Vulcano ha intervistato i candidati sindaco per le elezioni comunali di Milano su temi che vanno dalle politiche giovanili, al mondo del lavoro, ai trasporti pubblici. Oggi vi proponiamo l'intervista a Fabrizio Montuori, classe 1977, laureato in Scienze Politiche all'Università di Bologna, candidato per il Partito Comunista dei Lavoratori, che si presenta autonomamente a questa tornata elettorale.
1.L’Associazione S.O.S. Racket sembra rimanere sempre più sola nella lotta contro le mafie. Gli ultimi eventi riguardanti le case dell' A.L.E.R sembrano la punta di un iceberg che non si vuole sciogliere. Del pizzo non se ne parla ad alta voce, ma in molti lo pagano, anche nel centro di Milano. Qual è la sua proposta di contrasto in merito al pizzo, al racket, al comportamento mafioso ormai sempre più imperante nella regione Lombardia?
La questione delle mafie non è solo un problema della nostra città, provincia o più in generale dell’intera regione. Il problema delle mafie è un problema nazionale. Io posso dire, venendo da una città del Sud, Taranto, divenuta purtroppo famosa negli anni ’80 per la criminalità organizzata e per le guerre tra bande, che il problema si risolve dal basso attraverso un’educazione di rispetto e di valori. Bisogna partire dalle famiglie, alla scuola, passando attraverso la creazione di centri giovanili che questi valori si devono affermare e diffondere. Oggi con la crisi che avanza molti genitori sono costretti a lavorare ore ed ore per sbarcare il lunario lasciando un po’ allo sbaraglio i propri figli, anche perché le strutture presenti sono esigue ed insufficienti. I pochi locali di aggregazione, di socializzazione vengono chiusi. Penso a quei circoli e locali che nell’ultimo periodo sono stati chiusi da questa giunta. Dalle Scimmie al Plastic per finire con la Casa 139. In precedenza a dar fastidio erano i centri sociali dalla Bottiglieria alla Fornace oggi lo sono i circoli che propongono musica ed una cultura alternativa. Oltre alle associazioni ed ai circoli, di cui SOS Racket da anni conduce battaglie contro il racket e le mafie, poco hanno fatto invece le istituzioni(Comune, provincia e regione). Se si va a leggere l’ultimo rapporto della Dia per la Lombardia i dati sono allucinanti, un solo dato si parla di 500 persone affiliate alle‘ndrine a cui si devono aggiungere tutte le altre mafie entrate nel tessuto economico della nostra città e della nostra regione. Per riassumere bisogna partire dalla cultura e dal rispetto per il prossimo per sconfiggere ogni tipo di mafia e per abbattere il muro del silenzio e dell’omertà.
2. Lei ha mai violato la legge?
Solo un paio di volte: ho preso l’autobus senza pagare il biglietto.
3. Come si muove a Milano? Mezzi pubblici, bicicletta o automobile? Quanto spende più o meno annualmente per questi spostamenti?
Prevalentemente a Milano mi muovo con i mezzi pubblici o a piedi. Ho la macchina ma la uso molto poco.
4. Visti i dati preoccupanti sulla diffusione dell’HIV (15.000 persone secondo la L.I.L.A.) e di gravidanze indesiderate a Milano, come pensa di procedere sul fronte dell’educazione sessuale nelle scuole superiori? Come si pone di fronte ad iniziative come la presenza di distributori di preservativi nelle scuole? Cosa pensa dello scontro che lo scorso anno ha visto coinvolti l’ASL di Milano e la Regione Lombardia, riguardante le modalità con cui si tenevano i corsi di educazione sessuale e che hanno portato alla sospensione degli stessi?
I dati sull’HIV sono abbastanza allarmanti. Penso che nelle famiglie e nelle scuole devono essere fatti dei corsi ad hoc per l’educazione sessuale. L’età adolescenziale è un periodo importante nella vita di tutti noi. E’ il momento in cui si copre il nostro corpo ed è necessario che scuole, famiglie si adoperino per dare i giusti strumenti ai ragazzi. Penso che bisogna distribuire gratuitamente i preservativi non solo nelle scuole ma anche in città. Bisogna essere chiari nel parlare di quali rischi si corrono senza l’utilizzo di anticoncezionali. Bisogna aprire degli ambulatori e dei consultori pubblici che siano laici, non ammanicati con CL, accessibili alle classi meno abbienti sia italiane che straniere.
