27 febbraio 2011

La notte degli Oscar!



Mancano poche ore alla lunga maratona per l'assegnazione degli Oscar; il nostro inviato - dal divano di casa sua per la diretta televisiva Sky - vi accompagnerà all'assegnazione della statuetta più famosa per il cinema. Tutte le sfide, i discorsi, il red carpet (persino le pubblicità!), per arrivare all'ambito Oscar, verranno commentate sul blog. Se avete pazienza e poco sonno, seguite il blog di Vulcano Statale!

22.57 - In attesa del Red Carpet, si beve il primo caffé; il canale satellitare 'E!' inizia a fare speculazioni e scommesse su quelli che saranno i vestiti indossati dalle star!

23.16 -
Continua la presentazione di possibili vestiti: sfilata di costumi ispirati a Black Swan. Totalmente inutile.

00.02 - Per il Red Carpet ci si sposta su Sky Cinema. Iniziano i commenti sulle star!

00.33 -
Intervista ad Hailee Steinfeld, nominata all'oscar per miglior attrice non protagonista per Il Grinta; a soli 14 anni!

00.48 - Mila Kunis (Black Swan) sul Red Carpet!Vestito lungo viola con pizzi e merletti!

00.55 - Goeffry Rush completamente pelato!!

01.07 - Jesse Eisenberg (The Social Network) intervistato all'ingresso; il suo look non corrisponde a quello di un uomo da miliardi di dollari...

01.18 - Si intravede Steven Spielberg!

01.28 - Cate Blanchett indossa un vestito orripilante: viola spento con decorazioni simili a molluschi incollati allo scoglio...

01.37 - Colin Firth si lascia intervistare in italiano e risponde a tono e con simpatia! Nominato come attore protagonista per Il discorso del re; ha la maggior percentuale di vittoria.

01. 39 - Incantevole Scarlett Johansson!!!

01.44 - Anne Hathaway con uno splendido vestito Valentino...che è a fianco dell'attrice! Lo stilista racconta di come stia promuovendo una serie di vestiti "archivio"....

01.46 - Nicole Kidman irriconoscibile. Si è completamente rifatta. Male.

01.56 - Robert Downey Jr passa per il Red Carpet; ci parla di Sherlock Holmes 2!

01.58 - Intervista a Christopher Nolan!Clamorosamente escluso dalla cinquina dei registi candidati. Non ci sarà nemmeno Leonardo Di Caprio come miglior attore. Ma Inception sarebbe un film brutto?

o2.02 - Intervista a Natalie Portman (Black Swan), che nasconde il pancione in un vestito largo. Parla del suo ruolo e della fortuna di aver interpretato la prima ballerina del Lago dei Cigni. Psicopatia a parte.

02.15 - Gwyneth Paltrow in un vestito oro; simpatica gag con uno dei suoi ultimi film: Iron man.

02.16 - Christian Bale dimagrito di molti chili per The fighter; ora si è fatto crescere la barba. Dov'è finito Batman?

02.26 - Siparietto tra il regista televisivo della serata e Steven Spielberg!

02.27 - Dal Red Carpet le immagini si spostano all'interno, dove troviamo Tom Hanks che presenterà la prima serie di nominations!

02.35 - Si comincia con una divertente presa in giro dei film candidati! Da Inception a Black Swan, i due presentatori (Anne Hathaway e James Franco) iniziano al meglio.

02.40 - Entrata trionfale e discorso iniziale con le chiamate classiche al pubblico!Palco gigante e molto fatiscente; si inizia con Tom Hanks. Art direction & cinematography.

02.45 - Primo Oscar SCENOGRAFIA ad Alice in Wonderland! (
Robert Stromberg, Karen O'Hara)


02.47 - Premio Oscar MIGLIOR FOTOGRAFIA a Inception!(Wally Pfister)

02.53 - Un millenario Kirk Douglas presenta le attrici non protagoniste. Premio Oscar ATTRICE NON PROTAGONISTA a Melissa Leo in The Figther!

03.03 - Premio Oscar MIGLIOR CORTOMETRAGGIO ANIMATO a The Lost Thing!

03.05 - Premio Oscar MIGLIOR FILM D'ANIMAZIONE a Toy Story 3! OVVIO!

03.13 - Josh Brolin e Javier Bardin, vestiti come due camerieri in completo bianco, presentano la Sceneggiatura originale e non originale. Premio Oscar SCENEGGIATURA NON ORIGINALE a Aaron Sorkin per The Social Network!
Premio Oscar SCENEGGIATURA ORIGINALE a David Seidler per Il discorso del re!

03.26 - Anne Hathaway e James Franco si scambiano vestiti: lei in abiti maschili canta e sfotte Hugh Jackman, lui entra vestito da donna. Incantevole...

03.28 - Premio Oscar MIGLIOR FILM STRANIERO a In a Better World (Danimarca)

03.30 - Premio Oscar MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA a Christian Bale per The Fighter!

03.50 - Inception si porta a casa due Oscar (SOUND EDITING e SOUND MIXING); The Social Network il Premio Oscar per la MIGLIORE COLONNA SONORA ORIGINALE! Una colonna sonora per un film su Facebook? Cosa?

04.19 -
Oprah presenta le nominations per il MIGLIOR DOCUMENTARIO: Inside Job si porta a casa la statuetta!

04.31 - Sherlock Holmes (Downey Jr) e Watson (Law) presentano i MIGLIOR EFFETTI VISIVI: ancora Inception! MIGLIOR MONTAGGIO a The Social Network. Zuckerberg sempre più uomo dell'anno!

04.47 - Si avvicinano gli Oscar più importanti. Sale la tensione. Sale anche il caffè.

04.54 - Con la voce di Celine Dion, il saluto ai grandi del cinema che ci hanno lasciato quest'anno! Tra i tanti, il maestro Monicelli!

04.57 - La Bigelow per la MIGLIOR REGIA: Tom Hooper per Il discorso del re!

05.11 - Jeff Bridges, ripulito dopo il cencioso Grinta, presenta la MIGLIOR ATTRICE: Nina, il Cigno bianco, il Cigno Nero,insomma Natalie Portman!!

05.20 - Sandra Bullock,invece, presenta il MIGLIOR ATTORE! E-e-e il-i-il vi-vi-vi-ncitore è Colin Firth, Il discorso del re!

05.37-
Atto finale: presenzia Spielberg. Il MIGLIOR FILM è THE KING'S SPEACH! Rimonta finale con le statuette più importanti!!!

Poche sorprese per questa lunga notte Oscar (c'erano già state con le nominations!); una serata non troppo frizzante, ma un plauso va ai due presentatori. Ultimo cambio d'abiti e saluti generali. Finisce qui l'83esima edizione degli OSCAR con un coro di bambini che intona "Somewhere over the rainbow"!


Daniele Colombi

CARO SINDACO - Seconda puntata: Armando Siri

Vulcano ha intervistato i candidati sindaco per le elezioni comunali di Milano su temi che vanno dalle politiche giovanili, al mondo del lavoro, ai trasporti pubblici. Oggi è il turno di Armando Siri, per il Partito Italia Nuova, nato nel settembre 2010 per iniziativa dello stesso Siri. Il suo programma e i suoi obiettivi sono contenuti nel libro "L'Italia nuova - L'inizio", edizioni Adm.

1.L’Associazione SoS Racket sembra rimanere sempre più sola nella lotta contro le mafie. Gli ultimi eventi riguardanti le case dell' A.L.E.R sembrano la punta di un iceberg che non si vuole sciogliere. Del pizzo non se ne parla ad alta voce, ma in molti lo pagano, anche nel centro di Milano. Qual è la sua proposta di contrasto in merito al pizzo, al racket, al comportamento mafioso ormai sempre più imperante nella regione Lombardia?

Ormai troppo spesso e non solo al sud Italia, come narrano i più famosi romanzi sul tema, i cittadini preferiscono pagare il “pizzo” piuttosto che le tasse. Uno Stato che ha bisogno di leggi speciali sulla Mafia perché non è in grado di far rispettare quelle ordinarie è uno Stato che dichiara il suo fallimento e la sua debolezza. Come Sindaco potrò disporre solo della Polizia Locale che nel mio programma sarà più impegnata nella sicurezza al cittadino che a fare le multe per divieto di sosta. Nella riforma nazionale che ho in mente lo Stato sarà in grado di esercitare il POTERE vero senza i vincoli di un sistema fallimentare come la “democrazia”. Li non ci sarà più spazio per la MAFIA.

2. Lei ha mai violato la legge?

“Chi di voi non ha mai violato la Legge, scagli per primo la pietra su questa donna”… con questa bellissima frase il più grande rivoluzionario di tutti i tempi (Gesù) ridestava il gruppo omicida che voleva lapidare l’Adultera. E all’epoca la Legge era scritta sulla Pietra. Quando parcheggio la macchina dove non si può, quando la sera mi capita per fare prima di passare sulla corsia preferenziale, sono consapevole di violare la “legge”. Oltre a questo non mi sono avventurato. Ma se una legge fosse palesemente ingiusta e contro la mia libertà di espressione pacifica , non mi farei scrupoli a violarla e a combattere con tutte le forze perché sia cancellata. Poche Leggi e molto buon senso sono ciò in cui credo. Meno “contro” e più “accanto” è il mio motto.

3. Come si muove a Milano? Mezzi pubblici, bicicletta o automobile? Quanto spende più o meno annualmente per questi spostamenti?

A me piace moltissimo muovermi a piedi. In città lo faccio ogni volta che posso. Altrimenti mi muovo con i mezzi, e qualche volta in auto. L’auto la utilizzo soprattutto se devo poi andare fuori città.

