29 maggio 2007

SPECIALE ELEZIONI IN UNIVERSITA' - PARTE QUARTA

CNSU:ISTRUZIONI PER L'USO

Fra i numerosi impegni elettorali che ingolferanno il maggio studentesco, un importante voto sarà destinato al rinnovo del consiglio nazionale degli studenti, certamente una delle strutture di rappresentanza meno note per i giovani universitari.
Il CNSU, istituito da una legge del 1997, è un organo consultivo del ministero, composto da 30 studenti eletti fra tutte le università italiane. Il suo compito primario è quello di interagire col Ministro in carica riguardo le politiche universitarie; dalla didattica al diritto allo studio, dai finanziamenti ordinari e straordinari all’internazionalizzazione degli atenei. Mediante il CNSU, dunque, gli studenti dovrebbero essere coinvolti nei processi decisionali che li riguardano direttamente. I limiti sono quelli, tradizionali, di un ente che non dispone di poteri deliberativi o di veto, ma solo di consultazione.
E’ altresì compito del CNSU redigere, ogni due anni, una dettagliata relazione sulla condizione studentesca. Il meccanismo elettorale che designa i rappresentanti è un sistema proporzionale con preferenza. Il territorio del paese viene diviso in quattro distretti (la Lombardia è inserita, insieme a Liguria e Piemonte, nel distretto del nord-ovest) e, per ogni collegio, si eleggono sette membri. Due seggi, dei 30 complessivi, sono riservati ad 1 dottorando e ad 1 specializzando.
Altra nota da rilevare, riguardo gli eletti al CNSU, è il rimborso spese (pare irrisorio) di cui godono i rappresentanti, impegnati, almeno una volta al mese, a confluire a Roma per le sedute plenarie.
Le liste concorrenti per il consiglio nazionale degli studenti, nel distretto nord-ovest, sono quattro.
· Azione universitaria-studenti per le libertà, aggregazione politica che unisce le destra di alleanza nazionale con quella dei circoli di Forza Italia.
· Unione degli studenti universitari - liste di sinistra - liste democratiche, coalizione unitaria del centro-sinistra.
· Ateneo studenti-obiettivo studenti, lista vicina a comunione e liberazione.
· Unicentro, altra aggregazione di stampo cattolico, espressione dell’Udc di Casini.
La funzionalità dell’organismo, come hanno dimostrato gli ultimi anni di lavoro del CNSU, sarà certamente determinata dalla capacità di ascolto dell’esecutivo.
L’ultima legislatura, segnata dalla reggenza Moratti, si è distinta per una sostanziale indifferenza rispetto all’impegno dei giovani rappresentanti. La teoria, che prevede una effettiva e continuativa cooperazione fra consiglio e Ministro, è stata troppo spesso disillusa. Dato eloquente, il fatto che Letizia Moratti sia stata presente in consiglio una sola volta, per pochi minuti, nel corso della prima seduta. In questo senso, l’approccio del neo-Ministro sembra disegnare una svolta. Dalla nomina, Fabio Mussi si è dimostrato aperto alle esigenze degli studenti, interagendo con il CNSU in maniera chiara e disponibile.
Alcune proposte, in vista del rinnovo dell’organismo, sembrano essere trasversali e, dunque, non soggette a lacerazione fra opposte fazioni. Nuove norme, ad esempio, che rendano il CNSU più efficiente modificandone, in parte, il regolamento, sembrano essere reclamate da liste sia di destra che di sinistra.
L’obiettivo è quello di garantire agli studenti italiani la migliore rappresentanza possibile. Dal 2000, anno di effettiva istituzione del consiglio, la Statale di Milano ha sempre
espresso propri rappresentanti al CNSU. Tuttavia, non tutti gli atenei possono usufruire di effettiva rappresentatività e così, all’inizio del 2007 a Roma, è stato organizzato un meeting d’approfondimento al quale sono stati invitati tutti i rappresentanti degli studenti delle università italiane. Offrire continuità al rapporto di collaborazione fra i membri dei senati accademici, dei consigli di facoltà e di amministrazione
dei diversi atenei da un lato e i rappresentanti del Cnsu dall’altro, è un obiettivo fondamentale per cucire il filo tra vertice e base, troppe volte lacerato. Un filo di esperienze e informazioni che garantisca concretezza al lavoro del consiglio nazionale degli studenti universitari.
In conclusione, è necessario sottolineare l’importanza del fenomeno astensionista anche per quanto riguarda le elezioni del CNSU. La scarsa partecipazione del corpo studentesco è
un limite sostanziale per un organo di rappresentanza così rilevante. La speranza, dunque, è che alle prossime elezioni la consapevolezza vinca sul disinteressa e che possano prevalere le vere esigenze degli studenti in antitesi all’inerzia grigia che muove, oggi, il pianeta universitario italiano.