5. Prima della sua carriera politica, di cosa si occupava?
Io ho cominciato a fare politica attivamente dal primo anno delle scuole superiori. Questa è una mia piccola biografia Nel periodo del liceo classico comincio ad avere le mie prime esperienze politiche nella città dei due mari, Taranto. Partecipo attivamente alle occupazioni delle scuole e frequento il centro sociale Città Vekkia. In quegli anni, Taranto è amministrata da Giancarlo Cito, noto esponente dell'estrema destra tarantina e nazionale.
Nel 2004 mi iscrivo alla Facoltà di Scienze Politiche di Bologna, dove mi sono laureato nel 2006. Sin dal primo anno di Facoltà sono stato tra i fondatori del Collettivo S.P.A (Scienze Politiche
Autogestite) che si occupava delle problematiche dell'Università,sia a livello locale e sia a livello nazionale, mi sono schierato contro le varie riforme Zecchino e Berlinguer. Nello stesso periodo mi sono iscritto al PRC dove nel giro di pochi anni sono diventato, prima membro dei GC bolognesi e successivamente membro della Commissione lavoro provinciale del PRC.
Dal 2001 lavoro in Vodafone, prima come interinale, poi come part Time presso il Call center e successivamente,dal 2007, lavoro a tempo pieno sempre nella stessa azienda ma a Milano. Sin dai primi anni di lavoro mi sono iscritto in CGIL ed ho costituito nella città felsinea un comitato contro lo scippo del TFR. Nel 2003 ho aderito a Progetto Comunista, minoranza del PRC, in quanto non condividevo la scelte politiche dell'area bertinottiana. Nel 2006 sono stato candidato alla Camera, per l'Emilia Romagna per il PRC, ma sempre nello stesso anno sono uscito da Rifondazione ed insieme ad altri ho dato vita al P.C.L. e sin dalla sua fondazione faccio parte degli organismi dirigenti. A Milano dal 2007 continuo, oltre l'attività lavorativa, anche quella politica, partecipando alle lotte dei lavoratori, degli immigrati, dei precari contro le politiche neoliberiste sia dei governi di centro sinistra che di quelli di centro destra. Faccio parte del coordinamento lavoratori uniti contro la crisi della città meneghina. Nel 2008 sono stato Candidato del P.C.L. alla Camera per la Lombardia. Nel 2011 mi presento come candidato sindaco del P.C.L. per la città di Milano.
6. Che genere di istruzione ha ricevuto dai suoi genitori e dalle scuole che ha frequentato?
Ho ricevuto dai miei genitori un’educazione fondata sul rispetto delle altre persone prescindere da quale sia il colore della pelle, la nazionalità o la religione. Sono un’internazionalista convinto, la mia patria è il mondo intero. E penso che fino a quando il colore della pelle sarà più importante del colore degli occhi io continuerò a lottare contro la xenofobia, il razzismo ed il fascismo. Ho fatto studi umanistici, come accennavo prima, ho frequentato il classico e poi Scienze Politiche.
7. Il rapporto di Transatlantic Trends evidenzia che in Italia la percezione della percentuale di immigrazione risulta quattro volte superiore rispetto all
a realtà. A Milano, gli avvenimenti di via Padova o del campo rom di via Triboniano dimostrano che la temperatura sociale resta calda. Quali crede siano le priorità per stemperare la tensione? Come progetterà di muoversi il comune e i suoi servizi per attuare l’integrazione con strumenti alternativi al solo intervento delle forze dell’ordine?
La realtà milanese è cambiata negli ultimi decenni. Milano se si vanta di essere città europea, interrazziale aperta deve cambiare atteggiamento. La repressione non serve, è necessario invece l’adozione di politiche di integrazione. La storia in questo caso dovrebbe aiutarci. Una volta erano le migrazioni dalle regioni del Sud Italia verso il Nord, oggi assistiamo alle migrazioni dal Sud del mondo verso il Nord e quindi anche verso l’Italia e la nostra città. Sono cambiati i soggetti ma la sostanza rimane sempre la stessa. Gente accomunata dalla lingua, dalla propria cultura e dalla proprie tradizioni che quando arrivano a Milano si vanno” a parcheggiare” in quartieri che diventano dei veri e propri ghetti. Questo è dovuto principalmente alla mancanza di una cultura di accoglienza e d’integrazione. Non devono più esistere ghetti ma quartieri multiculturali. Per quanto riguarda i rom, i sinti la questione non si risolve con tante belle ruspe e con la militarizzazione, Gli sgomberi che si sono susseguiti hanno avuto un costo economico pari a circa 11 milioni di Euro per non parlare della disperazione che hanno generato fra i Rom ed i Sinti hanno visto la distruzione delle loro case.