4. Visti i dati preoccupanti sulla diffusione dell’HIV (15.000 persone secondo la L.I.L.A.) e di gravidanze indesiderate a Milano, come pensa di procedere sul fronte dell’educazione sessuale nelle scuole superiori? Come si pone di fronte ad iniziative come la presenza di distributori di preservativi nelle scuole? Cosa pensa dello scontro che lo scorso anno ha visto coinvolti l’ASL di Milano e la Regione Lombardia, riguardante le modalità con cui si tenevano i corsi di educazione sessuale e che hanno portato alla sospensione degli stessi?

Penso che sia utile e necessaria una buona educazione sessuale a scuola e credo fermamente che occorra con ogni mezzo incoraggiare i ragazzi all’utilizzo del preservativo durante i rapporti sessuali. Lo so che non è il massimo però la vita è più importante di una scopata li per li. Soprattutto perché poi magari l’hai fatto con qualcuno che non amavi davvero e se hai la sfortuna di prenderti una malattia, quando incontri l’amore della tua vita ti mangi le mani perché non puoi più viverlo appieno. Il sesso non è un tabù e se ne deve parlare. L’amore, al contrario del sesso, meglio viverlo. E le parole in questo caso sono di troppo.

5. Prima della sua carriera politica, di cosa si occupava?

Non so se la politica sia una “carriera”, di sicuro è una passione che ho fin da ragazzino. Sono sempre stato un po’ rivoluzionario. Non so perché ma molte cose a questo mondo non mi stanno proprio bene. Allora ho deciso di scrivere quello che non mi piaceva e anche quello che invece mi piace e che Desidero. Il mio impegno adesso e di farlo vivere e crescere nella realtà. Nel frattempo faccio ancora l’imprenditore nel campo delle energie rinnovabili e in quello editoriale.

6. Che genere di istruzione ha ricevuto dai suoi genitori e dalle scuole che ha frequentato?

Da mia mamma ho ricevuto poca istruzione ma molto condizionamento emotivo. Diciamo che funziono più con il lato destro del cervello che con quello sinistro, dove destro sta per “creatività” e sinistro sta per “logica”. Dalle scuole poco o nulla. Ho sempre vissuto il mio impegno scolastico in modo discontinuo e ribelle. Mentre ho avuto la straordinaria fortuna di incontrare nel mio percorso maestri di vita da cui ho imparato moltissime cose, sugli altri e su me stesso. Su me stesso naturalmente i lavori sono ancora in corso…

7. Il rapporto di Transatlantic Trends evidenzia che in Italia la percezione della percentuale di immigrazione risulta quattro volte superiore rispetto alla realtà. A Milano, gli avvenimenti di via Padova o del campo rom di via Triboniano dimostrano che la temperatura sociale resta calda. Quali crede siano le priorità per stemperare la tensione? Come progetterà di muoversi il comune e i suoi servizi per attuare l’integrazione con strumenti alternativi al solo intervento delle forze dell’ordine?

Ho sempre pensato che il tema dell’immigrazione sia legato molto alla percezione di “stesse condizioni” di vita nella realtà di cui i cittadini italiani e anche quelli milanesi hanno bisogno per sentirsi sicuri. Non è corretto parlare di immigrazione ed extracomunitari. Credo che nessun milanese e nessun italiano mostrerebbe “insofferenza” se 3000 canadesi e cittadini USA venissero a vivere a Milano, nonostante immigrati extracomunitari. Qui il tema è la “povertà” e il “degrado”. Non possiamo perennemente vivere nel Senso di Colpa e nell’espiazione del peccato per essere arrivati ad un livello di “igiene” e organizzazione cittadina che vogliamo non solo conservare ma anche migliorare per sentirci meglio. Ognuno ha il compito di contribuire a questo. Comprese le popolazioni straniere che vengono a Milano. Non possiamo consentire che ci siano persone che possano pensare di venire in Italia o a Milano a fare quello che vogliono senza rispettare la realtà che trovano. Credo che questo succeda a casa di ognuno. Io vado a casa di qualcuno e mi adeguo, altrimenti se non mi piace me ne vado. Il Sindaco con i suoi poteri diretti può fare poco, ma quello che sicuramente farei di concerto (per forza) con gli altri organi dello Stato è ripristinare condizioni di convivenza con gli standard della nostra città e del nostro Paese: chi non li accetta e non contribuisce ad adeguarsi se ne torna da dove è venuto. Questo lo dico senza pregiudizio e senza recriminazione. E’ un dato di realtà. Nessuno deve pretendere nulla dalla collettività se prima non pretende molto da se stesso. Questo vale per tutti, immigrati e milanesi. Chi è a posto con questo sentire contribuisce ad un’evoluzione armonica dell’esistenza.

8. Molti degli studenti che frequentano le università milanesi sono pendolari, fuori sede o provenienti da altri paesi (erasmus). Vivendo a Milano contribuiscono in vario modo a rendere più ricca la città. Purtroppo, rispetto alle grandi città europee Milano risente di un deficit nel settore del trasporto pubblico, soprattutto nelle fasce notturne e nelle zone periferiche e i prezzi dei taxi sono assolutamente proibitivi. Come intende agire per migliorare il trasporto milanese? Come pensa di agire sulle politiche giovanili e di integrazione?

Uno dei quattro punti del mio breve e chiaro programma per Milano è l’estensione 24h su 24h del trasporto pubblico e la liberalizzazione degli orari di apertura di negozi banche e uffici pubblici. Così come succede in altre grandi città del mondo. Oltre a questo mi impegno a fornire la rete internet gratuita wifi a tutti i residenti in città con una deroga agli studenti che sono qui per studiare. Chi è più giovane e studia deve essere incoraggiato, ma non deve mai perdere il contatto con la realtà che per quel che riguarda la società occidentale è in profondo mutamento. Negli anni 80 ai giovani si diceva che il diploma non era sufficiente per trovare lavoro e che ci voleva la laurea, negli anni 90 la laurea non bastava più e ci voleva il master, nel 2000 il master non bastava più e ci voleva lo stage gratis, adesso nel 2011 cosa diciamo? Il punto è che non possiamo essere tutti colti ma disoccupati. Il nostro Paese e la nostra cultura ci predispone a talenti e capacità straordinarie legate alla creatività. A mio parere quella è la direzione da intraprendere per poter sentirsi realizzati nel futuro. Il campo manifatturiero, dell’artigianato, dell’agricoltura, delle energie rinnovabili, del design. Chi l’ha detto che un sarto o un allevatore o un agricoltore o viticoltore, o falegname debbono essere per forza ignoranti? Magari un sarto ha studiato storia dell’arte e sa 3 lingue, un falegname e un decoratore intagliatore chi ha detto che non deve essere laureato? Tutte queste professioni che noi vediamo con gli occhi del passato, possono riacquistare dignità in questo tempo e forse sono la chiave del nostro futuro. Senza togliere spazio alle invenzioni e alla ricerca in cui per cultura e tradizione non abbiamo nulla da invidiare a nessuno.

9. Qual è la sua visione di Milano? Quali benefici sociali e ambientali porterà l’Expo ai cittadini milanesi e ai suoi visitatori?

L’Expo porta immediati vantaggi sulle infrastrutture e sicuramente la presenza di molti visitatori italiani e stranieri porterà ricchezza in città. Tutto starà a come si organizzerà l’evento. Non è facile accontentare tutti, non lo è mai stato, neppure l’Expò 2015 ci riuscirà. Ma è di assoluta importanza che qualcosa di buono rimanga anche il giorno dopo. Quando tutto sarà concluso. Questa è la sfida, per me.

10. Da una stima fatta nel 2005 dal U.N.R.A.E nel comune di Milano circolano 800 mila vetture e di queste circa 30 mila sono non catalizzate (3.8%). Le macchine più moderne, che rispondono alle direttive europee più severe in termine di inquinamento, in Italia sono meno di una su tre, mentre a Milano sono circa il 42 per cento. Eppure, Milano ha superato i limiti di PM10 per ben 35 volte nei soli primi 38 giorni di quest’anno. Per entrare nella cerchia dei bastioni si paga l’Ecopass. Alcuni studi indicano che un S.U.V diesel di ultima generazione (euro 4, euro 5, che quindi non paga l’Ecopass) inquina almeno quanto un euro 2 benzina, che invece deve pagare l’Ecopass. Si potrebbe giungere alla sfortunata conclusione che chi ha i soldi per comprare una macchina nuova non paga l’Ecopass, chi non ha questi soldi invece lo paga. Entrambi fanno girare l’economia, entrambi inquinano. Cosa intende fare Lei? Come sta andando questo Progetto “Eco”?

Uno dei quattro punti del mio programma è la copertura totale della rete stradale cittadina con asfalto catalitico capace di assorbire fino al 50% degli agenti inquinanti e polveri sottili emesse dalle automobili. Già molte grandi città come San Francisco, Shangai, Montreal e altre lo hanno fatto. Tra l’altro questo asfalto è made in Italy. Naturalmente è un po’ più costoso ma ne vale la pena. Le risorse arriveranno con l’introduzione di un bollino annuale (modi svizzera) di 150 euro per la sosta in città. Questo bollino porterà all’abolizione delle strisce colorate e la diminuzione dell’attività della polizia locale sul divieto di sosta che rimarrà solo per intralcio o pericolo. Del resto se ci pensiamo abbiamo per 20 anni finanziato con soldi pubblici l’incentivo all’acquisto dell’automobile per sostenere il mercato del lavoro e l’economia. Ma vi sembra normale che con i nostri soldi (magari quelli delle multe) lo Stato incentivi l’acquisto dell’auto per poi chiedere a chi la compra di tenerla in garage?? Le auto fanno parte della nostra vita, dobbiamo impegnarci affinché il loro utilizzo sia il più armonico possibile con la nostra salute e l’ambiente. Credo che il rifacimento del manto stradale sia un buon compromesso. Naturalmente l’Ecopass viene abolito e ho in programma la costruzione di maggiori parcheggi sotterranei con superfici verdi. L’auto e l’ambiente debbono cercare di andare d’accordo. E i soldi degli incentivi se proprio ci devono essere servano per realizzare tecnologie pulite davvero alla portata di tutti. Penso all’auto elettrica e a quello che la ricerca ci metterà a disposizione da qui a pochi anni.

