10 giugno 2007

NON SI ESCE VIVI DAGLI ANNI '80 N.9


La situazione è la seguente: circa un mese fa ricevo una telefonata dal mio grande amico, nonché socio per certi affari, dei quali un giorno o l’altro vi parlerò, se mai farò una rubrica dal nome Non si esce vivi da Rebibbia, Fabrizio Corona. La nostra comunicazione avviene attraverso un assiduo scambio di MMS. Rivaleggiavamo a chi fotografava più V.I.P.: ecco, credo che lui sia andato un po’ oltre. Aveva la smania di fotografare calciatori, ma si lamentava sempre del fatto che questi scatti non venissero puliti: c’era sempre una ragazza appiccicata all’atletico corpo del giocatore, e ne impediva il riconoscimento. Dal canto mio inseguivo vecchi personaggi che negli anni ottanta raggiunsero una fugace e clamorosa celebrità, per poi declinare verso o un triste anonimato, o un malcelato disprezzo. Giro per le strade di Milano in cerca di qualche ex V.I.P. da immortalare e spedire al Corona, e mi imbatto nell’esuberante Pasquale Finicelli. Immaginatevi il mio entusiasmo. Che fortuna incontrare il Finicelli a Milano, tra tutti i personaggi famosi in queste zozze vie. Per chi non si tenesse dalla curiosità, il soggetto era enormemente noto dall’86 all’88 come Mirko, il cantante dei Beehive, nonché fidanzatino di Licia, in quella splendida fiction, di stampo preistorico, che la Fininvest (se non ci fosse, qualche imprenditore con tanti soldi presi chissà dove, dovrebbe inventarla) trasmise col nome di Love me Licia o Licia Dolce Licia o Teneramente Licia. Il Finicelli al tempo doveva sottoporsi ad ore di trucco, per riuscire ad assomigliare al Mirko versione manga, con capelli gialli e ciuffo cotonato rosso. Malgrado un ascolto pazzesco una serie di LP pubblicati dai Beehive con Cristina D’Avena (la dolce Licia), il sogno multimediale di un cartone che si fa telefilm, dal quale i protagonisti entrano nella realtà, uscendo dal televisore, e si impongono come finti ma verosimili musicisti, termina presto. Ogni tentativo del Finicelli di imporsi come Mirko dei Beehive senza i Beehive fallisce silenziosamente, cozzando contro produttori che lo reputano non credibile. Pretesa risibile, quella del Finicelli, dato che non era sua manco la voce, che, invero, era di Enzo Draghi. Mirko, ormai quarantaduenne e decotonato, confessa di aver provato la fortuna in qualsiasi reality, ma con preferenza per Music Farm: lui è un cantante. O forse no. Il suo personaggio era un cantante. Come è possibile confondere i piani di realtà e finzione in questo modo? E’ proprio questa l’essenza e l’eredità di quel decennio: l’aver equiparato la forma, per la prima volta, con la sostanza. E torniamo a dire che c’è chi non ne è uscito vivo. Ecco questo è ciò che avevo da dirle dottor. Woodcock.


Fabrizio Aurilia



6 giugno 2007

BULLI DA CARTA STAMPATA


Oooh, il tema principale di questo inizio 2007 si è rivelato essere il bullismo. Dopo l’Emergenza Stupri di quest’estate, quando sembrava che improvvisamente tutti gli stupratori del mondo si fossero ritrovati in zona Stazione Centrale per trasformarla in una novella Sodoma di perversione e abominio, ora pare che da un giorno all’altro i nostri adolescenti si siano trasformati in piccoli mostri, picchiatori malvagi e razzisti.
Ma fermiamoci a riflettere un attimo. Io ricordo che ai miei tempi le cose non erano molto diverse. Alle Elementari ricordo distintamente dei miei compagni prendere in giro un bambino di colore chiamandolo "cioccolatino". Alle Medie risse e pestaggi, se non erano all’ordine del giorno, poco ci mancava. Al Ginnasio una volta ero al McDonald’s di corso Vercelli (Vercelli, notare bene), e un gruppo di zarri più grandi mi hanno preso a calci in culo perché non volevo lasciare il mio posto a sedere. Mio padre mi ha raccontato che anche ai suoi tempi succedevano le stesse cose; e mio nonno idem.
Allora dove sta la linea di confine che separa ciò che avveniva ieri e l’oggi?
Ah aspettate, c’è effettivamente una differenza colossale: ai tempi non c’erano videofonino e YouTube. E dunque le mamme non dovevano andare a frignare sui tiggì nazionali, video alla mano, di quanta ingiustizia ci fosse nel mondo. Prima ce ne si poteva tranquillamente fottere, era più comodo: "guarda, Luigino ha un occhio nero...mah, sarà caduto dalla bicicletta!"
E intanto, parafrasando Tomasi di Lampedusa, più le cose sembrano cambiare, più nella realtà non cambiano affatto; se ne parlerà ancora per un po’, poi la notiziona ormai avariata sarà sostituita da carne fresca, buona per gli incassi.
Vogliamo scommettere su un infanticidio?

Davide Bonacina