Ripercorriamo la storia degli sgomberi dal campo di Triboniano il cui sgombero violento è stato effettuato il 28 maggio, più di 100 famiglie con 180 minori a carico, via non certo per motivi di sicurezza, fra i più violenti citiamo quello della Bovisa, quello di Poasco campo Chiaravalle, Forlanini, Rubattino, ed infine si arriva a quello avvenuto in data 25 gennaio 2011 in via Adriano. Ovviamente qui si citano i più rilevanti, ma ve ne sono molti altri con il loro corredo di storie e di diritti negati. Ed ecco che la città che assegna l’Ambrogino d’oro alle Maestre delle scuole del Quartiere Rubattino per aver avviato con successo l’integrazione scolastica, di fatto ne nega la fattibilità. Come si può integrare un bambino in una scuola che in un anno ha subito almeno 12 sgomberi ? Cambiando così differenti scuole in poche settimane ed essendo costretto (potendo) a riacquistare tutti i libri ed i quaderni per studiare? Le ruspe seppelliscono tutto, oltre alle povere case anche i ricordi!
Le proposte che faccio sono: Per i Rom e Sinti che hanno nella loro cultura il nomadismo dare dei Campi Transitori, non quelli intesi dalla Giunta Moratti, dove possono trascorrere giornate nel rispetto della loro dignità e delle loro tradizioni. Occorre dare diritto di cittadinanza al popolo Rom e a tutti gli immigrati garantendogli il diritto alla casa ed alla scuola. Solo con l’integrazione Milano potrà essere una vera città cosmopolita.
8. Molti degli studenti che frequentano le università milanesi sono pendolari, fuori sede o provenienti da altri paesi (Erasmus). Vivendo a Milano contribuiscono in vario modo a rendere più ricca la città. Purtroppo, rispetto alle grandi città europee Milano risente di un deficit nel settore del trasporto pubblico, soprattutto nelle fasce notturne e nelle zone periferiche e i prezzi dei taxi sono assolutamente proibitivi. Come intende agire per migliorare il trasporto milanese? Come pensa di agire sulle politiche giovanili e di integrazione?
Il problema della mobilità delle persone e delle merci è serio. In parte esso è legato alle scelte urbanistiche e di pianificazione generale delle funzioni della città, in parte dal combinarsi di dati contraddittori. Pur considerando l’intensa attività edilizia, Milano ha perso circa 400.000 residenti tra il censimento del 1971 e quello del 2001. Ciò si combina però al fatto che l’espulsione della residenza è molto più accentuata in centro che non nelle periferie e che come abbiamo visto, la presenza dei cosiddetti city users in città è considerevole ed in un giorno-tipo incrementa la popolazione ufficialmente residente del 35%. In questa situazione la rete di trasporto pubblico, di per se non disprezzabile, non ha seguito l’evoluzione delle necessità della città, soprattutto nei suoi collegamenti con la sua area metropolitana e sulle tariffe applicate. Nel dicembre appena trascorso, per esempio, sono stati soppressi 384 treni, tra quelli circolanti uno su 4 è in ritardo. Da questa situazione deriva in parte l’abitudine all’utilizzo del mezzo privato (generalmente l’auto), che determina un aumento del traffico veicolare ed una riduzione della velocità commerciale del mezzo pubblico di superficie. Sono favorevole ad una drastica proibizione dell’uso del mezzo privato. Il tutto naturalmente da combinarsi con il potenziamento del trasporto pubblico per farlo diventare veramente attrattivo e competitivo rispetto a quello privato, anche attraverso apposite scelte tariffarie con un piano integrato con la Provincia, dalla quale arriva un elevato numero di pendolari per studio e lavoro (ecco il caso di un servizio pubblico che secondo noi può essere erogato anche in passivo). Più in generale si tratta poi di agire sulle cause che generano il problema: quindi serve ripensare gli orari della città, negli orari di aperture degli spazi commerciali e degli uffici pubblici così come nella eliminazione degli spostamenti inutili, nella riorganizzazione del lavoro e dei servizi pubblici, nella allocazione di servizi di prossimità o di quartiere anche direttamente gestiti dalla amministrazione. Per questo sono favorevole alla metropolitana aperta anche di notte, che dà un servizio alla città ed anche nuovi posti di lavoro. Fare degli accordi con le società di Taxi per cui ci siano dei prezzi agevoli ed economici per gli studenti e per le persone più disagiate economicamente. Non stiamo parlando di città utopica ma di qualcosa di realizzabile. In alcune città europee, cito Glascow e Barcellona, perché ci sono stato il costo dei taxi è molto agevole ed anche in Italia esempi di questo tipo si possono trovare a Bolzano.Per ciò che concerne le politiche giovanili co
me già citavo precedentemente è necessaria la riapertura senza se e senza ma di tutti i circoli chiusi nella città meneghina, la difesa ed il rilancio di una vera cultura indipendente, autonoma e non omologata agli interessi del capitale economico e finanziario ed infine l’apertura di nuovi centri di aggregazione giovanile nella nostra città. Dare agli studenti delle abitazioni a prezzo calmierato, aumentare infine i servizi delle mense.
