29 maggio 2010

Vulcano ti odio


Testimonianza di una passeggera bloccata a New York dalla nube del vulcano islandese

È quello che hanno pensato in un primo momento molti dei passeggeri rimasti a terra a causa del vulcano islandese Eyjafjallajokull. Lo so perché ci sono passata anche io.
Solo poche ore prima avevo brindato al mio ultimo giorno di vacanza, commentato melanconica con una qualche frase da drammone sentimentale del tipo “vorrei che non finisse mai”. Ero struccata, in pigiama e mentalmente predisposta all’idea di trascorrere la notte seguente nel mio letto. Ma, controllato per scrupolo l’orario del volo, ho scoperto incredula che un vulcano islandese dal nome impronunciabile aveva eruttato una nube di gas, e che il vento l’aveva gentilmente trasportata proprio sulle due città europee in cui avrei dovuto fare scalo. Centinaia di voli erano già stati cancellati, compreso il mio. Non potevo tornare in Italia. Ero in trappola.
Urgeva rimboccarsi le maniche: una mail per avvertire la famiglia, e la mattina dopo ho trovato la prepaid card ricaricata. Un paio di calcoli col calendario in mano per realizzare di aver perso l’esame e sbattere in un angolo il libro da studiare. Un’occhiata sconvolta alla mia amica per assicurarsi altra ospitalità.
Riassumendo: avevo un tetto sopra la testa, ero piena di soldi e senza niente da fare. Ah, dimenticavo: ero a New York.
I giorni seguenti sono stati un assoluto e totale limbo. Tempo vuoto, regalato, senza la possibilità di sensi di colpa.
Ho fatto un giro a Central Park. Sorseggiato l’ennesimo frappuccino di Starbucks guardando America’s next top model. Sono arrivata fin sotto l’Empire State Building e realizzato perspicacemente che un grattacielo, per quanto alto, visto dal basso è uguale a un qualsiasi altro palazzo.
Il lunedì per scrupolo sono andata in aeroporto a capire se c’erano delle possibilità di terminare questo esilio forzato. Già immaginavo di trovare una sorta di campo profughi improvvisato, incontrare gente parcheggiata al JFK da giorni, accodarmi a una fila lunga quanto quella di H&M il primo giorno di saldi. Progettavo di raccogliere testimonianze e scrivere un reportage con citazioni da “The Terminal”; ma se l’unica cosa che ne ho ricavato è questa sorta di resoconto semiserio un motivo c’è. L’aeroporto era vuoto. Nessun sacco a pelo, nessuna famiglia in lacrime, nessun Tom Hanks con una lattina appresso… La coda c’era, ma ricordava piuttosto quella delle macchinette.
La verità è che, come me, anche gli altri si sono ingegnati. Hanno trovato dove andare e cosa fare. Hanno visitato posti e scoperto cose nuove o semplicemente si sono rilassati.
Sono bloccato alle Hawaii… grazie Vulcano!” ha postato qualcuno su Facebook.
Sul volo di rientro una quindicina di italiani caciaroni scambiava allegramente i numeri di telefono: si erano conosciuti pochi giorni prima in albergo grazie al vulcano e progettavano una reunion al più presto.
La mia vicina di posto per tornare in Svizzera da Pechino ha cambiato tre voli. Sarà stato il jet leg ma lo raccontava serena: la ditta le copriva le spese e aveva visitato un po’ la Cina.
Mi hanno raccontato di gente che per rimpatriare dopo una visita al salone del mobile ha noleggiato un taxi e ne ha approfittat
“It’s time for you to come home!”.

Elisa Costa

26 maggio 2010

Israele e Palestina. Una conferenza di Vulcano Statale

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Nuova conferenza di Vulcano Lunedì 31 Maggio. Sarà la questione israelo-palestinese questa volta il fulcro del dibattito. Sviscerata nella sua tenuta meno consueta: la vita quotidiana.

Moderata da Virginia Fiume, autrice e volontaria del progetto Caschi Bianchi–corpi civili di pace nel 2009 presso la ong israelo-palestinese Alternative Information Center a Beit Sahour, in Cisgiordania, ad intervenire saranno: Bahaa Abu Eyad, studente palestinese in Italia, proveniente da Gaza; il Professor Antonio Violante, docente di Geografia Regionale presso l’Università degli Studi di Milano; Michael “Micado” Warchwaski, giornalista, scrittore, fondatore dell’Alternative Information Center, in collegamento Skype da Gerusalemme Ovest.

