24 maggio 2011


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La Redazione

3 maggio 2011

CARO SINDACO - Undicesima puntata, Giancarlo Pagliarini

Vulcano ha intervistato i candidati sindaco per le elezioni comunali di Milano su temi che vanno dalle politiche giovanili, al mondo del lavoro, ai trasporti pubblici. Oggi vi proponiamo l'intervista a Giancarlo Pagliarini, 69 anni. Si candida alle comunali di Milano con la "Lista Pagliarini per il Federalismo, Lega Padana Lombardia".


1.L’Associazione SoS Racket sembra rimanere sempre piùsola nella lotta contro le mafie. Gli ultimi eventi riguardanti le case dell' A.L.E.R sembrano la punta di un iceberg che non si vuole sciogliere. Del pizzo non se ne parla ad alta voce, ma in molti lo pagano, anche nel centro di Milano. Qual è la sua proposta di contrasto in merito al pizzo, al racket, al comportamento mafioso ormai sempre più imperante nella regione Lombardia?
Vero! Risulta anche a me che in molti a Milano e provincia “devono” pagare il pizzo. Anche in centro. La soluzione è dare più poteri e responsabilità al sindaco.
Il sindaco e i gruppi di Palazzo Marino hanno visibilità. A mio giudizio quelli che saranno eletti sindaco e consigliere comunale di Milano non dovranno perdere nessuna occasione per fare capire ai cittadini che è assolutamente necessario:
1 Che i sindaci abbiano i poteri che oggi sono dei prefetti. Consiglio questa lettura: Via il prefetto!, scritto da Luigi Einaudi e pubblicato nel supplemento della Gazzetta ticinese il 17 Luglio 1944, con la firma Junius (lo trovi anche su www.giancarlopagliarini.it)
2 Cambiare l’assurda legge su appalti e subappalti. Eliminare ogni riferimento a “massimi ribassi” e sciocchezze del genere: i preventivi devono essere cose serie
Dunque sindaco, membri di giunta e consiglieri dovrebbero sfruttare la visibilità connessa ai loro ruoli per comunicare e per spiegare ai cittadini. Le riforme si fanno solo in presenza di cittadini consapevoli e informati. E dare ai sindaci i poteri che oggi sono dei prefetti è sicuramente una riforma importante e necessaria.
Mentre si “semina”, mentre si svolge questo lavoro culturale, naturalmente bisogna continuare con i tavoli per l’ordine pubblico già aperti. Una commissione antimafia a Palazzo marino è assolutamente opportuna.
2. Lei ha mai violato la legge?
Sulla patente ormai ho recuperato i punti ma una volta mi hanno “beccato” senza la cintura. È successo a Milano, in corso Venezia.
3. Come si muove a Milano? Mezzi pubblici, bicicletta o automobile? Quanto spende più o meno annualmente per questi spostamenti?
Adesso il mio ufficio è a 50 metri da casa. Anni fa abitavo al 3° piano e l’ufficio era al 4° piano. Mi sono organizzato così perché ho sempre pensato che le ore spese in viaggi per andare al lavoro sono “ore di vita in meno”. Quando mi devo muovere se posso vado a piedi. Se no MM o automobile. Uso una Picanto, ormai il pieno supera i 40 euro ma la uso poco e un pieno mi dura due o tre mesi. Purtroppo ormai la bicicletta a Milano non ho più il coraggio di usarla: ho una fifa nera del traffico e un paio di volte me la sono vista brutta. Mi rifaccio d’estate sulle belle piste ciclabili della Svizzera o sulle “vie verdi” della Catalogna. Con la bici non mi perdo (quasi) mai la Gianetti day di Lugano e l’Eroica in Chianti.
4. Visti i dati preoccupanti sulla diffusione dell’HIV (15.000 persone secondo la L.I.L.A.) e di gravidanze indesiderate a Milano, come pensa di procedere sul fronte dell’educazione sessuale nelle scuole superiori? Come si pone di fronte ad iniziative come la presenza di distributori di preservativi nelle scuole? Cosa pensa dello scontro che lo scorso anno ha visto coinvolti l’ASL di Milano e la Regione Lombardia, riguardante le modalità con cui si tenevano i corsi di educazione sessuale e che hanno portato alla sospensione degli stessi?
La regione Lombardia non doveva intervenire. I direttori delle scuole devono essere liberi di organizzarsi come meglio credono. Devono essere autonomi e in concorrenza tra di loro. Quelli bravi avranno più “clienti” (saranno molti quelli che vorranno andare nelle loro scuole) e, in presenza di “mercato” e di “meritocrazia”, gli incapaci saranno sostituiti. Questo naturalmente è il sogno di uno che vorrebbe vivere in un paese di gente libera e responsabile. Con lo Stato, con Pubbliche Amministrazioni e con burocrazia efficienti, piccoli, e al servizio della collettività. E non, come oggi, al servizio prevalentemente di sé stessi.
5. Prima della sua carriera politica, di cosa si occupava?
Ho avuto fortuna: sono stato tra i fondatori in Italia dell’istituto della “revisione contabile indipendente” (la cosiddetta “certificazione “ dei bilanci). Ho cominciato con la Arthur Andersen nel 1967 ma alla fine ero socio di 16 società di revisione, da Trento a Siracusa (quella di Siracusa si chiamava “Aretusa revisioni”. Bei tempi!). Ero “professore a contratto” all’università di Parma e scrivevo anche qualcosa. “Bilanci, come leggere anche quello che non c’è scritto” è di 25 anni fa ma (purtroppo) la prassi dell’informativa societaria non è per niente migliorata. Per una decina di anni sono stato vice presidente dell’AIAF, l’associazione italiana degli analisti finanziari, e verso la fine degli anni 80 un capitolo del libro “Commercialisti famosi. I segreti dei grandi” era dedicato a me, col divertente titolo “Il chierico della revisione”. Se qualcuno è interessato mandi una mail a giancarlo.pagliarini@fastwebnet.it e glieli giro subito. Quando sono diventato ministro ho ceduto le mie quote delle 16 società di revisione ai dipendenti e agli altri soci (per questa “pagliarinata” mia moglie è incavolata ancora adesso). Montanelli in un articolo intitolato “Ed è subito sera” aveva scritto su la Voce (30 settembre 1994) “L’unico a far le cose sul serio è stato il lumbard Pagliarini che, oltre a dimettersi da tutte le cariche, ha spartito le azioni della sua società fra gli altri soci e dipendenti. Non conosco Pagliarini, e non so se congratularmi con lui. Dubito che la pubblica opinione si sia accorta del suo gesto e lo abbia apprezzato”. Unico piccolo errore: le società erano 16, non una.
6. Che genere di istruzione ha ricevuto dai suoi genitori e dalle scuole che ha frequentato?
Le scuole erano tutte di Milano e un po’ sul Cattolico: Istituto Vittoria Colonna, poi il collegio San Carlo di corso Magenta e alla fine l’ Università Cattolica. Papà era un fanatico della libertà e della responsabilità. Mi lasciava fare tutto quello che volevo. L’importante era che non stessi fermo: mi ha insegnato a muovermi, a pensare e a fare sempre qualcosa. Senza paura. La filosofia di base era “sbagliando si impara”. Il mio rimpianto è non aver passato abbastanza tempo con lui. L’ho sempre considerato il mio migliore amico.
7. Il rapporto di Transatlantic Trends evidenzia che in Italia la percezione della percentuale di immigrazione risulta quattro volte superiore rispetto alla realtà. A Milano, gli avvenimenti di via Padova o del campo rom di via Triboniano dimostrano che la temperatura sociale resta calda. Quali crede siano le priorità per stemperare la tensione? Come progetterà di muoversi il comune e i suoi servizi per attuare l’integrazione con strumenti alternativi al solo intervento delle forze dell’ordine?
Il modello in questo è la Svizzera: i Cantoni aiutano gli stranieri ad integrarsi, ma il principio base è “io ti aiuto ma sia ben chiaro che tu se vuoi stare qui HAI IL DOVERE DI INTEGRARTI”. Il risultato di questa cultura è che in quel paese gli stranieri di origine non europea sono ormai il 22% dei residenti e non ci sono problemi particolari di integrazione, di sicurezza, di lavoro o di ordine pubblico.
8. Molti degli studenti che frequentano le università milanesi sono pendolari, fuori sede o provenienti da altri paesi (erasmus). Vivendo a Milano contribuiscono in vario modo a rendere più ricca la città. Purtroppo, rispetto alle grandi città europee Milano risente di un deficit nel settore del trasporto pubblico, soprattutto nelle fasce notturne e nelle zone periferiche e i prezzi dei taxi sono assolutamente proibitivi. Come intende agire per migliorare il trasporto milanese? Come pensa di agire sulle politiche giovanili e di integrazione?
MM e bus dovrebbero andare anche di notte. Tutta la settimana e in particolare al venerdì e sabato. Milano deve essere aperta e ci si deve poter vivere sia di giorno che di notte. Non siamo più nel medioevo. Uno dei cinque referendum che voteremo il 12 Giugno riguarda Ecopass e maggiori investimenti nei trasporti. Spero che quel referendum stravinca. Certo che se a Milano potessimo tenerci un po’ più delle tasse che paghiamo e che se ne “vanno” a Roma, ( e che col cosiddetto “federalismo fiscale” continueranno ad andare a Roma) potremmo investire molto di più sui nostri trasporti pubblici, che a confronto di Berlino, Vienna, Barcellona, Londra ecc ecc fanno una pessima figura.
9. Qual è la sua visione di Milano? Quali benefici sociali e ambientali porterà l’Expo ai cittadini milanesi e ai suoi visitatori?
I benefici dell’Expo sono tutti nelle infrastrutture (MM). Purtroppo siamo conciati così: per far tornare indietro da Roma un pochino dei nostri soldi (nostri vuol dire “soldi dei milanesi”) dobbiamo aspettare l’Expo. Se no non c’era niente da fare. Vi ricordo che anche sul futuro dei terreni dell’Expo voteremo con i referendum del 12 giugno
10.Da una stima fatta nel 2005 dal U.N.R.A.E nel comune di Milano circolano 800 mila vetture e di queste circa 30 mila sono non catalizzate (3.8%). Le macchine più moderne, che rispondono alle direttive europee più severe in termine di inquinamento, in Italia sono meno di una su tre, mentre a Milano sono circa il 42 per cento. Eppure, Milano ha superato i limiti di PM10 per ben 35 volte nei soli primi 38 giorni di quest’anno. Per entrare nella cerchia dei bastioni si paga l’Ecopass. Alcuni studi indicano che un S.U.V diesel di ultima generazione (euro 4, euro 5, che quindi non paga l’Ecopass) inquina almeno quanto un euro 2 benzina, che invece deve pagare l’Ecopass. Si potrebbe giungere alla sfortunata conclusione che chi ha i soldi per comprare una macchina nuova non paga l’Ecopass, chi non ha questi soldi invece lo paga. Entrambi fanno girare l’economia, entrambi inquinano. Cosa intende fare Lei? Come sta andando questo Progetto “Eco”?
L’ho detto prima: il 12 Giugno si vota il referendum per l’Ecopass. Io sono stato tra i promotori di questi cinque referendum, assieme a Montalbetti, Fedreghini, Cappato e Croci. Mi sono fatto un mazzo così ed ho autenticato qualche migliaio di firme. Questi cinque referendum mi piacciono ma tengo molto a dire che mi sarei impegnato anche per poter far svolgere referendum che non mi piacciono. Mi piace l’istituto del referendum. Perché così “comandano” i cittadini. E perché in questo modo i cittadini sono coinvolti e consapevoli. Insomma, l’istituto del referendum mi piace molto. Proporrò di farne molti altri.
11. Sempre per quanto riguarda l’inquinamento avete intenzione di aumentare la salvaguardia della salute controllando anche il PM100? L’Europa non lo richiede ma studi scientifici ammettono la sua esistenza e il suo potere cancerogeno...
L’europa non lo chiede? E chi se ne frega. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano i cittadini e cosa propongono. Ecco il tema per un altro referendum. Ricordando sempre quello che diceva mio papà: sbagliando si impara.
12. Lei beve l’acqua del rubinetto di casa sua?
Che domanda. Certo. Però ho anche un impiantino Culligan. Ce l’ho da secoli, perché quando lavoravo in Arthur Andersen, all’inizio degli anni settanta, avevo controllato i loro conti, nella sede storica di Cadriano di Granarolo dell’ Emilia.
13.A Milano ci sono moltissime case vuote, sfitte o abbandonate da molti anni. Altre invece vengono date agli amici degli amici o a gente che si può permettere ben oltre ciò che invece paga (il caso di Affittopoli, Trivulzio &C .). Secondo i dati del S.u.n.i.a., quest’anno gli affitti per gli studenti a Milano hanno subito un rincaro del 10%. Una camera singola arriva a costare fino a 750 euro. Quale potrebbe essere la prima azione in merito a tale problema?
Ci fosse più mercato e meno mano pubblica gli affitti costerebbero meno della metà (vedi Berlino). Sindaco, giunta e consiglieri comunali non possono prendere la bacchetta magica, agitarla e dire “voglio più mercato”. Ma culturalmente si, possono fare molto
14. Lei ha mai lavorato senza ricevere denaro?
Si, tante volte. I miei lavori (revisore contabile indipendente, collegi sindacali, amministratore indipendente, autore di articoli) mi piacciono tantissimo. Mi piace un mondo lavorare e mi piace fare bene il mio lavoro. Coi soldi invece ho sempre avuto un rapporto bruttissimo: non mi è mai piaciuto stare lì a discutere di parcelle, di ore lavorate, di rimborsi spese e di fatture scadute. Così delle volte di fatto è andata a finire che ho lavorato quasi “a gratis”. E poi pensate che se fate una fattura, zac, l’IVA la dovete pagare subito. E magari il cliente vi paga (se vi paga) dopo un paio di anni. Una volta, tanti anni fa, ho valutato una azienda e l’ho fatta vendere a una società tedesca. Dopo 27 giorni mi è arrivato il saldo della fattura. Non credevo ai miei occhi. Me lo ricordo ancora adesso come un miracolo. Nelle 16 società di revisione che avevo messo in piedi la prassi era della “fattura d’anticipo” prima di cominciare a lavorate.
 15. Quanto si spenderà a grandi linee per la sua campagna elettorale?
Il budget è di 3.000 euro al massimo. Per come stanno andando le cose forse me la cavo con meno.
16. Negli ultimi dieci anni le biblioteche rionali hanno ridotto l’orario di apertura rendendoli simili agli orari di un sportello delle poste. Pochissime biblioteche rimangono aperte la sera. Per visitare il Louvre di Parigi si spende tanto quanto andare al Palazzo Reale. Le associazioni culturali milanesi sono al collasso. I piccoli teatri rischiano di chiudere ogni giorno. Qual è la sua proposta culturale per Milano?
Quando ero assessore al demanio ho “fatto rinascere” con delle ristrutturazioni che sono andate veramente molto bene due teatri “storici” di Milano: l’Out off e il Puccini. Nella circostanza ho toccato con mano la drammatica situazione dei teatri della nostra città. Cosa devo dirvi? Servono più soldi ma non si possono certo aumentare le tasse: se togliete dal PIL il sommerso vedete che la pressione fiscale in Italia supera perfino la Svezia. Anche perché dobbiamo finanziare gli interessi passivi: stiamo pagando più di 200 milioni di Euro al giorno ( al giorno!) di interessi passivi sul debito pubblico. Serve più crescita, più mercato, meno Stato, meno burocrazia e meno mano pubblica. Di questo passo “Italia, Corea del Nord e Cuba” verranno citate e studiate assieme. Abbiamo bisogno di una “rivoluzione” culturale, e per realizzarla sindaco, giunta e consiglio di Milano potrebbero giocare un ruolo culturale molto importante
17. Le università private milanesi sono state ultimamente sede di visite parlamentari, governative e da parte dei membri del governo comunale. San Raffaele, Cattolica, Bocconi e Iulm sembrano richiamare sempre più i salotti buoni della borghesia milanese e della rappresentanza comunale. Le università statali quali l'Università degli Studi, la Bicocca e il Politecnico, soprattutto le prime due, non sono state degne di questa passerella. Eppure tra istituti ed enti pubblici dovrebbe esserci una coesione maggiore. Cosa ne pensa e cosa farà in merito?
A me non interessa se una università (o un ospedale) è pubblico o privato. Interessa che funzioni bene. Perché funzionino bene serve più “concorrenza”. Concorrenza non è una parolaccia. Viene da “cum” (assieme) e “petere” (cercare). Cercare assieme l’organizzazione migliore. Questa, incidentalmente, è il concetto cardine del federalismo: la concorrenza, concepita come processo dinamico di scoperta, che contribuisce a promuovere scelte agili e proattive. Come ricorda Chiara Battistoni la competizione è la più alta forma di cooperazione; dove c’è concorrenza, c’è ricerca comune, in forma antagonistica, della soluzione migliore.
18. Se fosse eletto “Sindaco di Milano”, quali saranno le sue prime tre azioni nei confronti dei Giovani, dell’Università e del Lavoro?
Io non sarò eletto sindaco di Milano. Spero che il sindaco, chiunque sia, sappia utilizzare la nuova regola di “attrazione tributaria” prevista nella manovra triennale di Luglio 2010 (art 41) e convinca tante imprese straniere a venire a Milano. Questo significherebbe lavoro per i giovani e volano di risorse finanziarie e culturali per la città e naturalmente anche per le nostre università






