Poche, interessanti, cifre. 13.679 euro è lo stipendio mensile netto (esclusi rimborsi vari) dei parlamentari italiani. Di gran lunga la remunerazione più alta d’Europa. Meno ricchi i pari Tedeschi, Francesi, Inglesi e Spagnoli che, mediamente, guadagnano 7150 euro per mese.
Il dato stride soprattutto in relazione ai salari degli altri ambiti (dagli operai agli insegnanti ma, paradossalmente, anche manager) che, in Italia, le statistiche dimostrano essere
decisamente più bassi rispetto al resto d’Europa. Conclude il circolo stravagante la Sicilia, una delle regioni con il più alto tasso di disoccupazione, con meno infrastrutture e servizi, dove il costo della politica (fra stipendi e consulenze) centra il milione di euro al giorno. Insomma, la ricchezza della politica è inversamente proporzionale al benessere del paese. Una vera e propria aristocrazia di deputati, senatori, sottosegretari e, fatalmente, amici degli amici. Quando, dagli anni ’70, gli esperti stranieri iniziarono a discutere della politica italiana in termini di vero e proprio “caso”, per sottolinearne, oltre la proverbiale alchimia, l’uso e abuso libertario e autoreferenziale delle risorse pubbliche, non si sbagliavano. Ci sbagliamo oggi, dopo poco più di un decennio dal noto venticello giudiziario, a credere che la politica abbia perso, oltre alle sue virtù, anche i suoi vizi.
Il dato stride soprattutto in relazione ai salari degli altri ambiti (dagli operai agli insegnanti ma, paradossalmente, anche manager) che, in Italia, le statistiche dimostrano essere
decisamente più bassi rispetto al resto d’Europa. Conclude il circolo stravagante la Sicilia, una delle regioni con il più alto tasso di disoccupazione, con meno infrastrutture e servizi, dove il costo della politica (fra stipendi e consulenze) centra il milione di euro al giorno. Insomma, la ricchezza della politica è inversamente proporzionale al benessere del paese. Una vera e propria aristocrazia di deputati, senatori, sottosegretari e, fatalmente, amici degli amici. Quando, dagli anni ’70, gli esperti stranieri iniziarono a discutere della politica italiana in termini di vero e proprio “caso”, per sottolinearne, oltre la proverbiale alchimia, l’uso e abuso libertario e autoreferenziale delle risorse pubbliche, non si sbagliavano. Ci sbagliamo oggi, dopo poco più di un decennio dal noto venticello giudiziario, a credere che la politica abbia perso, oltre alle sue virtù, anche i suoi vizi.
Gregorio Romeo
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