22 maggio 2010

IL SILENZIO RUMOROSO DELLA MAFIA ITALIANA – Intervista al procuratore Alberto Nobili

Alberto Nobili, Procuratore Aggiunto della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano, ha lavorato a lungo, fin dalla sua costituzione nel 1992, presso la Direzione Distrettuale Antimafia (D.D.A). Vulcano lo ha incontrato per approfondire insieme a lui il problema del difficile contrasto alla mafia e alla criminalità organizzata.

Qual è il campo d'azione specifico della D.D.A.?

La materia di cui si occupa la D.D.A Il magistrato Alberto Nobili a Trezzano sul Naviglioè prevista dal Codice di Procedura Penale, che stabilisce per quali reati c’è la competenza esclusiva della DDA. Associazione mafiosa, sequestri di persona, traffico nazionale e internazionale di stupefacenti -purché sia configurabile l’associazione per delinquere-, e tutta un’altra serie di reati. Di recente sono tornati in auge, sia col fenomeno dell’immigrazione clandestina sia soprattutto con lo sfruttamento della prostituzione, anche la riduzione in schiavitù, la tratta degli schiavi e delle bianche.

Ci sono differenze di modalità di indagine fra Nord e Sud?

Il contrasto alla mafia è un fenomeno nazionale, cambia forse la tipologia. Qui al Nord la mafia è più industriale, imprenditoriale. Traffica in droga, come tutte le mafie, ma in più ricicla gran parte dei proventi nell'industria, che al nord è più sviluppata. Quindi è richiesta una maggiore penetrazione nel circuito economico per andare a scoprire i gangli del riciclaggio. Ma non dimentichiamo che anche qui abbiamo le cosche presenti sul territorio, quindi una tipologia di indagine, in questo senso, assolutamente identica a quella che si svolge al Sud.

La D.D.A riesce a stare al passo con i mezzi sempre più sofisticati della mafia?

I mezzi che noi abbiamo per contrastarla vengono un po’ alla volta ridotti. Avevamo prima un forte fenomeno della collaborazione con la giustizia – i pentiti. Fenomeno che adesso è molto diminuito, anche per una serie di interventi normativi non sempre condivisibili...vogliono anche restringere il terreno delle intercettazioni telefoniche. E, con questi blocchi agli ambiti investigativi, si rischia di far scappare ancora più avanti la mafia e renderne più duro il contrasto. Poi non c’è quella coesione politica fra tutte le forze istituzionali che ci lascia sperare in una condivisione completa di strategie contro la mafia. Purtroppo oggi la giustizia è un terreno di scontro tra le forze politiche, e questo è un regalo che si fa alla mafia, regalo involontario, ma è un regalo.

Approfondendo l’aspetto delle intercettazioni, quanto c’è di vero nel problema della perdita di privacy da parte di cittadini, e quanto sono invece necessarie?

Tutto starebbe a rispettare le regole. Solo le telefonate che hanno rilevanza penale dovrebbero essere utilizzate e poi conosciute o rese note. Il problema è che è stata esagerata la turbativa alla privacy per far sì che venisse modificata la legge, che in realtà non va modificata. Caso mai vanno inasprite le pene o vanno sanzionate le fughe di notizie, o le pubblicazioni illegali, che denigrano solo delle persone, ma non hanno rilevanza penale. Ma per l’intercettazione come mezzo di ricerca della prova, quindi come strumento investigativo, a mio avviso sarebbe un delitto modificare e ridurre il campo di applicazione. Speriamo che nel dibattito politico che è ancora in corso riaffiorino le vere esigenze della macchina della giustizia.

Le intercettazioni aprono l’argomento del rapporto con i giornalisti. Quando un procuratore può rendere pubbliche alcune notizie e quali può dare al giornalista?

Dunque, per buon senso, ad indagine completata è quasi dovuto questo atto di informazione al cittadino. E' giusto che si sappia che abbiamo dei mafiosi in casa, che c’è chi li contrasta, e che certi contrasti vanno in un certo modo piuttosto che in un altro. Deleterie sono le fughe di notizia durante l’investigazione, durante l’indagine. E se c'è qualcuno che viene a sapere o a captare qualche indiscrezione, io credo sia solo un danno terribile per chi indaga.