Denis Trivellato

30 aprile 2011

CARO SINDACO - Decima puntata, Letizia Moratti

Vulcano ha intervistato i candidati sindaco per le elezioni comunali di Milano su temi che vanno dalle politiche giovanili, al mondo del lavoro, ai trasporti pubblici. Oggi è il turno del sindaco in carica: Letizia Moratti, già eletta nel maggio 2006 prima donna sindaco a Milano, appoggiata a questa tornata elettorale da Pdl e Lega Nord.



1. L’Associazione SoS Racket sembra rimanere sempre più sola nella lotta contro le mafie. Gli ultimi eventi riguardanti le case A.L.E.R sembrano la punta di un iceberg che non si vuole sciogliere. Del pizzo non se ne parla ad alta voce, ma in molti lo pagano, anche nel centro di Milano. Qual è la sua proposta di contrasto in merito al pizzo, al racket, al comportamento mafioso ormai sempre più imperante nella regione Lombardia?
In questi anni il Comune di Milano ha fatto della lotta al malaffare una delle sue priorità mettendo in atto un insieme di provvedimenti concreti che intendo rafforzare e ampliare. L’Amministrazione ha assegnato 88 immobili confiscati alla mafia a realtà del terzo settore, associazioni giovanili e del volontariato. Milano è stata la prima città in Italia ad aver adottato il ‘Patto di Integrità’ per la trasparenza negli appalti pubblici e poter escludere le imprese che si accordano tra loro, così come quelle che non assicurano regolarità contributiva o hanno compiuto reati in materia di sicurezza sul lavoro. Abbiamo messo a disposizione della Prefettura strumenti amministrativi rapidi ed efficaci per la segnalazione delle infiltrazioni. Il Governo, inoltre, ha inserito 2 proposte lanciate dal Comune di Milano sulle normative antimafia in materia di appalti pubblici: una “White List” delle imprese ‘pulite’, per subappaltare in modo sicuro da un elenco di soggetti vigilati e affidabili, e una “Banca Dati Nazionale” condivisa da tutte le Procure italiane per verificare con certezza su tutto il territorio nazionale le imprese a rischio mafia. Naturalmente abbiamo pensato anche a Expo contribuendo a definire misure adeguate per rendere più incisivi i controlli antimafia sui contratti pubblici e sui successivi subappalti e subcontratti per lavori, servizi e forniture. L’apprezzamento del lavoro svolto in questi anni è stato testimoniato da due importantissimi riconoscimenti: uno ricevuto nel 2007 da ‘Trasparency International’, l’Associazione contro la corruzione istituita nel 2004 dall’ex Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, e nel 2009 il premio per la “Lotta alla corruzione” dal Ministero della Pubblica Amministrazione e l’Innovazione.
2. Lei ha mai violato la legge?
Sì, ricordo quella volta che ero in ritardo per una lezione all’università e avevo lasciato la macchina in divieto di sosta. Avevo appena preso la patente e il vigile voleva darmi per forza la multa, così mi sono messa a piangere e ha avuto pietà.
3. Come si muove a Milano? Mezzi pubblici, bicicletta o automobile? Quanto spende più o meno annualmente per questi spostamenti?
L’auto e anche il personale della sicurezza me li pago io, senza costare nulla al Comune, compresa l’auto della scorta assegnata dal ministero dell’Interno. Ma vado anche in tram e in metropolitana per verificarne il funzionamento e ascoltare direttamente le esigenze dei cittadini. Tant’è che ultimamente, a seguito delle segnalazioni sui rallentamenti che a volte si verificano sulle linee della metropolitana, ho chiesto ad Atm più controlli e una maggiore efficienza proprio per garantire un servizio più conforme alle esigenze di mobilità della città.
4. Visti i dati preoccupanti sulla diffusione dell’HIV (15.000 persone secondo la L.I.L.A.) e di gravidanze indesiderate a Milano, come pensa di procedere sul fronte dell’educazione sessuale nelle scuole superiori? Come si pone di fronte ad iniziative come la presenza di distributori di preservativi nelle scuole? Cosa pensa dello scontro che lo scorso anno ha visto coinvolti l’ASL di Milano e la Regione Lombardia, riguardante le modalità con cui si tenevano i corsi di educazione sessuale e che hanno portato alla sospensione degli stessi?
Io credo sia importante per i giovanissimi promuovere un’educazione appropriata in tema di contraccezione e protezione e che faccia capire che i rapporti sessuali sono l’espressione di un legame che nasce da un sentimento di affetto e di amore. Sono stati questi i presupposti che ci hanno spinto, come Assessorato alla Salute, a promuovere un’indagine tra le ragazze tra i 13 e i 18 anni che ha confermato la quasi totale disinformazione sulle malattie sessualmente trasmissibili: le ragazze non frequentano i consultori e fanno fatica a parlare di intimità.Così la scorsa estate abbiamo realizzato un progetto, SaluteInformaMi,insieme con il circuito delle palestre della Get Fit e con la Fondazione Policlinico, per la “comunicazione” della prevenzione alla città (Lambrate, via Stelvio, via Cagliero, via Meda, via Cenisio, via Piranesi, via Falcone). Il servizio, messo a disposizione all’interno delle palestre, riguardava temi centrali: sport, corretta alimentazione, abuso/consumo di alcol, fumo, stress e sessualità. Anche lo sportello del Policlinico, il Laboratorio di Intelligenza Sessualmente Trasmissibile, su nostra sollecitazione, ha potenziato i suoi servizi creando un centro di ascolto a carattere medico-psicologico dedicato ai giovani dai 14 ai 24 anni per l’informazione, lo screening e la cura delle mts, ad accesso anonimo e gratuito con medici e psicologici di giovane età per facilitare l’approccio e la comunicazione e la confidenza.
5. Prima della sua carriera politica, di cosa si occupava?
Come tanti ragazzi ho cominciato presto a lavorare perché volevo essere, a tutti i costi, indipendente economicamente dalla mia famiglia. Non volevo essere la classica figlia di papà. Lavoravo e studiavo. E due giorni dopo la laurea, ho fatto gli esami come assistente in diritto comunitario europeo con il professor Fausto Pocar. Poi mi sono messa a lavorare per l’Assicurazione di mio padre, ma l’ho lasciata subito perché volevo innovare. Mio padre ovviamente non aveva tanta voglia di farlo. Così, a 23 anni, mi sono lanciata da sola e ce l’ho fatta. Ho fondato la mia società, la Gpa. Ho costruito la mia esperienza professionale negli ambiti che mi hanno sempre appassionata, la finanza e le assicurazioni, insieme con la comunicazione. All’inizio avevo un assistente part time ma praticamente facevo tutto da sola. Consegnavo anche le lettere e i pacchi. Avevo anche un socio che però prima d’impegnarsi direttamente ha aspettato per vedere se ero capace di camminare da sola. Quando gli ho dimostrato che la società faceva utile questo socio mi ha raggiunto e, lavorando insieme per 20 anni, siamo diventati il secondo gruppo nel brokeraggio assicurativo del mercato italiano. Sono stata vicepresidente della Federazione del Terziario Avanzato e presidente dell’Associazione Italiana Brokers di Assicurazioni e Riassicurazioni. E sono stata la prima donna a rivestire la carica di Presidente della Rai dove sono riuscita a portare i conti in ordine. E oggi voglio proseguire con lo stesso entusiasmo e la stessa passione a lavorare per la mia città, Milano, dove sono nata e cresciuta, dove ho studiato, formato la mia famiglia e lavorato. Poter lavorare per renderla sempre più bella e far sì che si creino più opportunità per tutti senza dimenticare nessuno.
6. Che genere di istruzione ha ricevuto dai suoi genitori e dalle scuole che ha frequentato?
Ho frequentato il Collegio delle Fanciulle dove ho avuto la fortuna di avere dei professori che mi hanno fatto amare le loro materie. Era una bella scuola, facevamo molto sport e adoravo studiare soprattutto in giardino. Poi a 21 anni mi sono laureata in Scienze Politiche alla Statale. Premetto che non ero proprio una secchiona. Diciamo il giusto. Perché mi piaceva anche divertirmi, ballare e uscire con gli amici. I miei, però, erano molto ma molto severi con me, soprattutto mio padre. Mia madre era più comprensiva e mi “copriva” quando rientravo più tardi. Lo erano più con me che con mia sorella Beatrice. Comunque da papà, con la sua esperienza da partigiano, ho imparato l’importanza dell’impegno civile e del rispetto e da mia madre l’importanza dell’amore e la tenacia a non smettere mai di sognare.
7. Il rapporto di Transatlantic Trends evidenzia che in Italia la percezione della percentuale di immigrazione risulta quattro volte superiore rispetto alla realtà. A Milano, gli avvenimenti di via Padova o del campo rom di via Triboniano dimostrano che la temperatura sociale resta calda. Quali crede siano le priorità per stemperare la tensione? Come progetterà di muoversi il comune e i suoi servizi per attuare l’integrazione con strumenti alternativi al solo intervento delle forze dell’ordine?
Milano è una città multietnica, votata all’accoglienza e al rispetto dell’identità della persona. A Milano gli immigrati sono 212mila, il 16,1% dei residenti, con un aumento negli ultimi anni dell’80%. Significa che Milano è una città che sa accogliere. Ma uno dei punti fondamentali che deve avere chiaro chi sceglie di venire nella nostra città è il rispetto delle regole. In questi anni, infatti, abbiamo messo in campo una strategia che ha agito sia sul rafforzamento della sicurezza, sia sull’integrazione di chi rispetta la legge. Per l’immigrazione e per l’accoglienza abbiamo speso una media di 20 milioni di euro l’anno. Abbiamo realizzato numerosi progetti di governance del fenomeno migratorio, e abbiamo finanziato tantissime realtà che ci aiutano per le migliorare l’integrazione: istituzioni, associazioni, privato sociale, centri educativi, centri di cultura e formazione. Abbiamo aperto un dialogo con le Associazioni, le parrocchie, le scuole, i circoli culturali e sportivi che già operano sul territorio. Cito, per esempio, il Tavolo permanente con le associazioni di via Padova; il progetto “Start” nato per implementare le attività di prima accoglienza, di inserimento scolastico e di insegnamento dell’italiano agli stranieri. Abbiamo realizzato la Mappatura della città con particolare riguardo alla situazione demografica, allo stato giuridico degli immobili, alle attività commerciali e alle tipologie di controlli effettuati fino ad oggi. Anche la nuova politica abitativa, che si realizzerà con il nuovo Piano di Governo del Territorio, mira a superare il concetto di quartieri ghetto per promuovere soluzioni urbanistiche e sociali più moderne.
8. Molti degli studenti che frequentano le università milanesi sono pendolari, fuori sede o provenienti da altri paesi (Erasmus). Vivendo a Milano contribuiscono in vario modo a rendere più ricca la città. Purtroppo, rispetto alle grandi città europee Milano risente di un deficit nel settore del trasporto pubblico, soprattutto nelle fasce notturne e nelle zone periferiche e i prezzi dei taxi sono assolutamente proibitivi. Come intende agire per migliorare il trasporto milanese? Come pensa di agire sulle politiche giovanili e di integrazione?
