28 ottobre 2005

INTERVISTA A FRANCESCO GUCCINI




Confine tra Emilia e Toscana. Le nuvole sono basse, la luce del cielo è fredda e pulita.
Arriviamo a Pavana, il paese delle radici di Francesco Guccini. Lui ci aspettasull’uscio di casa, sorridente. Ci fa accomodare intorno al suotavolo, sovrastato da mille carte, al centro di una stanza con ungrosso camino. Iniziamo una chiacchierata con lui. Francescoci parla di musica e politica, di passato e presente, di tradizioni e abitudini di montagna. Comequando, a un certo punto, gliviene portato un cesto di funghie lui con perizia li esamina.



Come nasce una sua canzone?
In tanti modi. A volte nasce rapidamente da un fatto che mi ha colpito. E’ il caso di“Canzone per un’amica” o “Primavera di Praga”. Altre sono idee che vengono e che lascio maturare poco a poco. E’ il caso ad esempio di “Odysseus”, una delle mie ultime composizioni, alla quale pensavo da parecchio tempo. Quando la canzone è matura mi viene voglia di mettermi ascriverla. "Piazza Alimonda” potrebbe essere una canzone di quelle scritte di getto, ma non è stato così. Volevo renderla il meno retorica possibile. Così ho intuito che sarebbe stato meglio non parlare del fatto in sé, ma partire dalla descrizione di Genova.



Per esempio come è nata “La locomotiva”?
Mi capitò di leggere in un libro di memorie di un vecchio operaio bolognese che raccontava la vicenda di un anarchico, ma non la spiegava. Poi un giorno un miom vicino di casa mi raccontò di
nuovo la storia del socialista anarchico. La canzone nacque in brevissimo tempo. Mentre scrivevo una strofa prendevo appunti per quella successiva. I primi versi li aggiunsi soloin seguito, mi sembrava fosse necessario un inizio.



Il testo e la musica nascono assieme?
Normalmente sì. Parto sempre da uno spunto, da una frase. Poi la canzone si completa da sé. Alcune volte, però, Flaco (chitarrista argentino di Guccini, ndr) mi fa ascoltare una melodia che mi piace, e allora cerco di immaginarmi un testo adatto. Così è nata “Scirocco”.



Pensa mai, quando scrive una canzone ad un interlocultore?
Le canzoni che scrivo nascono per me. Poi se piacciono anche agli altri sono assai più felice.
Però non posso figurarmi qualcuno a cui possa essere diretta una mia canzone. Sarei impedito nello scriverla.



Lei è un grande ritrattista di luoghi.
Ho vissuto principalmente in tre posti: Pavana, Modena e Bologna. Luoghi che ho raccontato nei romanzi “Cronache Epifaniche”, “Vacca d’un cane” e “Cittanòva Blues”.
Sono nato a Modena, ma mi hanno portato qui a Pavana dopo pochi mesi. A Modena però ho iniziato a suonare, inprincipio per imitare il rock ‘n roll. Modena l’ho cantata in “Piccola città”, Bologna nella canzone omonima, mentre per Pavana ho scritto “Radici”. E Pavana è il luogo del ritorno che ricerco. Infatti ormai è qui che sono tornato a vivere.



Come è nata l’idea del cortometraggio su Pavana?
Quando nel 1978 uscì il mio album “Amerigo” pensai, su idea di Pier Farri, che al tempo era il mio produttore, di fare un cortometraggio immergendolo nell’atmosfera e nei personaggi che uscivano da quelle canzoni. Pavana gode la fortuna di essere un paese di passaggio. Questo ha sviluppato alcuni fenomeni particolari: ci sono persone che vengono da ogni parte d’Italia e non. Ora ci sono meno fenomeni folkloristici, ma tutto sommato la vita di paese si è mantenuta. Ma tornando al corto, devo dire che se ne sono perse un po’ le tracce. Dovrei averne una copia da qualche parte, ma non è mai stata mostrata al pubblico.



I luoghi di cui parla sono sempre circondati da un’aura mitica.
Quando si racconta si deve sempre cercare di mitizzare un luogo che magari nella realtà mitico non è. Si pensi a “Cent’anni di solitudine” di Garcia Marquez, in cui Macondo, un piccolo paesino,
diventa l’ombelico del mondo.
Una canzone è ovviamente diversa da un libro: tende a descrivere per immagini sintetiche. In un romanzo, invece, uno può scrivere finché vuole.



Come vede l’Italia del futuro?
Sono piuttosto pessimista. Basta guardare alle leggi che stanno approvando: una sciagurata
riforma costituzionale, un maxi-condono fatto per soldi e una riforma della giustizia.
Osservando questa gente vedo quell’ignoranza da “Bar Sport” di una volta. Di quelli che discutevano di calcio per ore senza fare nessuna affermazione seria. Speriamo che la sinistra riesca a compattarsi per cambiare le cose.



La musica può servire a risvegliare le coscienze?
Dovrebbe essere la lettura a farlo, la musica ha il vantaggio di arrivare più velocemente. Io leggo tre quotidiani al giorno, ma vedo che molti giovani sono disinteressati. E’ anche la congiuntura economica che influisce molto.



16 giugno 2004, tema di maturità. Nel saggio breve viene citata “Canzone per Piero”. Stupore o orgoglio?


Mio Dio che vergogna! Orgoglio no. Stupore più che altro. Mi avevano messo in mezzo a gente un pochino più grossa. Gli amici ovviamente mi hanno preso abbondantemente in giro!



Una destra oscurantista al governo e una scelta forte come quella di Guccini alla maturità?
La canzone non era chiaramente politica o aveva la possibilità in qualche modo di essere politicizzata. Credo che ci siano delle commissioni. Non so come funzioni. Magari è frutto di qualche ricordo gucciniano di chi ha proposto il tema!




a cura di Luca Bartesaghi e Silvia Vaghi