28 marzo 2011

CARO SINDACO - Settima puntata: Mattia Calise

Vulcano ha intervistato i candidati sindaco per le elezioni comunali di Milano su temi che vanno dalle politiche giovanili, al mondo del lavoro, ai trasporti pubblici. Oggi è il turno di Mattia Calise, 20 anni (il più giovane tra i candidati), studente di Scienze Politiche all' Università Statale, candidato-portavoce per il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo.


1. L’Associazione SoS Racket sembra rimanere sempre più sola nella lotta contro le mafie. Gli ultimi eventi accaduti per le case dell’A.L.E.R. , dove un’organizzazione ha praticamente in mano le case popolari, sembrano la punta di un iceberg che non si vuole sciogliere. Del pizzo non se ne parla ad alta voce, ma in molti lo pagano, anche nel centro di Milano. Qual è la sua proposta di contrasto in merito al pizzo, al racket, al comportamento mafioso ormai sempre più impregnante nella regione Lombardia?

  • Allargare la cooperazione del Comune anche all’associazione Sos-Racket (oggi il Comune ha un servizio “Sos contro racket e usura” in collaborazione con l’associazione “Sos Italia Libera”), e alle altre realtà associazionistiche attive sul tema;
  • Evidenziare nel dovuto modo il servizio “Sos contro racket e usura” nel sito del Comune (che attualmente sembra quasi nascosto), e promuoverne le attività con una campagna informativa periodica;
  • Realizzare un tavolo permanente anti-racket/anti-mafie nel Comune, che possa coordinarsi con le realtà già attive a livello locale e nazionale;
  • Incrementare il numero dei vigili di quartiere disponibili, anche spostando a volontari ed ausiliari alcune loro mansioni (tipo il presidio di ingressi e uscite dalle scuole), in modo da non creare “assenze” predeterminate nel presidio del territorio;
  • Presentazione al Consiglio Comunale di tutti i bilanci delle società partecipate dal Comune (che ad oggi non è obbligatorio).

2. Lei ha mai violato la legge?

Premesso che nel M5S la fedina penale pulita è prerequisito per potersi candidare.. sicuramente sì, anzi sarebbe un bel gioco se ciascuno facesse caso ogni giorno ai singoli dettagli: le leggi sono tali e tante, pretendono di regolare ogni singolo ambito dell'esistenza, e così mal coordinate che la gente le viola continuamnete anche senza saperlo.

Posso fare anche un esempio di violazione volontaria: mi capita di percorrere in bici tratti di marciapiede in zone particolarmente a rischio per i ciclisti, o in aree pedonali dove pur avendo un senso non sarebbe prevista la circolazione delle bici (nota extra testo: è da ritenersi positiva la sperimentazione di condivisione dei marciapiedi partita in questi giorni).


3. Come si muove a Milano? Mezzi pubblici, bicicletta o automobile? Quanto spende più o meno annualmente per questi spostamenti?

Come studente l'annuale mi costa 170€, più i 10 della tessera elettronica.. Sò che il prezzo pieno annuale sarebbe di 300€, e il mensile 30€; al proposito credo che - data l'incidenza ridotta dei costi di gestione elettronica - ci sarebbero gli estremi per portare il costo mensile esattamente a 1/12 dell'annuale se gestito via web (quindi 25€ a prezzo pieno); per muovermi in città utilizzo quasi esclusivamente mezzi pubblici e nelle giornate non piovose la bicicletta.

Spendo quindi 170€ di abbonamento Atm e circa 50€ in materiale di consumo e manutenzione bici.


4. Visti i dati preoccupanti sulla diffusione dell’HIV (15.000 persone secondo la L.I.L.A.) e di gravidanze indesiderate a Milano, come pensa di procedere sul fronte dell’educazione sessuale nelle scuole superiori? Come si pone di fronte ad iniziative come la presenza di distributori di preservativi nelle scuole? Cosa pensa dello scontro che lo scorso anno ha visto coinvolti l’ASL di Milano e la Regione Lombardia, riguardante le modalità con cui si tenevano i corsi di educazione sessuale e che hanno portato alla sospensione degli stessi?

A fronte del vuoto informativo-educativo che si è venuto a creare nelle scuole medie e superiori da quando l’A.S.L. ha sospeso gran parte dei progetti e quindi anche quelli relativi all’ educazione sessuale, professionisti privati e associazioni del privato sociale hanno proposto alle scuole i loro interventi che non sempre sono stati all’ altezza delle aspettative. Io interverrei ripristinando e incrementando tutti i progetti di prevenzione che si sono dimostrati validi nel tempo molti dei quali già proposti in passato dalla A.S.L.

Sono stati attivi nelle scuole per vari anni progetti relativi all’educazione sessuale,alle problematiche riguardanti l’alcool, le sostanze stupefacenti e i disturbi dell’alimentazione. Queste attività educative e formative importantissime per gli studenti non ci sono quasi più; l A.S.L. ha fatto tagli enormi e ingiustificabili. Le conseguenze di una scarsa o errata informazione è spesso un comportamento inconsapevole che porta alle note e drammatiche conseguenze (contagio HIV, gravidanze indesiderate,etc).

Sono favorevole alla distribuzione di profilattici, anche nelle scuole. Nel 2008 e 2009 come rappresentante d’istituto del Liceo Machiavelli di Pioltello mi sono battuto per l’introduzione dei distributori di profilattici nei plessi scolastici e da allora non ho mai smesso di sostenere l’iniziativa.

Penso che scontri di questo genere portino solo danni alla popolazione. Il problema avrebbe potuto essere risolto con un miglioramento del servizio e non con la soppressione dello stesso.

Io avrei cercato di capire per quale motivo parte dell’utenza aveva ritenuto non idoneo l’intervento e soprattutto avrei stimolato presso le aree competenti una eventuale revisione del progetto per offrire un servizio più adeguato.

5. Prima della sua carriera politica di cosa si occupava?

Diciamo pure cosa continuerò a fare: per noi la politica non è un lavoro alternativo ad un altro lavoro, è un servizio temporaneo alla collettività. Sono uno studente universitario, studio Scienze Politiche in Statale.


6. In quali scuole ha ricevuto la sua educazione? 6. Che genere di istruzione ha ricevuto dai suoi genitori e dalle scuole che ha frequentato?

Scuole pubbliche. Dai miei genitori ho ricevuto un’istruzione basata sul rispetto degli altri, sulla creatività e sulla determinazione nel portare a termine progetti.


7. Il rapporto di Transatlantic Trends evidenzia che in Italia la percezione della percentuale di immigrazione risulta quattro volte superiore rispetto alla realtà. A Milano, gli avvenimenti di via Padova o del campo rom di via Triboniano dimostrano che la temperatura sociale resta calda. Quali crede siano le priorità per stemperare la tensione? Come progetterà di muoversi il comune e i suoi servizi per attuare l’integrazione con strumenti alternativi al solo intervento delle forze dell’ordine?

  • Assegnare spazi del Comune come luoghi d’aggregazione per le varie comunità etniche formatesi, che ovviamente siano zone crime-free monitorate, ma in modo collaborativo;
  • Realizzare un tavolo permanente (strutturato in sotto-tavoli per ognuna delle 9 zone) per l’integrazione, coinvolgendo elementi di tutte le etnie presenti;
  • Introdurre il principio della presenza di personale multietnico, sia nei servizi ai cittadini che nelle forze di polizia locale, per superare le barriere di lingua e mentalità;

8. Molti degli studenti che frequentano le università milanesi sono pendolari o si trasferiscono a Milano o nelle zone limitrofe, oppure sono studenti di altri paesi, gli “erasmus”. Arrivando a Milano “fanno girare l’economia” con le loro spese sia di necessità che di divertimento. Inoltre, rispetto alle grandi città europee Milano risente di un deficit nel settore del trasporto pubblico, soprattutto nelle fasce notturne e nelle zone periferiche e i prezzi dei taxi sono assolutamente proibitivi. Come intende agire per migliorare il trasporto milanese? Come pensa di agire sulle politiche giovanili e di integrazione?

Per quanto riguarda politiche giovanili e integrazione:

va programmata una gestione di parte dell'edilizia pubblica, da mettere al servizio degli studenti a prezzi agevolati; se pensiamo poi ai tanti edifici pubblici inutilizzati e improduttivi che potrebbero diventare “stazioni di studio”, renderemmo possibile per uno studente avere basi d'appoggio sia per dormire che per studiare, magari minimaliste, ma funzionali. Le notizie recentissime sul Pio Albergo Trivulzio danno l'idea di quel che il Comune potrebbe fare a favore degli studenti - investendo nel futuro - e non dei privilegiati possessori di redditi sontuosi.

Sul fronte trasporto pubblico:

non vedo alternative al miglioramento del trasporto milanese, se non attraverso il potenziamento del trasporto pubblico e della mobilità ciclabile. Ovviamente al potenziamento del trasporto pubblico – come incremento frequenze, prolungamento orari, e flessibilità dimensionale dei mezzi - dev'esser associata un'adeguata estensione e difesa delle corsie preferenziali. La maggior parte dei fondi extra che deriveranno dal fisco federale e dall' IMU, andrebbero investiti nella “battaglia del trasporto urbano”, che va assolutamente vinta.


9. Qual è la sua visione di Milano? Quali benefici sociali e ambientali porterà l’Expo ai cittadini milanesi e ai suoi visitatori?

Milano era una città dove ci si trasferiva volentieri per trovare lavoro, per studiare e in generale per cercare fortuna, una città ricettiva e dalle grandi opportunità, un avamposto a livello tecnologico e culturale per tutta Italia. Era definita capitale morale - anche da Montanelli - perché di fatto sempre davanti a Roma in molteplici campi.

Nel 2011 Milano è in declino, con un gioco di parole purtroppo ben calzante, può essere forse la capitale amorale d’Italia, dove si specula sulla pelle di chi più ha bisogno d’assistenza, dove chi vi si trasferisce ci morirà anzitempo per l’ambiente nocivo, bloccato nel traffico e all’ombra di grattacieli inutili.

Il governo della città ignora gli interessi primari della cittadinanza, non la consulta né la coinvolge nelle scelte, sempre più frequentemente gliele impone a beneficio dei soliti costruttori, delle solite lobbies.

Milano si è trasformata in una città vetrina e temporanea, buona per fare shopping oppure per la settimana della moda, ma con poche prospettive per il futuro e per le prossime generazioni; resterà così - priva di prospettive - anche dopo la fiammata dell’Expo, nella quale - sotto la guida “accorta” di chi non ha mosso un dito per evitare il nuovo scandalo di affittopoli - verranno bruciate enormi risorse, senza toccare i problemi strutturali della città, anzi peggiorandoli.

10. Secondo Phillipe Daverio, la costituzione urbanistica e storica della città di Milano è molto più simile a città europee come Lione, che Berlino o Parigi. Ciò impone una evoluzione della città non solo tramite decisioni politiche ed economiche in merito ma anche integrative al passato e al futuro di quale città si vorrà co-costruire insieme con i cittadini. Quale è la sua visione di Milano? Quali benefici sociali e ambientali porterà l’Expo ai cittadini milanesi e ai suoi visitatori?

Milano, come moltissime realtà italiane, è una città con una precisa fisionomia storica caratterizzante che non va stravolta. I grattacieli ultra moderni non sono consoni allo stile architettonico urbano. Cercherei di adottare azioni finalizzate al recupero di fabbricati vetusti e di aree dismesse, badando con attenzione alla spesa a fronte di minori introiti dovuti alla riduzione del consumo di territorio. Badando sicuramente più alla qualità della condivisione degli spazi comuni, più che all'estetica futuristica di nuovi mostri in cemento armato che andrebbero delocalizzati in aree periferiche dismesse. La Milano che vorrei ha le piazze a disposizione della vita extra lavorativa delle famiglie, spazi di svago, luoghi di incontro, aree a verde, mobilità agevolata per mezzi non inquinanti, piste ciclabili.

Expo... A mio parere è un'enorme operazione speculativa immobiliare, di difficilissima valutazione come benefici ai cittadini e alle imprese locali. Si ipotizzano costose opere effimere della durata di pochissimi anni, per far poi spazio alle iniziative immobiliari delle solite famiglie (già da anni attive nell'acquisizione dei terreni da rivendere a peso d'oro), con enorme carenza di trasparenza sino al probabile intervento della magistratura, come nei troppi numerosi casi in cui vi sono enormi quantità di denaro pubblico.