Gregorio Romeo

28 maggio 2007

SPECIALE ELEZIONI IN UNIVERSITA' - PARTE TERZA

CHI SI VOTA? LE LISTE PRESENTATESI ALLE ELEZIONI

Cominciamo la nostra carrellata all’interno delle liste che si presentano alle elezioni. Abbiamo incontrato personalmente alcuni candidati per conoscere i punti principali dei loro programmi.

Azione Universitaria - Destra in Ateneo è un movimentoche si presenta in diverse realtà all’interno dell’università, dal Senato Accademico ai Consigli di Coordinamento Didattico. Il loro programma ruota soprattutto sulla richiesta di una maggiore partecipazione da parte degli studenti nella vita dell’università e delle istituzioni: dagli enti locali, visti come possibili intermediari tra affittuari e studenti per poter calmierare i prezzi degli alloggi per i fuori-sede, alla richiesta di maggiori agevolazioni nel trasporto pubblico (stipula di convenzioni tra università e Trenitalia) per consentire spostamenti a tariffe più popolari. Uno dei problemi più diffusi e sentiti – secondo AU- è quello della scarsità di spazi per studenti: aule studio, spazi per aggregazione, spazi da destinare stabilmente alle rappresentanze studentesche e altro. Azione Universitaria vigilerà sull’imminente ristrutturazione della sede di via Mercalli perché siano garantite non solo delle esigenze della didattica ma anche di quelle studentesche. E ancora, dalla riqualificazione di interi spazi per studenti, non soltanto volti a esigenze esclusivamente didattiche ma anche e soprattutto a esigenze di tipo aggregativo, abbandonati al degrado (per esempio le strutture di via Mercalli, via Golgi e via Valvassori Peroni) alla maggiore sensibilizzazione sui problemi informatici, passando in primis da un più forte coinvolgimento degli
studenti alla gestione del sito dell’università, ad oggi colmo di disfunzioni e gravi lacune.
Per quanto riguarda gli alloggi universitari già esistenti, AU propone una riformulazione del bando che assegna i posti agli studenti (“quelli per gli Erasmus sono un discorso a parte”, precisa AU), poiché secondo gli intervistati - Carlo Armeni e Gianluca Kamal, entrambi candidati al Senato Accademico -, questi “vengono assegnati in base a criteri economici, e così facendo gli studenti stranieri che spesso hanno redditi bassi, sono avvantaggiati rispetto a quelli italiani. Bisognerebbe perciò creare una quota di alloggi da destinare agli stranieri e un’altra per quelli italiani”. Infine, per un miglioramento decisivo e incisivo della didattica, si dovrà ripensare nella sua forma lo strumento della valutazione che purtroppo ad oggi fornisce solo dati grossolani e che hanno valore meramente statistico. Al contrario, si dovrebbe prestare maggior attenzione al giudizio che gli studenti danno dell’offerta didattica e del modo in cui questa viene declinata, spingendo sempre più verso un concetto di meritocrazia della docenza capace di abbattere quel triste fenomeno delle “baronie” ancora ben lungi dall’essere anche minimamente scalfito. Organizzazione di attività socio-culturali, nell’ottica di un modello di università “da vivere”, non soltanto intesa come luogo dove seguire corsi e dare esami. Sul fronte culturale AU ha in cantiere l’idea di portare in Statale alcune mostre, e l’organizzazione di concerti, e spettacoli teatrali.

