L’Italia si avvicina all’America: gli avvenimenti di Rosarno ricordano, senza bisogno nessuno di sforzi immaginativi, quel gustosissimo gioco dell’Alabama di qualche decennio fa: la caccia al negro. E non è certamente difficile raffigurarsi gli italiani del futuro piuttosto prossimo avventurarsi in simili ludibri. Diretti, magari, e coordinati da qualche colto ed elegante conduttore di Canale cinque.
Forse non saranno così raffinati da organizzarsi in associazioni modello Ku Klux Klan, ma certamente abbastanza ironici da raggrupparsi in ronde colorate e girare per le città e i paesi armati di fucile o rivoltella e deliziare tutti con rocambolesche e succosissime sparatorie; condite, come in un mitico spaghetti-western, da virtuosismi armaioli. E magari, calcando le orme di un Clint Eastwood Leoniano, riusciranno pure a far fuori decine di negri alla volta e, se si dovesse intromettere, anche il maresciallo dei carabinieri intervenuto per fermarli; mascherato, per l’occasione, da sceriffo comunista.
Ovviamente la guida morale della nazione non potrà che essere il sommo esempio di saggezza, rigore, senso della giustizia quale è l’ormai nazional-popolare Bruno Vespa, il quale, da magnificentissimi studi Rai, condurrà, come un bravo pastore le sue pecore, le pie e buone anime degli italiani sulla via del bene: sempre protetti dalle sante figure di riferimento del nuovo pantheon morale: Craxi, Borghezio, Mangano, Formigoni.
Danilo Aprigliano
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