11. Da una stima fatta nel 2005 dal U.N.R.A.E nel comune di Milano circolano 800 mila vetture e di queste circa 30 mila sono non catalizzate quindi il 3.8 %. In Italia su un totale di 32 milioni e mezzo di macchine la stima è che le non catalizzate siano circa otto milioni e 100 mila quindi quasi il 25 per cento. Se poi andiamo a parlare delle macchine più moderne, quelle immatricolate dopo il 2000, e quindi macchine che rispondono alle direttive europee più severe in termine di inquinamento, la euro tre e la euro 4, in Italia si stima che meno di una macchina su tre siano con queste caratteristiche a Milano invece sono circa il 42 per cento quindi quasi una su due. Eppure per entrare nella cerchia dei bastioni si paga l’Ecopas. Non tutti però devono pagare, solo chi ha un’automobile inferiore all’euro 4, deve pagare. Eppure, alcuni studi scientifici che un S.U.V. di ultima generazione (euro 4, 5) inquina, per quantità di PM10 rilasciati, tanto quanto se non di più di un euro 2. Insomma sembrerebbe quasi che chi ha i soldi per pagarsi la macchina nuova non paga l’Ecopas, chi non ha questi soldi invece lo paga. Eppure inquinano ugualmente entrambi. A ciò si aggiunge che nei primi 50 giorni del 2011, Milano ha superato i limiti di PM10 per ben 35 nei soli primi 38 giorni dell’anno. Cosa intende fare Lei? Come sta andando questo Progetto “Eco”?

Sì, condivido l'idea dell'inefficacia dell'Ecopass, basta girare in centro alle 8,30 del mattino per rendersi conto che non funziona: ci sono muraglie di macchine di grossa cilindrata bloccate nel traffico, dalle targhe recenti e che possono evidentemente circolare liberamente. Oltre alla non risoluzione del problema locale, se andassimo a vedere l'impronta ecologica lasciata nella produzione di queste auto nuove, le considerazioni sarebbero ancora più preoccupanti.

Un fallimento? Assolutamente si, l’inquinamento non si combatte in questo modo, il nome Ecopass è infatti ingannevole e tecnicamente errato, il progetto “pilota” partito a Londra nel 2003 con in nome di Congestion Charge era infatti volto a combattere il problema del traffico, di cui l’inquinamento atmosferico è solo una delle tante conseguenze; a Milano con il termine eco si è dato il via ad una serie di eccezioni (in particolare quella da te citata per i modelli di auto nuove) rendendo vano lo spirito di scaricare dal traffico il centro città e anche quello di essere “eco” su due punti: il primo perché consente di inquinare a pagamento e il secondo perché come si sa il bilancio in termini di co2 e di inquinamento del processo di fabbricazione di un auto di nuova generazione corrisponde a circa 10 anni di utilizzo di un modello precedente.

Per combattere l’inquinamento killer della nostra città ci si deve concentrare su due differenti piani: quello a breve termine, come ad esempio il fatto di migliorare la fluidità del traffico - che ha un'incidenza diretta sull'inquinamento: sarebbe sensato investire in un progetto “no sosta in doppia fila”, prima informando, poi ammonendo e infine agendo in maniera inflessibile con un'azione combinata di controlli, multe e rimozioni veloci, e quello a lungo termine, come ad esempio la sostituzione delle caldaie a nafta negli edifici (13% circa delle emissioni), sostituendo i mezzi di trasporto diesel (che con le continue soste sono responsabili del 52% circa delle emissioni PM10 totali) e con un sviluppo dei sistemi di trasporto pubblico interconnesso ad un piano di mobilità ciclabile.

L'iniquità tra chi ha più soldi e chi ne ha meno si risolverebbe molto facilmente come avviene in altre Nazioni, dove multe e pass sono graduate in funzione del reddito. Vi immaginate – giusto per fare un esempio – che multa si beccherebbe il consorte dell'attuale sindaco?


12. Sempre per quanto riguarda l’inquinamento avete intenzione di aumentare la salvaguardia della salute controllando anche il PM100 anche se l’Europa non lo richiede ma studi scientifici ammettono la sua esistenza e il suo potere cancerogeno?

Sì, penso sia importante disporre della maggior quantità di informazioni possibili, al contrario di quello che avviene oggi da parte dell'Amministrazione Pubblica, dove i rapporti scientifici che già oggi dimostrano i devastanti effetti dello smog milanese sulla nostra aspettativa di vita vengono nascosti nei cassetti dei sessantenni. Il prof. Masera, decano della lotta alle leucemie infantili, quando gli chiesero se l'inquinamento potesse essere una causa dei quattro casi contemporanei di luecemia alla scuola Corridoni, rispose semplicemente "non lo so per certo, quello che è certo è che Milano per i bambini è un ambiente ostile". Tutto andrebbe controllato per poi agire consapevolmente ed agire sul serio


13. Lei beve l’acqua del rubinetto di casa sua?

Sì, solo acqua di rubinetto.


1214. A Milano ci sono moltissime case vuote, sfitte o abbandonate da molti anni. Altre invece vengono date agli amici degli amici o a gente che si può permettere ben oltre ciò che invece paga (il caso di Affittopoli, Trivulzio &C .). In una zona periferica come quella di Maciacchini una stanza singola costa in media 500 euro al mese “solitamente” in nero. A Berlino, in Alexander Plaza, una stanza singola costa circa 230 euro al mese con contratto. Inoltre, secondo i dati del S.u.n.i.a., quest’anno gli affitti per gli studenti a Milano hanno subito un rincaro del 10%. Una camera singola arriva a costare fino a 750 euro. Quale potrebbe essere la prima azione in merito a tale problema? Cosa dobbiamo aspettarci da Lei se verrà eletto su questo tema?

Le prime azioni dovrebbero essere quelle di assegnare gli alloggi vuoti di proprietà pubblica, e sfavorire chi tiene sfitti gli alloggi privati. I tempi sarebbero maturi, soprattutto come risorse informatiche, per mettere in rete domanda e offerta con tutte le informazioni relative, anche quanto si paga d'affitto nelle varie zone. Lo scandalo di affittopoli e del Pat è semplicemente l’ennesimo esempio abuso di una classe politica autoreferenziale e ormai totalmente distaccata dagli interessi dei cittadini; come direbbero Stella e Rizzo: una vera e propria Casta. E mentre assistiamo a questo scandalo 20.000 cittadini sono in lista di attesa per ottenere un’abitazione popolare.


15. Lei ha mai lavorato senza ricevere denaro?

No.


16. Quanto si spenderà a grandi linee per la sua campagna elettorale?

Il MoVimento raccoglierà qualche migliaio di euro nei banchetti o con donazioni tramite Paypal o bonifici. Non riusciamo a immaginare di andare oltre i 10.000 €, cifre ben diverse dal milione di euro messo in campo da Pisapia (più la raccolta fondi richiesta ai simpatizzanti/votanti) per contrastare i milioni della Moratti. La maggior parte dei simpatizzanti collaborerà e darà una mano in modo volontario e gratuito. Chiunque voglia dare il suo contributo è gradito e può contattarci per farlo. Vogliamo soprattutto fare questa rivoluzione: LA POLITICA FUORI DAL CIRCUITO DEI SOLDI E I SOLDI FUORI DAL CIRCUITO DELLA POLITICA. Questa è la nostra vera specialità: costruire una partecipazione di tutti come responsabilità condivisa verso una comunità da ricostruire. Una comunità di tutti: per noi soli niente, per noi tutti tutto.


17. Negli ultimi dieci anni le biblioteche rionali hanno ridotto l’orario di apertura rendendoli simili agli orari di un sportello delle poste. Pochissime biblioteche rimangono aperte la sera. Per visitare il Louvre di Parigi si spende un terzo di quello che viene a costare l’entrata a Palazzo Reale. Le associazioni culturali milanesi non politicamente schierate sono al collasso. I piccoli teatri rischiano di chiudere ogni giorno. Qual è la sua proposta culturale per Milano?

Aumentare gli stanziamenti per la cultura in generale, recuperando fondi ad esempio dal parco auto comunali.

Vedrei poi orari lunghi, le scuole aperte 24 ore, moltissimo accesso libero in tutti gli spazi pubblici, scuole, università, teatri e biblioteche; meno vigili e più volontari in ogni luogo che faccia vivere la cultura e gli spazi di discussione sulla vita della città, Milano città aperta alla cultura anche con il wi-fi e le connessioni alle biblioteche on line.


18. Le università private milanesi sono state ultimamente sede di visite parlamentari, governative, e da parte dei membri del governo comunale. San Raffaele, Cattolica, Bocconi e Iulm sembrano richiamare sempre di più quei salotti buoni della borghesia milanese e della rappresentanza comunale. Le università statali quali la Statale, la Bicocca e il Politecnico, con una maggiore accentuazione per le prime due, non sono state degne di questa passarella. Eppure tra istituti ed enti pubblici dovrebbe esserci una coesione maggiore. Cosa ne pensa e cosa farà in merito?

Chi viene eletto deve lavorare per il bene della cittadinanza e non perdere il suo tempo in visite di cortesia e altre sceneggiate buone solo per aumentare il proprio potere e prestigio: io sarò il terminale di tutti quelli che vorranno portare il loro contributo, senza preclusioni, e con lo stesso spirito andrò ovunque sarà sensato che io vada nell'interesse della cittadinanza, non degli interessi privati.


19. Se fosse eletto “Sindaco di Milano”, quali saranno le sue prime tre azioni nei confronti dei Giovani, dell’Università e del Lavoro?

Giovani: censimento di tutti gli spazi pubblici nei diversi quartieri di Milano, utilizzabili come luoghi di ritrovo e per iniziative culturali/affini; loro apertura con personale volontario la sera fino alle 23-24 nei giorni feriali. Sono compresi i tantissimi seminterrati ALER e simili lasciati inutilizzati: da mettere a disposizione di associazioni, gruppi culturali anche di comunità di immigrati, ecc.

Università: metterei a disposizione degli spazi che le Università potranno affidare a gruppi di studenti che dovranno farsene carico per adibirli a luoghi di ricerca proprio sul tema scuola e lavoro; si potrebbe anche aprire una sottoscrizione pubblica per premiare la ricerca dell'università che meglio farà una proposta siglata da professori e studenti insieme, per affrontare la famosa crisi: se aspettiamo che il sapere venga dai politici siamo finiti. Il sapere è dove si studia, e dare agli studenti il compito di risolvere la crisi che li colpisce è il primo passo per coinvolgerli e trovarli in seguito pronti anche ad agire.

Lavoro: il Comune di Milano deve prendersi in mano il più possibile l'intermediazione domanda-offerta, non deve lasciar fare solo ai privati, è questione essenziale per i suoi cittadini. E deve vietare, anche nelle ex-municipalizzate da lui controllate, l'esternalizzazione dei servizi attraverso cooperative.

Andrebbe poi dato ad ogni giovane milanese la possibilità, almeno una volta nella vita, di accedere ad un servizio di consulenza fiscale economica e giuridica che permetta loro di realizzare 1 Progetto che hanno a cuore per la loro vita.


Denis Trivellato

24 marzo 2011

CARO SINDACO - Ottava puntata: Giuseppe Lo Cicero

Vulcano ha intervistato i candidati sindaco per le elezioni comunali di Milano su temi che vanno dalle politiche giovanili, al mondo del lavoro, ai trasporti pubblici. Giuseppe Lo Cicero, revisore contabile, si candida per il Partito degli Italiani, di cui è anche il fondatore. Convinto che in Italia serva una rifondazione totale della politica e del sistema dei partiti, si ispira ai modelli stranieri con cui è venuto a contatto durante i suoi viaggi, per poter competere e collaborare ad un livello paritario con Paesi alleati come Germania, Francia, Inghilterra, Stati Uniti.

1. L’Associazione SoS Racket sembra rimanere sempre più sola nella lotta contro le mafie. Gli ultimi eventi riguardanti le case dell' A.L.E.R sembrano la punta di un iceberg che non si vuole sciogliere. Del pizzo non se ne parla ad alta voce, ma in molti lo pagano, anche nel centro di Milano. Qual è la sua proposta di contrasto in merito al pizzo, al racket, al comportamento mafioso ormai sempre più imperante nella regione Lombardia?
Il primo punto del nostro programma sia a livello regionale che a livello nazionale è la lotta alla criminalità organizzata. Alcuni mesi fa quando mi era venuto l’idea di creare un partito avevo inviato una mail a Frediano Manzi (fondatore di SoS Racket) per proporlo come nostro candidato sindaco, in quanto pensavo fosse la persona più adatta a contrastare il fenomeno mafia a Milano.
Purtroppo a Milano l’amministrazione pubblica ha sempre fatto finta che la mafia non esistesse (non ultima la signora Moratti), favorendo in questo modo l’infiltrazione mafiosa sul territorio. Noi proponiamo una collaborazione con tutte le organizzazioni attive nella lotta alla mafia per individuare una strategia comune da adottare per sradicare questo fenomeno una volta per tutte dal nostro territorio.
Inoltre proponiamo una politica per la sicurezza che possa dare maggiore fiducia a tutti i cittadini. Questo innanzitutto attraverso le seguenti misure:
Istituzione del vigile di quartiere
Istituzione dei comitati di quartiere, sul modello di Londra, in cui i cittadini possano partecipare per discutere dei problemi relativi alla sicurezza
Istituzione di numeri verdi per la denuncia anche anonima di crimini.
Queste misure hanno lo scopo di dare un senso di maggiore sicurezza a tutti i cittadini e quindi favorire la denuncia dei crimini da parte della collettività. Oltre a queste proponiamo procedure più sicure per l’assegnazione degli appalti, per scongiurare che queste vadano in mano alla criminalità. Tra l’altro prevediamo un maggiore trasparenza nell’assegnazione degli appalti con la publicazione di tutti i dettagli sul sito del comune. Questa semplice misura serve, inoltre, a scongiurare che tangenti possano essere pagati ai politici per l’assegnazione degli appalti.