Alternativa Rossa è l’unione del Collettivo Pantera con Demos. Il primo è una realtà universitaria ormai da vari anni, (se lo ricordano ogni aprile gli studenti di Lettere e Filosofia, grazie all’appello straordinario ottenuto con la mobilitazione capeggiata dal collettivo). Il secondo, si affaccia per la prima volta nel mondo universitario dopo una lunga gavetta nelle scuole superiori. Alternativa Rossa non si presenta al Senato Accademico, ma solo per il Consiglio di Facoltà di Lettere e Filosofia, e per alcuni Consigli di Coordinamento Didattico. Si propongono principalmente di lottare per l’abolizione della “Riforma Moratti” e per l’introduzione dello scalone socioeconomico della seconda rata di pagamento delle tasse universitarie anche per la prima rata. Altre proposte sono quella di mettere a disposizione libri in comodato d’uso per sopperire al gravoso prezzo dei testi, la riattivazione delle case degli studenti, maggior numero di borse di studio e l’istituzione di appelli fissi, ogni mese, per ogni facoltà. Secondo Francesco Ciraci e Alessio Marconi, candidati per Alternativa Rossa, “lo studente della Statale è uno studente che per tutelarsi deve mobilitarsi”, radicando la partecipazione all’azione politica nel vivere universitario.

Arriva anche qui in Statale Unicentro, un movimento esistentegià in molte università italiane, e organizzato a livello nazionale. Una vera e propria novità tra le varie liste che si presentano alle elezioni d’Ateneo. Dal Senato al Coordinamento Didattico, in ogni consiglio sarà loro premura un avvicinamento tra lo studente e l’istituzione: “Siamo la vera novità diqueste elezioni. Noi con la nostra indole di moderati crediamo di essere l’unico vero anello di congiunzione tra studenti e istituzioni, senza passare attraverso occupazioni o associazioni per pochi eletti”. Questo è ciò che promettono di fare: informazione. Cercheranno di sensibilizzare, e, quando si avrà la possibilità, anche di modificare il sistema universitario, partendo proprio dalla figura dei rappresentanti degli studenti, i quali “dovrebberoorganizzarsi come un sindacato che faccia una pressionevera”. Oltre a ciò è sentita molto l’esigenza di ringiovanire una didattica vecchia e chiusa al proprio interno. Questo si può fare, a detta del candidato Alberto Garbo, potenziando la valutazione della didattica stessa, riqualificando un funzionamento chiuso verso un’entità aperta come un centro di aggregazione sociale, estendendo l’orario d’apertura secondo ilmodello spagnolo (che arriva fino a sera inoltrata). Senza l’avviamento di queste procedure di ristrutturazione, l’UniversitàStatale è condannata a peggiorare sempre più verso quellaliceizzazione e quel laureificio che ormai la svalutano. Per fare questo ed altro si dovrà, quando sarà necessario, ricorrere alla partecipazione dei privati, nel gestire la res universitaria. “I politici – sostiene Garbo - dovrebbero prendere più in considerazionel’università venendo a parlare anche con noi studenti, informandoci, senza cercare di accaparrarsi solo voti o militanze. E’ qui che si formerà la nuova classe di politici e di votanti”.

