Negli anni Sessanta la grafica della metropolitana di Milano poteva vantare la firma del quattro volte “compasso d’oro” Bob Noorda. L’estrema semplicità e funzionalità della pianta del metrò milanese è stata poi esportata dallo stesso Noorda anche a New York e a San Paolo, in Brasile. Da qualche tempo però la mappa disegnata da Noorda è stata sostituita dalla sua rivisitazione postmoderna. Le linee sono le stesse –ci mancherebbe- ma sono completamente disorientate: basti dire che San Donato e Maciachini sono alla stessa altezza, in orizzontale! La città sotterranea, percorsa ogni giorno da centinaia di migliaia di milanesi, pendolari e turisti è schiacciata, capovolta e distorta, senza più alcun legame con la città di fuori. Mentre la nostra sindaca non si risparmia in pomposi elogi per la Milano che verrà, quella dell’Esposizione universale, la Milano di oggi si protende talmente verso il dopo, verso la città che sarà fra cinque anni, che non si preoccupa di quello che è in questo momento, di quello che comunica quotidianamente ai suoi abitanti. Disinteresse e falso avanguardismo. Ostentato voler essere, voler parlare e dire di sé senza ascoltarsi. E chissà se qualcuno, nel 2015, penserà che, forse, la gara con Smirne era stata truccata!
Giuditta Grechi
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