Per il trasporto nelle fasce notturne abbiamo messo le basi per lo sviluppo di una rete che pone Milano al livello delle altre grandi città europee. Mi riferisco al Radiobus, un servizio notturno attivo dalle 22 alle di 2 di notte in 8 zone della città che coprirà altri 16 quartieri. E per favorire un divertimento notturno più sicuro, dalle 2 alle 5 del mattino, c’è il Bus By Night, che piace molto ai giovani: negli ultimi due anni e mezzo oltre 53mila ragazzi ne hanno usufruito. E’ accessibile senza prenotazione da 10 capilinea individuati nelle aree dove è concentrato il maggior numero di locali. Il servizio del bikesharing è disponibile sino le 24. Sui trasporti in generale abbiamo investito molto per incrementare la regolarità delle frequenze sia sulle linee di superficie, che è aumentata da 74,70% nel 2010 a 80,11% quest’anno, sia sulle metropolitane dove è cresciuta da 94% a 97%. E in 3 anni, dal 2008 a oggi, i passeggeri di Atm, tra metropolitane e mezzi di superficie, sono aumentati di 61 milioni. Oggi sono 680 milioni, i cittadini che ogni anno usano i mezzi pubblici per muoversi in città con il prezzo del biglietto più basso in Italia e che non viene aumentato da 10 anni. Merito anche del modello innovativo di mobilità urbana sostenibile basato sull’offerta integrata dei mezzi pubblici: dalle metropolitane ai mezzi di superficie, dal bike-sharing al car-sharing, ai parcheggi di interscambio. Infine vorrei ricordare che dopo 20 anni siamo tornati a investire nelle metropolitane con 2 nuove linee e il prolungamento di quelle esistenti. Stiamo lavorando anche sull’incremento delle corsie riservate ai mezzi pubblici, oggi la nostra città ne conta circa 186,4 km.
9. Qual è la sua visione di Milano? Quali benefici sociali e ambientali porterà l’Expo ai cittadini milanesi e ai suoi visitatori?
Milano è una grande area metropolitana, nata grazie all’ingegno dei suoi cittadini, e costituisce uno dei principali nodi dell’economia mondiale, in termini di mercato, di servizi all’impresa e di eccellenze tecnologiche e scientifiche. Per me amministrarla è stato ed è un grande onore. E’ anche un atto d’amore verso una città che mi ha dato tanto e a cui ho voluto restituire qualcosa: la prossima Esposizione Universale. L’Expo del 2015 sarà un progetto per la nostra città, per l’Italia e per il mondo. Abbiamo sottoscritto già oltre 70 accordi di collaborazione con città, province, ministeri e associazioni e 21 Paesi hanno già confermato la propria partecipazione. Milano ha firmato per una Expo ancora più verde di quanto previsto. Ci saranno le serre bioclimatiche che illustrano i climi e le colture del mondo del mondo. Ricordo che l’Esposizione Universale porterà a Milano circa 20 milioni di visitatori. Sarà una sfida mondiale che muoverà un giro d’affari, in termini di produzione aggiuntiva, di 69 miliardi di euro, creando, tra il 2011 e il 2020 mediamente circa 61mila nuovi posti di lavoro ogni anno. Expo 2015 porterà il nostro sistema infrastrutturale ai livelli delle grandi capitali europee. Mi riferisco alle nuove connessioni della Fiera di Rho-Pero, alla Brebemi, alla Pedemontana, alla Tangenziale Est esterna di Milano, ai collegamenti ferroviari con Malpensa, al tratto lombardo dell’alta velocità ferroviaria Milano-Torino e Milano–Bologna. E ancora al potenziamento del sistema metropolitano milanese che è già una realtà.
10. Da una stima fatta nel 2005 dal U.N.R.A.E nel comune di Milano circolano 800 mila vetture e di queste circa 30 mila sono non catalizzate (3.8%). Le macchine più moderne, che rispondono alle direttive europee più severe in termine di inquinamento, in Italia sono meno di una su tre, mentre a Milano sono circa il 42 per cento. Eppure, Milano ha superato i limiti di PM10 per ben 35 volte nei soli primi 38 giorni di quest’anno. Per entrare nella cerchia dei bastioni si paga l’Ecopass. Alcuni studi indicano che un S.U.V diesel di ultima generazione (euro 4, euro 5, che quindi non paga l’Ecopass) inquina almeno quanto un euro 2 benzina, che invece deve pagare l’Ecopass. Si potrebbe giungere alla sfortunata conclusione che chi ha i soldi per comprare una macchina nuova non paga l’Ecopass, chi non ha questi soldi invece lo paga. Entrambi fanno girare l’economia, entrambi inquinano. Cosa intende fare Lei? Come sta andando questo Progetto “Eco”?
Con Ecopass e le altre misure strutturali, il potenziamento del trasporto pubblico e il teleriscaldamento, Milano è diventata un modello virtuoso di impegno contro l’inquinamento. Siamo stati i primi, in Italia, a promuovere l’uso di mezzi meno inquinanti. Secondo le ultime statistiche, nei dodici mesi del 2010 sono stati registrati, in totale, 86 superamenti, rispetto la soglia, del Pm10 come media giornaliera. Il risultato più basso in assoluto dal 2002. E per la prima volta anche la concentrazione media in città di Pm10 è risultata inferiore al valore di 40 microgrammi al metro cubo, limite previsto dalla normativa a partire dal gennaio 2005. Inoltre sono calati sia il traffico, del 16% in area Ecopass e del 7% in città. Per il futuro l’obiettivo è quello di proseguire e potenziare le misure strutturali già messe in atto, potenziando il rinnovo dei mezzi pubblici con mezzi ecologici per eliminare il traffico inquinante e rafforzare la disincentivazione del traffico.
11. Sempre per quanto riguarda l’inquinamento avete intenzione di aumentare la salvaguardia della salute controllando anche il PM100? L’Europa non lo richiede ma studi scientifici ammettono la sua esistenza e il suo potere cancerogeno…
Certo, se può contribuire a vincere la lotta allo smog e tutelare la salute dei cittadini. La nostra politica ambientale si è avvale di misure strutturali in tre aree d’intervento: il potenziamento del trasporto pubblico, il disincentivo al traffico dei mezzi inquinanti e il teleriscaldamento. La qualità dell’aria di Milano continua a migliorare. I positivi effetti di Ecopass cominciano a vedersi e i dati lo dimostrano. Stiamo inoltre controllando la frazione misurata più fine del particolato atmosferico, il PM2,5 la cui concentrazione media su dodici mesi del 2010 è risultata la più bassa. Era 37 µg/m³ nel 2007, anno in cui a Milano sono cominciate le rilevazioni di questa frazione di particolato, ed è stata di 25 µg/m³ nel 2010. Aggiungo che il limite di 25 µg/m³ entrerà in vigore solo nel 2015, e Milano lo ha già rispettato, in anticipo di 4 anni.
12. Lei beve l’acqua del rubinetto di casa sua?
Si, perché l’acqua di Milano raggiunge standard di qualità ed economicità ineguagliati non solo in Italia ma in tutta Europa. Proprio il 22 marzo scorso, in occasione della Giornata mondiale dell’Acqua, abbiamo inaugurato un erogatore d’acqua liscia, gasata e fresca in via Lessona, a Quarto Oggiaro, a disposizione degli abitanti del quartiere. I nostri controlli sono severi e offrono una totale garanzia di sicurezza. Ogni anno vengono effettuate sull’acqua di Milano 180mila analisi chimiche e microbiologiche. Peraltro non abbiamo nessuna intenzione di aumentare le tariffe relative all’acqua che resterà pubblica al costo attuale, 0.60 euro al metro cubo, mentre sale a 1.12 euro a Torino, 1.52 a Genova, 1.27 a Bologna. E grazie a un piano di investimenti di 800 milioni di euro per i prossimi venti anni manterremo il controllo pubblico dell’acqua, un punto fermo che ci tengo a ribadire.
13. A Milano ci sono moltissime case vuote, sfitte o abbandonate da molti anni. Altre invece vengono date agli amici degli amici o a gente che si può permettere ben oltre ciò che invece paga (il caso di Affittopoli, Trivulzio &C). Secondo i dati del S.u.n.i.a., quest’anno gli affitti per gli studenti a Milano hanno subito un rincaro del 10%. Una camera singola arriva a costare fino a 750 euro. Quale potrebbe essere la prima azione in merito a tale problema?
Per soddisfare il bisogno abitativo delle famiglie e delle fasce più deboli ci siamo impegnati sia con gli operatori privati, mettendo in campo misure per abbattere il valore dell’area edificabile, sia con quello delle aree di proprietà del Comune promuovendo un nuovo modello basato sui principi di mix abitativo e soluzioni a basso costo. Con il nuovo Piano di Governo del Territorio, attraverso l’housing sociale, risponderemo al bisogno abitativo a prezzi accessibili: oltre 30mila nuovi alloggi entro il 2030 e la riqualificazione di 22 grandi aree cittadine. Niente più quartieri di edilizia popolare o ghetti. Oltre alla realizzazione di nuovi alloggi, il Comune è intervenuto sostenendo le famiglie in difficoltà nel pagamento del canone di affitto. Dal 2007 a oggi abbiamo sostenuto più di 20mila famiglie. Il Comune di Milano ha posto una particolare attenzione al tema della residenzialità universitaria tanto che, per primo in Italia, ha stabilito che l’edilizia residenziale universitaria è un servizio da realizzare sulle aree destinate a servizi, così come individuate negli strumenti urbanistici. Per i quasi 100mila studenti fuori sede sono state realizzate alcune residenze universitarie sia su aree di proprietà comunale sia private che forniscono complessivamente oltre 1.500 posti letto. Il Comune, inoltre, con il sostegno di Fondazione Cariplo, ha creato l’Agenzia Uni che incrocia la richiesta e l’offerta di alloggi. Ai circa 2.300 studenti registrati al servizio sono state effettuate circa 5.500 offerte di alloggio. Alla Fabbrica del Vapore, completamente riqualificata, trovano casa numerosi laboratori creativi dedicati a giovani creativi e designer, che possono anche soggiornarvi grazie a una decina di appartamenti dedicati ai giovani provenienti da tutto il mondo.
Per quanto riguarda la vicenda delle case del Pio Albergo Trivulzio, appena venuta a conoscenza di situazioni non chiare, ho voluto le dimissioni del CdA del PAT per nominare un commissario che verificasse la trasparenza e la congruità dei prezzi d’affitto con i prezzi di mercato.
14. Lei ha mai lavorato senza ricevere denaro?
Certamente! Da ragazza, all’inizio della mia carriera. Ma è un sacrificio utile per imparare, che fa guadagnare in esperienza e in professionalità. Oggi, di certo, non faccio il Sindaco per soldi. Diciamo che il mio stipendio non lo tengo io. Mi sento più appagata quando una persona mi ringrazia perché sono riuscita a risolvergli un problema. Io sono già felice e lavorare per rendere felici gli altri per me è la cosa più importante.
15. Quanto si spenderà a grandi linee per la sua campagna elettorale?
Non più dell’altra volta, e comunque senza chiedere soldi a nessuno.
16. Negli ultimi dieci anni le biblioteche rionali hanno ridotto l’orario di apertura rendendoli simili agli orari di un sportello delle poste. Pochissime biblioteche rimangono aperte la sera. Per visitare il Louvre di Parigi si spende tanto quanto andare al Palazzo Reale. Le associazioni culturali milanesi sono al collasso. I piccoli teatri rischiano di chiudere ogni giorno. Qual è la sua proposta culturale per Milano?
Il Sistema delle Biblioteche Comunali è stato un punto di forza della nostra politica culturale. I dati lo confermano: nel 2010 rispetto al 2009 c’è stato un incremento degli iscritti al servizio prestito (+ 27% presso la Bibl. Centrale, + 10% nelle Rionali), del numero dei libri dati in prestito (+ 11% mediamente) e quello delle sessioni internet (+7%). Abbiamo ristrutturato molte delle sedi esistenti. La bibilioteca Cervantes al Parco Sempione è l’ultima inaugurata delle 24 biblioteche dislocate su tutto il territorio. Molte di loro restano aperte fino alle 22. Ogni mattina, poi, il Bibliobus, una biblioteca itinerante, raggiunge gratuitamente i suoi lettori in aree cittadine non servite da biblioteche. E intendiamo completare l’espansione della rete delle biblioteche e realizzare una biblioteca itinerante su un bus speciale Atm.