Secondo Sinistra Universitaria (SU) la Statale è una realtà complessa in cui gli studenti devono giocare un ruolo maggiore. Questa lista universitaria (in lizza nella maggior parte dei Consigli di Facoltà e in tutti gli organi superiori: Senato Accademico, Comitato Pari Opportunità, Consiglio di Amministrazione) è una realtà sempre più radicata tra gli studenti, e propositiva nel campo della riforma universitaria: “La riduzione del numero degli esami e il numero minimo di crediti per esami introdotta dal Ministero quest’anno era stata già approvata da noi in Statale un anno prima”, spiega Dino Motti, attualmente senatore accademico e candidato al CNSU. Sono davvero molte le cose realizzate da SU in questi anni. Basta ricordare i vari incontri e le assemblee d’informazione (che hanno coinvolto tra gli altri Moni Ovadia, Giovanni Allevi e la Banda Osiris), il concorso di poesia UniVersi, e il servizio di BachecAlloggi, come pure l’importante conquista dell’appello di dicembre a Giurisprudenza. Secondo Motti, “la Statale oggi non ha le caratteristiche di una società sinergica. L’informazione non funziona e lo studente è sempre l’ultima ruota del carro”. La prima cosa da fare, per Sinistra Universitaria, è attuare una riorganizzazione dei canali di comunicazione (informare per formare), utilizzando le competenze interne dell’università, oltre a ridurre gli sprechi e investire in qualità. Come? “Coinvolgendo studenti, docenti e ricercatori nelle scelte e nei progetti dell’Ateneo. Un occasione mancata la dimostra ad esempio il sito web d’Ateneo, appaltato all’esterno, costato oltre un miliardo vecchie lire e poi fallito insieme al progetto di formazione che avrebbe potuto sostenere”. Il fatto inquietante che denuncia Sinistra Universitaria è che: “La Statale è un’università che insegna a scrivere, ma non fa scrivere, che insegna a comunicare e non ti fa fare alcuna operazione di comunicazione. E’ un paradosso”. Anche SU chiede un intervento sulla didattica tramite un processo continuo di valutazione come avviene nel resto d’Europa. Per fare tutto ciò, “è necessario riformare la governance dell’università, per smuoverla dall’interno e dare direzione e responsabilità all’autonomia. Bisogna pensare l’università come società, sinergica e partecipata, ricondurla al ruolo di polo culturale e scientifico in cui siano riconosciuti merito e qualità”. Secondo SU, molti problemi nascono dal fatto che la Statale è ancora pensata e gestita in modo elitario, mentre invece bisognerebbe dare allo studente i servizi e le agevolazioni di cui godono i colleghi europei, attraverso un sistema di welfare universitario serio, con borse di studio ed investimenti per gli alloggi studenteschi. E per quanto riguarda la Riforma, e in particolare il 3+2? “La Riforma è l’applicazione dei vincoli posti dall’UE. Il Ministero deve smetterla di sfornare una riformina ogni 2-3 anni, e gli atenei devono applicarla seriamente. Basta con questo ibrido che, specie nelle facoltà umanistiche, ha la maschera del 3+2, ma che sostanzialmente è ancora un ciclo unico con un casello a metà. La laurea specialistica deve essere tale e non un semplice completare gli esami evitati nel triennio”. Quella di oggi, secondo SU, è un’università stanca e seduta. “È il momento di alzarsi e darsi da fare, di riorganizzare l’università per renderla più dinamica, seria ed efficiente. E’ nell’università che si formano le generazioni che porteranno avanti questo Paese ed è qui che dovrebbero essere allocate le nostre migliori risorse”.