2. Lei ha mai violato la legge?
Il nostro partito pone molta enfasi sull’onestà dei propri candidati. Ciascun candidato deve firmare l’accettazione di un codice etico e il suo comportamento deve essere tale da non mettere mai in dubbio l’imp
egno finalizzato al bene dei cittadini.
Personalmente ho qualche multa per sosta vietata ma non ho nessuna condanna penale nè alcun processo in corso.

3. Come si muove a Milano? Mezzi pubblici, bicicletta o automobile? Quanto spende più o meno annualmente per questi spostamenti?
A Milano mi sono sempre mosso con i mezzi pubblici di giorno e in automobile la sera visto che ad un certo orario i mezzi smettono di andare. Mi sarebbe piaciuto utilizzare maggiormente la bicicletta ma purtroppo a Milano l’utilizzo di tale mezzo è molto disagevole per non dire pericoloso. Infatti, in mancanza di piste ciclabili, i ciclisti sono costretti ad andare in strada con il rischio di essere travolti da qualche auto e a respirare l’aria altamente inquinata di Milano.
Noi proponiamo nel nostro programma per Milano di mantenere aperta la metropolitana per 24 ore almeno il venerdi e il sabato sera. Inoltre proponiamo la costruzione di un sistema di piste ciclabili in città per permettere finalmente a tutti i ciclisti di spostarsi in città senza pericoli.
Non ho mai calcolato la mia spesa annua per i spostamenti e quindi non posso rispondere a questa domanda.

4. Visti i dati preoccupanti sulla diffusione dell’HIV (15.000 persone secondo la L.I.L.A.) e di gravidanze indesiderate a Milano, come pensa di procedere sul fronte dell’educazione sessuale nelle scuole superiori? Come si pone di fronte ad iniziative come la presenza di distributori di preservativi nelle scuole? Cosa pensa dello scontro che lo scorso anno ha visto coinvolti l’ASL di Milano e la Reg
ione Lombardia, riguardante le modalità con cui si tenevano i corsi di educazione sessuale e che hanno portato alla sospensione degli stessi?
Sono nato e cresciuto in Svezia dove l’educazione sessuale viene insegnata dai primi anni di scuola senza imbarazzi. Gli insegnanti ci mostravano diversi tipi di contraccettivi e spiegavano vantaggi e svantaggi esistenti tra di loro.
Purtroppo in Italia la chiesa ha sempre impedito l’insegnamento dell’educazione sessuale a scuola favorendo così la diffuzione di malattie e gravidanze indesiderate. Ovviamente i ragazzi hanno voglia di esplorare e sperimentare la propria sessualità mentre l’orientamento della politica su questo tema ha sempre seguito l’orientamento della chiesa cattolica volta ad impedire qualsiasi rapporto prematrimoniale.
Sono convinto che la scuola deve insegnare ai ragazzi ad affrontare la vita da adulti. Cioè li deve preparare al mondo lavorativo e li deve insegnare quei valori di convivenza civile necessaria ad una società moderna. Ai ragazzi deve quindi essere insegnato a scuola l’importanza dell’uso del preservativo nei rapporti occasionali. Sono ovviamente a favore dei distributori di preservativi a scuola ad un prezzo molto basso in modo tale da incentivarne l’uso.
Purtroppo l’insegnamento non rientra tra le competenze del comune. Ma penso che il comune possa comunque fare molto di piu’ per informare i ragazzi su temi importanti come sesso, droga, alcool etc.

5.Prima della sua carriera politica, di cosa si occupava?
Quale carriera politica? Io non sono un politico, sono un semplice cittadino indignato davanti agli abusi e la corruzione dei politici. Il motivo per il quale ho deciso di formare un partito e presentarmi alle elezioni comunali di Milano è che non ho nessuna fiducia nei politici attuali. Sia Moratti che Pisapia sono stati toccati personalmente dagli ultimi scandali politici e questo dimostra come tutti appartengano allo stesso sistema politico fatto di amicizie e favori. Sono tuttora un revisore contabile, laureato in economia e commercio.

6. Che genere di istruzione ha ricevuto dai suoi genitori e dalle scuole che ha frequentato?
Penso di aver ricevuto una educazione simile a quella di molti miei coetanei. Le differenze forse derivano dal fatto che sono secondogenito in una famiglia di sette figli. Ho quindi avuto l’esempio dei miei genitori che si sono sempre fatti in quattro per non far mancare niente ai propri figli. Mi hanno insegnato a rispettare il prossimo e che l’onestà alla lunga sempre paga. Sono nato in Svezia e ho frequentato la scuola dell’obbligo svedese e successivamente il liceo italiano. Ho studiato Economia e Commercio all’università cattolica di Milano. Ho quindi avuto la fortuna di assimilare due culture molto diverse tra di loro quella italiana e quella svedese.

7. Il rapporto di Transatlantic Trends evidenzia che in Italia la percezione della percentuale di immigrazione risulta quattro volte superiore rispetto alla realtà. A Milano, gli avvenimenti di via Padova o del campo rom di via Triboniano dimostrano che la temperatura sociale resta calda. Quali crede siano le priorità per stemperare la tensione? Come progetterà di muoversi il comune e i suoi servizi per attuare l’integrazione con strumenti alternativi al solo intervento delle forze dell’ordine?
Il problema a Milano non è nel numero di immigrati rispetto alla popolazionema piuttosto nel basso livello di integrazione degli immigrati nella società. In altri paesi europei il fenomeno dell’immigrazione esiste già dagli anni 50 e 60, quando erano gli italiani ad emigrare, principalmente in Germania ed in Svizzera, ma anche in sud e nordamerica. Gli immigrati hanno quindi avuto più tempo per integrarsi in queste socetà e a apprendere i valori del paese ospitante. In Italia poi i mezzi di informazione hanno dipinto l’immigrazione come sinonimo di delinquenza, per cui molti italiani hanno adirittura paura ad avvicinarsi ad uno straniero.
Noi pensiamo da un lato che la società Italiana non sia in grado di accogliere altri immigrati e quindi siamo a favore di misure che ne limitano l’afflusso. Questo in quanto l’Italia è in crisi economica e molti giovani italiani, anche neolaureati, sono attualmente disoccupati. Non vedo quindi come possiamo dedicare risorse agli immmigrati quando non abbiamo risorse sufficienti per noi.
Tuttavia il nostro partito riconosce nel proprio statuto il principio di uguaglianza di tutti i cittadini. Per questo motivo siamo a favore di politiche che favoriscano l’integrazione di tutti gli immigrati attualmente residenti in Italia.
Per stemperare la tensione esistente tra immigrati e italiani dovremmo innanzitutto favorire l’integrazione degli immigrati nella nostra società. Penso che il comune, insieme con i servizi sociali, possa lavorare per favorire l’integrazione degli immigrati, proponendo corsi sui valori della società italiana e favorendo l’inserimento degli stranieri che troppo spesso sono costretti a delinquere per tirare avanti nel nostro paese. La società italiana può imparare molto da molte culture straniere a patto di saper accogliere gli stranieri che arrivano.
Per quanto riguarda i quartieri a rischio sono assolutamente contrario a misure di coprifuoco come invece predisposto dalla giunta Moratti. Tali misure sono, infatti, penalizzanti per tutti i cittadini del quartiere, non solo per i stranieri. Noi proponiamo maggiore sicurezza dei quartieri con un maggiore utilizzo di telecamere e con l’istituzione del vigile di quartiere. Noi perseguiamo un obiettivo volto a minimizzare la delinquenza e il crimine in città indipendentemente dalla nazionalità del colpevole.

8. Molti degli studenti che frequentano le università milanesi sono pendolari, fuori sede o provenienti da altri paesi (Erasmus). Vivendo a Milano contribuiscono in vario modo a rendere più ricca la città. Purtroppo, rispetto alle grandi città europee Milano risente di un deficit nel settore del trasporto pubblico, soprattutto nelle fasce notturne e nelle zone periferiche e i prezzi dei taxi sono assolutamente proibitivi. Come intende agire per migliorare il trasporto milanese? Come pensa di agire sulle politiche giovanili e di integrazione?
Nel nostro programma ho proposto diversi punti per migliorare il traspoprto pubblico di Milano. Innanzitutto i mezzi pubblici dovrebbero svolgere un servizio continuato per 24 ore almeno il venerdì e il sabato sera come avviene oggigiorno nella maggior parte delle città europee.
Inoltre dobbiamo migliorare la rete della metropolitana per poter raggiungere non solo tutti i quartieri di Milano ma anche tutta la provincia. In tal modo molti studenti potrebbero vivere in periferia dove i costi degli affitti sono molto inferiori.
Prevediamo inoltre di intervenire sui prezzi per permettere a studenti e pensionati di poter utilizzare i mezzi ad un prezzo ragionevole.
Vogliamo anche lavorare insieme con le organizzazioni per i disabili per studiare come rimuovere tutte le odiose barriere architettoniche che non permettono ai disabili di muoversi agevolmente in città.
Per quanto riguarda l’integrazione degli studenti stranieri, io personalmente penso che l’insegnamento universitario debba essere svolta in inglese. La conoscenza dell’inglese è fondamentale per affrontare con successo il mondo del lavoro e gli studenti italiani sono molto indietro rispetto ai ragazzi francesi e tedeschi. In un mondo globale la conoscenza dell’inglese è fondamentale in ogni settore e se i giovani non conoscono bene questa lingua sono già tagliati fuori da molte opportunità di lavoro.

9. Qual è la sua visione di Milano? Quali benefici sociali e ambientali porterà l’Expo ai cittadini milanesi e ai suoi visitatori?
Sono sempre stato contrario all’Expo che penso sia una manifestazione sopravalutata ed eccessivamente costosa per i cittadini. L’expo non è una manifestazione di interesse mondiale che possa giustificare gli investimenti che si stanno facendo in tempi di crisi. Insomma non stiamo parlando di un evento come le Olimpiadi o i mondiali di calcio. Basti pensare che siamo riusciti a strappare l’organizzazione dell’evento ad una città come Izmir, con tutto il dovuto rispetto.
In secondo luogo, come già avvenuto in occasione di Italia 90 si rischia di costruire cattedrali nel deserto che una volta finita la manifestazione verranno abbandonate e lasciate nel degrado. Inolte i numerosi lavori necessari per l’evento hanno già attirato l’attenzione della criminalità organizzata come dimostrano i recenti arresti.
Noi se vinciamo le elezioni faremo ovviamente di tutto per rendere la manifestazione un successo, per mostrare al mondo le capacità organizzative dei milanesi e per mostrare al mondo intero la bellezza della nostra città. Molti stranieri non conoscono Milano dato che i turisti raramente passano dalla nostra città. L’expo diventa quindi un’opportunità per promuovere l’immagine di Milano.
Penso inoltre che l’Expo possa essere una grande opportunità per molti giovani studenti che possano lavorare e trovare un impiego almeno temporaneo nell’organizzazione dell’evento.

10. Da una stima fatta nel 2005 dal U.N.R.A.E nel comune di Milano circolano 800 mila vetture e di queste circa 30 mila sono non catalizzate (3.8%). Le macchine più moderne, che rispondono alle direttive europee più severe in termine di inquinamento, in Italia sono meno di una su tre, mentre a Milano sono circa il 42 per cento. Eppure, Milano ha superato i limiti di PM10 per ben 35 volte nei soli primi 38 giorni di quest’anno. Per entrare nella cerchia dei bastioni si paga l’Ecopass. Alcuni studi indicano che un S.U.V diesel di ultima generazione (euro 4, euro 5, che quindi non paga l’Ecopass) inquina almeno quanto un euro 2 benzina, che invece deve pagare l’Ecopass. Si potrebbe giungere alla sfortunata conclusione che chi ha i soldi per comprare una macchina nuova non paga l’Ecopass, chi non ha questi soldi invece lo paga. Entrambi fanno girare l’economia, entrambi inquinano. Cosa intende fare Lei? Come sta andando questo Progetto “Eco”?
Come detto in precedenza nel nostro programma poniamo molta enfasi sul problema dell’inquinamento a Milano. Penso che uno dei compiti di un sindaco sia di salvaguardare la salute dei propri cittadini e quindi il problema dell’inquinamento dovrebbe essere una priorità per ciascun candidato sindaco.
Nel nostro programma proponiamo diverse soluzioni al problema dell’inquinamento dell’aria. Innanzitutto vogliamo disincentivare l’utilizzo dell’auto a Milano tramite l’estensione dell’ecopass a tutte le vetture inquinanti (solamente auto elettriche e simili saranno esentati) e il miglioramento dei trasporti pubblici. Nella cerchia in cui l’ecopass è attivo non è necessario utilizzare l’auto in quanto il trasporto pubblico è già adesso abbastanza efficiente e con i miglioramenti che proponiamo non servirà affatto utilizzare l’auto in centro. Quindi chi vorrà entrare all’interno della cerchia dei bastioni con l’auto dovrà pagare.
Vogliamo inoltre incentivare l’utilizzo di mezzi non inquinanti come le biciclette costruendo piste ciclabili in città e in provincia. A Milano esistono molte strade larghe in cui c’è sufficiente spazio per costruire anche piste ciclabili.
Proponiamo inoltre di convertire il parco auto del comune di Milano in mezzi elettrci non inquinanti. Per quanto riguarda il trasporto pubblico prevediamo di convertire i pullman inquinanti con mezzi alimentati a biodiesel.
Oltre alle misure di limitazione dell’inquinamento prodotto dalle auto prevediamo di dotare ogni tetto di ogni edificio publico di pannelli solari per contribuire alla produzione di energia elettrica pulita per l’amministrazione pubblica.

