Voglio intonare un requiem per il Mom. A costo di risultar tamarro, superficiale o patetico. Per quelli che non lo conoscono, il Mom è un piccolo locale in viale Montenero. La sera, fino a un paio di mesi fa, accoglieva sulla collinetta antistante una fiumana di ragazzi in libertà. Soprattutto il mercoledì sera, sdraiati sul prato, seduti sulle panchine, (pochi) in strada e sui marciapiedi. Le birre a due euro in mano. A chiacchierare e ridere, a conoscersi. Dai truzzi ai fricchettoni. Una minaccia universale, insomma. Certo: alcuni mi rompevano davvero le palle con quei bonghi. Più di Elio & le Storie Tese. Altri lo avevano scambiato per un coffee shop all’aperto. Ma l’altro giorno, quando ho visto la collinetta recintata da inferriate alte due metri, appuntite come lance (mancavano solo i pentoloni d’olio bollente sui rami e i cecchini), ho provato smarrimento puro. “Toh! ecco il nostro Paese in miniatura”, ho pensato. Ecco come si sta riducendo, grazie alle nostalgie di questo governo. Chiuso, e inospitale, e ostile. E Amen.
Luca Ottolenghi
Luca Ottolenghi
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