Com’è possibile che alcune persone vengano a sapere delle indagini in corso?

È possibile perché abbiamo dei giornalisti che fanno il loro mestiere, e spesso è anche difficile fargli capire l’importanza di non andare a turbare l’ambito investigativo. C’è purtroppo questo mito dello scoop, c’è il terrore di bucare la notizia, che fa sì che il giornalista, appena ha una notizia che ha un minimo di rilevanza, immediatamente la spara, fregandosene di quelle che sono le nostre esigenze.

Ma c’è un momento un cui il giornalista è utile all’indagine in corso?

Il Il Tribunale di Milanogiornalista se è un bravo professionista può anche essere utile nel momento in cui non turba la riservatezza che è propria di una certa indagine. Tante indagini sono partite da servizi di Striscia la notizia, delle Iene. Quello è buon giornalismo investigativo, purché poi non diventi eccessivamente invadente. Alcune situazioni sono state anche scoperte proprio da Report, da trasmissioni, così, più di attualità. Però poi, se l’indagine passa alla polizia e alla magistratura, direi che è il momento in cui uno deve un attimo fermarsi, salvo poi avere notizie sull'indagine completata.

E pericolo di infiltrazioni, magari del giornalista che vuole avere lo scoop o del mafioso che vuole sapere delle indagini?

C’è di tutto. Abbiamo avuto e abbiamo infiltrati anche qui al Palazzo di Giustizia che carpivano informazioni per darle ai giornalisti, o peggio alla mafia. Questo però è un male generalizzato. Noi abbiamo interesse a fare pulizia al nostro interno perché avere dei collaboratori infedeli e sleali è un danno enorme. Però il rischio è concreto. Nel periodo di Mani Pulite è nata questa familiarizzazione forte con la stampa, che fa sì che i giornalisti siano molto presenti nei nostri corridoi.

I due mali maggiori italiani sono la mafia e la corruzione. Purtroppo noi non vediamo un’adeguata attenzione a questi fenomeni. La mafia ha scelto da anni, dopo il periodo delle stragi, quando ha preso i colpi più duri -perché lo Stato non poteva non reagire dopo le stragi del ’91-’93- la via del silenzio. Per chi fa il mio lavoro è un silenzio rumorosissimo. Noi ci accorgiamo della presenza della mafia praticamente a ogni indagine degna di un certo spessore. Questa mancanza di morti, di stragi, di bombe, di tritolo ha un po’ distratto l’attenzione delle istituzioni, quasi se il fenomeno della mafia fosse un fenomeno contenuto. Ed è una cosa molto pericolosa, perché se un fenomeno pare contenuto sembra che lo si possa tenere sotto controllo. In realtà io non credo che abbiamo questa posizione di supremazia sulla mafia. La mafia avrà vita dura e la contrasteremo in tutti i modi, ma io temo che stia facendo dei passi avanti importanti, perché al silenzio scelto come strategia dalla mafia purtroppo sta corrispondendo anche un silenzio istituzionale, una disattenzione, e questo è un grave rischio.

….si fa quel che si può, ma vendiamo cara la pelle!

Massimo Brugnone e Giuditta Grechi

19 maggio 2010

Le donne e la mafia in una conferenza e una mostra. Il 20 maggio tutti in Statale.

Locandina(1)

Grande conferenza domani su Donne e mafia, donne e antimafia. Organizzata da Vulcano in collaborazione con Ammazzateci tutti, sarà accompagnata da una bellissima mostra di Letizia Battaglia, la fotografa siciliana che ha ritratto la criminalità organizzata nella sua tenuta più cruda e violenta. Le foto resteranno esposte, nell’atrio dell’università, fino al 23 maggio.

18 maggio 2010

Risultati definitivi

Ecco, finalmente, i dati definitivi delle elezioni per il CNSU relativamente alla nostra circoscrizione (Lombardia, Piemonte, Liguria).

Prima lista, come previsto: Ateneo Studenti – Obiettivo Studenti (legata a Comunione e liberazione) con 14014 voti, il 44,65 per cento e tre seggi conquistati. Seconda: Udu – Liste di sinistra,  12277 voti,  39,12 per cento, tre seggi.

A seguire:

Azione Universitaria e Studenti per la Libertà – 4137 voti, 13,18 per cento,  1 seggio; Blocco Studentesco Università - 955 voti, 3,04 per cento,  nessun seggio.