11. Sempre per quanto riguarda l’inquinamento avete intenzione di aumentare la salvaguardia della salute controllando anche il PM100? L’Europa non lo richiede ma studi scientifici ammettono la sua esistenza e il suo potere cancerogeno...

Vivere in città non è come vivere in campagna tra gli alberi e la natura. L’uomo è perennemente alla ricerca di un compromesso tra comodità e salute. Ogni cosa che si potrà fare in questa direzione sarà fatta senza trascurare nulla.

12. Lei beve l’acqua del rubinetto di casa sua?

Ops… non sono quasi mai a casa. Però mi è capitato spesso, soprattutto la notte.

13. A Milano ci sono moltissime case vuote, sfitte o abbandonate da molti anni. Altre invece vengono date agli amici degli amici o a gente che si può permettere ben oltre ciò che invece paga (il caso di Affittopoli, Trivulzio &C .). Secondo i dati del S.u.n.i.a., quest’anno gli affitti per gli studenti a Milano hanno subito un rincaro del 10%. Una camera singola arriva a costare fino a 750 euro. Quale potrebbe essere la prima azione in merito a tale problema?

Sto elaborando un piano credibile dal punto di vista economico e finanziario (perché altrimenti è solo demagogia) e soprattutto che sia compatibile con i poteri del Sindaco per creare una sorta di agevolazione a tutti i proprietari che decidono di affittare le loro case a prezzi inferiori a quelli di mercato. Penso ad incentivi sull’ICI e su altre imposte comunali. C’è un modo per tradurre un minor costo degli affitti che non debba essere penalizzante per i proprietari e su cui magari la collettività può fare un investimento rinunciando ad incamerare imposte. Sarò più preciso, ma questo è l’obiettivo. Per quanto riguarda il Trivulzio mi sembra un pessimo spettacolo.

14. Lei ha mai lavorato senza ricevere denaro?

Sì, in più di un’occasione. Qualche volta è stato tempo perso altre volte è stata un’esperienza molto utile e formativa.

15. Quanto si spenderà a grandi linee per la sua campagna elettorale?

Circa 100 mila euro, dipenderà però dalla generosità degli amici che mi sostengono..

16. Negli ultimi dieci anni le biblioteche rionali hanno ridotto l’orario di apertura rendendoli simili agli orari di un sportello delle poste. Pochissime biblioteche rimangono aperte la sera. Per visitare il Louvre di Parigi si spende tanto quanto andare al Palazzo Reale. Le associazioni culturali milanesi sono al collasso. I piccoli teatri rischiano di chiudere ogni giorno. Qual è la sua proposta culturale per Milano?

Penso che le biblioteche rionali debbano essere aperte anche la sera. Questo è un servizio legato all’istruzione e alla possibilità di accesso alla “cultura” che l’organizzazione sociale è giusto che garantisca. Per quanto concerne l’attività di associazioni culturali e piccoli teatri credo che occorra un esame di realtà anche in questo ambito. La cultura esiste se ciascuno la fa esistere. Se io metto su uno spettacolo in cui credo, devo mettere in conto che questo ha senso se poi ho gli spettatori che vengono a vederlo, spargono la voce, lo apprezzano e molte altre persone riempiono la sala. Ma se non è così rischio di farlo per me stesso o per pochi, ma a quel punto non posso sfilare i soldi dalla tasca del signor Rossi al quale non importa nulla del mio spettacolo per consentire al signor Bianchi di vederlo. La cosa deve funzionare perché ha senso, altrimenti non è colpa del Comune: è un dato di realtà che non ci sia richiesta sufficiente di cultura. Allora ciascun cittadino faccia una riflessione in questo senso. Quello che il Comune la società organizzata deve fare è consentire alle organizzazioni più piccole di poter pubblicizzare gli eventi agevolare diciamo così le start-up affinché queste possano avere almeno la possibilità di essere visibili. Poi la scelta sta ad ognuno se parteciparvi o meno.

17. Le università private milanesi sono state ultimamente sede di visite parlamentari, governative e da parte dei membri del governo comunale. San Raffaele, Cattolica, Bocconi e Iulm sembrano richiamare sempre più i salotti buoni della borghesia milanese e della rappresentanza comunale. Le università statali quali l'Università degli Studi, la Bicocca e il Politecnico, soprattutto le prime due, non sono state degne di questa passerella. Eppure tra istituti ed enti pubblici dovrebbe esserci una coesione maggiore. Cosa ne pensa e cosa farà in merito?

Io da Sindaco non farò distinzione. Darò la medesima attenzione a tutti gli Atenei e a tutti gli Istituti. Naturalmente non intendo fare la passerella, mi metterò in ascolto di quanto mi si vuol comunicare e con franchezza dirò quello che posso e non posso fare. Nei casi in cui io possa fare qualcosa che contribuisca ad un miglioramento “percepito” dagli studenti e dall’insieme dei cittadini che usufruiscono e vivono la scuola lo farò con convinzione, vigore e forza di volontà fino al raggiungimento degli obiettivi.

18. Se fosse eletto “Sindaco di Milano”, quali saranno le sue prime tre azioni nei confronti dei Giovani, dell’Università e del Lavoro?

Internet Wifi gratuito perché ritengo che l’accesso all’informazione della rete sia ormai indispensabile per accedere alla conoscenza da una parte e dall’altra per capire quanto in fondo la coscienza di ciascuno faccia la differenza per la realtà, che naturalmente si vive nella vita vera e non sul web.

Trasporti funzionanti 24h su 24h, liberalizzazione degli orari dei negozi e dei servizi pubblici, come succede nelle grandi capitali del mondo, compresa l’apertura delle biblioteche.

Per il lavoro sono molto onesto, il Sindaco può fare ben poco, ma il PIN che è un Nuovo Punto di Vista non solo a Milano si propone una Rivoluzione per un’Italia Nuova dove l’opportunità di un lavoro non sarà solo un enunciato senza senso e privo di realtà scritto nella Costituzione, ma sarà una realtà nella Vita Vera. Siamo appena partiti e arriveremo fino alla realizzazione di questo Desiderio. La Rivoluzione inizia a Milano e Cresce in tutta Italia.

Denis Trivellato

26 febbraio 2011

CARO SINDACO - Prima puntata: Sara Giudice

Vulcano ha intervistato i candidati sindaco per le elezioni comunali di Milano su temi che vanno dalle politiche giovanili, al mondo del lavoro, ai trasporti pubblici. La carrellata inizia oggi con Sara Giudice, giovane consigliere di zona del Pdl dal temperamento eterodosso, nota per essersi fatta promotrice di una raccolta firme finalizzata a chiedere le dimissioni di Nicole Minetti dopo lo scandalo Ruby. Si presenta per una lista civica da lei stessa fondata, dal nome provvisorio "Generazione mille euro".

1.L’Associazione SoS Racket sembra rimanere sempre più sola nella lotta contro le mafie. Gli ultimi eventi riguardanti le case dell' A.L.E.R sembrano la punta di un iceberg che non si vuole sciogliere. Del pizzo non se ne parla ad alta voce, ma in molti lo pagano, anche nel centro di Milano. Qual è la sua proposta di contrasto in merito al pizzo, al racket, al comportamento mafioso ormai sempre più imperante nella regione Lombardia?

Bisogna aiutare concretamente chi si confronta quotidianamente con problematiche di questo tipo, far sentire loro la vicinanza delle istituzioni ma non solo, bisogna praticare il culto della legalità che vuol dire anche rispetto per gli organi dello stato e esempio positivo per chi ha responsabilità istituzionali.

2. Lei ha mai violato la legge?

Qualche divieto di sosta è il massimo che mi sono concessa.

3. Come si muove a Milano? Mezzi pubblici, bicicletta o automobile? Quanto spende più o meno annualmente per questi spostamenti?

Spesso con i mezzi pubblici, ma non demonizzo l’uso dell’auto, la spesa è quella dell’abbonamento, la benzina per l’auto è a carico del mio fidanzato.

4. Visti i dati preoccupanti sulla diffusione dell’HIV (15.000 persone secondo la L.I.L.A.) e di gravidanze indesiderate a Milano, come pensa di procedere sul fronte dell’educazione sessuale nelle scuole superiori? Come si pone di fronte ad iniziative come la presenza di distributori di preservativi nelle scuole? Cosa pensa dello scontro che lo scorso anno ha visto coinvolti l’ASL di Milano e la Regione Lombardia, riguardante le modalità con cui si tenevano i corsi di educazione sessuale e che hanno portato alla sospensione degli stessi?

Credo che alle scuole superiori sia già tardi per una corretta educazione sessuale, forse bisognerebbe iniziare dalle medie però penso che una funzione importante la svolgono le famiglie, io non sono dell’idea che la famiglia debba delegare l’educazione dei figli completamente ad altri. Forse andrebbero anche aiutate ed educate le famiglie ad una corretta conoscenza dei pericoli di malattie come l’HIV in modo che ne possano tranquillamente discutere con i propri figli.