Ogni centesimo speso in cultura è moltiplicatore di civiltà e di benessere e gli obiettivi che abbiamo raggiunto sono veramente tanti. Milano, in questi anni di crisi, è stata una delle poche città europee che ha visto crescere il numero di visitatori, italiani e stranieri. I visitatori delle mostre nel 2006 erano 300mila mentre nel 2010 siamo arrivati a un milione e 500mila presenze. Per non parlare delle nuove realtà come il Museo del 900, il Museo del Design, la Fabbrica del Vapore, il raddoppio del Museo Archeologico, la Casa del Fumetto e la casa di Alda Merini. E prossimamente ne verranno inaugurati altri due: il Museo delle Culture extraeuropee e il museo di Arte Contemporanea. Tutti i musei civici sono da poco gratuiti per i giovani fino ai 25 anni. Completeremo il restauro del Castello Sforzesco, del Memoriale della Shoah, del Civico Planetario e riqualificheremo la Galleria VittorioEmanuele.
17. Le università private milanesi sono state ultimamente sede di visite parlamentari, governative e da parte dei membri del governo comunale. San Raffaele, Cattolica, Bocconi e Iulm sembrano richiamare sempre più i salotti buoni della borghesia milanese e della rappresentanza comunale. Le università statali quali l’Università degli Studi, la Bicocca e il Politecnico, soprattutto le prime due, non sono state degne di questa passerella. Eppure tra istituti ed enti pubblici dovrebbe esserci una coesione maggiore. Cosa ne pensa e cosa farà in merito?
Penso che in questi anni la coesione si sia rafforzata. Questo è un dato di fatto. Milano è cresciuta come polo attrattivo per la formazione professionale di alto livello, anche grazie alla crescita delle partnership che le nostre Università e i Centri di ricerca sottoscrivono in Europa e nel mondo. E i nostri Atenei fanno squadra per consolidare l’apertura internazionale di tutte le nostre 11 università. Un esempio di cui vado fiera è la Rete dei cinque Incubatori (http://www.reteincubatori.it/) che ha consentito a tanti giovani talenti di avviare le loro start up. Un progetto ideato e finanziato dall’Assessorato Innovazione, Ricerca e Capitale Umano, e coordinato dal centro per lo sviluppo imprenditoriale Alintec, società partecipata da Camera di Commercio, Assolombarda e Fondazione Politecnico. Ad oggi questo progetto vanta 95 nuove imprese, oltre 500 giovani specializzati coinvolti e un fatturato di 83 milioni di euro.
18. Se fosse eletto “Sindaco di Milano”, quali saranno le sue prime tre azioni nei confronti dei Giovani, dell’Università e del Lavoro?
Milano è la capitale della creatività giovanile sia italiana sia europea. E’ la città dove i giovani possono mettere alla prova il proprio talento in qualsiasi ambito, dallo sport, alla musica, al design, alla ricerca. Milano offre ai giovani il lusso di poter dare libertà ai propri sogni. Qui è facile poter tastare le proprie capacità. Tra le tantissime iniziative che realizzeremo, penso alla realizzazione di una Cittadella dello Sport Milano, dove sarà possibile cimentarsi nelle diverse attività, e una piscina olimpionica convenzionata con il Comune. Rafforzeremo il rapporto con le Università affinché possano fruire degli impianti sportivi della città. Riproporremo i “Buoni Lavoro” del Comune per i giovani studenti che vogliono lavorare nei fine settimane e durante le vacanze. Con lo Sportello Impresa Giovani, attraverso la collaborazione con le Banche faciliteremo l’accesso al credito e a iniziative di microcredito. Promuoveremo corsi di formazione per accedere alle nuove opportunità di lavoro create da Expo 2015.