Per quanto riguarda gli eletti, la prima è, con 2606 voti, Sara Capasso.

Seguono:  Giuseppe Anselmo detto Ans (Au – Studenti per le libertà) - 866 voti; Marco Erroi detto Eroi (Obiettivo Studenti) - 2459 voti; Mattia Sogaro detto Soga (Obiettivo Studenti) - 2151 voti; Marco Lezzi detto Lex (Obiettivo Studenti) - 1974 voti; Michele Orezzi (Udu) - 1784 voti; Matteo Bianchi (Udu) - 664 voti.

Danilo Aprigliano

14 maggio 2010

Elezioni concluse. Ancora incerti i risultati

Rinnovo CNSU: ancora incerti i risultati dello spoglio. In Statale, Comunione e Liberazione (Obiettivo studenti) si attesta prima lista con il 48,7 per cento e l'Udu seconda con il 44,2. A seguire, Au-Studenti per le libertà (4,4) e Blocco studentesco (1,5). Le preferenze sono state così distribuite: 1322 a Soga e 851 a Sara Capasso. Gli altri non ci sono ancora pervenuti.
Allargando lo sguardo invece all'intero contesto universitario di Milano, vediamo Cl attestarsi prima lista con il 49,9 per cento dei voti, l'Udu il 36,5, Au-Studenti per le libertà 5,5, Blocco 1,6.
Se, invece, ci limitiamo a osservare solo le università pubbliche troviamo la seguente distribuzione: Udu 51,7 per cento, Cl 39,5, Au-Studenti per le libertà 6,2, Blocco studentesco 1,8.
Non abbiamo ancora dati sicuri per quanto riguarda le preferenze e i candidati eletti all'organo.
Possiamo dare per certa, tra i maggiori candidati in lotta nella nostra università, l'elezione di Sara Capasso mentre è molto probabile, ma ancora incerta, quella di Soga.
Torneremo ad aggiornarvi non appena perverranno i risultati definitivi.

Danilo Aprigliano

12 maggio 2010

Primo giorno di voto

Primo giorno di voto, oggi, per il rinnovo dei membri al CNSU. L’affluenza, come era facilmente prevedibile,è stata  molto bassa: intorno al 3,5 per cento in media. Con, ovviamente, delle differenze, non troppo marcate in realtà, tra le varie facoltà.

Quella che ha partecipato di più è stata Scienze politiche con il 6 per cento di votanti. Mentre quella meno interessata è stata Mediazione linguistica con l’1,7. A lettere hanno votato il 4.3, a giurisprudenza il 3,9, il 5,1 a scienze e il 2,5 a farmacia, agraria, veterinaria, a medicina centrale il 3.9. 

Domani si voterà di nuovo dalle 8 alle 14.

10 maggio 2010

Elezioni CNSU. Il 12 e il 13 si torna a votare

E si torna a votare. Il 12 e il 13 maggio nelle università di tutta Italia si eleggeranno i nuovi membri del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (CNSU).

Saranno ventotto i componenti eletti: tutti scelti da e tra gli studenti iscritti ai corsi di laurea e di laurea specialistica, corsi di specializzazione e dottorato di ricerca. Dureranno in carica due anni e potranno essere rieletti. Sarà nominato inoltre, all'interno dell'assemblea, un presidente.

Scopo del CNSU: formulare pareri e proposte al ministro dell’istruzione su materie quali riordino del sistema universitario, decreti ministeriali in materia di didattica e organizzazione dei corsi, criteri per l’assegnazione e l’utilizzazione del fondo di finanziamento ordinario. Deve inoltre, entro un anno dall'insediamento, presentare una relazione sulla condizione studentesca nell'ambito del sistema universitario.

Ecco i candidati nella nostra circostrizione:

LISTA N. 1 – Azione Universitaria e Studenti per le Libertà

1 - ANSELMO GIUSEPPE detto ANS

2 - DEABATE ENRICO detto JERRY

3 - DE CILLIS ANDREA detto DECIO

4 - GUERCI FEDERICO STEFANO

5 - LODRINI DAVIDE

6 - MITSIOPOULOS MATTEO detto MIZ

7 - PASSARO IACOPO

8 - SPERA ANTONIO

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LISTA N. 2 - Ateneo Studenti - Obiettivo Studenti

