25 aprile 2006

“PALLADIUM” E MICROSOFT: FINITA L’ERA DELLA LIBERTA’ INFORMATICA?

Non fatevi ingannare dal nome rassicurante, derivato dalla statua di Atena detta appunto Palladio, simbolo nella mitologia greca di sicurezza e tradizione; il progetto Palladium, che recentemente ha assunto il nome assai meno rassicurante di NGSCB (ovvero Next-Generation Secure Computing Base) potrebbe significare la fine della concorrenza all’interno del mercato informatico, e molto di più. Ma procediamo con ordine.

Intorno al 2003 le corporation che formano il trust dei componenti per PC (Intel, Amd, Creative, HP, Toshiba, in tutto 125 aziende, la quasi totalità del mercato, per una lista completa https://www.trustedcomputinggroup.org/about/members/ ), capitanate da Microsoft, intraprendono un progetto, chiamato appunto Palladium, in funzione della creazione del Computer Definitivo, inataccabile da ogni tipo di virus o malware, sicuro al 100%. Piovono i finanziamenti, anche dall’Unione Europea (ovvero soldi nostri) e, lentamente ma inesorabilmente, l’obbiettivo ultimo del progetto si allarga notevolmente.
La rivoluzione più importante riguarda il tipo di protezione che il progetto offre: essa infatti non sarà più software, ovvero un programma che, per quanto perfetto, un hacker mediamente in gamba può aggirare, ma hardware, ovvero inserita all’interno dei circuiti stessi della scheda madre del PC. E’ come se un’auto, invece di avere un antifurto elettronico, che per quanto avanzato può essere aggirato, montasse il caro e vecchio bloster: per quanto un ladro sia in gamba, dovrebbe segare mezz’ora il metallo, e per quanto un hacker sia in gamba, dovrebbe intervenire fisicamente sui vari computer. Ciò, teoricamente, significherebbe niente più virus, e dunque non potrebbe andare meglio, è una sicurezza sicuramente notevole. Ma è qui che il progetto mostra il rovescio della medaglia: infatti, in pratica, questo sistema potrà determinare arbitrariamente cosa si potrà o non si potrà fare all’interno del nostro PC. Monti Linux invece di Windows come sistema operativo? Mi dispiace, la nuova scheda madre Toshiba, nel progetto con Microsoft, tramite le specifiche NGSCB, bloccherà il suo funzionamento; metti nel computer un cd pirata? Non solo il player del tuo pc non lo leggerà, ma potrà mandare un e-mail alla Siae constatando la tua infrazione, la quale ti potrà tranquillamente mandare la Finanza a casa, e tutto questo senza chiederti nulla. Non ci credete? Leggete il contratto di licenza, per esempio, di Windows Media Player 9, quello che solitamente si salta con “accetti? Sì”: dice, in pratica che, quando sarà attivata questa tecnologia, potrà passare informazioni tramite internet a chiunque senza chiederti alcun permesso, senza neppure avvisarti.

Purtroppo non è fantascienza: con questa tecnologia, tutto ciò che non sarà approvato dalla Trusted computing non funzionerà più: niente più Mp3, Divx, niente più Emule, Linux, o qualsivoglia programma opensource. Volendo, potrà funzionare da filtro anche per Internet, non facendo aprire siti a loro scomodi. O ai governi che a loro lo chiedono ( la Cina è vicina, direbbe qualcuno).
In pratica, sarà la fine della libertà e della privacy informatica.

Purtroppo non ho né la conoscenza né lo spazio per approfondire l’argomento, ma invito chiunque abbia letto questo articolo a farsi un giro su Internet, dove molti siti (per ora, almeno) ne parlano esaustivamente.
Le prime avvisaglie di questo sistema dovrebbero arrivare col nuovo S.O di Microsoft, Windows Vista. Stiamo all’erta.

Davide Bonacina


Fonti: Wikipedia, Indymedia.org, Apogeonline.com

4 aprile 2006

ORA LO SAPPIAMO...