5. Prima della sua carriera politica, di cosa si occupava?

Forse carriera politica è un pò esagerato, mi sono laureata due anni fa, mentre svolgevo anche dei lavori per avere un poco di autonomia economica, poi ho svolto un master al Sole24 ore e fatto due esperienze all’estero in Canada e Israele e oggi ho un contratto a termine per una multinazionale. sento la politica come una passione, che mi ha trasmesso mio padre ed ho voluto fare un po’ di esperienza politica dopo aver fatto militanza. Mi sono candidata al consiglio di circoscrizione nel 2006 e sono risultata la seconda degli eletti e da lì parte la mia esperienza politica.

6. Che genere di istruzione ha ricevuto dai suoi genitori e dalle scuole che ha frequentato?

Ho risposto prima, posso solo aggiungere di aver ricevuto dai miei genitori un educazione cattolica non confessionale ed ho avuto la fortuna di incontrare insegnanti che mi hanno dato molto anche dal punto di vista personale ed umano.

7. Il rapporto di Transatlantic Trends evidenzia che in Italia la percezione della percentuale di immigrazione risulta quattro volte superiore rispetto alla realtà. A Milano, gli avvenimenti di via Padova o del campo rom di via Triboniano dimostrano che la temperatura sociale resta calda. Quali crede siano le priorità per stemperare la tensione? Come progetterà di muoversi il comune e i suoi servizi per attuare l’integrazione con strumenti alternativi al solo intervento delle forze dell’ordine?

Credo molto nella possibilità di concedere diritti a fronte del riconoscimento di doveri e di rispetto per il Paese nel quale si è ospitati. Ma penso che in genere la percezione della sicurezza sia di molto inferiore al dato reale (ci si sente molto di più insicuri) perché si sta azzerando il senso civico che è la prima causa di insicurezza. Andrebbe studiato il sistema Rudolph Giuliani ex sindaco di New York che abbattè di molto la criminalità non ricorrendo alla guardia nazionale ma, più semplicemente, inizio facendo pagare ai newyorkesi il biglietto della metropolitana che in tanti non pagavano. Ce bisogno di tornare al senso civico secondo l’universale principio che la mia libertà finisce dove inizia quella altrui.

8. Molti degli studenti che frequentano le università milanesi sono pendolari, fuori sede o provenienti da altri paesi (erasmus). Vivendo a Milano contribuiscono in vario modo a rendere più ricca la città. Purtroppo, rispetto alle grandi città europee Milano risente di un deficit nel settore del trasporto pubblico, soprattutto nelle fasce notturne e nelle zone periferiche e i prezzi dei taxi sono assolutamente proibitivi. Come intende agire per migliorare il trasporto milanese? Come pensa di agire sulle politiche giovanili e di integrazione?

Questo è il cuore del problema. Oggi nel nostro Paese non si investe sui giovani e, un Paese che non investe sulle nuove generazioni è un Paese in declino. Milano ha sette università, alcune rappresentano un eccellenza per il nostro Paese. Bisogna assolutamente aiutare i nostri ragazzi, i più meritevoli, secondo quel principio di meritocrazia che sto cercando di portare avanti, a fare in modo di poter trarre da loro il meglio ed allora in

termini di alloggi, trasporti e poi di possibilità di cimentarsi in ricerche e opportunità che dobbiamo offrire per evitare che le migliori intelligenze siano costretti ad andare all’estero a cercare opportunità. Milano sta cercando di portarsi a livello delle capitali europee in termini di trasporto pubblico, bisogna fare di più in termini quali-quantitativo, vero che necessitano risorse che in un momento difficile come questo è complicato reperire, forse dando più spazio a capitali privati potrebbe essere una strada.

9. Qual è la sua visione di Milano? Quali benefici sociali e ambientali porterà l’Expo ai cittadini milanesi e ai suoi visitatori?

Per ora bisogna registrare che expo ha significato lotta di potere tra comune-regione e enti interessati compresi i privati proprietari delle aree. Spero e mi auguro che sarà possibile sa pere quali reali benefici riceverà la popolazione.

10. Da una stima fatta nel 2005 dal U.N.R.A.E nel comune di Milano circolano 800 mila vetture e di queste circa 30 mila sono non catalizzate (3.8%). Le macchine più moderne, che rispondono alle direttive europee più severe in termini di inquinamento, in Italia sono meno di una su tre, mentre a Milano sono circa il 42 per cento. Eppure, Milano ha superato i limiti di PM10 per ben 35 volte nei soli primi 38 giorni di quest’anno. Per entrare nella cerchia dei bastioni si paga l’Ecopass. Alcuni studi indicano che un S.U.V diesel di ultima generazione (euro 4, euro 5, che quindi non paga l’Ecopass) inquina almeno quanto un euro 2 benzina, che invece deve pagare l’Ecopass. Si potrebbe giungere alla sfortunata conclusione che chi ha i soldi per comprare una macchina nuova non paga l’Ecopass, chi non ha questi soldi invece lo paga. Entrambi fanno girare l’economia, entrambi inquinano. Cosa intende fare Lei? Come sta andando questo Progetto “Eco”?

Ritengo Ecopass una tassa iniqua e diseducativa. Non si può accettare che se si paga si può inquinare. Bisogna intervenire innanzitutto sulle caldaie degli stabili che vanno ancora a gasolio ed in particolare sugli immobili di proprietà pubblica che per la stragrande maggioranza non usa combustibili puliti. Gli enti pubblici potrebbero fare di più dotando i propri immobili di fonti energetiche alternative ed incentivare l’utilizzo anche da parte di privati con investimenti economici. Per quanto attiene le auto a Milano entrano ogni giorno 800.000 auto molti sono i cosi detti city users, persone che utilizzano la nostra città ma vivono e pagano le tasse in altri comuni. Credo sia giusto che chi decide di venire in città e di usare il mezzo privato debba dare un corrispettivo per l’utilizzo della città, quindi se proprio dobbiamo mantenere un balzello io non lo chiamerei Ecopass (per i motivi che ho detto) ma Congestion che è un balzello finalizzato a scongiurare l’utilizzo del mezzo privato in luogo di quello pubblico offrendo alternative anche al mezzo pubblico tradizionale come ad esempio il car shering e le auto elettriche.

11. Sempre per quanto riguarda l’inquinamento avete intenzione di aumentare la salvaguardia della salute controllando anche il PM100? L’Europa non lo richiede ma studi scientifici ammettono la sua esistenza e il suo potere cancerogeno...

Anche il PM 2.5, polveri ultra sottili sono un danno potenziale alla salute. Questa è la sfida del terzo millennio, garantire il progresso e il benessere salvaguardando la salute nostra e del pianeta. Non bisogna generare inutili allarmismi ma stare attenti a non sottovalutare il problema e fare tutto il possibile per garantire una migliore qualità della vita.

12. Lei beve l’acqua del rubinetto di casa sua?

Sì e la trovo anche buona anche se mi piace l’acqua frizzante e allora non la uso molto.

13. A Milano ci sono moltissime case vuote, sfitte o abbandonate da molti anni. Altre invece vengono date agli amici degli amici o a gente che si può permettere ben oltre ciò che invece paga (il caso di Affittopoli, Trivulzio...). Secondo i dati del S.u.n.i.a, quest’anno gli affitti per gli studenti a Milano hanno subito un rincaro del 10%. Una camera singola arriva a costare fino a 750 euro. Quale potrebbe essere la prima azione in merito a tale problema?

Intanto moralità nella gestione del patrimonio pubblico e chi sbaglia a casa perché non c’è cosa peggiore che approfittare della propria posizione per ricevere un indebito beneficio, per quanto attiene gli studenti l’ho accennato prima bisogna aiutarli anche attraverso la messa a disposizione del patrimonio pubblico (ci sono centinaia di monolocali) di proprietà comunale inutilizzato e che potrebbe essere destinato a questo scopo.

14. Lei ha mai lavorato senza ricevere denaro?

Come la maggior parte dei miei coetanei neo laureati, ho fatto degli stage senza retribuzione.

15. Quanto si spenderà a grandi linee per la sua campagna elettorale?

Non lo so ma non penso di spendere tanti soldi, primo perché non li ho, posso solo contare sull'aiuto di amici che mi aiuteranno a titolo volontario e poi penso che non sia di buon esempio, in un momento di tale difficoltà, con centinaia di famiglie sulla soglia di povertà anche a Milano, spendere cifre importanti per una campagna elettorale. Penso che sia anche ingiusto non stabilire un tetto per le spese e quando sento dire che uno dei candidati spenderà più di 30 milioni di euro, rabbrividisco, quante famiglie si potrebbero aiutare con quei soldi e quanti giovani a restare nel nostro Paese senza dover andare via?

16. Negli ultimi dieci anni le biblioteche rionali hanno ridotto l’orario di apertura rendendoli simili agli orari di un sportello delle poste. Pochissime biblioteche rimangono aperte la sera. Per visitare il Louvre di Parigi si spende tanto quanto andare al Palazzo Reale. Le associazioni culturali milanesi sono al collasso. I piccoli teatri rischiano di chiudere ogni giorno. Qual è la sua proposta culturale per Milano?