1 - SOGARO MATTIA detto SOGA

2 - ERROI MARCO detto EROI

3 - LEZZI MARCO detto LEX

4 - PEZZINI MICHELE detto PEZ

5 - PONTELLO MARCO

6 - BELOTTI CORRADO

7 - TAGLIABUE FEDERICO

8 - BARDELLI GIULIA

9 - MARNIGA LUCA

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LISTA N. 3 - Unione degli Universitari - Liste di Sinistra - Liste democratiche

1 - OREZZI MICHELE

2 - BIANCHI MATTEO

3 - BONFANTI SILVIA

4 - CAPASSO SARA IGINA

5 - LIA MICHELE

6 - ALOTTO ELIO detto PIRATA

7 - FEMIANO STANISLAO detto SILVIO

8 - CALABRO NICOLO'

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LISTA N. 4 - Blocco Studentesco Università

1 - DEPETRIS FEDERICO

2 - TURCONI MICHAEL

3 - GIACOMINI MANUELA

4 - BECCARDI STEFANO

5 - ASUNI VALENTINA

6 - GRANCONATO DAVIDE

7 - MOLINARIO SIMONE

8 - PILONE CAROLA

9 - GRIPPO MICHELE

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Danilo Aprigliano

9 maggio 2010

LA CITTA' SOTTOSOPRA

Negli anni Sessanta la grafica della metropolitana di Milano poteva vantare la firma del quattro volte “compasso d’oro” Bob Noorda. L’estrema semplicità e funzionalità della pianta del metrò milanese è stata poi esportata dallo stesso Noorda anche a New York e a San Paolo, in Brasile. Da qualche tempo però la mappa disegnata da Noorda è stata sostituita dalla sua rivisitazione postmoderna. Le linee sono le stesse –ci mancherebbe- ma sono completamente disorientate: basti dire che San Donato e Maciachini sono alla stessa altezza, in orizzontale! La città sotterranea, percorsa ogni giorno da centinaia di migliaia di milanesi, pendolari e turisti è schiacciata, capovolta e distorta, senza più alcun legame con la città di fuori. Mentre la nostra sindaca non si risparmia in pomposi elogi per la Milano che verrà, quella dell’Esposizione universale, la Milano di oggi si protende talmente verso il dopo, verso la città che sarà fra cinque anni, che non si preoccupa di quello che è in questo momento, di quello che comunica quotidianamente ai suoi abitanti. Disinteresse e falso avanguardismo. Ostentato voler essere, voler parlare e dire di sé senza ascoltarsi. E chissà se qualcuno, nel 2015, penserà che, forse, la gara con Smirne era stata truccata!

Giuditta Grechi

5 maggio 2010

Da rileggere per la prima volta, 2: Delitto e castigo di Fedor Dostoevskij

I filtri di lettura didascalici e moralistici sono, forse, i più invadenti strati di polvere che possano mai depositarsi sui libri. Delitto e castigo ne è pieno: un po' come i quaderni delle scuole elementari abbandonati in soffitta. L'idea di inoltrarsi nella sua lettura può dare la sensazione di un terribile esercizio di vecchiume pedantesco tale da indurre, nel medio e comune lettore, all'immediata remissione del proposito senza che poi ci si lasci invadere più di tanto da crucci intellettuali.

Ma le precomprensioni, si sa, sono all'ordine del giorno in letteratura. E sono tanto più frequenti quanto più chi fraintende ha letto di meno le opere in questione. E, infatti, inoltrarsi nella lettura di questo grande classico, apre un vasto ed inaspettato mondo.

Un giovane brillante ricco di intelligenza ed energie, Raskolnikov, abbandonati gli studi vive, nella Pietroburgo ottocentesca, in uno stato di estrema indigenza. Abita “una stanzuccia proprio sotto il tetto di un alto casamento a cinque piani” che somiglia a un armadio più che a un’abitazione. Intriso di velleità superomistiche, decide di uccidere una disgustosa e avida strozzina e di derubarla. Un delitto, dunque, dai moventi, non soltanto materiali, ma moralistici e, soprattutto, filosofici. Diversi mesi di gestazione – il cuore in panne – il giovane entra nell'abitazione della vecchia e la uccide (insieme alla mite sorella, sopraggiunta improvvisamente sulla scena del delitto) col dorso di una scure.