Denis Trivellato

27 aprile 2011

NOME DI BATTAGLIA "LIA"

Segnaliamo questo evento teatrale che si svolgerà presso la Statale, promosso dal collettivo Fuori Controllo e dal Laboratorio Lapsus:

NOME DI BATTAGLIA "LIA"
Giovedì 28 aprile ore 21.00
Aula Magna - Università Statale di Milano
via Festa del Perdono 3/7

Teatro della cooperativa
Testo e regia di Renato Sarti
Con Marta Marangoni, Rossana Mola, Renato Sarti
Musiche di Carlo Boccadoro
Video BUZZ 2001


Forse a volte ci si dimentica delle storie apparentemente periferiche. Ci si dimentica che al di là dei momenti alti e celebrativi, esiste un mondo fatto di episodi che fanno parte di una quotidianità ai più sconosciuta ma dal valore estremamente significativo.
All’interno della grande pagina della Resistenza, il quartiere di Niguarda a Milano e le donne dei suoi cortili ebbero un ruolo particolare. Niguarda si liberò il 24 april...e 1945, con un giorno di anticipo su Milano. E fu proprio in quel giorno che si consumò uno degli episodi più tragici della Liberazione della città: colpita al ventre da una raffica di mitra di nazisti sulla via della fuga, moriva - incinta di otto mesi - Gina Galeotti Bianchi, nome di battaglia Lia, una delle figure più importanti del Gruppo di Difesa della Donna. Quest’ultimo vantava a Milano ben 40.000 aderenti, oltre 3.000 attiviste: assisteva i militari abbandonati da un esercito allo sbando; assisteva economicamente le famiglie in cui il marito, il padre, era nei lager o in carcere; era parte integrante dei Gruppi Volontari della Libertà e del comitato cittadino del C.L.N.; compiva manifestazioni e comizi improvvisati ne i mercati rionali o in altre zone della città; forniva staffette in operazioni delicate; stampava Noi Donne, un foglio clandestino precursore del movimento femminista. Inoltre, sulle spalle delle donne ricadeva gran parte del peso della realtà quotidiana, fatta di bambini e anziani da accudire nel freddo, nella fame e nelle malattie.
Un ritratto tragico e insieme vivace della Niguarda resistente, dedicato alle donne e al loro coraggio.Un testo basato su testimonianze dirette del nostro recente passato che, attraverso la riscrittura drammaturgica, si fa tragedia, dolore antico, arcaico. Emblematiche le ultime parole di Lia prima di morire: “Quando nascerà il bambino non ci sarà più il fascismo”.

26 aprile 2011

CARO SINDACO - Nona puntata: Elisabetta Fatuzzo

Vulcano ha intervistato i candidati sindaco per le elezioni comunali di Milano su temi che vanno dalle politiche giovanili, al mondo del lavoro, ai trasporti pubblici. A rispondere oggi alle nostre domande è Elisabetta Fatuzzo, avvocato, classe 1968, ex consigliere regionale che si candida per il Partito Pensionati.


1.L’Associazione SoS Racket sembra rimanere sempre più sola nella lotta contro le mafie. Gli ultimi eventi riguardanti le case dell' A.L.E.R sembrano la punta di un iceberg che non si vuole sciogliere. Del pizzo non se ne parla ad alta voce, ma in molti lo pagano, anche nel centro di Milano. Qual è la sua proposta di contrasto in merito al pizzo, al racket, al comportamento mafioso ormai sempre più imperante nella regione Lombardia?

Il contrasto al racket, pizzo e mafie è legato al tema della sicurezza. Chi denuncia di pagare il pizzo deve essere sicuro di avere dalle istituzioni la garanzia di continuare la propria attività economica e la propria vita senza pericoli. Il contrasto si opera tramite un rafforzamento sul territorio della presenza delle forze dell’ordine, anche utilizzando il volontariato delle associazioni di carabinieri, poliziotti e finanzieri in pensione. Occorre che all’Associazione SoS Racket e alle altre associazioni che si occupano di legalità siano dati maggiori mezzi e strumenti per la propria azione.

2. Lei ha mai violato la legge?

Da giovane studente, piena di entusiasmo politico ho appiccicato qualche volantino e adesivo del Partito Pensionati su cestini e pali della luce anche se era vietato.

3. Come si muove a Milano? Mezzi pubblici, bicicletta o automobile? Quanto spende più o meno annualmente per questi spostamenti?

Mi muovo prevalentemente con i mezzi pubblici e , se non sono grosse distanze, a piedi.

4. Visti i dati preoccupanti sulla diffusione dell’HIV (15.000 persone secondo la L.I.L.A.) e di gravidanze indesiderate a Milano, come pensa di procedere sul fronte dell’educazione sessuale nelle scuole superiori? Come si pone di fronte ad iniziative come la presenza di distributori di preservativi nelle scuole? Cosa pensa dello scontro che lo scorso anno ha visto coinvolti l’ASL di Milano e la Regione Lombardia, riguardante le modalità con cui si tenevano i corsi di educazione sessuale e che hanno portato alla sospensione degli stessi?

Ritengo essenziale che vengano tenuti corsi di educazione sessuali e distribuiti opuscoli e libri informativi sul tema. Il valore della vita e della salute va messo davanti a qualunque valutazione morale. Sono d’accordo sulla diffusione e distribuzione di preservativi ai giovani.

5. Prima della sua carriera politica, di cosa si occupava?

Ho iniziato da studente. Ho frequentato il liceo scientifico e poi giurisprudenza al la Statale di Milano. Ho superato l’esame a Brescia per avvocato e esercito tuttora la professione.