La cultura è la storia di un popolo. Da noi ce un patrimonio storico culturale senza paragoni. Bisogna valorizzarlo e renderlo accessibile a quanto più persone è possibile. Si possono utilizzare gli sponsor. In questi anni lo si è fatto per far fare i concerti a piazza Duomo oppure iniziative dal chiaro sapore commerciale. Utilizziamo il marchio Milano per cercare sponsor che investono nell’offerta culturale. Chi vuole ascoltare un concerto di una pop star può tranquillamente pagarsi il biglietto ma visitare il museo del '900 dovrebbe essere gratis perché è un pezzo importante della storia del nostro Paese ancora del tutto inesplorata.

17. Le università private milanesi sono state ultimamente sede di visite parlamentari, governative e da parte dei membri del governo comunale. San Raffaele, Cattolica, Bocconi e Iulm sembrano richiamare sempre più i salotti buoni della borghesia milanese e della rappresentanza comunale. Le università statali quali l'Università degli Studi, la Bicocca e il Politecnico, soprattutto le prime due, non sono state degne di questa passerella. Eppure tra istituti ed enti pubblici dovrebbe esserci una coesione maggiore. Cosa ne pensa e cosa farà in merito?

Io credo che sia fondamentale la libertà di scelta. L’offerta formativa va messa in competizione partendo alla pari. No ad aiuti a pioggia e senza progetti concreti ma investimenti sul merito di chi forma e di chi frequenta.

18. Se fosse eletta “Sindaco di Milano”, quali saranno le sue prime tre azioni nei confronti dei Giovani, dell’Università e del Lavoro?

Per i giovani farei dei concorsi di idee per tutti quei interventi che interessano la città, la progettazione di piazze di verde e poi laboratori di idee per le varie aree di intervento. Per ogni concorso di idee ai vincitori la realizzazione di un loro laboratorio completamente gratuito per i primi tre anni.

Per le Università il favorire quanto più possibile la frequenza in particolar modo a chi ha difficoltà economiche perché penso che le opportunità debbano essere garantite.

Il lavoro è il punto dolente dello sviluppo del nostro Paese. Se i giovani hanno un lavoro precario non riescono a farsi una famiglia e se non formano nuove famiglie non si rimette in moto l’economia. Bisogna da un lato uscire dalla precarietà, va bene la flessibilità ma con garanzie sociali che oggi mancano e investire sulla famiglia con prestiti d’onore per incentivare la crescita.

Denis Trivellato

23 febbraio 2011

Viaggio a Bratislava: una città nuova

Alla voce “Bratislava” di Wikipedia si può trovare un profilo fin troppo roseo della capitale Slovacca: un centro storico pieno di castelli, palazzi, musei e luoghi di culto. Le università? Tante e rinomate, come il conservatorio che prepara ottimi musicisti. Per non parlare dell’elenco degli studenti e delle scuole
d’obbligo e superiori. Dati alla mano queste notizie sono vere, eppure non esiste solo questa Bratislava. Per capirlo bisogna guardarsi intorno nelle strade di periferia percorse per raggiungere le bellezze del centro storico. L’impatto è diverso. Dall’autobus sessantuno, che collega l’aeroporto alla città, l’idea immaginaria di Bratislava si modifica. Non ci sono palazzi signorili, ma case cupe in stile comunista. Le università sono scuole piene di graffiti e lasciate andare, dove è possibile vedere un paio di studenti fumare annoiati.

La città non è molto grande ma per raggiungere l’albergo è necessario prendere un altro tram. La metro è solo un progetto ancora da realizzare. Senza una guida adatta, si finisce col girare tra i rivenditori per trovare qualcuno che parli inglese: i biglietti vanno ad orario e senza indicazioni, trovare quello giusto è impossibile! Avvicinandomi verso il centro l’ambiente
non cambia molto, ma la percentuale delle case “sane” rispetto a quelle dall’aspetto pericolante aumenta. Per fortuna l’albergo ha una facciata tranquillizzante ed alla reception una ragazza accoglie i visitatori gentilmente. Parla inglese.

La strada per il centro è familiare. Mc Donald, negozi
di abbigliamento famosi ovunque, gli immancabili ristoranti cinesi e i venditori di kebab. Entrando nel centro si passa sotto alla porta di San Michele, ultima testimonianza delle mura antiche, per essere accolti da una via piena di bar, tavolini e tendoni. Ecco il cuore di Bratislava, Staré Mesto, il quartiere storico. Si respira un’aria di nuovo mentre intorno si profilano i palazzi del centro storico riverniciati e ristrutturati, forse troppo luminosi per trasmettere l’autorevolezza dell’antico. Le statue di metallo scuro conferiscono un aspetto stravagante al paesaggio, mentre gli sguardi sono tutti rapiti dalla figura metallica di un uomo che sbuca dal tombino. Sorride tenendo la testa sulle braccia incrociate, come se fosse normale penzolare da un buco nella strada. Davanti al neoclassico Teatro Nazionale si estende una via piena di sculture moderne e una scacchiera gigante di improvvisare partite con pedine viventi. Alla
fine del percorso il celebre ponte UFO. Il nome si riferisce in realtà al ristorante posto sopra al ponte, a forma di disco, che domina il fiume e il centro. Lì, la visuale della città, per chi gradisce, si può godere anche dal bagno, dove una scritta in inglese chiede: “Ti piace il panorama?”. Il Danubio scorre al di sotto torbido e giallo. Nell’attraversarlo le persone tremano leggermente: la particolarità è la sua struttura vibrante, dando una sensazione di precarietà, assieme al traffico che scorre sopra al passaggio pedonale. Un altro edificio che domina la città è il castello. Visibile da ogni parte del centro, appare oggi come un edificio in stile austriaco, ricostruito dopo la
seconda guerra mondiale. Come tanti altri edifici, è ancora in restauro. In tutta Bratislava i monumenti ricostruiti sono tanti. Alcuni di essi, persi fra le stradine del centro, lasciano vedere più stili stratificatisi nel tempo, amalgamati da restauri recenti.

In queste vie dove nuovo e antico si incontrano non sempre
armoniosamente, si trova l’anima della città. E’ visibile solo di notte, quando il centro si riempie di gente. Pub, bar esclusivi e ristoranti raccolgono turisti e slovacchi. Edifici dalle facciate poco solide e sporche aprono i locali dall’arredamento antico e affollati, dove il cibo costa poco e offre diverse buone specialità. Carne, pancetta affumicata, patate e birra artigianale si mescolano al fumo e alle facce scure dei camerieri. Ordinare non è sempre facile: l’inglese è conosciuto da pochi eletti. Si chiede a gesti ricambiati da maniere rozze e poca cordialità. In un locale invitano un gruppo di ragazzi stranieri ad accomodarsi fuori, perché dentro sarebbero fonte di disturbo. Per strada gli abitanti si distinguono subito dai gruppi di turisti. I ragazzi fanno branco accumunati da un fisico robusto e la testa immancabilmente rasata, mentre le ragazze truccate e vestite da sera
lanciano sguardi provocanti ai turisti, strappando apprezzamenti e commenti a uomini e donne. Un modo per scappare da questa città o solo dalla miseria. Sembra un posto chiuso e poco disponibile ad accettare l’altro, come se non avesse altri mezzi per proteggersi dal recente flusso di immigrati e turisti che la coinvolge. Al tempo stesso beneficio e condanna.

Andrea Fasani

21 febbraio 2011

Non sono una Signora/10 Art. 101


Art. 101,
comma 1, Cost.
La giustizia è amministrata in nome del popolo

“L’autorità non è fine a se stessa. Ha senso di esistere soltanto se viene intesa come servizio: il potere viene conferito e deve essere accettato in funzione delle prestazioni che la comunità richiede.” (A. Scopelliti)
Viene oggi costantemente contestato il giudice che non accetta più di essere “registratore passivo” di scelte operate dal Parlamento o dal Governo, ma tende invece a diventare illuminato e sereno interprete della legge, secondo i valori normativi della Carta Costituzionale. Il giudice deve rimanere fedele ai suoi doveri di ufficio, anzitutto doveri di coscienza, né di destra né di sinistra. Il giudice deve essere custode della propria indipendenza, contro ogni tentazione ideologica e ogni sollecitazione di parte.
Ma è davvero così libero, il giudice, nelle proprie scelte, da poter influire sulla vita politica del nostro paese?
L’indipendenza del giudice nell’esercizio delle sue funzioni non significa arbitrio.
In base all’art. 101, comma 2, della Costituzione
I giudici sono soggetti soltanto alla legge
Tale norma costituzionale è da leggersi sotto due diversi profili, ponendo l’attenzione in un caso sull’ avverbio soltanto e nell’ altro sulla soggezione alla legge.
Nell’esercizio delle proprie funzioni il magistrato non incontra nessun altro vincolo se non quello della legge. Ciò sottolinea la sua indipendenza sia da organi esterni alla magistratura, sia dagli altri stessi giudici.

L’art. 101 della Costituzione rivela anche che l’indipendenza del giudice non equivale ad un libero arbitrio, ma ha senso solo nell’ambito di ciò che la legge prevede. Il giudice, nella sua libera interpretazione della norma astratta, deve comunque attenersi a quei dettami della legge formale che rispecchiano la volontà del legislatore.
Le due letture si integrano a vicenda e sono entrambe indispensabili. La legge fornisce al giudice la norma da applicare al caso concreto e costituisce l’unico vincolo ammissibile alla funzione giudiziaria. Dietro alla norma il giudice ripara la propria indipendenza, e su di essa fonda la propria impermeabilità ad influenze esterne. È quindi la legge stessa la misura cui la libertà interpretativa del giudice - anche rispetto ai cosiddetti “casi politici”- può e deve adeguarsi.
Quando il magistrato indaga, accusa, sentenzia, lo fa perseguendo un ideale politico, o perché costituzionalmente soggetto ai dettami della legge?