Lista Aperta Obiettivo Studenti (che comprende anche Odonto Studenti, Medicina Studenti, Studenti Presenti) è un’associazione di studenti all’interno dell’università presente da molti anni, con chiare idee sul come vanno le cose in Statale. “L’università tratta gli studenti come un male necessario per sopravvivere”, spiegano Marcello Candiani e Federico Zangrandi, esponenti di Obiettivo Studenti. “Dovrebbe invece valorizzare gli studenti come i veri protagonisti. Noi crediamo che le cose si possano cambiare tramite un confronto tra studenti e istituzioni, e non con l’urlare slogan”. La lista si candida a tutti i principali organi di rappresentanza. Negli ultimi tre anni è stata presente in Senato e nella maggior parte dei Consigli di Coordinamento Didattico: “le cose pratiche e funzionali partono prima di tutto dai C.C.D. Qui si è più a contatto con i problemi degli studenti e della didattica, e di fatto sono lo strumento più
operativo”.
Anche secondo Obiettivo Studenti i problemi più sentiti sono quindi quelli che riguardano la didattica, il più recente dei quali è stato l’eliminazione del correlatore nelle lauree triennali delle facoltà che fanno capo a Lettere e Filosofia. Secondo l’Università questa figura è stata tolta per la difficoltà di organizzare le commissioni di laurea, ma per Obiettivo Studenti questo ha influito sulla qualità delle tesi di laurea, portando la “diceria” dell’università come laureificio ad uno stato di fatto. “Stiamo cercando di superare quest’ostacolo, parlando con i vari organi e con le commissioni a cui competono queste responsabilità. Per quanto riguarda l’informazione, siamo consapevoli del fatto che serve un potenziamento di una comunicazione migliore tra rappresentanti e studenti, tra docenti e studenti come tra istituzioni e studenti. A volte tutto questo manca totalmente in alcune realtà della Statale, ma l’università si sta già muovendo sulla risoluzione di questi problemi, e noi stiamo con l’Università”.
Passando al lato pratico delle proposte, Candiani e Zangrandi ci informano che grazie a Obiettivo Studenti da qualche mese a questa parte della biblioteca Crociera ha allargato il suo orario di apertura (in via sperimentale) di un’ora in più al giorno (fino alle 18:30) e che questa sperimentazione verrà allargata anche alla biblioteca Sottocrociera a partire da settembre. “L’orario di apertura dell’università è molto simile all’orario di un ufficio postale. Noi stiamo cercando di cambiare le cose intervenendo nella discussione che porterà alla stipulazione dei nuovi contratti dei lavoratori dell’università. L’università non è un ufficio e non può essere gestito come un ufficio”. Si continua a parlare quindi di servizi mancanti o non organizzati
e a come porre rimedio a tutto ciò: “Non è importante se sia il pubblico o un privato a garantire i servizi per gli studenti. L’importante è che questo servizio ci sia, e che sia di qualità”. In questo ambito della gestione dei servizi “l’università si sta già muovendo, non c’è bisogno dell’intervento degli studenti. I problemi sono conosciuti dall’ istituzione, che sta già cercando di risolverli. Non tutti i disagi sono imputabili alle istituzioni. Noi in Statale stiamo meglio di altri. Gli studenti dovrebbero preoccuparsi più di studiare che di credere di poter risolvere da sé i problemi dell’Ateneo. Anche perchè quando lo studente avverte l’esistenza o la presunta esistenza di qualche problema, nel cercare di risolverlo si scontra con poteri istituzionali più grandi di lui. In fin dei conti l’Università Statale di Milano, non funziona benissimo, ma funziona”.

Non siamo riusciti ad intervistare la lista Universitari per la Pace. Abbiamo cercato di contattarli in tutti i modi, senza però ottenere risposta. Siamo riusciti a scoprire sul loro conto che si presentano al Senato Accademico e al Consiglio di Amministrazioneo. Registriamo inoltre (da una mail congiunta inviata da SU, AU e Unicentro a tutti gli studenti) che da un controllo fatto sulle firme risulta che undici sottoscrittori sono attualmente rappresentanti degli studenti in Organi accademici per la lista Obiettivo Studenti e un candidato è attualmente rappresentante degli studenti nel C.C.D. di Storia, sempre per la lista Obiettivo Studenti.

