Recentemente Milano ha ospitato la nuova performance della gettonatissima artista genovese Vanessa Beecroft. Immancabili i prezzemolini della nightlife, i pii adepti al culto dell'esserci e orde di manager si sono riuniti davanti ai cancelli del PAC. Oltre alla sua straordinarietà, l'evento ha acquisito valore perché sintomatico dell'involuzione che sta caratterizzando il rapporto tra la cultura e il suo pubblico: un sentimento non più sincero ma utilitaristico, spinto dall'impetuosa diffusione di quella economia della cultura e dell'arte che, serpe perniciosa, striscia tra i mortificati pavimenti universitari.
Giovani manager ormai si muovono tra happening e vernissage alla ricerca dell'affare. Non più artisti, studenti e intellettuali, ma ambiziosi commercianti regolamentano l'antica anarchia dell'intelletto. Ma la cultura può rinunciare al suo piccolo ritaglio di libertà? Può ridursi a crematistica? Può contaminare quel che resta della propria verginità? Prima il corteggiamento era lungo, ora l'amore dell'inseguimento erotico tra il pretendente e la sua amata è stato sostituito dall'arte della sveltina. La cultura più che donna è donnetta, costretta, per sopravvivere, ad avere un valore, a costare. Non si cerca più: Si quantifica, Si possiede. Non più appassionati amanti, ma code di clienti si assiepano fuori dal suo giaciglio, pronti a prenderla per pochi minuti. Tutti la vogliono, ma i gentiluomini sono ormai rimasti pochi. Allora, come chiedeva Alfredo Jaar lo scorso inverno, dov'è la cultura? Senza amore, senza casa, rischia di sopravvivere comatosa solo nelle parole mediatiche dei benpensanti, illusa di aspettare l'uomo della sua vita.
Giovani manager ormai si muovono tra happening e vernissage alla ricerca dell'affare. Non più artisti, studenti e intellettuali, ma ambiziosi commercianti regolamentano l'antica anarchia dell'intelletto. Ma la cultura può rinunciare al suo piccolo ritaglio di libertà? Può ridursi a crematistica? Può contaminare quel che resta della propria verginità? Prima il corteggiamento era lungo, ora l'amore dell'inseguimento erotico tra il pretendente e la sua amata è stato sostituito dall'arte della sveltina. La cultura più che donna è donnetta, costretta, per sopravvivere, ad avere un valore, a costare. Non si cerca più: Si quantifica, Si possiede. Non più appassionati amanti, ma code di clienti si assiepano fuori dal suo giaciglio, pronti a prenderla per pochi minuti. Tutti la vogliono, ma i gentiluomini sono ormai rimasti pochi. Allora, come chiedeva Alfredo Jaar lo scorso inverno, dov'è la cultura? Senza amore, senza casa, rischia di sopravvivere comatosa solo nelle parole mediatiche dei benpensanti, illusa di aspettare l'uomo della sua vita.
Corrado Fumagalli
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