Massimo Brugnone

20 febbraio 2011

Architettura ed ecopensieri: intervista all'architetto Ester Dedè

Per il nostro percorso sui giovani artisti che tentano di affermarsi nel mondo del lavoro abbiamo intervistato Ester Dedè, una giovane architetto, mamma e con una grande passione per l’artigianato e il rispetto dell’ambiente.

Ester Dedè, nasce a Milano trent’anni fa, nel maggio del 1980. Fin da piccola adora creare piccoli oggetti con le sue mani: è molto portata ai lavori manuali. Dopo la maturità scientifica, consegue la laurea in architettura presso il Politecnico di Milano. Sposata e con un figlio, sua grande musa ispiratrice, accanto ai progetti di architettura, porta avanti una sua linea di piccoli oggetti artigianali, molti dei quali ricavati con materiale di scarto: gli Ecopensieri.

A tuo avviso quali sono le difficoltà per un architetto in Italia? Molti ormai vanno all’estero per seguire progetti o per aprire propri studi. Come mai? sono troppi gli architetti in Italia?

Le difficoltà non credo siano legate al fatto che ci siano troppi architetti, ma al non funzionamento della società italiana, che si ripercuote in diversi campi, compreso quello dell’architettura. A lavorare ad alti livelli sono veramente pochi e gli architetti italiani conosciuti, si possono contare sulle dita di una mano! Poi c’è la crisi che fa la sua parte: perché dell’architetto si può fare a meno! La pratichetta si può far fare dal geometra che costa meno, e a metter giù due arredi ci pensa il rivenditore, magari sottopagando qualche giovane neolaureato in architettura. Tutto questo se non hai qualche conoscenza giusta. A questo possiamo aggiungerei la novità degli ultimi anni: lo stage. In nome dello stage che permette di apprendere, di formarsi, di conoscere il mondo del lavoro, si fanno lavorare i giovani gratis. E allora c’è chi va all’estero sperando che, almeno a livello di curriculum, si riescano ad ottenere dei punti anche in vista di un eventuale rimpatrio.

Aprire uno studio è difficile, sia qui che all’estero, anche se per ragioni diverse: all’estero c’è il problema della lingua e delle conoscenze; in Italia il problema è che i lavori importanti vengono commissionati sempre alle stesse strutture e le piccole realtà devono accontentarsi di lavori che non danno grandi margini di guadagno. Poi non si capisce perché una delle prime cose ti chiedono è uno sconto, nella convinzione che “gli architetti sono ricchi”. Ma al medico specialista si chiede lo sconto? Al dentista si chiede lo sconto? E all’avvocato? Insomma, il nostro lavoro vale meno degli altri? Forse sì, in quest’errata convinzione per cui “dell’architetto posso fare a meno”.

Al momento lavori come architetto presso qualche studio? Segui qualche progetto?

Lavoro presso uno studio di architettura che riesce a mantenersi perché ha alle spalle l’impresa edile di famiglia e mi viene chiesto di progettare, purtroppo, con le logiche dell’impresa: per ridurre i costi si riduce la superficie dell’appartamento e, di conseguenza, la qualità di vita, a mio parere. Sono le logiche di mercato! E le logiche di mercato fanno schifo! Qualche concorso ogni tanto, fatto insieme a colleghi che hanno ancora voglia di fare veramente architettura, ci permette di respirare un po’ quelle emozioni che ci hanno spinto a laurearci qualche anno fa. Un paio di lavori a cui ho partecipato sono stati pubblicati su riv

iste di settore e su libri di testo universitari. La difficoltà maggiore è legata al non essere conosciuti, per cui sulle riviste patinate, quelle famose, quelle a tiratura nazionale, sarà ben difficile che possa mai comparire il mio nome; su altre, magari nazionali ma meno pregiate o legate al territorio c’è un po’ più di margine. Anche se, non dimentichiamocelo, in Italia se si vuole pubblicare qualsiasi cosa ad un certo livello, nella maggior parte dei casi è necessario pagare!

Una tua grande passione è l’artigianato. Cosa ti porta a confezionare biglietti, borse, giocattoli?

Sì, l’artigianato è una mia grande passione: dico spesso che se fossi nata maschio, probabilmente avrei fatto il falegname! Penso che il motivo per cui ho deciso di lasciare spazio anche all’attività creativa, dopo che per qualche anno ho fatto plastici per le immobiliari, sia dovuto al fatto che mi piace costruire io i regali per mio figlio e per i suoi amichetti. Ho progettato e costruito per lui una cucina in legno e la cura e l’amore che ho messo in questa cosa mi hanno fatto capire il valore aggiunto che può essere conferito ad un regalo confezionato di persona rispetto ad uno comprato.

La tua passione per il design ti ha portato a creare anche oggetti di arredamento, come nasce tutto questo?

Bisogna considerare che l’architettura non si limita alla progettazione dell’esterno. Penso semplicemente che il mio sguardo si rivolge all’abitare con tutto quello che questo comporta. Disegno elementi di arredo perché mi piace riuscire ad immaginare il modo più confortevole di strutturare un ambiente, perché una stanza ben organizzata aiuta a vivere meglio. Rogers (Ernesto Nathan Rogers, celebre architetto e accademico italiano, ndr), del resto, negli anni ’50 ha lanciato un motto: “Dal cucchiaio alla città” indicando, in maniera molto chiara, che il lavoro dell’architetto non finisce con la pratica da consegnare in comune. Magari senza arrivare all'estremismo di Adolf Loos che, all’inizio del secolo scorso, era arrivato ad imporre ad alcuni clienti l’utilizzo di determinate pantofole che si armonizzassero con la sua realizzazione.

Da dove nasce Ecopensieri?

La linea degli Ecopensieri nasce dall’attenzione per l’ambiente, dalla preoccupazione per gli sprechi e dalla consapevolezza che i nostri bambini crescono circondati dai rifiuti e immersi nella cultura dell’usa-e-getta. Gli Ecopensieri sono oggetti realizzati principalmente con materiali riciclati o naturali e per questo richiedono una buona dose di creatività e di fantasia, e la capacità di ritornare bambini per poter vedere una vena di magia in oggetti che sarebbero altrimenti da buttare. Credo sia questo l’aspetto che più mi piace.

La tua campagna per la raccolta dei floppy usati, in cosa consiste?

I floppy disk sono ormai oggetti in disuso ma, come molti altri componenti tecnologici, alla fine della loro vita finiscono in discarica o addirittura gettati nell’immondizia generica. Questi piccoli oggetti però possono essere utilizzati in diversi modi: ho realizzato un portamatite, un block-notes, una borsa. L’idea è permettere alla creatività di ridare loro nuova vita!

Per il momento ti affidi alla vendita on-line, hai progetti di espansione?

Non credo che una linea di stampo artigianale, come voglio che resti, possa avere una diffusione molto ampia. Le difficoltà di diffusione sono in primis la situazione economica, perché i negozianti tendono a rischiare sempre meno e ad investire poco su prodotti alternativi. Forse sarebbe diverso se aprissi un negozio, ma in questo modo diventerei una commerciante e non c’è nulla di più distante dalla mia personalità e dalle mie attitudini. Uno dei miei obiettivi sarà quello di trasmettere questo approccio, questo modo di relazionarsi con le cose, questa voglia di usare la creatività con gli oggetti di cui disponiamo. Terrò dei corsi di manualità per bambini e ho messo a punto un progetto di educazione ambientale che spero in un futuro non troppo lontano possa trovare spazio nelle scuole primarie e secondarie. Credo che sia importante proporre un modo alternativo di guardare le cose perché la creatività, la fantasia, la capacità di vedere al di là di ciò che abbiamo davanti vanno alimentate, e strutturare un percorso per i bambini può servire a loro per fare esperienza e a me come adulto per coltivare la mia parte infantile: gli Ecopensieri vivono di questo!

Tra tanti progetti sei anche una giovane mamma, come riesci ad affrontare tutto?

Non lo so! Avere un bambino ti abitua a dover essere attiva su tanti fronti: impari a fare le cose in meno tempo, impari ad essere più selettiva e a valutare meglio quali sono le cose veramente importanti o almeno provi a fare tutto questo! Ogni giorno è una nuova sfida, ogni giorno ti porta ad adeguarti a quello che succede, devi avere capacità d’improvvisazione, e questo sul lavoro è importantissimo. E quando mi sento stanca e sfiduciata ho un marito che mi sta vicino e un bambino meraviglioso che mi dà energia. Penso sia la famiglia che mi permette di affrontare tutto: senza di loro non avrebbe senso niente!