Ma superomismo e volontà di potenza naufragano nei rimorsi e nelle paure dell'animo tormentato di Raskolnikov, manifestandosi nei delirî e nelle febbri del giovane che, ormai isolato, troverà pace solo grazie alla dolce e remissiva Sonia Marmeladova, una giovane e malata prostituta figlia di un funzionario debole e ubriacone, che muore schiacciato dalle ruote di una carrozza.

La consapevolezza della propria irriducibile umanità e l’inanità dell'uomo e delle sue azioni sono resi ancor più tragici dall’ambientazione desolata, l’estrema povertà in cui vivono molti dei personaggi e dalla vita colma di angosce che conducono.

Innumerevoli sono i tipi umani che abitano le parole di Dostoevskij, sintomo di un’enorme conoscenza dell'uomo, espressivi della polifonia di un romanzo che naviga tra le pieghe dell'animo umano urtando le più minute piccolezze e sviscerando le miserie più terribili. Un’opera che riesce ad assorbire le idee del suo tempo – Naturalismo, Messianismo, Umanitarismo e Nichilismo– senza mai lasciarsi ungere o intridere.

Una di quelle letture, insomma, che possono anche tracciare delle svolte nella vita.

Danilo Aprigliano

2 maggio 2010

Fascisti in libreria. La cultura di destra tra banche, ebrei e poteri occulti.

Chi cercasse la “Libreria Ritter” su internet difficilmente intuirebbe il suo reale ambito di interesse. Osservando il sito infatti è ben nascosta, almeno ad una prima occhiata, ogni allusione al mondo dell’estrema destra. La prima impressione è quella di una semplice libreria specializzata in ambito militare, dove i testi più compromettenti sono inseriti in sottocategorie ambigue, tra nomi edulcorati come “Etnonazionalismo” o il generico “Stili di vita”.

Giunti fisicamente sul posto, viene qualche sospetto. Non una sola insegna annuncia la presenza della libreria, e solo seguendo una minuscola targhetta si giunge in una sorta di garage adibito a sala conferenze. Osservando poi i libri sugli scaffali, ogni dubbio cade: X Mas, Repubblica Sociale, celebrazioni degli Ultrà e addirittura libri di Faurisson e Irving (i teorici del negazionismo), oltre a testi più specialistici in numerose lingue straniere.

La nostra visita è avvenuta durante una conferenza di Mario Borghezio, l’europarlamentare leghista e “criptofascista”, noto per aver disinfettato una nigeriana in treno, aver partecipato all’incendio di un campo rom (a suo dire accidentale) e altre azioni dettate da quella che lui chiama “una natura ruspante e boschiva”.

La sala, piccola ma gremita, era composta da giovani con la testa rasata (pochi), uomini di mezza età con l’aria da intellettuale (abbastanza) e anziani nostalgici affetti da un principio di Alzheimer (molti, specie tra chi poneva domande). Chi, memore dei comizi di Borghezio visti in tv, si immagina uno sproloquio rivolto alle prime fasce di alfabetizzazione, deve però ricredersi. Il discusso avvocato torinese è quello che si sarebbe detto un intellettuale di destra, snocciola testi e autori con facilità, facendo sfoggio di letture numerose anche se limitate alla letteratura antagonista (di destra ovviamente). Il pubblico a volte lo segue, a volte un po’ meno.

Il tema è interessante: il mondialismo (ossia la globalizzazione nel gergo della destra radicale), visto come il generale appiattimento su alcuni modelli culturali dominanti. Le tesi, un po’ bizzarre: il fenomeno globale non sarebbe frutto semplicemente del progresso tecnologico e dei nuovi mezzi di comunicazione, ma di un disegno ordito a tavolino dal Nuovo Ordine Mondiale, composto dalle solite lobby giudaiche. Una manciata di banchieri ebrei controllerebbe il potere economico e quindi politico, reggendo le sorti del pianeta durante segretissime riunioni tenute a Gerusalemme o a New York. Da notare che la prima parte della conferenza, dove l’attacco è rivolto a Stati Uniti e banche, avrebbe trovato ampi consensi anche tra l’estrema sinistra.

Perché allora Borghezio, che si propone come intellettuale sostenitore di battaglie antagoniste, appoggia Berlusconi e fa propaganda da caserma? La domanda, posta dal pubblico, riceve una risposta allarmante, forse la chiave di lettura del successo della Lega: La propaganda si fa per ottenere il consenso, dicendo alla gente quello che vuole sentirsi dire; poi fra di noi possiamo dirci cosa pensiamo realmente.”

Filippo Bernasconi