Osservando Milano, più che dare l’impressione di città più europea in Italia, dà l’impressione di essere un cantiere sempre in itinere. Città sempre più del mattone e delle speculazioni finanziarie ed immobiliari, il centro della città è ormai è solo il salotto della finanza e del turismo e non della gente che lavora e che vorrebbe viverla. Dà sempre più la sensazione di essere una città a dimensione di capitale e non di uomo. Il salotto buono è tenuto in maniera decente, per dar sfarzo di quello che meglio può rappresentare la capitale dell’economia, della moda e della finanza, ma a Milano più che altrove le contraddizioni sono sempre più evidenti. Un tasso di disoccupazione crescente, strade che diventano laghi ed asfalti che si disfano con poche gocce d’acqua, metropolitane che devono chiudere perché dei fiumi lunghi poco meno di 50 km esondano, trasporti pubblici tagliati e ridotti nelle corse e negli orari. In questo quadro si inserisce l’Expo 2015.
Il progetto di realizzazione dell’Expo viene oggi a collocarsi in una città con tutte le problematiche descritte in precedenza. Mi sembra del tutto evidente che la città di Milano, intesa sia come pubblica amministrazione che come comunità di persone che vi risiedono e lavorano, non avrà nulla di positivo da trarre da una manifestazione come Expo; anzi ne subirà la pesante ricaduta di problemi. La stessa candidatura all’Expo 2015 ed i progetti che si sono via via succeduti confermano tutta la povertà politica, urbanistica e di prospettiva di chi governa la città. Milano non è oggi assolutamente in grado di reggere l’urto di una manifestazione che nelle folli intenzioni dei promotori dovrebbe richiamare 160.000 visitatori al giorno, per un periodo di sei mesi. Gli stessi numeri danno una dimensione del problema: 1.700.000 mq di superficie per realizzare il sito dell’Expo adiacente all’attuale Fiera di Rho-Pero, opere ricettive per un fabbisogno stimato di 124.000 posti letto al giorno, 2.100.000 mq di superficie per possibili strutture di servizio e supporto all’Expo probabilmente sulla vicina area ex-Alfa Romeo di Arese, 1,6 miliardi di Euro (inizialmente stimati) di costi diretti per realizzare il sito dell’Expo (di cui 800 milioni di denaro pubblico) oltre a svariati miliardi di Euro (si suppone pubblici) per realizzare le altre opere infrastrutturali. La martellante propaganda della Giunta vuol fare credere ai milanesi che Expo è una grande opportunità per la città, che una serie di importanti infrastrutture verranno realizzate in funzione di Expo e che la manifestazione determinerà grandi opportunità di lavoro e di miglioramento della immagine della città nel mondo. Io credo sarà vero l’esatto opposto. In primo luogo la crisi economica negli ultimi tre anni ha fortemente ridimensionato quelle che erano le aspettative in termini di realizzazione delle infrastrutture connesse all’Expo. Dai trasporti con i ritardi nella costruzione delle linee metropolitane. C’è da credere poi che la gran parte degli investimenti (quelli che saranno realmente nelle disponibilità della A.C.) verranno impiegati in opere di potenziamento della viabilità su gomma, che oltre a sconvolgere gli attuali assetti dei territori interessati e determinare impatti fortemente negativi agli abitanti degli stessi territori, non farà altro che attrarre ulteriore traffico veicolare, aumentando congestionamento ed inquinamento. Esattamente ciò che va evitato, a mio parere anche con misure eccezionali.