6. Che genere di istruzione ha ricevuto dai suoi genitori e dalle scuole che ha frequentato?

Sono grata ai miei genitori di avermi consentito di studiare e sono soddisfatta dei valori che loro e gli insegnanti che ho avuto mi hanno trasmess, soprattutto la passione per l’impegno civile.

7. Il rapporto di Transatlantic Trends evidenzia che in Italia la percezione della percentuale di immigrazione risulta quattro volte superiore rispetto alla realtà. A Milano, gli avvenimenti di via Padova o del campo rom di via Triboniano dimostrano che la temperatura sociale resta calda. Quali crede siano le priorità per stemperare la tensione? Come progetterà di muoversi il comune e i suoi servizi per attuare l’integrazione con strumenti alternativi al solo intervento delle forze dell’ordine?

L’integrazione necessita in primo luogo di “comunicazione”. E’ necessario prevedere corsi di lingua italiana gratuiti in misura più massiccia verso tutte le nuove comunità. Occorre rafforzare l’intesa e il rispetto culturale delle rispettive tradizioni. E soprattutto ci vuole l’integrazione economica, occorre vigilare affinchè gli immigrati possano trovare e svolgere lavori onesti e dignitosi e sentire col tempo di appartenere ad una grande nazione come l’Italia.

8. Molti degli studenti che frequentano le università milanesi sono pendolari, fuori sede o provenienti da altri paesi (erasmus). Vivendo a Milano contribuiscono in vario modo a rendere più ricca la città. Purtroppo, rispetto alle grandi città europee Milano risente di un deficit nel settore del trasporto pubblico, soprattutto nelle fasce notturne e nelle zone periferiche e i prezzi dei taxi sono assolutamente proibitivi. Come intende agire per migliorare il trasporto milanese? Come pensa di agire sulle politiche giovanili e di integrazione?

Il Partito Pensionati ritiene necessario, anche con l’obiettivo di contenere il traffico automobilistico, investire sul trasporto pubblico, potenziarne copertura e fasce orarie. Per una maggiore sicurezza chiediamo nelle ore serali la presenza di forse dell’ordine sui mezzi pubblici, a tutela soprattutto degli anziani e delle donne.

9. Qual è la sua visione di Milano? Quali benefici sociali e ambientali porterà l’Expo ai cittadini milanesi e ai suoi visitatori?

L’Expo è una ottima occasione per la crescita di Milano. Il timore è che possa accompagnarsi a fenomeni di infiltrazione criminale, per questo è necessario vigilare attentamente sugli appalti e far sì che il tutto si svolga all’insegna della massima trasparenza.

10.Da una stima fatta nel 2005 dal U.N.R.A.E nel comune di Milano circolano 800 mila vetture e di queste circa 30 mila sono non catalizzate (3.8%). Le macchine più moderne, che rispondono alle direttive europee più severe in termine di inquinamento, in Italia sono meno di una su tre, mentre a Milano sono circa il 42 per cento. Eppure, Milano ha superato i limiti di PM10 per ben 35 volte nei soli primi 38 giorni di quest’anno. Per entrare nella cerchia dei bastioni si paga l’Ecopass. Alcuni studi indicano che un S.U.V diesel di ultima generazione (euro 4, euro 5, che quindi non paga l’Ecopass) inquina almeno quanto un euro 2 benzina, che invece deve pagare l’Ecopass. Si potrebbe giungere alla sfortunata conclusione che chi ha i soldi per comprare una macchina nuova non paga l’Ecopass, chi non ha questi soldi invece lo paga. Entrambi fanno girare l’economia, entrambi inquinano. Cosa intende fare Lei? Come sta andando questo Progetto “Eco”?

Il Partito Pensionati è contrario all’Ecopass, che si risolve in un permesso ad inquinare per chi ha i soldi per permetterselo. Riteniamo una soluzione migliore per tutelare davvero la salute dei cittadini la chiusura del centro storico alle auto.

11. Sempre per quanto riguarda l’inquinamento avete intenzione di aumentare la salvaguardia della salute controllando anche il PM100? L’Europa non lo richiede ma studi scientifici ammettono la sua esistenza e il suo potere cancerogeno...

Sì, mi sembra un’ottima idea. Le patologie respiratorie sono in aumento a Milano e il compito degli amministratori deve essere prima di tutto quello di tutelare la salute dei suoi abitanti.

12. Lei beve l’acqua del rubinetto di casa sua?

Sì.

13.A Milano ci sono moltissime case vuote, sfitte o abbandonate da molti anni. Altre invece vengono date agli amici degli amici o a gente che si può permettere ben oltre ciò che invece paga (il caso di Affittopoli, Trivulzio &C .). Secondo i dati del S.u.n.i.a., quest’anno gli affitti per gli studenti a Milano hanno subito un rincaro del 10%. Una camera singola arriva a costare fino a 750 euro. Quale potrebbe essere la prima azione in merito a tale problema?

Calmierare gli affitti tramite una azione sinergica con la Regione che ha competenza sulla materia. Occorre garantire agli studenti fuori sede la possibilità di avere alloggi a prezzo sostenibile.

14. Lei ha mai lavorato senza ricevere denaro?

Si, capita molto spesso. Al Partito Pensionati diamo poi informazioni e consulenza in materia pensionistica a titolo gratuito.

15. Quanto si spenderà a grandi linee per la sua campagna elettorale?

Meno di 2.000 euro.

16. Negli ultimi dieci anni le biblioteche rionali hanno ridotto l’orario di apertura rendendoli simili agli orari di un sportello delle poste. Pochissime biblioteche rimangono aperte la sera. Per visitare il Louvre di Parigi si spende tanto quanto andare al Palazzo Reale. Le associazioni culturali milanesi sono al collasso. I piccoli teatri rischiano di chiudere ogni giorno. Qual è la sua proposta culturale per Milano?

Occorre ripristinare gli investimenti sulla cultura, compresi teatri e biblioteche.

17. Le università private milanesi sono state ultimamente sede di visite parlamentari, governative e da parte dei membri del governo comunale. San Raffaele, Cattolica, Bocconi e Iulm sembrano richiamare sempre più i salotti buoni della borghesia milanese e della rappresentanza comunale. Le università statali quali l'Università degli Studi, la Bicocca e il Politecnico, soprattutto le prime due, non sono state degne di questa passerella. Eppure tra istituti ed enti pubblici dovrebbe esserci una coesione maggiore. Cosa ne pensa e cosa farà in merito?

Quanto avvenuto dimostra come le nostre Istituzioni, ad ogni livello, non perseguano come primo obiettivo quello di migliorare e far crescere la qualità delle nostre università statali, privilegiando invece tutto ciò che è istruzione privata. Ne è un esempio la politica regionale lombarda che con il buono scuola ha speso oltre 50 milioni di euro all’anno per interventi per la scuola privata che ben potevano essere utilizzati per migliorare il sistema di istruzione pubblico.

18. Se fosse eletta “Sindaco di Milano”, quali saranno le sue prime tre azioni nei confronti dei Giovani, dell’Università e del Lavoro?

Favorire l’occupazione giovanile anche con iniziative dedicate ad agevolare le nuove imprese. Rilanciare l’Università come luogo formativo post laurea e di aggiornamento professionale con iniziative di collaborazione con le Imprese e con le Istituzioni per una rinascita delle idee per Milano che veda coinvolto il mondo giovanile universitario.

Denis Trivellato

24 aprile 2011

25 Aprile - la Statale in Manifestazione

Vulcano vi aspetta alla manifestazione di domani, 25 Aprile a Milano.

L'appuntamento è alle 14.30 in Piazza Oberdan - Bastioni di Porta Venezia-, dove è previsto uno spezzone unitario della Statale, sotto la scritta "Statale di Milano, partigiani in ogni facoltà", organizzato da alcune fra le associazioni antifasciste dell'università.



La Redazione

22 aprile 2011

Opera lenta

La sala teatrale Cannobiana di Milano, in via Larga, a pochi passi dalla nostra Università, viene inaugurata nel 1779, un anno dopo il Teatro alla Scala, ma risale invece al 1894 il cambio di nome in Teatro Lirico, come è tutt’ora conosciuto dai milanesi. L’acquisto definitivo da parte del Comune di Milano risale al 1926, e nel 1938 un grave incendio ne danneggia seriamente le strutture: in questa occasione il Comune decide di ricostruirlo in forme nuove, rinunciando alla grande cupola vetrata considerata sino a quel momento uno dei simboli della città. Nel 1943 il Teatro Lirico ospita la stagione del Teatro alla Scala, parzialmente distrutto dai pesanti bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e il 16 dicembre 1944 Benito Mussolini, in occasione della celebrazione della morte di Filippo Tommaso Marinetti, pronuncia proprio in questa sala quello che sarà il suo ultimo comizio.
Nel secondo Dopoguerra, il Teatro Lirico assume un ruolo centrale nella vita culturale meneghina e nel 1960 inizia la fruttuosa collaborazione con il Piccolo Teatro. Sono gli anni di Giorgio Strehler, che impiega sovente la "sala grande" per i suoi spettacoli della fase brechtiana. Gli anni Settanta e Ottanta rappresentano gli ultimi fasti per il Teatro Lirico, che sul proprio palco vede avvicendarsi balletti, concerti di musica leggera (tra i quali spiccano quelli di Giorgio Gaber) e manifestazioni politiche. Una crisi finanziaria ne provoca la chiusura negli anni Novanta, ma nonostante il suo progressivo abbandono, nel 2003, è stato dedicato dalle Istituzioni cittadine a Giorgio Gaber. È il primo passo di un ambizioso progetto di rilancio concretizzato con l’avvio dei lavori di ristrutturazione nel 2007.


