Una veloce e puntuale analisi di tre stereotipi della nazione facebook:
profilo mendace;
osservatore silenzioso;
facebook-riluttante (reprobo).
L'osservatore è un assetato di gossip vecchio stampo: in lui vive un ansioso bisogno di pettegolezzi di quartiere. Insoddisfatto dall'ultima bollente news sulle frequentazione della valletta bionda e dai clamori attorno al calciatore modello, si rifugia in un gossip dalla dimensione più intima, più vera, privata: naviga i profili dei propri amici e degli amici degli amici – soprattutto - , legge con interesse i wall-to-wall, sfoglia album di fotografie, costruisce uno schema mentale dei vari gradi di connessione sociale nella propria cerchia di conoscenze (del tipo, chi stava con chi e ora sta con chi o cosa e insomma fatti di questa risma).
Si tratta il più delle volte di un osservatore passivo che limita la quantità dei suoi interventi – giusto un paio al giorno, per giustificare la propria presenza sul social network agli occhi degli altri. Si accontenta dunque di una conoscenza muta, mono-direzionale. Con una similitudine non troppo ardita lo possiamo accostare a quelle signore anziane che passano la vita affacciate alla finestra sul cortile.
C'è poi il facebook-riluttante, colui che con infinita dignità sostiene la sua scelta di non appartenenza. Invitato più e più volte dagli amici a raggiungerli sul social network, lui ha sempre obiettato, fiero nella propria posizione, adducendo motivazioni varie ed eventuali, che vanno dall'astio contro la terza rivoluzione industriale alla sempreverde affermazione “ho altro da fare, io!”. Lo vedremo presto su facebook, non dubitate. Occorre soltanto che trascorra il tempo necessario affinché da fenomeno sociale di moda diventi semplicemente una consuetudine della vita, come la pausa caffè, l'attesa per il treno o Bruno Vespa. A quel punto si iscriverà e aggiornerà il profilo quotidianamente come tutti gli altri, ma con la segreta convinzione di essere entrato al momento giusto, in tempi maturi.
Infine spendo due righe su colui che si costruisce una seconda identità, un profilo mendace. Non si tratta di un ingannatore, beninteso, ma solo di qualcuno affetto da sindrome pessoiana di moltiplicazione totemica della personalità. Su facebook si trasforma da anatroccolo in cigno, coltivando le proprie ambizioni: si finge poeta, o musicista, uomo di mondo, ragazzo/a immagine etc etc... Questo tipo di soggetto dedica alla propria pagina personale una cura sicuramente eccessiva: posta foto ritoccate con Photoshop nelle quali sembra uscire da una copertina di Rolling Stone, cura la forma e il lessico dei propri interventi, accetta come amici solo persone che hanno un profilo degno del suo e naturalmente tagga e accetta di venire taggato solo quando ritratto in circostanze favorevoli. Insomma usa facebook per il culto parossistico e incrollabile del proprio Io.
Per chiudere vi segnalo che faccio parte di quest'ultima categoria di facebook users: cercate Norberto Giffuri su google e mi raggiungerete nel tempio dorato che ho costruito per adorarmi via browser.
Norberto Giffuri
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RispondiEliminalol代练
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