http://www.emarchiwork.it

Foto: Ecopensieri di Ester Dedè

Valentina Meschia

18 febbraio 2011

Centenario di Tolstoj: il silenzio dalla Russia


Sempre largiva nel celebrare anniversari, la Russia (in realtà solo quella "ufficiale") snobba il centenario della morte di Tolstoj. Questo mentre tutto l'Occidente (soprattutto la Germania e gli Stati Uniti) brulica di festival, forum, novità editoriali, film, eventi di ogni sorta. E pensare che per il 150° dalla morte di Cechov, Medvedev si è persino precipitato a deporre dei fiori fino a Jalta (probabilmente ci teneva a rivendicare la “russicità” di un territorio ormai non più russo) e cento anni dopo la sua morte, nel 1837, il poeta Alexander Puskin è stato celebrato in tutto il paese ed è stato anche dato il suo nome a una città.
Però per Tolstoj no: non è stato ritenuto opportuno mobilitarsi, nonostante i cento anni dalla sua morte siano caduti ormai il 20 novembre scorso (anche se alcuni hanno festeggiato il 7).
Raggiunta l'immortalità letteraria con "Guerra e Pace" e "Anna Karenina", Tolstoj più in là nella vita si cimentò nei trattati spirituali che avrebbero poi portato alla sua scomunica da parte della Chiesa ortodossa russa, e infine all'età di 82 anni abbandonò la sua famiglia e la sua tenuta di Jasnaja Poljana, fuori Mosca, per morire giorni dopo in una vicina stazione ferroviaria, non essendosi mai ripreso dalla polmonite che lo aveva a lungo tormentato.
È la drammatica fine di un romanziere che, con realismo poetico, ha esplorato l’essere umano in tutte le sue manifestazioni e costruzioni, e nei suoi affetti e passioni più intimi. O almeno, è così che viene ricordato in Occidente. In Russia, la scrittura di Tolstoj è sempre e ovunque connessa con il ruolo di filosofo, di predicatore di principi morali, di rinnovatore dell'umanità.
Ma allora, perché boicottare il centenario?
“Il nostro avo aveva altri valori rispetto a quelli dell’attuale governo”, tenta di spiegare, buttandola in politica, Catherine Tolstoy, del ramo britannico della famiglia.
Il grande scrittore propugnava principi come la non violenza, la vita semplice e l’amore fraterno, ed inculcava dubbi sul valore del patriottismo.
"Lev Nikolaevic ha posto domande molto scomode - ha detto Fyokla Tolstaya, una pronipote dello scrittore, usando il suo nome e patronimico russo - i problemi su cui egli ha scritto - il militarismo e pacifismo, la giustizia, la religione, il Caucaso - nessuno di loro è stato risolto. È un autore molto difficile per la classe dirigente di oggi".
Relativamente alla scomunica, la posizione ufficiale del Patriarcato di Mosca oggi non è cambiata. “Tolstoj è un non cristiano – ha ribadito un portavoce del comitato per la cultura della Chiesa ortodossa russa - è uno scomunicato, quindi non desta per noi interesse”. La famiglia ha chiesto più volte che la questione venisse riesaminata, ma il rifiuto dei religiosi si è dimostrato categorico: “non vi è stato pentimento”.
"La Chiesa fa grande pressione culturale" - ha dichiarato Boris Felikov, professore associato di religione presso l'Università di Stato russo per le discipline umanistiche - ma non fino a questo punto", al punto, cioè, da far ignorare un autore così importante. Ma alcuni membri della famiglia Tolstoj sono in netto disaccordo: "il governo è molto amichevole con la Chiesa, come lo era in epoca pre-rivoluzionaria, e fa enorme pressione sulla gestione dello Stato" ha detto Tolstaya.
In epoca sovietica, invece, i punti di vista dello scrittore contro la religione organizzata e per il riscatto sociale dei contadini venivano esaltati dal potere comunista al punto che Lenin pubblicò un articolo intitolato Tolstoj come specchio della Rivoluzione.
"Ora c'è un approccio diverso - ha detto sempre Tolstaya - non è comodo e non è necessario".
Tutto questo mentre il mondo culturale occidentale ferve: nuove traduzioni dei suoi romanzi, un film sui suoi ultimi giorni di vita (The Last Station) con grande successo di critica, la pubblicazione delle sue lettere.
E anche la Russia "non ufficiale" si è data da fare. Studiosi e critici letterari provenienti da dodici Paesi hanno preso parte al forum internazionale dal titolo Tolstoj, gli aspetti filosofici e quelli religiosi-morali del patrimonio del grande scrittore e pensatore, nel villaggio Tolstoj (Astapovo), nella regione di Lipetsk, dove lo scrittore morì. Nella stessa cittadina è prevista anche l'inaugurazione di una mostra nella quale saranno esposte foto e documenti che raccontano gli ultimi giorni della vita dello scrittore russo; e all'università di Tula letture delle sue opere. Celebrazioni anche a Jasnaja Poliana ('Radura serena’), nella regione di Tula, dove lo scrittore è sepolto e dove sarà deposta una corona di fiori sulla sua tomba.
Insomma, solo il governo e le autorità ufficiali hanno optato per l'oblio.

Danilo Aprigliano

Intervista a Enrico De Alessandri

Enrico De Alessandri è stato Direttore del Centro Regionale Emoderivati e attualmente lavora presso l'Assessorato alla Sanità della Regione Lombardia, alla quale ha fatto causa poichè sospeso dal servizio per aver scritto il libro Comunione e Liberazione: assalto al potere in Lombardia. La sentenza del 28 gennaio ha dato ragione a De Alessandri e Roberto Formigoni ha dovuto annullare il mese di sospensione, pagare lo stipendio arretrato e tutte le spese legali. La notizia che il Presidente della Regione Lombardia abbia perso una causa contro un dipendente, che denuncia in un libro lo strapotere di CL, di cui Formigoni fa parte, non ha avuto una risonanza mediatica rilevante. Insomma, a Rai 3 tutto tace e per questo motivo De Alessandri ha protestato, in catene, davanti alla sede RAI di Milano il pomeriggio del 1 febbraio, il giorno dopo che la notizia della sua vittoria era stata resa ufficiale. De Alessandri non è nuovo a questo tipo di proteste stravaganti: si era già incatenato il 16 novembre davanti al palazzo della Regione, una settimana dopo aver tenuto in università una conferenza su "Il potere de CL in Lombardia".

Cosa l'ha spinta a scrivere questo libro di denuncia?

Volevo dimostrare l'assoluta fondatezza della tesi di Eugenio Scalfari secondo la quale "Un sistema di potere come quello di Formigoni, CL, e Compagnia delle Opere non esiste in alcun punto del Paese, nemmeno la mafia a Palermo ha tanto potere". Comunione e Liberazione ha costituito una situazione di potere monopolistico nell'ambito di una importante istituzione pubblica attraverso un'occupazione militare dei suoi esponenti in tutti i centri di potere, dai Direttori Generali ai dirigenti delle Unità organizzative nei più importanti Assessorati, alle nomine di primari, di amministratori delegati e di presidenti di società operanti in ambiti strategici come le infrastrutture, la formazione e l'ambiente. Ha costituito, di fatto, una pericolosa situazione di potere "dominante".

Tale capacità di influenza può determinare non solo sudditanza psicologica ma soprattutto inaccettabili situazioni discriminatorie sia per le singole persone (si pensi alle difficoltà di carriera nella sanità pubblica per i medici che non appartengono a CL) sia per le imprese, visto che la istribuzione dei fondi pubblici privilegia in modo schiacciante le imprese della Compagnia delle Opere, braccio economico di CL.

Può spiegare brevemente l'iter del libro, dalla creazione alla protesta?

Sono stato accusato di aver denigrato la Regione Lombardia, mio datore di lavoro. Il provvedimento di sospensione è firmato dal dirigente del Personale della Regione, Michele Camisasca, nipote del famoso Massimo Camisasca, sacerdote e figura chiave di Comunione e Liberazione. Camisasca è uno dei 32 dirigenti la cui assunzione è avvenuta tramite un bando di concorso annullato dal T.A.R. Per la Lombardia, sentenza poi confermata dal Consiglio di Stato. Per tale motivo, il provvedimento di Camisasca nei miei confronti deve ritenersi nullo: se sarà il caso di portare la questione davanti alla Corte costituzionale lo farò.

Il fatto che il Presidente Formigoni abbia avallato il provvedimento di sospensione nei miei confronti, a seguito dell'interrogazione di Giuseppe Civati e di Carlo Monguzzi, coinvolge direttamente gli stessi vertici politici in merito alle gravi responsabilità di un provvedimento volto ad impedire ad un cittadino-lavoratore di esprimere liberamente il proprio pensiero. Per questa ragione il 16 novembre mi sono incatenato davanti al Pirellone, sostenuto dal Consigliere regionale Civati, da Carlo Monguzzi e dai rappresentanti di Sinistra Universitaria della Statale.

Nella premessa a pagina 8 chiede un "Intervento volto a impedire che movimenti settari fondamentalisti possano costituire pericolose situazioni di potere monopolistico nell'ambito delle pubbliche istituzioni". È questo il suo scopo? Come intende perseguirlo?

In Francia si istituiscono commissioni parlamentari per contrastare i tentativi delle sette di infiltrarsi nel cuore delle pubbliche istituzioni; in Lombardia, al contario, si permette a un movimento settario come CL di monopolizzare il potere di una regione con un bilancio pari a quello di un piccolo Stato. Noi lombardi viviamo in un mondo opposto a quello francese: la nostra classe politica si inginocchia di fronte a quei mostri che loro non riescono neppure ad immaginare di avere.

Gemma Ghiglia

13 febbraio 2011

Fotoracconto dalla manifestazione in difesa della dignità della donna

Secondo le prime stime, la manifestazione di oggi ha visto la partecipazione di quasi un milione di persone in tutta Italia. E centinaia di migliaia di donne, uomini, e famiglie intere si sono dati appuntamento nel pomeriggio anche a Milano, in piazza Castello, per ribadire la propria indignazione contro la mortificazione della figura della donna nel nostro paese, portata avanti senza pudore in primis dal Presidente del Consiglio. Contro lo stesso Berlusconi si scagliano molti degli slogan, scanditi su striscioni e cartelloni, che riempiono la piazza.

Sul nostro account Flickr potete trovare le immagini che abbiamo raccolto durante la manifestazione.

12 febbraio 2011

Se non ora, quando?

Anche Vulcano vi invita a partecipare domani, 13 febbraio, alla giornata di mobilitazione per la difesa della dignità della donna.

A Milano il ritrovo è alle 14.30 in piazza Castello.