11. Sempre per quanto riguarda l’inquinamento avete intenzione di aumentare la salvaguardia della salute controllando anche il PM100?
Ovviamente! Come detto penso che ogni sindaco abbia l’obbligo di salvaguardare la salute dei propri cittadini. Quindi ogni misura che possa mostrare la qualità dell’aria deve essere monitorata e devono essere intraprese delle azioni per migliorarne il livello. Noi ci poniamo obiettivi particolarmente impegnativi per migliorare l’aria dei cittadini. Ovviamente vorremmo eliminare del tutto il PM2,5 PM10 e PM100 ma saremo comunque soddisfatti se saremo riusciti a dimezzarne le quantità in 5 anni.
Ovviamente non ci poniamo solo l’obiettivo di ridurre l’inquinamento ma anche quello di ridurre o azzerare il carbon footprint dell’amministrazione comunale.

12. Lei beve l’acqua del rubinetto di casa sua?
Bevo l’acqua del rubinetto in tutta Europa e Nord America tranne che in Italia. In Italia non esistono dati certi sulla qualità dell’acqua potabile e quindi preferisco acquistare l’acqua. Ho in previsione di acquistare un filtro per l’acqua per poter bere più tranquillamente l’acqua del rubinetto, ma come detto al momento bevo l’acqua in bottiglia.

13. A Milano ci sono moltissime case vuote, sfitte o abbandonate da molti anni. Altre invece vengono date agli amici degli amici o a gente che si può permettere ben oltre ciò che invece paga (il caso di Affittopoli, Trivulzio &C .). Secondo i dati del S.u.n.i.a., quest’anno gli affitti per gli studenti a Milano hanno subito un rincaro del 10%. Una camera singola arriva a costare fino a 750 euro. Quale potrebbe essere la prima azione in merito a tale problema?
Purtroppo rispetto agli studenti europei gli italiani sono fortemente svantaggiati. Non esistono borse di studio o queste sono comunque molto limitate e gli appartamenti costano un occhio della testa. Il risultato è che non tutti si possono permettere di studiare all’università. Io vorrei una università più moderna in cui gli studenti con maggiore merito possano ottenere borse di studio che possano coprire i costi delle rette e i costi degli affitti.
A lungo termine vorrei costruire campus universitari sullo stile americano ed europeo in cui gli studenti possano avere diritto ad un piccolo appartamento, ad un prezzo modico. Comunque una prima azione facilmente attuabile potrebbe essere quella di istituire delle borse di studio per i studenti maggiormente meritevoli.
Un’altra idea potrebbe essere quella di utilizzare gli appartamenti sfitti o posseduti dagli enti e che sono in mano agli amici dei politici. Uno degli obiettivi del nostro partito è la promozione di una politica più trasparente. Un caso come affittopoli non sarebbe potuto succedere perchè gli elenchi sarebbero stati publicati su internet alla disposizione di tutti. Invece in Italia la politica ha sempre cercato di nascondere tutto (basta cercare di leggere un bilancio del comune di Milano per vedere come si cerca di nascondere l’informazione verso i cittadini) per poter proteggere tutti coloro che godono di benefici particolari.

14. Lei ha mai lavorato senza ricevere denaro?
Non ho mai fatto attività di volontariato. Nel corso del mio periodo universitario ho fatto diversi lavori per guadagnare qualcosina e quindi gravare il meno possibile sui miei genitori.

15. Quanto si spenderà a grandi linee per la sua campagna elettorale?
Nulla. Prima di tutto perchè siamo un partito nuovo e quindi abbiamo pochissime risorse. Noi siamo convinti che la nostra forza stia nelle nostre idee. Se le idee sono buone saremo premiati dagli elettori altrimenti sceglieranno un candidato con idee migliori delle nostre. Per promuovere le nostre idee faremo largo uso di internet che è gratis e raggiunge la maggior parte dei cittadini milanesi.
Sento parlare di enormi quantità di soldi spesi per la campagna politica di un singolo candidato e mi chiedo come può amministrare i soldi dei contribuenti una persona che permette tale spreco, ma evidentemente in Italia siamo abituati a questo.

16. Negli ultimi dieci anni le biblioteche rionali hanno ridotto l’orario di apertura rendendoli simili agli orari di un sportello delle poste. Pochissime biblioteche rimangono aperte la sera. Per visitare il Louvre di Parigi si spende tanto quanto andare al Palazzo Reale. Le associazioni culturali milanesi sono al collasso. I piccoli teatri rischiano di chiudere ogni giorno. Qual è la sua proposta culturale per Milano?
In tutta Italia la cultura sta morendo. A Londra molti musei sono gratuiti e fanno a gara per proporre mostre interessanti. A Milano purtroppo esistono pochi spazi in cui fare attività culturali. Non esistono gallerie in cui esporre le opere dei giovani artisti ed i teatri non ricevono il sostegno di cui hanno bisogno. Inoltre l’ingresso ai musei è eccessivamente caro. A tutto ciò si aggiunge la scarsa valorizzazione delle biblioteche che invece dovrebbero fungere da centro culturale di quartiere.
Quando ero in università andavo la sera alla biblioteca di Bonola perchè era l’unica biblioteca della zona a rimanere aperta anche la sera.
Il comune di Milano spende un sacco di soldi in attività culturali ma in queste attività non sono adeguatamente coinvolti i cittadini milanesi.
Noi proponiamo di dedicare maggiori spazi all’arte e alla cultura coinvolgendo maggiormente i cittadini e le università. Per esempio si potrebbbe lavorare insieme con Brera per esporre i lavori dei giovani artisti per le vie cittadine oppure predisporre rassegne di teatro gratuiti. Sarei anche favorevole alla proiezione in piazza duomo della prima della scala che penso debba essere un’evento per tutti i milanesi e non solo per i VIP.
Vorrei coinvolgere i studenti e i cittadini nella progettazione della città e nel miglioramento degli spazi comuni, nelle progettazione delle mostre, dei concerti e nelle attività sportive.

17. Le università private milanesi sono state ultimamente sede di visite parlamentari, governative e da parte dei membri del governo comunale. San Raffaele, Cattolica, Bocconi e Iulm sembrano richiamare sempre più i salotti buoni della borghesia milanese e della rappresentanza comunale. Le università statali quali l'Università degli Studi, la Bicocca e il Politecnico, soprattutto le prime due, non sono state degne di questa passerella. Eppure tra istituti ed enti pubblici dovrebbe esserci una coesione maggiore. Cosa ne pensa e cosa farà in merito?
Come detto intendo coinvolgere maggiormente i cittadini nella gestione dell’amministrazione pubblica e in questo ruolo ovviamente le università dovranno svolgere un ruolo fondamentale. Penso per esempio di coinvolgere gli studenti di architettura e i loro docenti in progetti di miglioramento della città, ma ovviamente è possibile coinvolgere i studenti di ogni percorso di studio. Mi vengono in mente i studenti di ingegneria che possono collaborare nel progetto di rendere Milano più verde. Ma anche agli studenti di storia dell’arte che potrebbero dare una mano ad allestire mostre, ingegneri potrebbero partecipare in diversi altri progetti di miglioramento e automazione della città, studenti di economia potrebbero contribuire in progetti di marketing della città per incrementare il turismo etc.
Mi sono sempre lamentato del fatto che le università italiane sono troppo teoriche. Vorrei quindi dare una opportunità agli studenti di applicare le loro conoscenze (come avviene all’estero) a servizio della ricerca e al servizio della città.

18. Se fosse eletto “Sindaco di Milano”, quali saranno le sue prime tre azioni nei confronti dei Giovani, dell’Università e del Lavoro?
Innanzitutto intendo convocare i rappresentanti dei giovani, dei pensionati, di greenpeace, associazioni antimafia, associazioni di genitori etc per capire come migliorare la città insieme. Come indicato in precedenza nel nostro programma è fondamentale la collaborazione di tutti i cittadini. Come prima cosa quindi intendo ascoltare i problem dei cittadini, e le loro proposte di soluzione. Non si possono proporre delle soluzioni senza sentire i cittadini che ne saranno impattati.
A Milano purtroppo non esistono strutture per i giovani per il tempo libero. Ho intenzione di utilizzare alcune delle aree dismesse di Milano per costruire dei centri di aggregazione in cui i ragazzi possano praticare sport, attività culturali (sale di prova musciali a prezzi accessibili, o palchi in cui allestire concerti). Queste strutture dovrebbero anche informare i ragazzi sul mondo del lavoro e sul mondo degli “adulti”. Strutture di questo tipo esistono in molte città europee ma non in Italia dove non si è mai dato attenzione alle esigenze dei giovani.
Per il lavoro non posso fare molto ma intendo liberalizzare l’orario di apertura dei negozi. Questo darebbe la possiblità a molti studenti universitari di lavorare part time cosi come avviene in America e nel resto d’europa. Inoltre, come detto, vorrei coinvolgere i studenti nei progetti di miglioramento della città. Questo aiuterebbe a preparare meglio i studenti per il mondo del lavoro.

Denis Trivellato

21 marzo 2011

XXI edizione del Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina di Milano

Vi segnaliamo oggi l’apertura della XXI edizione del Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina di Milano, organizzato dal COE in collaborazione con ENI. Fino al 27 marzo, con più di 80 tra film e proiezioni provenienti da oltre 50 Paesi, il Festival sarà ospitato da ben cinque sale cinematografiche: l’Auditorium San Fedele, lo Spazio Oberdan, il Cinema Gnomo, il Teatro Rosetum e il Centro Culturale Francese di Milano. Alle due sezioni storiche del concorso -Finestre sul Mondo, aperta a tutte le provenienze geografiche, e le categorie riservate alle produzioni africane di Miglior Film e Migliori Cortometraggi di Fiction e Documentari- si aggiunge per questa edizione la categoria E Tutti ridono…le più divertenti commedie da Africa, Asia e America Latina, selezionate con la collaborazione di Gino e Michele, autori di Zelig, facciamo Cabaret. Grazie alla collaborazione con la casa editrice Feltrinelli, verrà poi assegnato il premio Il razzismo è una brutta storia al film che meglio si occuperà del tema del razzismo.

A partire da domani, martedì 22, fino alla conclusione della manifestazione, al Festival Center -bastione ovest di Porta Venezia, aperto dal mattino fino alle 20.30- la programmazione del FCAAAL si arricchisce inoltre di mostre ed eventi gratuiti, pensati per avvicinare il visitatore alla cultura di questi tre continenti, che portano in sé il peso e le speranze del Sud del mondo.

Il costo del biglietto per le singole proiezioni è di 5 euro, ma sono disponibili anche tessere cumulative che vanno dai 18 ai 26 euro.

www.festivalcinemaafricano.org

CARO SINDACO - Sesta puntata, Giuliano Pisapia

Vulcano ha intervistato i candidati sindaco per le elezioni comunali di Milano su temi che vanno dalle politiche giovanili, al mondo del lavoro, ai trasporti pubblici. Oggi a rispondere alle nostre domande è il candidato del centro-sinistra Giuliano Pisapia, designato in seguito alla vittoria delle primarie di coalizione dello scorso novembre.

1.L’Associazione S.o.S Racket sembra rimanere sempre più sola nella lotta contro le mafie. Gli ultimi eventi riguardanti le case dell’A.L.E.R sembrano la punta di un iceberg che non si vuole sciogliere. Del pizzo non se ne parla ad alta voce, ma in molti lo pagano, anche nel centro di Milano. Qual è la sua proposta di contrasto in merito al pizzo, al racket, al comportamento mafioso ormai sempre più imperante nella regione Lombardia?
In un contesto in cui più di 5.000 commercianti milanesi pagano il pizzo e un negozio su cinque è controllato dalle cosche il primo passo è una nuova istituzione della commissione antimafia a Palazzo Marino dopo la sua abolizione mesi fa con i voti del centrodestra. Credo nella necessità e nell’urgenza di una commissione con effettivi poteri di verifica e accertamento che controlli le attività dell’Amministrazione comunale, degli Enti e delle società sottoposte al Comune.

2. Lei ha mai violato la legge?
Mi è capitato di essere accusato ingiustamente e addirittura incarcerato oltre 30 anni fa. Sono poi stato prosciolto e assolto con formula piena per entrambe le accuse che mi venivano mosse. Si è trattato di un vero e proprio errore giudiziario. Da allora mi sono sempre battuto per garantire i diritti di tutti, compresi i detenuti, e per il giusto processo.

3. Come si muove a Milano? Mezzi pubblici, bicicletta o automobile? Quanto spende più o meno annualmente per questi spostamenti?
Da marzo a ottobre preferisco muovermi a piedi o in motorino. In inverno, lo ammetto utilizzo la macchina. Fa troppo freddo.