Denis Trivellato e Beniamino Musto

27 maggio 2007

SPECIALE ELEZIONI IN UNIVERSITA' - PARTE SECONDA

COSA SI VOTA? GLI ORGANI ACCADEMICI DELLA STATALE DI MILANO


In queste elezioni saremo chiamati a votare il rinnovo dei rappresentanti degli studenti nei principali organi di governo della nostra Università. Questi organismi, anche se poco conosciutiagli studenti stessi, svolgono un ruolo di importanza cruciale nella gestione e nel governo del nostro Ateneo. La seguente vuole essere un’introduzione ai principali compiti che questi entisvolgono. Ci scusiamo in anticipo se saremo troppo schematici, e vi rimandiamo per ulteriori approfondimenti alle pagine del sito www.unimi.it.

• Cominciando dagli organi più particolari, troviamo il Consiglio di Coordinamento Didattico (C.C.D.): istituito in ogni facoltà comprendente più Corsi di Laurea (come a Lettere e Filosofia, Medicina e Chirurgia ecc.), uno per ogni corso di laurea, presente, si occupa principalmente della valutazione della didattica e degli obiettivi dei singoli corsi, dell’approvazione dei Piani di Studi e delle delibere del Consiglio di Facoltà di appartenenza. Possono anche assumere funzioni deliberative su delega del proprio Consiglio di Facoltà.


• Salendo coi compiti, troviamo il Consiglio di Facoltà (C.d.F): ne è presente uno per ogni Facoltà, svolge i compiti dei C.C.D per le Facoltà con un solo C.d.L , ed inoltre compiti deliberativi e più generalmente decisionali per quel che riguarda le singole facoltà di appartenenza.


• Subito dopo, il Comitato Pari Opportunità (C.P.O): suo compito, come si evince dal suo stesso nome, è proprio quello di promuovere “ “azioni positive” da parte dell’ateneo per garantire le pari opportunità nel lavoro e nello studio, in sintonia con le politiche europee in materia, e per eliminare le disparità di fatto di cui prevalentemente le donne sono oggetto nella formazione scolastica e professionale, nell’accesso al lavoro, nella progressione della carriera”. Dispone di un Budget, e può proporre al Consiglio d’Amministrazione attività e/o finanziamenti specifici. Non ha potere deliberativo.


• Il Senato Accademico è l’organo decisionale più alto dell’università in materia non economica: determina le priorità di investimento e di sviluppo, e gli obiettivi da perseguire secondo il budget disponibili; poi, con l’apporto dei C.d.F, determina l’organico e le eventuali variazioni, nonché la distribuzione dei contributi degli studenti per il potenziamento delle strutture didattiche. Più in generale, ha l’ultima parola su tutto quello che riguarda l’aspetto organizzativo dell’università.


• Il Consiglio d’Amministrazione è invece l’organo preposto “al reperimento delle risorse finanziarie e alla gestione amministrativa ed economico-patrimoniale e a quella del personale tecnico ed amministrativo”. E’ in pratica l’organo più importante dell’università in materia economica; è anche l’organo che determina “la misura delle tasse e dei contributi a carico degli studenti”.
In queste stesse elezioni siamo chiamati anche a votare il rinnovo del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (C.N.S.U), di cui parla l’ultimo articolo di questo speciale elezioni.

Davide Bonacina

26 maggio 2007

SPECIALE ELEZIONI IN UNIVERSITA' - PARTE PRIMA


Quest’anno il 16 e il 17 Maggio si terranno le elezioni universitarie: noi di Vulcano abbiamo pensato dunque di fare questo speciale per tentare di dare ai nostri lettori informazioni basiche su un argomento di cui purtroppo non si parla abbastanza, anzi, se ne parla sempre meno. E i risultati si vedono: l’affluenza alle urne della scorsa campagna si è attestata appena sul 10%.

