Quest’anno il 16 e il 17 Maggio si terranno le elezioni universitarie: noi di Vulcano abbiamo pensato dunque di fare questo speciale per tentare di dare ai nostri lettori informazioni basiche su un argomento di cui purtroppo non si parla abbastanza, anzi, se ne parla sempre meno. E i risultati si vedono: l’affluenza alle urne della scorsa campagna si è attestata appena sul 10%.
INDIFFERENZA E MANCANZA DI INFORMAZIONE:
LE ELEZIONI SECONDO GLI STUDENTI
A metà maggio, precisamente il 16 ed il 17, gli studenti dell’Università Statale di Milano saranno chiamati ad esprimere il loro parere, attraverso un voto, riguardo alla qualità delle istituzioni che li rappresentano, e conseguentemente a confermare o sostituire i loro rappresentanti all’interno del C.N.S.U., del Senato Accademico, dei Consigli di Facoltà e del Consiglio di Coordinamento Didattico. Sentiamo il dovere di specificare queste cose, oltre che per completezza di informazione, anche perché abbiamo potuto constatare che, a qualche settimana dalle elezioni, gli studenti sono poco informati (poco è un magnanimo eufemismo), non solo riguardo la data delle
consultazioni, ma anche su liste e candidati, che in teoria dovrebbero eleggere. Abbiamo infatti svolto una piccola indagine tra gli studenti che abitualmente affollano i chiostri e i corridoi della nostra Beneamata FdP, chiedendo (ma anche chiedendoci) quale sia il grado di informazione e soprattutto di sensibilità rispetto alla politica universitaria e, nello specifico, a queste prossime elezioni. Senza pretesa di esaustività o scientificità alcuna, crediamo che chi legge potrà facilmente riconoscersi tra coloro i quali hanno gentilmente risposto alle nostre domande.
Prima di tutto annotiamo un deficit informativo, il quale, magari, sarà stato colmato dalla campagna elettorale nell’attesa del voto, ma che ci pare evidente: la quasi totalità degli studenti ci dice che c’è stata una scarsa informazione. Alcuni sostengono ci sia stato anche un errore nei modelli di comunicazione: ad esempio la maggior parte delle mail che manda l’università sono percepite come spamming e molti le cestinano. Inoltre i più sostengono che il volantinaggio o il
“passaparola” non siano sufficienti. D’altro canto c’è anche chi afferma che chi si vuole informare si informa, mentre qualcuno motteggia sprezzante un generico: “La gente è disinteressata”. Ed è vero. Abbiamo constatato un generale disinteresse, non solo per le elezioni, ma anche per gli organi di governo. Un disinteresse che raramente però sfocia nella disillusione. Solo pochi studenti di lungo corso, per così dire, dichiarano: “un tempo ci credevamo, andavamo a votare ora non andremo più”. Perché? Che la politica in università, stringi stringi, non sia altro che la riproposizione della solita politica italiana? Oltre ad un deficit comunicativo, manca anche un vero rapporto tra istituzioni e studenti? Forse. O forse è proprio una genetica generazionale. Una simpatica matricola infatti ci dice con pronuncia aperta e ciancicata: “Andare ad informarmi, io non vado… se qualcuno mi informa magari vado pure a votare”. Una teoria interessante.
Ad ogni modo molti colleghi studenti ignorano, secondo varie declinazioni dell’ignoranza, le funzioni del Senato Accademico o in generale degli organi di rappresentanza. Alcuni dicono che questi servano per decidere sugli appelli straordinari, ed in parte è vero, altri li chiamano “comitati di qualcosa”, una buona parte ignora completamente la loro esistenza. Ci siamo trovati inoltre di fronte (spessissimo) a risposte contraddittorie; studenti che affermano di non saper nulla di liste e candidati, ma che sicuramente andranno a votare, altri qualcosa la sanno e voteranno, ma credono che nella vita di uno studente questi organi non servano a nulla. Un giovane seduto con le gambe incrociate fuma e ci dice: “I problemi degli studenti sono altri rispetto a quelli che vengono portati in Consiglio”, ma alla richiesta se sapesse citare almeno una delibera del Senato Accademico o dei Consigli di Facoltà, il silenzioha freddato le diroccate colonne del chiostro. Un altro giovanotto ci dice solo una frase non rispondendo alle altre nostre domande: “Non so nulla ma andrò a votare”. Sarà senso del dovere, sarà per fare qualcosa di diverso, ma la quasi totalità degli interpellati andrà a votare; anche chi ammette di non sapere il nome nemmeno di una lista o di un candidato. E sono tanti. Solo una studentessa sa dirci il nome di due liste: “Sinistra universitaria, e quella collegata a CL, Obiettivo Studenti”. Un’altra ragazza ci dice che andrà a votare perché queste elezioni sono per decidere se fare o meno l’appello straordinariodi aprile: crede che sia un referendum. Un referendum retroattivo.
Ci viene spontaneo chiederci chi andrà a votare alle prossime elezioni? Su quali basi sceglierà il proprio rappresentante: sarà perché è un amico? un compagno di partito? O perché ne si conoscono davvero le idee? Chi rappresentano davvero gli studenti seduti ai tavoli delle decisioni? Che sia mancanza di interesse o scarsa informazione la situazione è pressappoco questa. Meditate su quest’ultimo aneddoto: chiediamo ad uno studente come si chiama il Rettore, questi ci guarda fisso per interminabili istanti, e prorompe: “Chiediglielo a lui come mi chiamo io”. Votate, votate, votate.
Ci viene spontaneo chiederci chi andrà a votare alle prossime elezioni? Su quali basi sceglierà il proprio rappresentante: sarà perché è un amico? un compagno di partito? O perché ne si conoscono davvero le idee? Chi rappresentano davvero gli studenti seduti ai tavoli delle decisioni? Che sia mancanza di interesse o scarsa informazione la situazione è pressappoco questa. Meditate su quest’ultimo aneddoto: chiediamo ad uno studente come si chiama il Rettore, questi ci guarda fisso per interminabili istanti, e prorompe: “Chiediglielo a lui come mi chiamo io”. Votate, votate, votate.
Fabrizio Aurilia e Viviana Birolli
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