4. Visti i dati preoccupanti sulla diffusione dell’HIV (15.000 persone secondo la L.I.L.A.) e di gravidanze indesiderate a Milano, come pensa di procedere sul fronte dell’educazione sessuale nelle scuole superiori? Come si pone di fronte ad iniziative come la presenza di distributori di preservativi nelle scuole? Cosa pensa dello scontro che lo scorso anno ha visto coinvolti l’ASL di Milano e la Regione Lombardia, riguardante le modalità con cui si tenevano i corsi di educazione sessuale e che hanno portato alla sospensione degli stessi?
In Lombardia si costituiscono le carriere sulla pelle dei nostri ragazzi. Sono favorevole alla distribuzione gratuita di preservativi nelle scuole e negli spazi di aggregazione, purché accompagnata da un’educazione sessuale attenta e capillare.


5. Prima della sua carriera politica, di cosa si occupava?
Negli anni dell’università ho lavorato come educatore al carcere minorile Beccaria, come operaio in un’industria chimica e come impiegato in banca. A trent’anni ho cominciato a fare l’avvocato penalista e mi sono occupato sia di molti tra i processi più importanti di questi ultimi anni (Ocalan, processo SME, G8, Toghe Sporche), sia di molti casi riguardanti la gente comune. Il mio lavoro mi ha portato a contatto con le ingiustizie, le ineguaglianze e la mancanza di diritti ed è per questo che interpreto la politica non come una carriera bensì come servizio.
È con questo spirito che mi sono candidato e che ho svolto la mia attività da parlamentare, rinunciando anche ad alcuni dei privilegi di cui dispongono deputati e senatori.

6. Che genere di istruzione ha ricevuto dai suoi genitori e dalle scuole che ha frequentato?
Ho studiato nei banchi del Berchet, mi sono laureato in Scienze Politiche e Giurisprudenza presso la Statale di Milano. Sono cresciuto in Viale Montenero insieme ai miei sei fratelli a mio padre, Giandomenico, avvocato, da cui ho ereditato l’amore per il diritto e i diritti e a mia madre, Margherita, cattolica, che mi insegnato l’attenzione per i più deboli.

7. Il rapporto di Transatlantic Trends evidenzia che in Italia la percezione della percentuale di immigrazione risulta quattro volte superiore rispetto alla realtà. A Milano, gli avvenimenti di via Padova o del campo rom di via Triboniano dimostrano che la temperatura sociale resta calda. Quali crede siano le priorità per stemperare la tensione? Come progetterà di muoversi il comune e i suoi servizi per attuare l’integrazione con strumenti alternativi al solo intervento delle forze dell’ordine?
Un vecchio adagio recita “chi promette ordine non potrà mai darlo perché non smette di organizzarlo”. A Milano e in Italia il centrodestra si limita ad arginare il fenomeno dell’immigrazione. È invece doveroso governarlo attraverso politiche pubbliche che promuovano la responsabilizzazione e il superamento delle disparità, come recita l’articolo 3 della nostra Costituzione. Ed è urgente farlo perché si tratta del futuro della nostra Città e del nostro Paese. Il legame civile e sociale si ricostituisce attraverso la condivisione dei diritti e dei doveri. Ne sono convinto.

8. Molti degli studenti che frequentano le università milanesi sono pendolari, fuori sede o provenienti da altri Paesi (Erasmus). Vivendo a Milano contribuiscono in vario modo a rendere più ricca la città. Purtroppo, rispetto alle grandi città europee Milano risente di un deficit nel settore del trasporto pubblico, soprattutto nelle fasce notturne e nelle zone periferiche e i prezzi dei taxi sono assolutamente proibitivi. Come intende agire per migliorare il trasporto milanese? Come pensa di agire sulle politiche giovanili e di integrazione?
Un trasporto pubblico più efficiente, che funzioni anche di notte e meno costoso per i contribuenti è possibile attraverso una tariffazione di scala metropolitana, integrata e flessibile. Riguardo alle politiche giovanili: facilitazione per l’accesso alla casa, al microcredito, un regolare coinvolgimento delle realtà giovanili all’interno dei consigli di zona e del Consiglio comunale, l’istituzione di un emporio municipale di sostegno alla creatività, fondi di venture capitale municipale a sostegno di imprenditori innovativi. Gli studenti, i ricercatori e docenti che vengono a Milano sono i nostri migliori ambasciatori. Avremo fatto un buon lavoro quando gli studenti erasmus metteranno la nostra Città come prima scelta.


9. Qual è la sua visione di Milano?
Sogno e sono pronto a lavorare per una Milano più viva e quindi più sicura, una Milano più giusta e che precluda ogni agibilità alle mafie. Una Milano aperta che sappia entrare nella rete delle città virtuose per consumi e standard ambientali. Una Milano dove la democrazia non si limiti al voto ma sia pratica riconosciuta e promossa. Una Milano che sia capace di recuperare la sua vocazione internazionale e che dia voce agli stranieri che vi abitano. Una Milano dove si arriva e si rimane per scelta, perché si vive bene, si lavora, si studia e si può costruire una famiglia. Una Milano più felice.

10. Quali benefici sociali e ambientali porterà l’Expo ai cittadini milanesi e ai suoi visitatori?
L’Expo deve essere un’occasione per promuovere quelle strategie ambientali e sociali di cui Milano ha bisogno. Visibilità alle imprese più responsabili e innovative sul fronte dell’ambiente, lancio e consolidamento del mercato di prossimità, partnership con altri Paesi per prevenire le infiltrazioni della criminalità organizzata. L’eredita’ di Expo: lavoro, intelligenza e spazi pubblici.

10. Da una stima fatta nel 2005 dal U.N.R.A.E nel comune di Milano circolano 800 mila vetture e di queste circa 30 mila sono non catalizzate (3.8%). Le macchine più moderne, che rispondono alle direttive europee più severe in termine di inquinamento, in Italia sono meno di una su tre, mentre a Milano sono circa il 42 per cento. Eppure, Milano ha superato i limiti di PM10 per ben 35 volte nei soli primi 38 giorni di quest’anno. Per entrare nella cerchia dei bastioni si paga l’Ecopass. Alcuni studi indicano che un S.U.V diesel di ultima generazione (euro 4, euro 5, che quindi non paga l’Ecopass) inquina almeno quanto un euro 2 benzina, che invece deve pagare l’Ecopass. Si potrebbe giungere alla sfortunata conclusione che chi ha i soldi per comprare una macchina nuova non paga l’Ecopass, chi non ha questi soldi invece lo paga. Entrambi fanno girare l’economia, entrambi inquinano. Cosa intende fare Lei? Come sta andando questo Progetto “Eco”?
Pensiamo che l’Ecopass debba essere trasformato in un pedaggio di congestione differenziato per dimensione e cilindrata dei veicoli. Oggi ci sono 3 classi 3, 4, 5 che pagano 2, 5, 10 euro, senza distinzioni tra un SUV e una piccola cilindrata. La rimodulazione dell’ecopass/congestion charge dovrebbe avvenire in base alle emissioni di CO2 e in base alla frequenza di utilizzo. Abbiamo calcolato che le entrate potrebbero aumentare da 11 a 15 milioni.

11. Sempre per quanto riguarda l’inquinamento avete intenzione di aumentare la salvaguardia della salute controllando anche il PM100? L’Europa non lo richiede ma studi scientifici ammettono la sua esistenza e il suo potere cancerogeno...
Cercheremo innanzitutto di capire se ci sia e in quale grandezza l’effettivo impatto sulla salute. Ritengo che l’inquinamento debba essere combattuto a 360° e quindi noi ci batteremo per questo.

12. Lei beve l’acqua del rubinetto di casa sua?
L’acqua di Milano è cosi buona…è una tentazione irresistibile. In più bere l’acqua dei nostri comuni è un gesto semplice che contribuisce alla riduzione dell’inquinamento causato dalle bottiglie di plastica.

13.A Milano ci sono moltissime case vuote, sfitte o abbandonate da molti anni. Altre invece vengono date agli amici degli amici o a gente che si può permettere ben oltre ciò che invece paga (il caso di Affittopoli, Trivulzio &C .). Secondo i dati del S.u.n.i.a., quest’anno gli affitti per gli studenti a Milano hanno subito un rincaro del 10%. Una camera singola arriva a costare fino a 750 euro. Quale potrebbe essere la prima azione in merito a tale problema?
Avete ragione, le case a Milano ci sono e sono tantissime: 80.000 appartamenti e 900.000 mq di uffici sfitti. Per porre rimedio a questa situazione abbiamo pensato ad un’Agenzia per la casa che renda più semplice l’accesso alle abitazioni attraverso una facilitazione fra domanda e offerta e attraverso incentivi fiscali e garanzie giuridico/amministrative. Cosi potremo favorire un mercato degli affitti a prezzi accessibili e l’autonomia dei giovani e degli studenti.

14. Lei ha mai lavorato senza ricevere denaro?
Si, in questi anni mi è capitato di difendere persone gratis e l’ho fatto con lo stesso impegno e la stessa passione.

15. Quanto si spenderà a grandi linee per la sua campagna elettorale?
Comunicare le idee costa e c’è una enorme sproporzione fra le cifre a mia disposizione e quelle che vengono garantite al sindaco attuale. Il rapporto è di 1 a 10. Per questo in tutti i quartieri si sono attivati dei comitati che stanno organizzando eventi e attività di raccolta fondi per raggiungere il milione di euro di cui avremmo bisogno ma siamo ancora lontani. Per lottare ad armi pari serve l’aiuto di tutti e sarebbe necessario una legge per porre un tetto d spesa ai candidati a sindaco, come accade oggi per il Parlamento o per la Presidenza della Regione. Ma c’è purtroppo un vuoto legislativo, che deve essere colmato al più presto.

16. Negli ultimi dieci anni le biblioteche rionali hanno ridotto l’orario di apertura rendendoli simili agli orari di un sportello delle poste. Pochissime biblioteche rimangono aperte la sera. Per visitare il Louvre di Parigi si spende tanto quanto andare al Palazzo Reale. Le associazioni culturali milanesi sono al collasso. I piccoli teatri rischiano di chiudere ogni giorno. Qual è la sua proposta culturale per Milano?
Milano città aperta. Questa è una delle immagini più belle che hanno prodotto le centinaia di persone che hanno partecipato alle Officine della Città dove è stato elaborato il programma elettorale per la mia candidatura. Ci impegniamo a rianimare Milano riconsegnando ai cittadini quegli spazi e quelle sedi pubbliche come le scuole e le biblioteche per favorire lo studio, la formazione e l’incontro fra realtà associative, di volontariato e culturali. Estendere l’orario di apertura delle biblioteche è una priorità e per fronteggiare le scarse risorse si potrebbero coinvolgere gli stessi studenti nella gestione.

17. Le università private milanesi sono state ultimamente sede di visite parlamentari, governative e da parte dei membri del governo comunale. San Raffaele, Cattolica, Bocconi e Iulm sembrano richiamare sempre più i salotti buoni della borghesia milanese e della rappresentanza comunale. Le università statali quali l'Università degli Studi, la Bicocca e il Politecnico, soprattutto le prime due, non sono state degne di questa passerella. Eppure tra istituti ed enti pubblici dovrebbe esserci una coesione maggiore. Cosa ne pensa e cosa farà in merito?
L’università non deve trasformarsi in una passerella deve essere invece capace di relazionarsi con le istituzioni in modo trasparente e non saltuario e basato su personalizzazioni. Per questo abbiamo pensato ad una Conferenza permanente tra Comune, Università ed Enti di ricerca che faciliti l’interazione e un approccio interdisciplinario alla soluzione dei problemi. I primi passi? Un censimento della ricchezza delle competenze presenti negli 8 atenei e nei centri di ricerca pubblici e privati della Città.

18. Se fosse eletto “Sindaco di Milano”, quali saranno le sue prime tre azioni nei confronti dei Giovani, dell’Università e del Lavoro?
Carta Comunale dello studente per una fruizione agevolata dei servizi e delle opportunità culturali offerte dalla Città, interventi organici in difesa del diritto allo studio, localizzazione e ampliamento di spazi fisici dedicati alla socializzazione, allo sport e alla cultura. Infine, nonostante non sia diretta competenza del Comune, m’impegno a promuovere politiche a livello nazionale che possano essere precorritrici riguardo al male maggiore che affligge le nuove generazioni: il precariato.

Denis Trivellato

19 marzo 2011

Quale design?

