Tutti parlano della crisi ambientale. Gli effetti e le catastrofi derivanti dal depauperamento che infliggiamo quotidianamente all'ecosistema si palesano atrocemente sotto i nostri occhi. Guardare ciò che non si vuole vedere è però troppo faticoso, così continuiamo a commettere l'errore di credere che lamentarci sia sufficiente a renderci di colpo più virtuosi. Perseveriamo nel tenere abbassato il sipario che ci protegge dal nostro senso di colpa, ma non dagli effetti devastanti dei nostri comportamenti. Insistiamo nell'evidenziare come nessuno faccia abbastanza per salvarci dal disastro che noi stessi giorno dopo giorno continuiamo ad incrementare, ma non andiamo oltre la parola. Evitiamo semplicemente di assumerci le nostre responsabilità per continuare a cullarci nel nostro immobilismo.
Un anno a impatto zero è un libro che alza il sipario, che ci mostra la vita in tutta la sua feroce contraddittorietà, e che può aiutarci a salvare, prima che l' ambiente, noi stessi.
"Con la spazzatura tutta raccolta e nascosta nei sacchi neri, mi resi conto che c'era un motivo se non volevo vederla (...) ecco perché i sacchi per l' immondizia non sono di plastica trasparente (...) succede perché, se dovessimo guardare la nostra spazzatura ogni giorno, dovremmo affrontare domande difficili circa il modo in cui viviamo".
Inizia cosi l'avventura di Colin Beavan, dall'analisi di tutti i rifiuti che in un solo giorno lui e la sua famiglia erano riusciti a produrre. Le scorie che noi generiamo sono il segno che lasciamo della nostra presenza su questo pianeta. Sono ciò che rimane del nostro tempo vissuto. Cosi sacco dopo sacco, l'autore non analizza solo gli scarti, ma il suo intero stile vita.
La domanda è cosa può innescare la reazione, efferata ma necessaria, che ci dà la forza di aprire il sacco e guardarci dentro?
Colin Beavan non è un ingegnere ambientale e neppure un esperto di ecologia o qualcosa di simile, è uno scrittore di libri di storia. Poi un giorno di metà Gennaio, uscendo dal suo appartamento di New York, vede tutti in magliettina e shorts e inizia a riflettere.
Una temperatura di 22°C in inverno lascia perplesso chiunque abbia voglia e tempo di soffermarsi a pensare e Colin Beavan decide di fermarsi: "in quel giorno estivo in pieno inverno, mi sembrò di aver toccato il fondo". Decide di non aspettare che qualcuno risolva per lui il problema ambientale, ma di sperimentare in prima persona cosa può voler dire impegnarsi per ridurre l'impatto ambientale. Anzi, ridurlo non è sufficiente, bisogna azzerarlo. E' cosi che per un anno porterà avanti un percorso che vede la progressiva eliminazione di tutto ciò che non è eco-sostenibile. Dal cibo d'asporto all'elettricità, dalla macchina alla carta igienica.
Ciò che sorprende è come l'autore conduca il suo esperimento, continuando a vivere nella Grande Mela travolgendo anche la moglie Michelle, ossessionata da tv e shopping; Isabelle, la figlioletta di un anno con ancora il pannolino e il cane Frankie. Perché questa è la sfida: vivere in maniera eco-sostenibile ovunque ti trovi e senza far impazzire i tuoi cari.
La cronistoria di questa progressiva riduzione sembrerebbe un elenco di negazioni e privazioni: no televisione, no shopping, no caffè, no taxi, no ascensore....e invece il lettore scopre e riscopre con l'autore quanto eliminare alcuni aspetti dalla nostra vita non significhi ascetismo ma solo più movimento, più salute, più risparmio e momenti liberi in cui coltivare passioni e rapporti umani veri. Quanto eliminare possa significare liberarsi.
Un esperienza coraggiosa che insegna come perseverare nel consumismo sia dannoso per le conseguenze ambientali in un futuro non troppo lontano, ma soprattutto quanto riacquisire il perduto contatto con la natura possa essere realmente gratificante in termini di benessere. "Sprecare meno risorse, significa sprecare meno la nostra vita".
Un anno a impatto zero è il racconto di un esperimento audace, esasperante, estremo ma che non è solo una provocazione, è una storia di vita che obbliga il lettore a meditare. L'autore-protagonista è un normalissimo cittadino, potrei essere io o anche tu, chiunque sia disposto a ritarare la propria quotidianità su parametri che impongano il rispetto dell'ecosistema.
“Inutile ricercare le cause del disastro ambientale intorno a noi, se queste sono in noi.”
Non possiamo aspettare inerti che il sistema cambi, perché il sistema siamo noi.
Danila Bruno
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