Per maggiorni informazioni sull'iniziativa e sugli appuntamenti nelle altre città: Senonoraquando13febbraio2011.wordpress.com

Il video appello con Angela Finocchiaro

8 febbraio 2011

Intervista a Ferruccio Pinotti

Nell’ufficio più importante del nuovo e altissimo grattacielo della Regione siede un memor domini, un religioso laico di Comunione e Liberazione che ha scelto di vivere in povertà, obbedienza e castità, come suggerisce lo statuto del movimento fondato da don Luigi Giussani. E’ Roberto Formigoni, ultradecennale presidente della Lombardia e leader di Cl, il gruppo religioso che coniuga afflato evangelico e fiuto per gli affari. Così, mentre l’associazione imprenditoriale Compagnia delle Opere coordina oltre 34.000 imprese sotto l’abbraccio religioso di Cl, il potere politico gestisce appalti, indirizza fondi pubblici e fabbrica convenzioni sanitarie. In maniera non sempre ineccepibile, come denuncia l’ultimo libro di Ferruccio Pinotti – giornalista classe ’59, già autore di alcuni saggi sui poteri forti – “La lobby di Dio”, inchiesta che mette ai raggi X il movimento religioso più potente nell’Italia di oggi.

Leggendo la Lobby di Dio sembra che il potere in Lombardia non possa esistere indipendentemente da Comunione e Liberazione. E’ davvero così?

Per certi versi è proprio così. La Lombardia è stata la regione-laboratorio di Cl, il suo centro politico ed umano. E’ qui che il movimento è nato nel 1954 ed ha raggiunto l’estensione massima, anche se ormai coltiva interessi nazionali ed internazionali. In Lombardia Comunione e Liberazione gestisce un potere enorme, dalla politica, alla sanità, fino agli appalti pubblici. La spinta di Cl e del suo modello organizzativo riguarda anche la scuola – con una costante crescita dell’istruzione privata – l’energia, i trasporti, i progetti per l’Expo del 2015. Una serie di aree molto vaste che danno il segno del potere di Cl e del suo braccio economico, la Compagnia delle Opere.

Proprio la nascita della Compagnia delle Opere negli anni ’80 può essere considerato come il momento di svolta per Comunione e Liberazione?

Certamente si: dal 1986/87 si registra un netto cambio di passo. La precedente esperienza politica coordinata da Formigoni, quella del Movimento Popolare, non era riuscita ad incidere fortemente nella società e a prendere corpo. La Compagnia delle Opere – che per certi versi potremmo definire una Confindustria confessionale – propone invece un modello vincente di lobbying e netw

orking molto coesi, una sorta di cavallo di troia per la conquista del potere. Successivamente, nel 1995, con l’avvento di Formigoni a capo della regione segue un altro momento importante. Il neo-presidente aggrega i suoi uomini e li piazza in tutte le poltrone-chiave della Regione, facendo crescere ulteriormente il movimento.

Dopo il successo politico di Roberto Formigoni quanto e come è cambiata Comunione e Liberazione?

Secondo me è cambiata molto. Nei progetti di don Giussani era qualcosa di diverso da ciò che è diventata. Certamente Cl ha dato spazio fin dall’inizio alla dimensione economica, sociale e civile, ma non era un polo di lobbying così forte e capillare. Questa mutazione è dovuta a Formigoni, che ha costituito attorno alla Regione un nucleo di persone e di potere capace di annullare progressivamente l’originaria carica valoriale del movimento. Oggi Cl è il network lobbistico che riconosciamo nei reportage dal meeting di Rimini, un incontro più simile al forum economico di C

ernobbio che a quello di un’associazione di stampo religioso.

Il potere di Cl ha un riferimento politico preciso oppure si muove seguendo le diverse congiunture politiche?

L’approccio di Cl è sempre stato trasversale, in movimento insieme alla realtà sociale. Segue chiunque rappresenti il potere. Negli anni ’70 ed ’80 il riferimento naturale era la Democrazia Cristiana. In seguito, è toccato ai socialisti e infatti il rapporto di dialogo fra Formigoni e Martelli non è mani stato segreto. Oggi è Silvio Berlusconi il punto di riferimento ufficiale. Il rapporto fra Cl e il Premier dura da molto tempo; Berlusconi ha finanziato Cl e Cl lo ha sostenuto elettoralmente. In passato sono state registrate delle schermaglie fra la Lega Nord e Cl ma recentemente le differenti posizioni si sono avvicinate se non sovrapposte. Il progetto è quello comune della destrutturazione dello Stato italiano, sebbene attraverso formule diverse: la Lega punta ad un federalismo spinto, di tipo politico, mentre Cl vuole raggiunger

e un livello di sussidiarietà capace di allontanare il più possibile i controlli dello Stato dalla società civile.

Ma non possiamo trascurare gli ottimi rapporti di Cl anche con settori molto importanti della sinistra. Pierluigi Bersani è un riferimento storico del movimento. Il segretario del Pd, da sempre ospite al meeting di Rimini, rappresenta il potere delle cooperative rosse, centro economico di sinistra in piena sintonia affaristica con la Compagnia delle Opere. Un’affinità confermata perfino dal Presidente di Coop Italia, Vincenzo Tassinari.

Cl e la Compagnia delle Opere sembrano essere particolarmente legate al tessuto produttivo della Lombardia. E’ davvero possibile esportare il loro approccio affaristico nel resto d’Italia?

Il sistema Cl è esportabilissimo, come hanno già dimostrato le carte giudiziarie. In Calabria, ad esempio, l’inchiesta “Why Not” ha rivelato che il potere della Compagnia delle Opere si ramifica in tutta Italia, senza distinzioni. L’appropriazione sistematica di fondi pubblici nazionali ed europei, il lobbying organico, i legami politici e di amicizia, sono prassi molto diffuse. In questi mesi, per esempio, il teatro di fenomeni simili è Bologna, ex roccaforte rossa, dove la Compagnia delle Opere si è inserita nel business degli studentati e Cl si sta diffondendo molto rapidamente.

Un capitolo del libro è dedicato alla dimensione psicologica di chi aderisce a Comunione e Liberazione.

Per trattare questo tema ho fatto ricorso soprattutto alle testimonianze dirette. Ho intervistato alcuni Memores Domini molto soddisfatti della loro esperienza, mentre altre persone, come Bruno Vergani, hanno motivato la loro scelta di abbandonare il gruppo dei religiosi laici di Cl. Le testimonianze di chi ha lasciato la vita dei Memores Domini dipingono una realtà piuttosto complessa, fatta di soggetti che intendono aderire ad un ideale totale, ma che poi si ritrovano a subire manipolazioni e pressioni psicologiche. In ogni caso, esiste certamente uno scarto molto forte fra la base, motivata dal punto di vista valoriale, e il vertice del movimento, che esprime oramai un atteggiamento piuttosto cinico.

Dal punto di vista metodologico come hai impostato il tuo lavoro d’inchiesta?

E’ stato un lavoro molto faticoso che ho cercato di svolgere secondo criteri anglosassoni. Niente gossip, nessuna fonte debole, utilizzo oculato del web. Ho operato molto sul campo, cercando di sviluppare anche una ricerca sociologica, dunque realizzando tantissime interviste. In questa fase un team di vari giornalisti mi ha aiutato a fare il punto del fenomeno Cl con corrispondenze da tutte le parti d’Italia. Un altro fronte delle indagini, a cui ho dedicato un capitolo molto delicato, ha riguardato l’analisi delle carte processuali che coinvolgono la Compagnia delle Opere e gli uomini di Cl. Infine, ho consultato la scarsa letterature già esistente. Unendo tutti gli elementi a mia disposizione ho costruito un quadro che tuttavia rimane parziale; il tema è vasto e si presta ad ulteriori inchieste giornalistiche.

Quale è stato l’atteggiamento degli uomini di Cl mentre indagavi, e quali sono state le loro reazioni?

Mi sarei aspettato maggiore disponibilità al dialogo, invece mi sono trovato spesso davanti a un muro di gomma. Ho inviato delle domande al presidente Formigoni, ho chiesto ripetutamente la sua disponibilità per un’intervista, gli ho anticipato le pagine del libro che lo riguardano, ma non ho ricevuto nessuna risposta. Per quanto riguarda le reazioni, sono state di vario tipo: da alcuni esponenti di Cl mi sono arrivati perfino dei complimenti per aver trattato temi delicati con senso di responsabilità, mentre altre persone si sono irritate per le critiche. Però non c’è stata nessuna querela, anche perché nel libro non ho mai usato, a differenza di quanto fanno altri giornalisti, un tono aggressivo, offensivo o di dileggio.

Tu hai lavorato per diversi anni negli Stati Uniti, alla Cnn e all’International Herald Tribune. Come ha influito nel tuo lavoro in Italia il periodo trascorso all’estero?

La mia esperienza trascorsa mi ha influenzato molto e positivamente. Ho sempre letto le inchieste dei giornalisti anglosassoni, riconoscendo la loro capacità di organizzare il lavoro in maniera più strutturata, senza volontà protagonistiche o di coinvolgimento politico. La scuola anglosassone mette il lavoro di inchiesta al servizio del lettore, al quale vengono forniti dati ed elementi conoscitivi per formulare un punto di vista. Il mio libro può essere considerato sotto molti aspetti un testo critico nei confronti di Cl, ma di certo non è un’inchiesta costruita a priori. Insomma, ho voluto offrire ai lettori cifre, fatti ed eventi molto precisi, tutto l’occorrente per capire qualcosa in più di Comunione e Liberazione.

Gregorio Romeo

Luigi Serenelli