università degli studi di Milano, Dipartimento di Filosofia, aula seminari, terzo piano (sottotetto).
Attivo ormai da svariati anni, il seminario ha un fitto calendario di incontri che viene pubblicato periodicamente, insieme a eventuali letture consigliate riguardanti l'argomento di ogni singola giornata di studio. È stato da poco reso pubblico sul sito del gruppo (http://thequilp.blogspot.com/) il calendario degli incontri previsto per il semestre in corso, e tra questi spicca la proiezione del film documentario (premio Oscar nel 2009) The Cove, organizzata per le ore 16:30 del pomeriggio del 4 novembre 2010, presso l’aula 510 della sede di via Festa del Perdono.
Vincitore del premio Oscar 2009 come Miglior Documentario, The Cove è un film che in parte narra una storia di attivismo animalista, e in parte racconta anche se stesso, il suo concepimento e il suo making of. Diretto da Louie Psihoyos e prodotto da Paula Dupré Pesmen e Fisher Stevens, il film è scritto da Mark Monroe. Il produttore esecutivo è Jim Clark e il co-produttore è Olivia Ahnemann. Il documentario concretizza un’idea che il regista ha sviluppato dopo avere avuto una conversazione con il celebre attivista americano Richard O’Barry. Addestratore di delfini (tra cui quelli protagonisti del famoso telefilm Flipper) per quasi quindici anni, O’Barry è divenuto ormai da trentacinque anni un convinto sostenitore delle cause animaliste che fanno riferimento ai cetacei e agli animali acquatici in generale.
In una videointervista inclusa all’inizio del documentario, ma fatta a O’Barry molto prima che vi fosse la anche solo lontana idea di girare The Cove, l’attivista confida al futuro regista della pellicola un segreto agghiacciante. Esiste una baia (in inglese “the cove”, da cui il titolo del film) a Taiji, in Giappone, in cui ogni anno vengono clandestinamente uccisi circa 23.000 delfini. Nello stesso luogo diverse migliaia di esemplari degli stessi animali vengono catturati con metodi brutali e venduti ad addestratori di tutto il mondo. La carne dei 23.000 sterminati viene invece venduta in minima parte al mercato culinario locale, e in larga parte immessa anche nel commercio nazionale e internazionale, dove viene però spacciata per carne di balena. Psihoyos decide di capirci di più e segue con una telecamera O’Barry a Taiji, dove l’ex addestratore confessa di recarsi spesso proprio per cercare di smascherare (sempre senza successo) lo sterminio segretamente perpetuato dai giapponesi.
Non è però la visione del massacro di delfini a convincere il regista statunitense della necessità di girare un documentario che racconti ciò che accade nella piccola insenatura di quella altrettanto piccola città giapponese. È piuttosto l’impossibilità di vedere e comprendere ciò che realmente succede nella baia a tramutare Psihoyos nel regista di The Cove. L’insenatura è infatti completamente nascosta allo sguardo umano e ogni strada percorribile via terra o via mare per avvicinarvisi non è soltanto ostruita, ma anche sorvegliata ventiquattro ore su ventiquattro da numerosi agenti delle autorità locali. Quegli stessi agenti pedinano e controllano inoltre ogni spostamento di O’Barry e, ormai, anche di Psihoyos, in quanto troppo interessati a quella zona su cui vige l’assoluto divieto di accesso. A Taiji succede qualcosa di strano e di misterioso che merita di essere raccontato e di cui, se O’Barry dice il vero, l’intera popolazione mondiale deve essere messa a conoscenza.
L’idea iniziale è quella di girare la pellicola con metodi pienamente legali, ma l’ostruzionismo e il negazionismo del governo giapponese, uniti alle continue pressioni e provocazioni della polizia locale obbligano di fatto il regista a cercare un’altra soluzione per verificare e raccontare ciò che accade nella segretissima insenatura. Viene così assemblata una squadra d’elite composta da attivisti, ex militari, esperti surfisti e apneisti che, grazie ai più avanzati mezzi tecnologici (quali microfoni subacquei, videocamere a infrarossi e telecamere nascoste all’interno di finte rocce), si infiltrano sotto copertura nella baia di Taiji e ne documentano gli orrori. Il risultato è un mix provocatorio che unisce avventura e giornalismo investigativo in un’inchiesta che ha il chiaro obiettivo di spronare non solo il pubblico, ma anche i politici di tutto il mondo a reagire.
La pellicola, che verrà discussa probabilmente già durante l’incontro successivo, del giorno 11 novembre 2010, rappresenta un’ottima occasione per avvicinarsi ai temi discussi all’interno del seminario anche per i non esperti sulla questione animale, nonché una concreta opportunità per entrare a far parte di questo tavolo di discussione permanente aperto a tutti gli interessati.
L’appuntamento è alle ore 16:30 del pomeriggio del giorno 4 novembre 2010, presso l’aula 510 della sede di via Festa del Perdono.
