17 dicembre 2006

MAN ON THE MOON

Dietro queste poche parole che non sono nemmeno una frase c’è l’imbocco di una strada che procede su tre sentieri solo apparentemente diversi. Il primo è una canzone dei R.E.M., il secondo un film di Milos Forman e l’ultimo è Andy Kaufman, quell’uomo sulla luna cui il gruppo di Micheal Stipe dedica la faccia più elegiaca di quel diamante opaco che fu “Automatic for the People” del 1992. Andy Kaufman è stato un, se non il più, geniale interprete della comicità contemporanea; morto prematuramente nel 1984 a 35 anni è stato forse l’ultimo vero interprete di quell’avanguardia vicina a Dada e Fluxus che ancora provava a sorprendere e shockare prima di far ridere. Per questo Andy malvolentieri si definiva un comico.”Io non so far ridere” era una delle sue frasi ricorrenti; basava le sue performances sull’illusione e lo sberleffo, poteva stare ore su di un palcoscenico a dormire in un sacco a pelo o a leggere per intero “Il Grande Gatsby” e infine lanciarsi in una appassionata imitazione di Elvis Presley. Kaufman faceva regolarmente scandalo con le sue iniziative, tra le più eclatanti la creazione del”Primo torneo di Wrestling Intergenere”, in cui il comico ha sfidato e sconfitto sul ring oltre 400 donne, aizzate a combattere con insulti e provocazioni sessiste; e l’interpretazione di Tony Clifton (a lungo ritenuto una persona reale e distinta da Andy) e di numerose altre maschere e travestimenti. Non era facile intravedere in quell’uomo istrionico, isterico e assolutamente irrispettoso, la persona buona che fondamentalmente era: devoto alla meditazione trascendentale e convinto della natura illusoria del mondo, dove diventa reale tutto ciò che si riesce a far credere tale.
Di questo parla appunto “Man on the Moon” dei R.E.M., di tutte quelle immagini che sono solide realtà del comune patrimonio umano ma che hanno lo stesso potenziale illusorio di Andy che canta a Las Vegas con i baffoni e si fa chiamare Tony Clifton; e che possono essere una mela che cade sulla testa di Newton o Neil Armstrong che cammina sulla luna (If You believe They Put a Man on the Moon…). Da sempre Stipe e soci sono fans di Andy e si può dire che musicalmente ne abbiano onorato l’indole cangiante ed irrequieta cambiando stile e registro da un album all’altro mantenendo comunque la loro personalità; emblematica in questo senso “Shiny Happy People” di “Out of Time”: canzone pop spensierata in superficie ma intrisa di una malinconia profonda visibile negli occhi di Mike nel videoclip. Depressione mascherata da gaiezza.
Grazie quindi a Milos Forman e chi per lui ha creato la perfetta occasione d’incontro nel suo film, terzo sentiero e unione degli altri due: biografia di Andy Kaufman superbamente interpretato da Jim Carrey con colonna sonora dei R.E.M. D’altra parte cosa meglio del cinema può raccontare di un uomo la cui ragione di vita e di arte è sempre stata l’illusione e il trucco? Il film è una trasposizione piuttosto fedele della vita del comico, dagli esordi da bambino alla morte per una rara forma di tumore polmonare, tuttavia Forman è persona intelligente e consapevole di cosa il suo mezzo può regalare a Andy e che questi avrebbe sicuramente gradito; molti quindi i ritocchi alla vita “vera” dell’artista di New York. Tra le tante la scena del funerale, dove in una chiesa affollata Andy intrattiene ancora il suo pubblico da un maxi schermo posto proprio sopra il suo feretro chiedendo ai presenti di cantare prima di congedarsi con un “Grazie e arrivederci”. Oppure la sequenza conclusiva, dove in un locale, un anno dopo la morte di Kaufman, fa la sua apparizione un personaggio incappucciato che si rivelerà essere Tony Clifton, accompagnato dagli occhi commossi, durante la sua versione sgangherata di “I Will Survive“, di chi aveva amato Andy. Tra di loro c’è anche Bob Zmuda, suo amico e collaboaratore ma soprattutto interprete di Tony alternandosi a Kaufman, che compare per un istante in una carrellata sui volti del pubblico proprio mentre noi spettatori siamo convinti che ci sia lui su quel palco. Questo l’omaggio finale di Milos Forman al re dell’illusione, personale tributo offerto dal cinema, arte suprema del trucco e dell’inganno, che ci regala ancora qualche istante di Andy.

Nicola Spagnuolo

3 commenti:

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