Inizialmente il progetto è stato affidato all’imprenditore teatrale Gianmario Longoni e al suo team di imprenditori, ma la Sovraintendenza ha bloccato a lungo i lavori, anche a causa delle pressioni di Vittorio Sgarbi, allora Assessore alla cultura, che si è opposto alla ristrutturazione. Questa, sosteneva Sgarbi, avrebbe stravolto il disegno degli anni ’30 di Cassi Ramelli. Nel 2008 il cantiere avrebbe dovuto riprendere a funzionare, ma nulla di significativo è cambiato, e dopo il ritiro da parte di alcuni imprenditori dal progetto, questo è stato tolto ai privati e preso in gestione dal Comune nel 2009.
Attualmente non si conosce né lo stato dei lavori né la data di completamento prevista. Esiste però un elegante sito web (
http://www.teatroliricomilano.it/) che, come si può leggere nelle informazioni nella pagina, è stato aperto nel 2007, presumibilmente dal Comune. In questo spazio informatico viene illustrato il progetto di rilancio: l’obiettivo è restituire alla città di Milano uno dei suoi “simboli architettonici più suggestivi”, ovvero la volta vetrata costruita per il Teatro Lirico nel 1894 in occasione della prima grande ristrutturazione: una volta vetrata che dovrebbe costituire il “guscio attivo” di un organismo polifunzionale. La “polifunzionalità” sembra essere appunto l’elemento chiave per rilanciare l’attività di questa grande sala, destinata, secondo quanto indicato nel sito web, a ospitare nello stesso anno artistico “scelte eterogenee”, che vadano dalla prosa alla danza, dal musical al jazz, dalla lirica alla musica leggera e concertistica, dal teatro musicale al balletto, il tutto selezionato “tra le migliori produzioni nazionali e internazionali, secondo criteri artistici uniformati all’idea di novità e di successo di pubblico”.
Il Teatro Giorgio Gaber, attualmente, si presenta allo sguardo dei passanti con tutti i segni dell’incuria e del trascorrere del tempo: finestre rotte, umidità che trasuda dai muri portanti, sporcizia. L’unico segnale che suggerisca l’idea dei “lavori in corso” per una ristrutturazione sono due prefabbricati situati sul lato del Teatro in via Rastrelli, dove inoltre sono state posizionate delle transenne per impedire ai passanti di avvicinarsi alla parete del teatro, dalla quale evidentemente si teme la caduta di calcinacci. Sul retro del teatro campeggiano ancora le insegne ormai arrugginite, mentre soltanto la facciata principale in via Larga sembra mantenersi in un discreto stato di conservazione. Abbiamo cercato di contattare lo staff del Teatro tramite l’indirizzo mail riportato nella pagina dei contatti sul sito web, ma abbiamo dovuto constatare che l'indirizzo non è più attivo. Lo slogan accattivante scelto per questo progetto dai tempi indeterminati recita: “Ci siamo messi all’Opera per creare cultura”; ma pare proprio che questa “creazione” si limiti, fino ad oggi, a una dichiarazione di intenti, per quanto supportata da un’eccellente piattaforma informatica. Eppure il candidato sindaco Letizia Moratti nel suo libricino di propaganda elettorale “I cento progetti realizzati” sostiene che i lavori in via Larga proseguono.


I fatti non confermano.



Angelo Turco, con la collaborazione di Irene Nava

17 aprile 2011

"Restiamo Umani - Vik da Gaza City"

Vittorio Arrigoni, alias Vik sul suo blog http://guerrillaradio.iobloggo.com, aveva raggiunto Gaza due volte tramite le navi della Freedom Flotilla, la prima volta fu rapito dall'esercito israeliano e ricacciato in Italia, la seconda riuscì ad arrivare, e vi restò. Da allora è stato l'unica voce autentica delle condizioni della Striscia, l'unico giornalista italiano presente sul territorio a raccontarci i fatti non embedded, da più di due anni la quotidianità della più grande prigione a cielo aperto del mondo, l'assenza di acqua e luce, il divieto di commercio di beni di prima necessità quali, persino, macchinari ospedalieri o strumenti di lavoro, e anche durante il massacro di Gaza occorso tra il Natale 2008 e gennaio 2009 lui era lì, sotto le bombe, a mostrarci il volto disumano e atroce della guerra. Il suo ultimo post, del giorno in cui venne rapito, raccontava della "guerra invisibile per la sopravvivenza", dei 300 lavoratori morti dal 2006 ad oggi nella costruzione dei tunnel per l'Egitto attraverso i quali far arrivare a Gaza beni di prima necessità come le sue foto ci raccontano: il trasporto di bestiame.

Era un ragazzo coraggioso, anche se la paura traspariva spesso dai suoi messaggi. Viveva sotto il pericolo delle bombe, degli spari, e sulla sua testa pendeva una taglia pubblica posta da alcuni gruppi israeliani per la sua lotta per il diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese nella propria terra. Quando, ormai più di un anno fa, a Gaza ci fu un conflitto a fuoco con il primo gruppo locale legato ad Al Qaeda, denunciò l'orrore di un palese circolo vizioso nel quale la continua oppressione del popolo palestinese, e la continua delegittimazione dei vari leader che via via si facevano avanti (prima Arafat segregato alla Muqata, poi l'ANP di Abu Mazen corrotta in ogni suo organo e tessuto, poi l'eroe nazionale Barghouti rinchiuso da anni nelle prigioni israeliane, infine Hamas e dal 2006 la chiusura via terra, aria e mare della Striscia), facevano sprofondare la comunità palestinese, favorendo la nascita di gruppi integralisti sempre più radicali.

In questo orrore contro cui lottava quotidianamente, Vik è morto. Non ci ha mostrato "come muore un italiano", ma soltanto come muore un uomo. Ogni suo post, ogni suo articolo, si concludeva con un richiamo a non lasciarci travolgere dall'ignavia e dall'indifferenza. Parole che non dovremmo dimenticare mai.

"Restiamo umani,
Vik da Gaza City
"


Marco Bettoni

15 aprile 2011

Ucciso a Gaza Vittorio Arrigoni

E' morto ieri a Gaza Vittorio Arrigoni, pacifista italiano e attivista dell'Iternational Solidarity Movement. Il suo corpo è stato ritrovato in seguito a un blitz delle truppe di Hamas, che stavano tentando di liberare il giovane italiano, rapito ieri mattina dai miliziani antioccidentali del movimento islamico salafita. Le prime ipotesi parlano di morte per soffocamento, ma si attendono i risultati dell'autopsia per avere maggiori certezze.
Arrigoni, 36 anni, da tempo era impegnato nella difesa del popolo palestinese dagli attacchi israeliani. Autore del libro "Restiamo Umani", sull'operazione "Piombo Fuso", che in tre settimane fra dicembre 2008 e gennario 2009, ha causato circa 1400 morti fra i palestinesi, soprattutto civili, Arrigoni era anche collaboratore del Manifesto, e da Gaza autore del blog Guerrillaradio, impegnato nel far conoscere all'Occidente, all'Italia in particolare, i crimini e le violenze di un territorio in perenne conflitto.

La Redazione

14 aprile 2011

Croce celtica nell'atrio dell'Aula Magna

Dopo le svastiche sulle bacheche dei rappresentanti degli studenti, anche nell'atrio dell'Aula Magna di via Festa del Perdono è comparsa una croce celtica a firma Blocco Studentesco. Nel frattempo Marco Arioli, coordinatore regionale di Casa Pound Italia, con una dichiarazione su Repubblica smentisce ogni coinvolgimento ufficiale del movimento di estrema destra nell'imbrattamento delle bacheche.
I gruppi studenteschi di matrice antifascista dichiarano di essere intenzionati a rispondere alla provocazione con una mobilitazione unitaria per via istituzionale, per impedire ai gruppi neofascisti di creare in università un clima di intimidazione e intolleranza.

La Redazione

12 aprile 2011

Le svastiche del Blocco sulle bacheche dei rappresentanti degli studenti

Questo lunedì, nella sede dell'Università di via Festa del Perdono, sono comparse alcune svastiche sulle bacheche dei rappresentanti degli studenti, situate nell'atrio alla sinistra dell'Aula Magna. L'azione è stata apertamente rivendicata dai neofascisti del Blocco Studentesco con un'ulteriore scritta sulla bacheca dei rappresentanti di CL.
Di seguito riportiamo la comunicazione congiunta Démos S.C. - Sinistra Universitaria di denuncia dell'accaduto.

La Redazione

"La mattina di lunedì 11 aprile abbiamo trovato delle svastiche tracciate sulle bacheche di Sinistra Universitaria e di Démos Studenti Comunisti nel polo di Via Festa del Perdono. Su un'altra bacheca è stata
rinvenuta la rivendicazione da parte del movimento neofascista Blocco Studentesco. Esprimiamo indignazione e disgusto per questo gesto intimidatorio. Quel simbolo, emblema di un'ideologia distruttiva, odiosa e carica di colpe storiche gravissime, segnala la presenza all'interno della nostra Università di movimenti incivili e striscianti, che operano al limite della legalità e gettano un'ombra preoccupante sull'intera vita universitaria del nostro ateneo. Sinistra Universitaria e Démos Studenti Comunisti
continueranno a battersi per portare avanti un'idea di università pubblica, libera, laica e antifascista a cominciare dal lavoro comune per preparare un 25 aprile in cui gli studenti del nostro Ateneo si mobilitino uniti per affermare ancora una volta l'antifascismo come fondamento della nostra Repubblica".

6 aprile 2011

L'Aquila, estate 2010 - primavera 2011

Frammenti di vita e tentativi di normalità

Il 28 luglio scorso Paganica, ormai nota località de L’Aquila, si è riempita di bambini, accorsi per la Giornata dello Sport. Le varie attività si svolgono in un parco e in una piccola piazza circondata da recinzioni e macerie. La collocazione lascia quantomeno perplessi, e forse non sono la sola a pensarlo, tant’è che nel pomeriggio un campo da pallavolo viene spostato più lontano. I servizi per i bambini sono molteplici: a Coppito, per esempio, c’è a disposizione il Parco Murata Gigotti, dove i bambini possono giocare con l’assistenza e la guida di alcuni volontari. In un angolo del parco qualcuno ha dimenticato

legni secchi e lana di vetro in balle. Qualcun altro invece contribuisce a badare alle “piccole aquile”, come Fabiola, quindici anni, di Coppito, che ci racconta di volontari che “nell’emergenza hanno dato la vita, messo tutti loro stessi”, e mostra un po’ di insofferenza verso alcuni aquilani che invece “al tempo del terremoto si lamentavano pur avendo quattro primi, tre secondi, dolce e frutta…non è normale, perché io dico: ti stanno dando l’anima, e tu ti lamenti. Nessuno ha la bacchetta magica”. Diverso atteggiamento è riscontrabile in molte delle persone che raccontano la loro vita dopo il terremoto. Peter Civisca, barista di Paganica, lavora in un container di quindici metri quadrati, di fianco ad un edificio classe E che un tempo era il suo bar-ristorante. Come ha fatto a ripartire con l’attività? “Io ho ricevuto, per ora, 800? al mese ad aprile, maggio e giugno 2009. Ho fatto domanda per avere risarcimenti di merci e per il fatturato degli anni passati, ma finora non ne ho avuti.”