Le strade della nostra serena, rigogliosa e spensierata Italia sono addobbate da centinaia di cartelloni elettorali. In uno di questi Ignazio La Russa ci ammonisce sorridente: “Che Italia
sarebbe se vincesse la sinistra? Meglio non saperlo”. Poi alcuni teppisti trasformano corso Buenos Aires in un campo di battaglia, e subito quel messaggio si trasforma in: “Che Italia sarebbe se vincesse la sinistra? Ora lo sappiamo”.
Ciò mi spinge a fare alcune riflessioni.
1-Se votate la sinistra votate quelli lì, che sfasceranno ancora le vostre città. Ma se quei teppisti sono la sinistra, perché dovrebbero protestare contro loro stessi il giorno in cui la sinistra salisse al potere?
2- Quei teppisti sfasceranno le nostre città anche con la sinistra al potere. Allora non si capisce cosa c’entrino con la sinistra.
3- Che Italia abbiamo dopo che cinque anni fa ha vinto la destra?
Ora lo sappiamo. Sarebbe stato meglio lasciar perdere.
Beniamino Musto

NON SI ESCE VIVI DAGLI ANNI OTTANTA N°1

Prendendo spunto da una canzone anni ’90 (Afterhours) si inaugura una rubrica anni ‘80, alla luce del 2006. Se pensiamo infatti che quelli come me (1983: unico anno a non aver sfornato nemmeno un calciatore decente, mentre l’82 annovera Cassano, Adriano, Kakà, Gilardino) erano cullati dalle incoraggianti “No tiengo dinero no no no no!” e in tutta risposta udivano “Vamos a la Playa oh oh oh oh!”, si comprende perché molti non ce l’abbiano fatta. Malgrado una crisi paventata dalla lungimiranza dei Righeira, un mondo in cui l’AIDS e la fame scuotevano le vene, si sviluppano due metodi di ribellione: 1) i colori, il cotone (in quanto cotonatura dei capelli), le tastiere appese al collo, e il re degli anni ’80: il rullante col suo suono ovattato e metallico che ti faceva esclamare: “Troppo giusto!”; 2) il recupero (benedetto recupero) postmoderno (benedetto postmoderno) dei decenni precedenti.

Nell’85 i Prefab Sprout (Germoglio prefabbricato) pubblicano “Steve Mcqueen”: rivisitazione di melodie eleganti e raffinate; recupero esplicito anche nella copertina, nella quale appaiono in pose parodisticamente ribelli, in sella ad una Guzzi degli anni ‘50. “Appetite” canzone ammiccante, allusiva quanto basta per guadagnarsi gli universitari che, si sa come siamo noi, ci piace esercitare la ricerca tra i non detti, le allusioni, le oscurità. E’ un manifesto per chi tra le due ribellioni scelse la seconda; ma perse.

Fabrizio Aurilia


…aggiungo alle considerazioni dell’Aurilia alcune mie…anno di grazia 1987, spopolano i paninari agghindati con piumini Monclair e felpe Best Company, il telefilm Arnold (“Che cosa stai dicendo Willis?”) e “Drive In” punta adamantina del palinsesto Fininvest; In tale marasma irrompe nel mercato discografico l’ultima fatica di Ilona Staller, in arte “Cicciolina”, una che di “fatiche” era avvezza. Il titolo? “Muscolo Rosso”, quanto mai calzante. Faccio notare l’ardita perifrasi e l’evidente qui pro quo anatomico…in conseguenza del quale, a tutt’oggi, abbiamo donne(non me ne voglia il pubblico femminile, trattasi di una trascurabile minoranza) che istruite dalla maestra di vita Ilona credono che l’appendice maschile sia un muscolo, spiegandosi così la dedizione per la palestra del loro boyfriend.

Infine salto indietro di qualche anno posizionandomi idealmente a cavallo della cesura ‘79/‘80. Il decennio ancora in fasce è battezzato dalla strepitosa hit dei Buggles “Video Killed the Radio Star” che ci rammentano -con stile- ciò che è sotto gli occhi di tutti: la nostra è la civiltà dell’immagine.

Largo ai capelli cotonati.

Enrico Gaffuri