Caratteristica della Triennale di Milano è il rimanere disorientati di fronte al dinamismo e all’ecletticità delle sue mostre. In concomitanza con il Week-end del Design, la celebre istituzione meneghina ha concesso l’ingresso gratuito ai milanesi, molti dei quali non conoscono la propria città e le sue eccellenze. Sarebbe infatti un peccato perdersi una delle neonate esposizioni che ospita il Palazzo dell’Arte: quella dedicata al design italiano. I suoi ambienti, ben visibili da parte dello spettatore grazie al ponte sospeso sulle scalinate, ospitano due collezioni permanenti e una mostra annuale che quest’anno è stata curata da Alessandro Mendini ed è intitolata “Quali cose siamo”.
Appena entrati ad accogliere i visitatori si presentano subito alcuni oggetti bizzarri: una copia del David di Michelangelo, una replica del celebre sandalo di Ferragamo e un’Ape. Già da questi “indizi” si capisce subito che le nostre coordinate sono inadeguate per capire la dimensione in cui ci troviamo. Poco più in là, ad attendere, dentro una teca di plexiglass, ci sono i “Gormiti”. Prende qui forma il dubbio: come può un Gormite essere l’espressione del design italiano nel mondo? Tra i 796 oggetti reperiti in tutta Italia, disposti su enormi basamenti, si trovano inoltre delle protezioni “Dainese” vicine a una copia di un’armatura sabauda, porcellane antiche e vasi di terracotta prodotti con i medesimi processi di cinquecento anni fa, plastici curiosi come il “Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”, libri di celebri architetti e designer italiani.
Ma sono presenti anche degli oggetti di design tradizionale, come la celebre “Lettera 22”, il primo prototipo della “Moka” Bialetti e la Panda della Bertone.
Per il visitatore che, con in sottofondo un ticchettio martellante, cercasse di risolvere l’enigma legato alla logica della mostra, agli accostamenti e ai criteri di scelta degli oggetti, la chiave di lettura è a portata di mano: l’idea stessa di design. Silvana Annachiarico, direttore del Triennale Design Museum, definisce la “mission” del museo e della mostra: la base è un concetto di design dinamico, non monolitico, visibile da diversi punti di vista, dove gli oggetti si confondono.
Alessandro Mendini riprende queste parole e afferma, nella videointervista finale, che non si è basato su una definizione istituzionale di design: il suo intento era trovarne una nuova. Tutti gli oggetti sono importanti, come chi li ha usati: egli è in qualche modo descritto da questi; i metodi produttivi sono fondamentali, perché conferiscono unicità al prodotto. Non è il tempo la dimensione principale della mostra, ma le situazioni e gli accostamenti che lo spettatore, mai passivo, è chiamato a creare, scegliendo secondo una propria concezione di design.
C’è ora un nuovo polo che giuda la bussola del visitatore: il situazionismo, la valenza simbolica del prodotto e una nuova lettura inconscia. Credere che solo certi oggetti facciano parte del design solo perché belli o utili non è un errore, ma una lettura limitante, la base di tutti gli integralismi artistici. Tutta l’Italia è un grande museo e noi stessi siamo il metro con cui decidere se un “Gormite” può essere espressione del design. Ma forse fra trent’anni questo non sarà un problema per i “puristi” del design: allora il gusto comune li avrà accettati e riabilitati, come è successo per i vari Mazinga e Goldrake, dei “cult” contemporanei.

Davide Contu

17 marzo 2011

150° anniversario dell’Italia unita: una piccola riflessione

“Viva l’Italia, l’Italia liberata, l’Italia del valzer e l’Italia del caffè, l’Italia derubata e colpita al cuore, viva l’Italia, l’Italia che non muore, viva l’Italia presa a tradimento, l’Italia assassinata dai giornali e dal cemento l’Italia con gli occhi asciutti nella notte scura, viva l’Italia, l’Italia che non ha paura..” Una delle particolarità che rende meravigliosa ed emozionante la poesia è quella intrinseca possibilità che ha ogni lettore che vi si accosti di renderla attinente alla propria quotidianità o ai propri sentimenti. Personalmente ho sempre creduto che i cantautori fossero i poeti contemporanei e, ascoltando queste parole scritte nel lontano ’79 da De Gregori, non mi è riuscito di trovarne di più adatte per descrivere la sensazione dell’avvicinarsi di questo discusso 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia. Come sempre più spesso accade, i dibattiti vengono sviluppati in maniera da renderli superficiali e ridurli a mere contrapposizioni. In questa stagione politica che sembra sedimentata da un tempo infinito sugli stessi temi (scandali sessuali, giustizia, corruzione ecc...) sui quali si confrontano gli stessi volti, finalmente il 17 Marzo offre un punto di riflessione per lo meno ideale e che può essere di interesse comune. Infatti, benché anniversari, commemorazioni, incontri sulle origini delle istituzioni sono le occasioni che solitamente solleticano la curiosità e la passione principalmente di chi si occupa di storia, qui non si tratta di una ricorrenza qualunque, bensì del 150esimo anno dalla nascita della nazione in cui abitiamo. Dal mio punto di vista le discussioni su questa data sono curiose: tempo fa quando pensavo al 150esimo non avrei certo previsto una polemica simile, non immaginavo che all’alba del 17 i miei concittadini intonassero l’inno di Mameli dai balconi, ma mi aspettavo l’iter tradizionale: festa nazionale, le persone più interessate avrebbero partecipato agli incontri o avrebbero letto qualche libro sul risorgimento che sarebbe sicuramente stato edito per l’occasione, e le persone meno interessate avrebbero accolto la giornata pensandoci pochi secondi, sorridendo e magari guardando il programma televisivo di approfondimento con ogni probabilità in palinsesto su Rai tre o su Rete 4. Invece in questi giorni abbiamo assistito a polemiche, Ministri dello stato italiano che sono indecisi se celebrare il 150esimo anniversario dell’istituzione di cui sono i rappresentanti, gruppi su facebook pro e contro e anche considerazioni su quanto sia giusto considerare questo 17 Marzo diversamente dal 17 Marzo dell’anno passato. Nel confronto politico, la recente istituzione della festa della Lombardia il 29 maggio, data della battaglia di Legnano, ha palesato l’ipocrisia che c’era alla base di ogni rimostranza del gruppo politico più avverso. Quell’ostinato ostruzionismo si è dimostrato chiaramente per quello che è: un mero strumento per portare avanti quella lotta politica in cui si chiede da sempre maggiore attenzione verso le realtà locali contro quello Stato centrale visto come oppressore se non addirittura come profittatore. La cosa che colpisce non è che un partito che miri a separarsi da uno Stato che reputa inefficiente non ne celebri la persistenza, ma che da molti questa condotta politica non venga ritenuta assolutamente fuori luogo. Gli anniversari sono momenti in cui una comunità, una famiglia, un gruppo, celebra il fatto di esistere dopo tempo, nonostante le difficoltà incontrate. I pochi o molti che avrebbero preferito non prendere in considerazione il fatto che quest’anno si presenti una ricorrenza importante per l’Italia, sono spinti da un motivo ben preciso: non vorrebbero far parte di questa Nazione, non sono orgogliosi del Paese in cui vivono. Criticare il nostro Paese non risulta un’impresa difficile, c’è chi sostiene che addirittura il denigrare i servizi inefficienti e le persone che detengono responsabilità, a ragione o a torto, è quasi anch’esso divenuto parte del costume nazionale. Ingiusto sarebbe nascondere i molti problemi che colpiscono l’Italia, ma è altresì impossibile decidere di non far più parte della cittadinanza. Il non votare, il lasciare che gli eventi ci scivolino addosso non ci rende meno partecipi della Nazione: ne siamo parte anche quando diciamo che ci vogliamo separare. Da Milano recarsi a Londra può costare meno che raggiungere Bologna, il che dà l’illusione di poter essere “qualcosa d’altro”, ma proprio quelle persone che hanno vissuto l’esperienza di lavorare, studiare, trascorrere una vacanza all’estero potranno testimoniare come siamo nel profondo genuinamente italiani. Siamo italiani nei gusti e nel modo di esprimerci. Ce ne accorgiamo anche solo quando, istintivamente, elogiamo un mezzo pubblico o critichiamo una pietanza paragonandola a ciò a cui siamo abituati. Quando cerchiamo la compagnia di altri italiani o quando magari li evitiamo. Siamo italiani anche se non ci piace. Siamo italiani, abbiamo un grande passato, una storia che, come tutte le storie, con le sue luci e le sue ombre merita di essere raccontata, soprattutto a chi tuttora ne fa parte. Ritornando a De Grgori, “Viva l’Italia con le bandiere, Viva l’Italia che resiste”. Ancora, dopo 150 anni, nonostante tutto.

Stefano Vallieri

Mameli: la giovanile turbolenza di un eroe risorgimentale

Quanto si può fare per la patria in ventuno anni di vita? Goffredo Mameli nasce a Genova il 5 settembre 1827 da un ammiraglio della marina sarda e dalla marchesa Adelaide Zoagli Lomellini. Fin dai primi anni della sua breve esistenza, Mameli è circondato da uomini politici e da intellettuali che frequentano la casa dei genitori. La spinta patriottica viene da Giuseppe Canale, uomo di grande cultura e vicino ai mazziniani; a vent’anni Mameli ha già scritto diversi componimenti poetici, e comincia a studiare Filosofia all’università di Genova, dopo un breve esilio in Sardegna dovuto allo scoppio della peste. Spirito turbolento e rivoluzionario, abbandona l’università l’anno seguente a causa della sua incostanza e dell’interesse politico. Entra a far parte della Società Entelema a Genova, inizialmente devota alla cultura e trasformatasi poi in un vero e proprio ambiente di discussione politica tra i democratici genovesi. Mameli è tutt’altro che uno spirito semplice: declama versi patriottici nelle piazze e sventola il tricolore, sebbene tale gesto sia proibito ufficialmente; nel 1848 si reca a Milano per aiutare Nino Bixio durante le Cinque Giornate e partecipa attivamente alla battaglia. Per le strade di Milano già tuona imponente l’Inno degli Italiani, scritto un anno prima dal giovane genovese, poi musicato da Michele Novara. La testimonianza più diretta dell’episodio della stesura del nostro inno è di Carlo Alberto Berilli, patriota e poeta, amico e biografo di Mameli. Il foglio con le parole scritte dalla mano di Mameli giunge a Torino in un salotto di intellettuali, tra cui il musicista Novara; pochi istanti bastano per capire che quel testo sarà l’inno di battaglia, la voce unita di un popolo unito (Raccolgaci un'unica/bandiera, una speme:/di fonderci insieme/già l'ora suonò), poco tempo per musicare queste parole. Il 10 dicembre 1847 viene suonato l’Inno degli Italiani a Onegina, un quartiere di Genova, davanti a 30.000 persone (Fratelli d’Italia) – ai tempi era appena stata abolita una legge che vietava l’assembramento di più di 10 persone. Il 1848 è ormai a un passo (Dall'Alpi a Sicilia/dovunque è Legnano,/ogn'uom di Ferruccio/ha il core, ha la mano), la gente impara a memoria le parole di Mameli e continua a cantare per le strade: è uno dei tanti simboli del Risorgimento. I tentativi di censurare le parti più dure nei confronti degli Austriaci, ai tempi alleati (già l'Aquila d'Austria/le penne ha perdute.) sono vani tentativi di fermare una rivolta ormai certa.
Mameli muore giovanissimo, a 21 anni, per una ferita lieve di baionetta da parte di un commilitone: la conseguente infezione gli è fatale; oggi le sue spoglie riposano al Gianicolo, non si contano le lapidi, i busti, le statue in sua memoria in tutta Italia. I ventuno anni di questo ragazzo genovese dedicati all’Unità d’Italia. Che cosa possiamo fare noi?

Daniele Colombi

16 marzo 2011

CARO SINDACO - Quinta puntata, Fabrizio Montuori

Vulcano ha intervistato i candidati sindaco per le elezioni comunali di Milano su temi che vanno dalle politiche giovanili, al mondo del lavoro, ai trasporti pubblici. Oggi vi proponiamo l'intervista a Fabrizio Montuori, classe 1977, laureato in Scienze Politiche all'Università di Bologna, candidato per il Partito Comunista dei Lavoratori, che si presenta autonomamente a questa tornata elettorale.

1.L’Associazione S.O.S. Racket sembra rimanere sempre più sola nella lotta contro le mafie. Gli ultimi eventi riguardanti le case dell' A.L.E.R sembrano la punta di un iceberg che non si vuole sciogliere. Del pizzo non se ne parla ad alta voce, ma in molti lo pagano, anche nel centro di Milano. Qual è la sua proposta di contrasto in merito al pizzo, al racket, al comportamento mafioso ormai sempre più imperante nella regione Lombardia?

La questione delle mafie non è solo un problema della nostra città, provincia o più in generale dell’intera regione. Il problema delle mafie è un problema nazionale. Io posso dire, venendo da una città del Sud, Taranto, divenuta purtroppo famosa negli anni ’80 per la criminalità organizzata e per le guerre tra bande, che il problema si risolve dal basso attraverso un’educazione di rispetto e di valori. Bisogna partire dalle famiglie, alla scuola, passando attraverso la creazione di centri giovanili che questi valori si devono affermare e diffondere. Oggi con la crisi che avanza molti genitori sono costretti a lavorare ore ed ore per sbarcare il lunario lasciando un po’ allo sbaraglio i propri figli, anche perché le strutture presenti sono esigue ed insufficienti. I pochi locali di aggregazione, di socializzazione vengono chiusi. Penso a quei circoli e locali che nell’ultimo periodo sono stati chiusi da questa giunta. Dalle Scimmie al Plastic per finire con la Casa 139. In precedenza a dar fastidio erano i centri sociali dalla Bottiglieria alla Fornace oggi lo sono i circoli che propongono musica ed una cultura alternativa. Oltre alle associazioni ed ai circoli, di cui SOS Racket da anni conduce battaglie contro il racket e le mafie, poco hanno fatto invece le istituzioni(Comune, provincia e regione). Se si va a leggere l’ultimo rapporto della Dia per la Lombardia i dati sono allucinanti, un solo dato si parla di 500 persone affiliate alle‘ndrine a cui si devono aggiungere tutte le altre mafie entrate nel tessuto economico della nostra città e della nostra regione. Per riassumere bisogna partire dalla cultura e dal rispetto per il prossimo per sconfiggere ogni tipo di mafia e per abbattere il muro del silenzio e dell’omertà.