INDIFFERENZA E MANCANZA DI INFORMAZIONE:
LE ELEZIONI SECONDO GLI STUDENTI

A metà maggio, precisamente il 16 ed il 17, gli studenti dell’Università Statale di Milano saranno chiamati ad esprimere il loro parere, attraverso un voto, riguardo alla qualità delle istituzioni che li rappresentano, e conseguentemente a confermare o sostituire i loro rappresentanti all’interno del C.N.S.U., del Senato Accademico, dei Consigli di Facoltà e del Consiglio di Coordinamento Didattico. Sentiamo il dovere di specificare queste cose, oltre che per completezza di informazione, anche perché abbiamo potuto constatare che, a qualche settimana dalle elezioni, gli studenti sono poco informati (poco è un magnanimo eufemismo), non solo riguardo la data delle
consultazioni, ma anche su liste e candidati, che in teoria dovrebbero eleggere. Abbiamo infatti svolto una piccola indagine tra gli studenti che abitualmente affollano i chiostri e i corridoi della nostra Beneamata FdP, chiedendo (ma anche chiedendoci) quale sia il grado di informazione e soprattutto di sensibilità rispetto alla politica universitaria e, nello specifico, a queste prossime elezioni. Senza pretesa di esaustività o scientificità alcuna, crediamo che chi legge potrà facilmente riconoscersi tra coloro i quali hanno gentilmente risposto alle nostre domande.
Prima di tutto annotiamo un deficit informativo, il quale, magari, sarà stato colmato dalla campagna elettorale nell’attesa del voto, ma che ci pare evidente: la quasi totalità degli studenti ci dice che c’è stata una scarsa informazione. Alcuni sostengono ci sia stato anche un errore nei modelli di comunicazione: ad esempio la maggior parte delle mail che manda l’università sono percepite come spamming e molti le cestinano. Inoltre i più sostengono che il volantinaggio o il
“passaparola” non siano sufficienti. D’altro canto c’è anche chi afferma che chi si vuole informare si informa, mentre qualcuno motteggia sprezzante un generico: “La gente è disinteressata”. Ed è vero. Abbiamo constatato un generale disinteresse, non solo per le elezioni, ma anche per gli organi di governo. Un disinteresse che raramente però sfocia nella disillusione. Solo pochi studenti di lungo corso, per così dire, dichiarano: “un tempo ci credevamo, andavamo a votare ora non andremo più”. Perché? Che la politica in università, stringi stringi, non sia altro che la riproposizione della solita politica italiana? Oltre ad un deficit comunicativo, manca anche un vero rapporto tra istituzioni e studenti? Forse. O forse è proprio una genetica generazionale. Una simpatica matricola infatti ci dice con pronuncia aperta e ciancicata: “Andare ad informarmi, io non vado… se qualcuno mi informa magari vado pure a votare”. Una teoria interessante.
Ad ogni modo molti colleghi studenti ignorano, secondo varie declinazioni dell’ignoranza, le funzioni del Senato Accademico o in generale degli organi di rappresentanza. Alcuni dicono che questi servano per decidere sugli appelli straordinari, ed in parte è vero, altri li chiamano “comitati di qualcosa”, una buona parte ignora completamente la loro esistenza. Ci siamo trovati inoltre di fronte (spessissimo) a risposte contraddittorie; studenti che affermano di non saper nulla di liste e candidati, ma che sicuramente andranno a votare, altri qualcosa la sanno e voteranno, ma credono che nella vita di uno studente questi organi non servano a nulla. Un giovane seduto con le gambe incrociate fuma e ci dice: “I problemi degli studenti sono altri rispetto a quelli che vengono portati in Consiglio”, ma alla richiesta se sapesse citare almeno una delibera del Senato Accademico o dei Consigli di Facoltà, il silenzioha freddato le diroccate colonne del chiostro. Un altro giovanotto ci dice solo una frase non rispondendo alle altre nostre domande: “Non so nulla ma andrò a votare”. Sarà senso del dovere, sarà per fare qualcosa di diverso, ma la quasi totalità degli interpellati andrà a votare; anche chi ammette di non sapere il nome nemmeno di una lista o di un candidato. E sono tanti. Solo una studentessa sa dirci il nome di due liste: “Sinistra universitaria, e quella collegata a CL, Obiettivo Studenti”. Un’altra ragazza ci dice che andrà a votare perché queste elezioni sono per decidere se fare o meno l’appello straordinariodi aprile: crede che sia un referendum. Un referendum retroattivo.
Ci viene spontaneo chiederci chi andrà a votare alle prossime elezioni? Su quali basi sceglierà il proprio rappresentante: sarà perché è un amico? un compagno di partito? O perché ne si conoscono davvero le idee? Chi rappresentano davvero gli studenti seduti ai tavoli delle decisioni? Che sia mancanza di interesse o scarsa informazione la situazione è pressappoco questa. Meditate su quest’ultimo aneddoto: chiediamo ad uno studente come si chiama il Rettore, questi ci guarda fisso per interminabili istanti, e prorompe: “Chiediglielo a lui come mi chiamo io”. Votate, votate, votate.