Attivo ormai da svariati anni, il seminario ha un fitto calendario di incontri che viene pubblicato periodicamente, insieme a eventuali letture consigliate riguardanti l'argomento di ogni singola giornata di studio. È stato da poco reso pubblico sul sito del gruppo (http://thequilp.blogspot.com/) il calendario degli incontri previsto per il semestre in corso, e tra questi spicca la proiezione del film documentario (premio Oscar nel 2009) The Cove, organizzata per le ore 16:30 del pomeriggio del 4 novembre 2010, presso l’aula 510 della sede di via Festa del Perdono.
Vincitore del premio Oscar 2009 come Miglior Documentario, The Cove è un film che in parte narra una storia di attivismo animalista, e in parte racconta anche se stesso, il suo concepimento e il suo making of. Diretto da Louie Psihoyos e prodotto da Paula Dupré Pesmen e Fisher Stevens, il film è scritto da Mark Monroe. Il produttore esecutivo è Jim Clark e il co-produttore è Olivia Ahnemann. Il documentario concretizza un’idea che il regista ha sviluppato dopo avere avuto una conversazione con il celebre attivista americano Richard O’Barry. Addestratore di delfini (tra cui quelli protagonisti del famoso telefilm Flipper) per quasi quindici anni, O’Barry è divenuto ormai da trentacinque anni un convinto sostenitore delle cause animaliste che fanno riferimento ai cetacei e agli animali acquatici in generale.
In una videointervista inclusa all’inizio del documentario, ma fatta a O’Barry molto prima che vi fosse la anche solo lontana idea di girare The Cove, l’attivista confida al futuro regista della pellicola un segreto agghiacciante. Esiste una baia (in inglese “the cove”, da cui il titolo del film) a Taiji, in Giappone, in cui ogni anno vengono clandestinamente uccisi circa 23.000 delfini. Nello stesso luogo diverse migliaia di esemplari degli stessi animali vengono catturati con metodi brutali e venduti ad addestratori di tutto il mondo. La carne dei 23.000 sterminati viene invece venduta in minima parte al mercato culinario locale, e in larga parte immessa anche nel commercio nazionale e internazionale, dove viene però spacciata per carne di balena. Psihoyos decide di capirci di più e segue con una telecamera O’Barry a Taiji, dove l’ex addestratore confessa di recarsi spesso proprio per cercare di smascherare (sempre senza successo) lo sterminio segretamente perpetuato dai giapponesi.
Non è però la visione del massacro di delfini a convincere il regista statunitense della necessità di girare un documentario che racconti ciò che accade nella piccola insenatura di quella altrettanto piccola città giapponese. È piuttosto l’impossibilità di vedere e comprendere ciò che realmente succede nella baia a tramutare Psihoyos nel regista di The Cove. L’insenatura è infatti completamente nascosta allo sguardo umano e ogni strada percorribile via terra o via mare per avvicinarvisi non è soltanto ostruita, ma anche sorvegliata ventiquattro ore su ventiquattro da numerosi agenti delle autorità locali. Quegli stessi agenti pedinano e controllano inoltre ogni spostamento di O’Barry e, ormai, anche di Psihoyos, in quanto troppo interessati a quella zona su cui vige l’assoluto divieto di accesso. A Taiji succede qualcosa di strano e di misterioso che merita di essere raccontato e di cui, se O’Barry dice il vero, l’intera popolazione mondiale deve essere messa a conoscenza.
L’idea iniziale è quella di girare la pellicola con metodi pienamente legali, ma l’ostruzionismo e il negazionismo del governo giapponese, uniti alle continue pressioni e provocazioni della polizia locale obbligano di fatto il regista a cercare un’altra soluzione per verificare e raccontare ciò che accade nella segretissima insenatura. Viene così assemblata una squadra d’elite composta da attivisti, ex militari, esperti surfisti e apneisti che, grazie ai più avanzati mezzi tecnologici (quali microfoni subacquei, videocamere a infrarossi e telecamere nascoste all’interno di finte rocce), si infiltrano sotto copertura nella baia di Taiji e ne documentano gli orrori. Il risultato è un mix provocatorio che unisce avventura e giornalismo investigativo in un’inchiesta che ha il chiaro obiettivo di spronare non solo il pubblico, ma anche i politici di tutto il mondo a reagire.
La pellicola, che verrà discussa probabilmente già durante l’incontro successivo, del giorno 11 novembre 2010, rappresenta un’ottima occasione per avvicinarsi ai temi discussi all’interno del seminario anche per i non esperti sulla questione animale, nonché una concreta opportunità per entrare a far parte di questo tavolo di discussione permanente aperto a tutti gli interessati.
L’appuntamento è alle ore 16:30 del pomeriggio del giorno 4 novembre 2010, presso l’aula 510 della sede di via Festa del Perdono.
The Cove è una pellicola della collana Real Cinema Feltrinelli (http://www.feltrinellieditore.it/SchedaLibro?id_volume=5001482), la cui riproduzione e proiezione è stata consentita per gentile concessione della Giangiacomo Feltrinelli Editore (http://www.feltrinellieditore.it).
Per ulteriori informazioni scrivere a quilpers@googlegroups.com.
Matteo Andreozzi
non sai dove e se sia posibile trovare la serie completa?
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