Sul versante lavoro non andrà meglio: i tempi cominciano a farsi stretti, fra soli 4 anni Expo dovrebbe partire. Sicuramente la legislazione e le normative speciali (il nuovo sindaco di Milano sarà commissario straordinario per l’Expo) giustificate dalla fretta consentiranno di aggirare anche sul piano della gestione del personale impiegato nella realizzazione del sito Expo e delle opere connesse le già labili norme a tutela della sicurezza e del corretto inquadramento retributivo e normativo dei lavoratori. Senza contare gli affari d’oro che si aprirebbero per le varie organizzazioni malavitose nella gestione degli enormi appalti su costruzioni, movimentazione terra, bonifiche e gestione rifiuti. Tutto a Milano per l’Expo è sacrificabile: diritti e cultura, ambiente e spazi sociali.
In conclusione Expo sarà certo un enorme affare, ma non per i milanesi; l’aggravarsi della crisi economica riduce ancora più la spesa pubblica per servizi e lascerà soltanto i poteri forti a dividersi la torta. Affari per i proprietari delle aree (Fiera Milano e gruppo Cabassi) sulle quali sorgerà il sito, cedute alla A.C. in comodato d’uso, che verranno restituite alla conclusione di Expo con permessi di edificazione per 4/5mila appartamenti. Per i costruttori, per le attività criminali che girano nel settore edile ed intorno agli appalti pubblici, per una pletora di politici e loro protetti che faranno man bassa dei fondi stanziati per Expo. La mia proposta è che Milano rinunci unilateralmente ad ospitare Expo 2015 (costruendo un movimento più ampio per l’abolizione della Legge Obiettivo) e che utilizzi parte dei fondi ad esso destinati per una campagna straordinaria di realizzazione di opere pubbliche entro il 2015, sotto lo stretto controllo della Giunta e delle rappresentanze dei lavoratori: a partire dai prolungamenti delle linee metropolitane 2 e 3, al completamento della linea 5, alla realizzazione di una linea ferroviaria circolare connessa a poli logistici ed utilizzabile anche per la movimentazione delle merci. Le aree individuate per il sito dovranno essere lasciate ad uso agricolo o trasformate a verde, dato che si trovano al centro di una delle zone più congestionate forse a livello europeo. I megalomani e poco probabili progetti legati ad Expo (già rimaneggiati con l’assottigliarsi dei fondi a disposizione) vengano abbandonati e si dia inizio ad uno studio serio sulle necessità di servizi ed ambientali della città di Milano. Urbanistica, casa, trasporto pubblico, servizi sociali ed ambiente sono per la città di Milano ambiti strettamente interconnessi e correlati, come nei precedenti capitoli del programma abbiamo cercato di argomentare. E’ quindi indispensabile che le future amministrazioni abbiano la capacità di sviluppare su questi temi una visione politica di insieme e scelte amministrative conseguenti.
Come dicevo precedentemente io sono per una drastica riduzione dell’auto privata legata ad una politica seria di trasporto pubblico. L’auto è il principale fattore di inquinamento visto che immette circa il 60% delle polveri sottili e degli ossidi di azoto. A Milano si è ampiamente sforato il limite dei giorni (35) in cui la legge stabilisce che i valori minimi per le polveri sottili non possano essere superati, superandolo per 108 giorni nel corso del 2009. A fare le spese di questa situazione sono in particolare gli anziani ed i bambini. Questa situazione non è più tollerabile. Penso che “l’interesse pubblico” è in primo luogo la salvaguardia della salute dei cittadini, della quale il sindaco è persino formalmente responsabile, nell’ambito comunale. Sono favorevole all’ incentivo di interventi specifici come la sostituzione del metodo Ecopass con la chiusura al traffico privato di un’ampia zona del centro, la creazione delle “isole ambientali”, di nuove aree pedonali, l’estensione delle aree di sosta per residenti.
11.Sempre per quanto riguarda l’inquinamento avete intenzione di aumentare la salvaguardia della salute controllando anche il PM100? L’Europa non lo richiede ma studi scientifici ammettono la sua esistenza e il suo potere cancerogeno...
La salute dei cittadini deve essere uno delle principali responsabilità del primo cittadino. Bisogna sempre prestare massima attenzione ai problemi della salute.
12. Lei beve l’acqua del rubinetto di casa sua?
Sì certo bevo l'acqua del rubinetto, non ci sono ragioni fondate per preferire quella in bottiglia, che anzi svolge un ruolo estremamente negativo nella cultura sull'acqua. Ho partecipato alla battaglia per l'acqua bene comune, ritengo che la falsa convinzione che quella degli acquedotti non sia buona e sia inquinata, nasca dalla propaganda mercificante di questo bene di necessità immediata per tutti.