2. Lei ha mai violato la legge?

Solo un paio di volte: ho preso l’autobus senza pagare il biglietto.

3. Come si muove a Milano? Mezzi pubblici, bicicletta o automobile? Quanto spende più o meno annualmente per questi spostamenti?

Prevalentemente a Milano mi muovo con i mezzi pubblici o a piedi. Ho la macchina ma la uso molto poco.

4. Visti i dati preoccupanti sulla diffusione dell’HIV (15.000 persone secondo la L.I.L.A.) e di gravidanze indesiderate a Milano, come pensa di procedere sul fronte dell’educazione sessuale nelle scuole superiori? Come si pone di fronte ad iniziative come la presenza di distributori di preservativi nelle scuole? Cosa pensa dello scontro che lo scorso anno ha visto coinvolti l’ASL di Milano e la Regione Lombardia, riguardante le modalità con cui si tenevano i corsi di educazione sessuale e che hanno portato alla sospensione degli stessi?

I dati sull’HIV sono abbastanza allarmanti. Penso che nelle famiglie e nelle scuole devono essere fatti dei corsi ad hoc per l’educazione sessuale. L’età adolescenziale è un periodo importante nella vita di tutti noi. E’ il momento in cui si copre il nostro corpo ed è necessario che scuole, famiglie si adoperino per dare i giusti strumenti ai ragazzi. Penso che bisogna distribuire gratuitamente i preservativi non solo nelle scuole ma anche in città. Bisogna essere chiari nel parlare di quali rischi si corrono senza l’utilizzo di anticoncezionali. Bisogna aprire degli ambulatori e dei consultori pubblici che siano laici, non ammanicati con CL, accessibili alle classi meno abbienti sia italiane che straniere.

5. Prima della sua carriera politica, di cosa si occupava?

Io ho cominciato a fare politica attivamente dal primo anno delle scuole superiori. Questa è una mia piccola biografia Nel periodo del liceo classico comincio ad avere le mie prime esperienze politiche nella città dei due mari, Taranto. Partecipo attivamente alle occupazioni delle scuole e frequento il centro sociale Città Vekkia. In quegli anni, Taranto è amministrata da Giancarlo Cito, noto esponente dell'estrema destra tarantina e nazionale.

Nel 2004 mi iscrivo alla Facoltà di Scienze Politiche di Bologna, dove mi sono laureato nel 2006. Sin dal primo anno di Facoltà sono stato tra i fondatori del Collettivo S.P.A (Scienze Politiche

Autogestite) che si occupava delle problematiche dell'Università,sia a livello locale e sia a livello nazionale, mi sono schierato contro le varie riforme Zecchino e Berlinguer. Nello stesso periodo mi sono iscritto al PRC dove nel giro di pochi anni sono diventato, prima membro dei GC bolognesi e successivamente membro della Commissione lavoro provinciale del PRC.

Dal 2001 lavoro in Vodafone, prima come interinale, poi come part Time presso il Call center e successivamente,dal 2007, lavoro a tempo pieno sempre nella stessa azienda ma a Milano. Sin dai primi anni di lavoro mi sono iscritto in CGIL ed ho costituito nella città felsinea un comitato contro lo scippo del TFR. Nel 2003 ho aderito a Progetto Comunista, minoranza del PRC, in quanto non condividevo la scelte politiche dell'area bertinottiana. Nel 2006 sono stato candidato alla Camera, per l'Emilia Romagna per il PRC, ma sempre nello stesso anno sono uscito da Rifondazione ed insieme ad altri ho dato vita al P.C.L. e sin dalla sua fondazione faccio parte degli organismi dirigenti. A Milano dal 2007 continuo, oltre l'attività lavorativa, anche quella politica, partecipando alle lotte dei lavoratori, degli immigrati, dei precari contro le politiche neoliberiste sia dei governi di centro sinistra che di quelli di centro destra. Faccio parte del coordinamento lavoratori uniti contro la crisi della città meneghina. Nel 2008 sono stato Candidato del P.C.L. alla Camera per la Lombardia. Nel 2011 mi presento come candidato sindaco del P.C.L. per la città di Milano.

6. Che genere di istruzione ha ricevuto dai suoi genitori e dalle scuole che ha frequentato?

Ho ricevuto dai miei genitori un’educazione fondata sul rispetto delle altre persone prescindere da quale sia il colore della pelle, la nazionalità o la religione. Sono un’internazionalista convinto, la mia patria è il mondo intero. E penso che fino a quando il colore della pelle sarà più importante del colore degli occhi io continuerò a lottare contro la xenofobia, il razzismo ed il fascismo. Ho fatto studi umanistici, come accennavo prima, ho frequentato il classico e poi Scienze Politiche.

7. Il rapporto di Transatlantic Trends evidenzia che in Italia la percezione della percentuale di immigrazione risulta quattro volte superiore rispetto all

a realtà. A Milano, gli avvenimenti di via Padova o del campo rom di via Triboniano dimostrano che la temperatura sociale resta calda. Quali crede siano le priorità per stemperare la tensione? Come progetterà di muoversi il comune e i suoi servizi per attuare l’integrazione con strumenti alternativi al solo intervento delle forze dell’ordine?

La realtà milanese è cambiata negli ultimi decenni. Milano se si vanta di essere città europea, interrazziale aperta deve cambiare atteggiamento. La repressione non serve, è necessario invece l’adozione di politiche di integrazione. La storia in questo caso dovrebbe aiutarci. Una volta erano le migrazioni dalle regioni del Sud Italia verso il Nord, oggi assistiamo alle migrazioni dal Sud del mondo verso il Nord e quindi anche verso l’Italia e la nostra città. Sono cambiati i soggetti ma la sostanza rimane sempre la stessa. Gente accomunata dalla lingua, dalla propria cultura e dalla proprie tradizioni che quando arrivano a Milano si vanno” a parcheggiare” in quartieri che diventano dei veri e propri ghetti. Questo è dovuto principalmente alla mancanza di una cultura di accoglienza e d’integrazione. Non devono più esistere ghetti ma quartieri multiculturali. Per quanto riguarda i rom, i sinti la questione non si risolve con tante belle ruspe e con la militarizzazione, Gli sgomberi che si sono susseguiti hanno avuto un costo economico pari a circa 11 milioni di Euro per non parlare della disperazione che hanno generato fra i Rom ed i Sinti hanno visto la distruzione delle loro case.

Ripercorriamo la storia degli sgomberi dal campo di Triboniano il cui sgombero violento è stato effettuato il 28 maggio, più di 100 famiglie con 180 minori a carico, via non certo per motivi di sicurezza, fra i più violenti citiamo quello della Bovisa, quello di Poasco campo Chiaravalle, Forlanini, Rubattino, ed infine si arriva a quello avvenuto in data 25 gennaio 2011 in via Adriano. Ovviamente qui si citano i più rilevanti, ma ve ne sono molti altri con il loro corredo di storie e di diritti negati. Ed ecco che la città che assegna l’Ambrogino d’oro alle Maestre delle scuole del Quartiere Rubattino per aver avviato con successo l’integrazione scolastica, di fatto ne nega la fattibilità. Come si può integrare un bambino in una scuola che in un anno ha subito almeno 12 sgomberi ? Cambiando così differenti scuole in poche settimane ed essendo costretto (potendo) a riacquistare tutti i libri ed i quaderni per studiare? Le ruspe seppelliscono tutto, oltre alle povere case anche i ricordi!

Le proposte che faccio sono: Per i Rom e Sinti che hanno nella loro cultura il nomadismo dare dei Campi Transitori, non quelli intesi dalla Giunta Moratti, dove possono trascorrere giornate nel rispetto della loro dignità e delle loro tradizioni. Occorre dare diritto di cittadinanza al popolo Rom e a tutti gli immigrati garantendogli il diritto alla casa ed alla scuola. Solo con l’integrazione Milano potrà essere una vera città cosmopolita.

8. Molti degli studenti che frequentano le università milanesi sono pendolari, fuori sede o provenienti da altri paesi (Erasmus). Vivendo a Milano contribuiscono in vario modo a rendere più ricca la città. Purtroppo, rispetto alle grandi città europee Milano risente di un deficit nel settore del trasporto pubblico, soprattutto nelle fasce notturne e nelle zone periferiche e i prezzi dei taxi sono assolutamente proibitivi. Come intende agire per migliorare il trasporto milanese? Come pensa di agire sulle politiche giovanili e di integrazione?

Il problema della mobilità delle persone e delle merci è serio. In parte esso è legato alle scelte urbanistiche e di pianificazione generale delle funzioni della città, in parte dal combinarsi di dati contraddittori. Pur considerando l’intensa attività edilizia, Milano ha perso circa 400.000 residenti tra il censimento del 1971 e quello del 2001. Ciò si combina però al fatto che l’espulsione della residenza è molto più accentuata in centro che non nelle periferie e che come abbiamo visto, la presenza dei cosiddetti city users in città è considerevole ed in un giorno-tipo incrementa la popolazione ufficialmente residente del 35%. In questa situazione la rete di trasporto pubblico, di per se non disprezzabile, non ha seguito l’evoluzione delle necessità della città, soprattutto nei suoi collegamenti con la sua area metropolitana e sulle tariffe applicate. Nel dicembre appena trascorso, per esempio, sono stati soppressi 384 treni, tra quelli circolanti uno su 4 è in ritardo. Da questa situazione deriva in parte l’abitudine all’utilizzo del mezzo privato (generalmente l’auto), che determina un aumento del traffico veicolare ed una riduzione della velocità commerciale del mezzo pubblico di superficie. Sono favorevole ad una drastica proibizione dell’uso del mezzo privato. Il tutto naturalmente da combinarsi con il potenziamento del trasporto pubblico per farlo diventare veramente attrattivo e competitivo rispetto a quello privato, anche attraverso apposite scelte tariffarie con un piano integrato con la Provincia, dalla quale arriva un elevato numero di pendolari per studio e lavoro (ecco il caso di un servizio pubblico che secondo noi può essere erogato anche in passivo). Più in generale si tratta poi di agire sulle cause che generano il problema: quindi serve ripensare gli orari della città, negli orari di aperture degli spazi commerciali e degli uffici pubblici così come nella eliminazione degli spostamenti inutili, nella riorganizzazione del lavoro e dei servizi pubblici, nella allocazione di servizi di prossimità o di quartiere anche direttamente gestiti dalla amministrazione. Per questo sono favorevole alla metropolitana aperta anche di notte, che dà un servizio alla città ed anche nuovi posti di lavoro. Fare degli accordi con le società di Taxi per cui ci siano dei prezzi agevoli ed economici per gli studenti e per le persone più disagiate economicamente. Non stiamo parlando di città utopica ma di qualcosa di realizzabile. In alcune città europee, cito Glascow e Barcellona, perché ci sono stato il costo dei taxi è molto agevole ed anche in Italia esempi di questo tipo si possono trovare a Bolzano.Per ciò che concerne le politiche giovanili co

me già citavo precedentemente è necessaria la riapertura senza se e senza ma di tutti i circoli chiusi nella città meneghina, la difesa ed il rilancio di una vera cultura indipendente, autonoma e non omologata agli interessi del capitale economico e finanziario ed infine l’apertura di nuovi centri di aggregazione giovanile nella nostra città. Dare agli studenti delle abitazioni a prezzo calmierato, aumentare infine i servizi delle mense.

9. Qual è la sua visione di Milano? Quali benefici sociali e ambientali porterà l’Expo ai cittadini milanesi e ai suoi visitatori?

Osservando Milano, più che dare l’impressione di città più europea in Italia, dà l’impressione di essere un cantiere sempre in itinere. Città sempre più del mattone e delle speculazioni finanziarie ed immobiliari, il centro della città è ormai è solo il salotto della finanza e del turismo e non della gente che lavora e che vorrebbe viverla. Dà sempre più la sensazione di essere una città a dimensione di capitale e non di uomo. Il salotto buono è tenuto in maniera decente, per dar sfarzo di quello che meglio può rappresentare la capitale dell’economia, della moda e della finanza, ma a Milano più che altrove le contraddizioni sono sempre più evidenti. Un tasso di disoccupazione crescente, strade che diventano laghi ed asfalti che si disfano con poche gocce d’acqua, metropolitane che devono chiudere perché dei fiumi lunghi poco meno di 50 km esondano, trasporti pubblici tagliati e ridotti nelle corse e negli orari. In questo quadro si inserisce l’Expo 2015.