E la ricostruzione? Un giro per Pettino, zona L’Aquila Ovest, consente di notare diversi container, che ospitano banche, uffici postali e molte scuole. L’ospedale è stato in parte ristrutturato, ed hanno riaperto alcuni negozi di un centro commerciale. Alla sede Caritas la mamma di due bambini, venuta ad informarsi per un posto di lavoro, racconta di esser rientrata nella sua casa più di un anno dopo il terremoto, perché i lavori di ristrutturazione non procedevano. Nel frattempo, è stata con la famiglia in un albergo. È spontaneo chiedersi nuovamente, come un anno fa, se gli aquilani terranno tosto. Certamente: non si può -o meglio, non si deve- fare altrimenti.

(Il 7 novembre 2010 Peter ci ha aggiornato sulla sua situazione: “Per me non e' cambiato nulla, e sono sempre in attesa di quelle domande che ho fatto al comune, le quali, se andranno a buon fine, rimborseranno solo in percentuale il fatturato dell'anno precedente il sisma.”, ndr)

Alice Manti


Oggi, 6 aprile, ricorre il secondo anniversario del terremoto. Di seguito una testimonianza diretta della situazione attuale da parte di un ragazzo aquilano.

"A oggi, la situazione qui a L’Aquila e dintorni è in continuo divenire. L’intervento della Protezione Civile ha dato l’opportunità di trovare una sistemazione dignitosa per tutti nel momento dell’emergenza. Abbiamo però ancora oltre 2000 persone alloggiate in hotel, di cui circa la metà sulle nostre coste. Di per sé il dato dice che il problema abitativo è risolto, ciò che i numeri non esprimono è l’aspetto umano di questa situazione.

Coloro che ancora alloggiano in hotel sono, per lo più, persone anziane e sole, strappate allo stile di vita semplice e di socialità alla quale erano legati. Molti di loro infatti non si erano mai allontanati dalle nostre montagne, e trovarsi da un giorno all’altro costretti a stare lontano dalla propria casa -frutto dei sacrifici di una vita-, dal proprio paese, dalla propria città e dai propri vicini è un’enorme sofferenza.

Per fortuna ci sono anche molte cose che funzionano. Gran parte degli edifici classificati B o C (ovvero edifici parzialmente inagibili con danni non strutturali), per esempio, sono stati riparati e, quasi come a voler esorcizzare l’accaduto, gli intonaci sono diventati tutti colorati: le nostre zone residenziali sono accese da case verdi, rosse, gialle, blu, come fossero un simbolo di rinascita.

Ma i nostri centri storici sono ancora ben lontani dall’essere ricostruiti. Avevamo una città e dei borghi circostanti davvero bellissimi e ora abbiamo perduto tutto. Senza i nostri vicoli, i nostri palazzi storici, le nostre fontane, sembriamo davvero un popolo senza identità, ci sentiamo disorientati. Provate a immaginare Roma senza i Fori Imperiali, Milano senza Duomo, Torino senza Mole Antonelliana, e potrei proseguire perché la caratteristica di noi Italiani è proprio quella di sentirci guidati e direi quasi rassicurati dai riferimenti che rendono la propria città unica e parte di se stessi".

Daniele, 28 anni, cittadino aquilano

5 aprile 2011

Terremoti S.P.A.

Il buisness della ricostruzione in Italia, dal 1908 ai giorni nostri

In Italia la speculazione edilizia sembra quasi un marchio di fabbrica, tant’è che la possiamo ammirare in moltissime sfaccettature diverse. Dal 1931 ad oggi il Vesuvio ha brontolato 42 volte (in media ogni 8 anni), eppure si è continuato a costruire migliaia di case nelle zone considerate pericolose, sul fianco del cratere. Ma non si tratta di un caso isolato: dopo il terremoto del 1980 venne varato un “piano Napoli” che consentì la realizzazione di 20 mila alloggi nella zona rossa, come ricorda Marco Di Lello, ex assessore regionale. Per quanto riguarda il recente terremoto aquilano invece, sono previsti, secondo il Giudice dell'Udienza Preliminare Giuseppe Grieco, ben 18 anni per giungere ad una sentenza definitiva per aver costruito senza rispettare le norme di sicurezza. Lo stesso lasso di tempo è previsto anche per l'erogazione dei 22 milioni di euro di risarcimento da parte della protezione Civile, accusata di non aver preso misure adeguate per evitare la tragedia. Ma i fattori concorsi nel determinare la morte di ben 308 abruzzesi non si fermano qui. Dal 1996 al 2008 sono state varate quattro ben norme sull’edilizia antisismica. Perché non sono servite a limitare i danni? Il problema risiede anche nel controllo della qualità delle costruzioni. Sono crollati infatti anche edifici nuovi, vecchi al massimo di 40 anni, come l’ospedale o la casa dello studente, costruita negli anni sessanta, oppure la chiesa di Tempera, a sette chilometri dall’Aquila, anch’essa edificio moderno, non certo centenario. La maxi-inchiesta sui crolli, avviata dalla Procura della Repubblica dell'Aquila, ha messo in luce 22 mila edifici irregolari ,costruiti con una percentuale di ferro inferiore alla norma. Di conseguenza l’indagine non si è concentrata solo sui progetti e materiali, ma anche sugli amministratori pubblici e locali che hanno concesso la costruzione.
Questo problema però non riguarda il solo Abruzzo: secondo le ultime stime, in Italia ci sarebbero ben 75-80 mila edifici pubblici da consolidare.
Nel nostro Bel Paese insomma, calamità naturale fa rima con business. Dopo l'iniziale entusiasmo per la solidarietà portata da vigili del fuoco e volontari emerge quella che è solo la punta dell'iceberg del giro d’affari che i grandi terremoti italiani mettono in moto. Secondo una stima approssimativa, dal sisma del Belice nel 1968 ad oggi, il giro di denaro ammonterebbe a circa 140 miliardi di euro. Ciò senza considerare il terremoto dell’Aquila, che il direttore del commissariato per la ricostruzione Gaetano Fontana stima attorno a 10 miliardi di euro per il solo capoluogo di provincia. La domanda sorge spontanea: perché si continuano a versare soldi per tamponare i danni delle catastrofi quando invece, non solo si dovrebbe, ma sarebbe possibile intervenire preventivamente? E dove finisce il denaro investito per la ricostruzione e il rilancio economico delle zone colpite?
Nel sisma dell’Irpina (1980) i miliardi di lire destinati e gestiti dall’entourage di Ciriaco De Mita hanno dato solo 380 posti di lavoro anziché i 3.500 promessi.
Un esempio recente invece è costituito dalle dichiarazioni del governo Berlusconi che esplicitano la volontà di costruire una nuova città dell’Aquila, una new town.Sembrerebbe quasi sensato, se non fosse che il problema principale ritorna sempre al pettine: le norme antisismiche italiane non hanno riscontro pratico, nonostante anche il Guardian abbia dichiarato, dopo il sisma aquilano, che il nostro Paese è l’area geologicamente più instabile d’Europa.
Secondo Franco Barberi, presidente della commissione grandi rischi, oggi indagato per mancato allarme, un sisma come quello abruzzese, in Usa, non avrebbe fatto nemmeno un morto. In Giappone, dove ogni anno avvengono 400 terremoti ed è previsto nei prossimi 30 anni un Grande Terremoto si verificano periodiche esercitazioni antisismiche e sono attive segreterie telefoniche per far comunicare le famiglie ipoteticamente divise dal sisma. Inoltre, come già specificato, non mancano solo adeguate norme, ma anche e soprattutto i controlli.
Solo l’esemplarità dei soccorsi e delle ricostruzioni dopo il sisma del Friuli (1976) ci indica come debba realmente essere gestita una calamità. L’allora presidente del Friuli-Venezia Giulia, Antonio Comelli, decise che per ricostruire in fretta bisognava affidare la gestione degli aiuti europei e statali agli enti locali, accompagnati da severi controlli. L'altra faccia della medaglia è costituita invece dal sisma del Belice, modello di appalti truccati, imprese fantasma, ritardi, sprechi e promesse non mantenute. Un esempio su tutti: i numerosi cantieri fantasma aperti da alcuni residenti per intascare i fondi e costruirsi villette al mare. Finì che l’inchiesta sul “sacco di Belice”, avviata nel 1978 dal procuratore di Trapani Giangiacomo Ciaccio Montalto (ammazzato dalla mafia il 25 Gennaio 1983), si concluse solo nel 1990 con l’assoluzione di tutti gli imputati.
E il terremoto che colpì Messina nel 1908? Troppo indietro? Tutt’altro. Secondo il censimento di Legambiente, nel 2009 le baracche risultavano ancora 3.336 con 3.100 famiglie abitanti, nonostante le autorità ne dichiarassero non più di mille. Mentre nell’Agosto 2010 l’assessore del Risanamento Giuseppe Rao ha inviato una lettera al Presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, per sollecitare i finanziamenti, a più di cent’anni dalla catastrofe generazioni di persone hanno vissuto in baracche, con tutto ciò che ne consegue.

Cronologia dei grandi sismi italiani:
Messina 1908;
Belice 1968;
Fiuli 1976;
Irpina 1980;
Abruzzo 2009.

Francesca Gabbiadini