13.A Milano ci sono moltissime case vuote, sfitte o abbandonate da molti anni. Altre invece vengono date agli amici degli amici o a gente che si può permettere ben oltre ciò che invece paga (il caso di Affittopoli, Trivulzio &C .). Secondo i dati del S.u.n.i.a., quest’anno gli affitti per gli studenti a Milano hanno subito un rincaro del 10%. Una camera singola arriva a costare fino a 750 euro. Quale potrebbe essere la prima azione in merito a tale problema?
A Milano secondo i dati Istat, su 1640000 appartamenti più di 80.00 non sono abitati. Bisogna avviare una seria politica di rivitalizzazione di questo immenso patrimonio immobiliare sfitto, creando delle reti che consentano un’amministrazione ed un’autorganizzazione degli inquilini stessi, questo aumenterebbe il reddito di migliaia di famiglie impaurite da un sistema d’affitto sregolato e darebbe casa a prezzi calmierati ad altrettante migliaia di cittadini bisognosi . Questo permetterebbe anche agli studenti di poter accedere ad alloggi a prezzi più economici. Propongo la nascita di Agenzie immobiliari sociali, come esistono a Barcellona, che in pochi anni hanno reimmesso sul mercato più di 20.000 abitazioni a prezzi calmierati. Propongo lo scorporo della rendita fondiaria dai costi dell’abitazione, l’abolizione del rapporto tra banche ed abitazioni abolendo il modo capitalistico di produzione, con la statalizzazione delle banche e con il controllo da parte degli affittuari di enti quali l’Aler. L’assegnazione delle case a tutti i cittadini migranti, nonché a tutte le fasce di vulnerabilità sociale, tra cui studenti e precari attraverso la creazione di misure di sussistenza ed autodeterminazione che garantiscano la dignità delle persone.
14. Lei ha mai lavorato senza ricevere denaro?
No
Non spenderò nulla, tutto il lavoro di propaganda e comunicazione è fatto con la disponibilità militante dei compagni di partito e dei sostenitori. Questa è la politica reale, quella che può fare un candidato che viene dalla classe lavoratrice.
16. Negli ultimi dieci anni le biblioteche rionali hanno ridotto l’orario di apertura rendendoli simili agli orari di un sportello delle poste. Pochissime biblioteche rimangono aperte la sera. Per visitare il Louvre di Parigi si spende tanto quanto andare al Palazzo Reale. Le associazioni culturali milanesi sono al collasso. I piccoli teatri rischiano di chiudere ogni giorno. Qual è la sua proposta culturale per Milano?
Quello che avviene a livello nazionale avviene anche nella nostra città. Si taglia la cultura e si tagliano anche i posti di lavoro di persone impiegate nell’ambito culturale. La mia proposta è basta sprechi di denaro pubblico in consulenze pagate a peso d’oro ed investire maggiormente nella cultura. Dai teatri alle biblioteche passando per i cinema io dico che la cultura non ha prezzo né orari. Sono assolutamente favorevole a biblioteche aperte anche fino a tardi, questo permetterebbe agli studenti-lavoratori di poter usufruire di un servizio pubblico. In più un servizio offerto alla comunità che vuole trascorre qualche ora serale a leggere piuttosto che guardare la tv.
Tutto questo rientra nelle politiche di questo Governo. Tagli alla scuola pubblica e regali alle scuole private. Le ultime politiche hanno visto tagliati 8.5 miliardi alla scuola pubblica e 1.3 miliardi all’Università Statale, mentre sono stati regalati 100 milioni di euro alle scuole private e 25 milioni alle Università private. Questa rotta va invertita. I soldi ci sono ma vengono distribuiti a chi vogliono loro. Io penso che le scuole e le università private non abbiano bisogno di essere finanziate mentre la scuola e l’università pubblica sì. Bisogna dare a tutti la possibilità di accedere all’università, bisogna ridurre le tasse ed offrire maggiori servizi dalle mense alle biblioteche. Bloccare subito i licenziamenti della scuola e dell’università. La cultura non deve essere succube del Capitale, della finanza e dell’economia. La cultura e la ricerca sono la base di ogni progresso della società.
L’ apertura di nuovi centri di aggregazione giovanile, più posti di lavoro ed Un’università pubblica laica e non soggiogata al Capitale. La trasformazione di tutti i contratti precari in contratti a tempo indeterminato.
Denis Trivellato
In bocca al lupo, compagno.
RispondiEliminaCrepi e speriam bene. Un saluto a pugno chiuso. Fabrizio
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