Il progetto di realizzazione dell’Expo viene oggi a collocarsi in una città con tutte le problematiche descritte in precedenza. Mi sembra del tutto evidente che la città di Milano, intesa sia come pubblica amministrazione che come comunità di persone che vi risiedono e lavorano, non avrà nulla di positivo da trarre da una manifestazione come Expo; anzi ne subirà la pesante ricaduta di problemi. La stessa candidatura all’Expo 2015 ed i progetti che si sono via via succeduti confermano tutta la povertà politica, urbanistica e di prospettiva di chi governa la città. Milano non è oggi assolutamente in grado di reggere l’urto di una manifestazione che nelle folli intenzioni dei promotori dovrebbe richiamare 160.000 visitatori al giorno, per un periodo di sei mesi. Gli stessi numeri danno una dimensione del problema: 1.700.000 mq di superficie per realizzare il sito dell’Expo adiacente all’attuale Fiera di Rho-Pero, opere ricettive per un fabbisogno stimato di 124.000 posti letto al giorno, 2.100.000 mq di superficie per possibili strutture di servizio e supporto all’Expo probabilmente sulla vicina area ex-Alfa Romeo di Arese, 1,6 miliardi di Euro (inizialmente stimati) di costi diretti per realizzare il sito dell’Expo (di cui 800 milioni di denaro pubblico) oltre a svariati miliardi di Euro (si suppone pubblici) per realizzare le altre opere infrastrutturali. La martellante propaganda della Giunta vuol fare credere ai milanesi che Expo è una grande opportunità per la città, che una serie di importanti infrastrutture verranno realizzate in funzione di Expo e che la manifestazione determinerà grandi opportunità di lavoro e di miglioramento della immagine della città nel mondo. Io credo sarà vero l’esatto opposto. In primo luogo la crisi economica negli ultimi tre anni ha fortemente ridimensionato quelle che erano le aspettative in termini di realizzazione delle infrastrutture connesse all’Expo. Dai trasporti con i ritardi nella costruzione delle linee metropolitane. C’è da credere poi che la gran parte degli investimenti (quelli che saranno realmente nelle disponibilità della A.C.) verranno impiegati in opere di potenziamento della viabilità su gomma, che oltre a sconvolgere gli attuali assetti dei territori interessati e determinare impatti fortemente negativi agli abitanti degli stessi territori, non farà altro che attrarre ulteriore traffico veicolare, aumentando congestionamento ed inquinamento. Esattamente ciò che va evitato, a mio parere anche con misure eccezionali.

Sul versante lavoro non andrà meglio: i tempi cominciano a farsi stretti, fra soli 4 anni Expo dovrebbe partire. Sicuramente la legislazione e le normative speciali (il nuovo sindaco di Milano sarà commissario straordinario per l’Expo) giustificate dalla fretta consentiranno di aggirare anche sul piano della gestione del personale impiegato nella realizzazione del sito Expo e delle opere connesse le già labili norme a tutela della sicurezza e del corretto inquadramento retributivo e normativo dei lavoratori. Senza contare gli affari d’oro che si aprirebbero per le varie organizzazioni malavitose nella gestione degli enormi appalti su costruzioni, movimentazione terra, bonifiche e gestione rifiuti. Tutto a Milano per l’Expo è sacrificabile: diritti e cultura, ambiente e spazi sociali.

In conclusione Expo sarà certo un enorme affare, ma non per i milanesi; l’aggravarsi della crisi economica riduce ancora più la spesa pubblica per servizi e lascerà soltanto i poteri forti a dividersi la torta. Affari per i proprietari delle aree (Fiera Milano e gruppo Cabassi) sulle quali sorgerà il sito, cedute alla A.C. in comodato d’uso, che verranno restituite alla conclusione di Expo con permessi di edificazione per 4/5mila appartamenti. Per i costruttori, per le attività criminali che girano nel settore edile ed intorno agli appalti pubblici, per una pletora di politici e loro protetti che faranno man bassa dei fondi stanziati per Expo. La mia proposta è che Milano rinunci unilateralmente ad ospitare Expo 2015 (costruendo un movimento più ampio per l’abolizione della Legge Obiettivo) e che utilizzi parte dei fondi ad esso destinati per una campagna straordinaria di realizzazione di opere pubbliche entro il 2015, sotto lo stretto controllo della Giunta e delle rappresentanze dei lavoratori: a partire dai prolungamenti delle linee metropolitane 2 e 3, al completamento della linea 5, alla realizzazione di una linea ferroviaria circolare connessa a poli logistici ed utilizzabile anche per la movimentazione delle merci. Le aree individuate per il sito dovranno essere lasciate ad uso agricolo o trasformate a verde, dato che si trovano al centro di una delle zone più congestionate forse a livello europeo. I megalomani e poco probabili progetti legati ad Expo (già rimaneggiati con l’assottigliarsi dei fondi a disposizione) vengano abbandonati e si dia inizio ad uno studio serio sulle necessità di servizi ed ambientali della città di Milano. Urbanistica, casa, trasporto pubblico, servizi sociali ed ambiente sono per la città di Milano ambiti strettamente interconnessi e correlati, come nei precedenti capitoli del programma abbiamo cercato di argomentare. E’ quindi indispensabile che le future amministrazioni abbiano la capacità di sviluppare su questi temi una visione politica di insieme e scelte amministrative conseguenti.

10. Da una stima fatta nel 2005 dal U.N.R.A.E nel comune di Milano circolano 800 mila vetture e di queste circa 30 mila sono non catalizzate (3.8%). Le macchine più moderne, che rispondono alle direttive europee più severe in termine di inquinamento, in Italia sono meno di una su tre, mentre a Milano sono circa il 42 per cento. Eppure, Milano ha superato i limiti di PM10 per ben 35 volte nei soli primi 38 giorni di quest’anno. Per entrare nella cerchia dei bastioni si paga l’Ecopass. Alcuni studi indicano che un S.U.V diesel di ultima generazione (euro 4, euro 5, che quindi non paga l’Ecopass) inquina almeno quanto un euro 2 benzina, che invece deve pagare l’Ecopass. Si potrebbe giungere alla sfortunata conclusione che chi ha i soldi per comprare una macchina nuova non paga l’Ecopass, chi non ha questi soldi invece lo paga. Entrambi fanno girare l’economia, entrambi inquinano. Cosa intende fare Lei? Come sta andando questo Progetto “Eco”?

Come dicevo precedentemente io sono per una drastica riduzione dell’auto privata legata ad una politica seria di trasporto pubblico. L’auto è il principale fattore di inquinamento visto che immette circa il 60% delle polveri sottili e degli ossidi di azoto. A Milano si è ampiamente sforato il limite dei giorni (35) in cui la legge stabilisce che i valori minimi per le polveri sottili non possano essere superati, superandolo per 108 giorni nel corso del 2009. A fare le spese di questa situazione sono in particolare gli anziani ed i bambini. Questa situazione non è più tollerabile. Penso che “l’interesse pubblico” è in primo luogo la salvaguardia della salute dei cittadini, della quale il sindaco è persino formalmente responsabile, nell’ambito comunale. Sono favorevole all’ incentivo di interventi specifici come la sostituzione del metodo Ecopass con la chiusura al traffico privato di un’ampia zona del centro, la creazione delle “isole ambientali”, di nuove aree pedonali, l’estensione delle aree di sosta per residenti.

11.Sempre per quanto riguarda l’inquinamento avete intenzione di aumentare la salvaguardia della salute controllando anche il PM100? L’Europa non lo richiede ma studi scientifici ammettono la sua esistenza e il suo potere cancerogeno...

La salute dei cittadini deve essere uno delle principali responsabilità del primo cittadino. Bisogna sempre prestare massima attenzione ai problemi della salute.

12. Lei beve l’acqua del rubinetto di casa sua?

Sì certo bevo l'acqua del rubinetto, non ci sono ragioni fondate per preferire quella in bottiglia, che anzi svolge un ruolo estremamente negativo nella cultura sull'acqua. Ho partecipato alla battaglia per l'acqua bene comune, ritengo che la falsa convinzione che quella degli acquedotti non sia buona e sia inquinata, nasca dalla propaganda mercificante di questo bene di necessità immediata per tutti.

13.A Milano ci sono moltissime case vuote, sfitte o abbandonate da molti anni. Altre invece vengono date agli amici degli amici o a gente che si può permettere ben oltre ciò che invece paga (il caso di Affittopoli, Trivulzio &C .). Secondo i dati del S.u.n.i.a., quest’anno gli affitti per gli studenti a Milano hanno subito un rincaro del 10%. Una camera singola arriva a costare fino a 750 euro. Quale potrebbe essere la prima azione in merito a tale problema?

A Milano secondo i dati Istat, su 1640000 appartamenti più di 80.00 non sono abitati. Bisogna avviare una seria politica di rivitalizzazione di questo immenso patrimonio immobiliare sfitto, creando delle reti che consentano un’amministrazione ed un’autorganizzazione degli inquilini stessi, questo aumenterebbe il reddito di migliaia di famiglie impaurite da un sistema d’affitto sregolato e darebbe casa a prezzi calmierati ad altrettante migliaia di cittadini bisognosi . Questo permetterebbe anche agli studenti di poter accedere ad alloggi a prezzi più economici. Propongo la nascita di Agenzie immobiliari sociali, come esistono a Barcellona, che in pochi anni hanno reimmesso sul mercato più di 20.000 abitazioni a prezzi calmierati. Propongo lo scorporo della rendita fondiaria dai costi dell’abitazione, l’abolizione del rapporto tra banche ed abitazioni abolendo il modo capitalistico di produzione, con la statalizzazione delle banche e con il controllo da parte degli affittuari di enti quali l’Aler. L’assegnazione delle case a tutti i cittadini migranti, nonché a tutte le fasce di vulnerabilità sociale, tra cui studenti e precari attraverso la creazione di misure di sussistenza ed autodeterminazione che garantiscano la dignità delle persone.

14. Lei ha mai lavorato senza ricevere denaro?

No

15. Quanto si spenderà a grandi linee per la sua campagna elettorale?

Non spenderò nulla, tutto il lavoro di propaganda e comunicazione è fatto con la disponibilità militante dei compagni di partito e dei sostenitori. Questa è la politica reale, quella che può fare un candidato che viene dalla classe lavoratrice.

16. Negli ultimi dieci anni le biblioteche rionali hanno ridotto l’orario di apertura rendendoli simili agli orari di un sportello delle poste. Pochissime biblioteche rimangono aperte la sera. Per visitare il Louvre di Parigi si spende tanto quanto andare al Palazzo Reale. Le associazioni culturali milanesi sono al collasso. I piccoli teatri rischiano di chiudere ogni giorno. Qual è la sua proposta culturale per Milano?

Quello che avviene a livello nazionale avviene anche nella nostra città. Si taglia la cultura e si tagliano anche i posti di lavoro di persone impiegate nell’ambito culturale. La mia proposta è basta sprechi di denaro pubblico in consulenze pagate a peso d’oro ed investire maggiormente nella cultura. Dai teatri alle biblioteche passando per i cinema io dico che la cultura non ha prezzo né orari. Sono assolutamente favorevole a biblioteche aperte anche fino a tardi, questo permetterebbe agli studenti-lavoratori di poter usufruire di un servizio pubblico. In più un servizio offerto alla comunità che vuole trascorre qualche ora serale a leggere piuttosto che guardare la tv.

17. Le università private milanesi sono state ultimamente sede di visite parlamentari, governative e da parte dei membri del governo comunale. San Raffaele, Cattolica, Bocconi e Iulm sembrano richiamare sempre più i salotti buoni della borghesia milanese e della rappresentanza comunale. Le università statali quali l'Università degli Studi, la Bicocca e il Politecnico, soprattutto le prime due, non sono state degne di questa passerella. Eppure tra istituti ed enti pubblici dovrebbe esserci una coesione maggiore. Cosa ne pensa e cosa farà in merito?

Tutto questo rientra nelle politiche di questo Governo. Tagli alla scuola pubblica e regali alle scuole private. Le ultime politiche hanno visto tagliati 8.5 miliardi alla scuola pubblica e 1.3 miliardi all’Università Statale, mentre sono stati regalati 100 milioni di euro alle scuole private e 25 milioni alle Università private. Questa rotta va invertita. I soldi ci sono ma vengono distribuiti a chi vogliono loro. Io penso che le scuole e le università private non abbiano bisogno di essere finanziate mentre la scuola e l’università pubblica sì. Bisogna dare a tutti la possibilità di accedere all’università, bisogna ridurre le tasse ed offrire maggiori servizi dalle mense alle biblioteche. Bloccare subito i licenziamenti della scuola e dell’università. La cultura non deve essere succube del Capitale, della finanza e dell’economia. La cultura e la ricerca sono la base di ogni progresso della società.

18. Se fosse eletto “Sindaco di Milano”, quali saranno le sue prime tre azioni nei confronti dei Giovani, dell’Università e del Lavoro?

L’ apertura di nuovi centri di aggregazione giovanile, più posti di lavoro ed Un’università pubblica laica e non soggiogata al Capitale. La trasformazione di tutti i contratti precari in contratti a tempo indeterminato.

Denis Trivellato