Fabrizio Aurilia e Viviana Birolli

22 maggio 2007

I BARONI RAMPANTI

Poche, interessanti, cifre. 13.679 euro è lo stipendio mensile netto (esclusi rimborsi vari) dei parlamentari italiani. Di gran lunga la remunerazione più alta d’Europa. Meno ricchi i pari Tedeschi, Francesi, Inglesi e Spagnoli che, mediamente, guadagnano 7150 euro per mese.
Il dato stride soprattutto in relazione ai salari degli altri ambiti (dagli operai agli insegnanti ma, paradossalmente, anche manager) che, in Italia, le statistiche dimostrano essere
decisamente più bassi rispetto al resto d’Europa. Conclude il circolo stravagante la Sicilia, una delle regioni con il più alto tasso di disoccupazione, con meno infrastrutture e servizi, dove il costo della politica (fra stipendi e consulenze) centra il milione di euro al giorno. Insomma, la ricchezza della politica è inversamente proporzionale al benessere del paese. Una vera e propria aristocrazia di deputati, senatori, sottosegretari e, fatalmente, amici degli amici. Quando, dagli anni ’70, gli esperti stranieri iniziarono a discutere della politica italiana in termini di vero e proprio “caso”, per sottolinearne, oltre la proverbiale alchimia, l’uso e abuso libertario e autoreferenziale delle risorse pubbliche, non si sbagliavano. Ci sbagliamo oggi, dopo poco più di un decennio dal noto venticello giudiziario, a credere che la politica abbia perso, oltre alle sue virtù, anche i suoi vizi.
Gregorio Romeo

14 maggio 2007


Si chiamerà Agenzia nazionale di valutazione dell’università e della ricerca. Dovrà giudicare la qualità delle attività universitarie, indirizzare e coordinare i nuclei di valutazione già attivi nei singoli atenei, testare l’efficacia dei programmi statali di finanziamento e incentivazione alla ricerca. Sarà un ente snello con la “missione di promuovere la qualità del sistema italiano delle università e della ricerca”. Parola del ministro Fabio Mussi. E allora aspettiamoci tirate d’orecchie a baroni e baronetti. Bacchettate sulle mani agli eterni assenteisti. Lavate di capo ai plantigradi della cattedra. La grande svolta meritocratica ed efficientista. Oppure prepariamoci all’ennesimo ente inutile.
Luca Gualtieri

INDIA: LA "VITA AGRA" DELLE CAMPAGNE



BIDAR. 1° maggio. Malamma Balreddy, una contadina trentenne incinta si toglie la vita insieme al suo figlio di sette anni. Le fabbriche avevano rifiutato di comprare il suo raccolto di canna da zucchero. Salgono così a 25 le vittime della crisi agricola che ha investito il distretto, a partire dal mese di gennaio. I suicidi erano tutti coltivatori di canna da zucchero. Bidar è per estensione il terzo distretto dello stato del Kerala adibito alla coltivazione della canna da zucchero. 25 mila tonnellate di canne su una superficie di 76 mila acri. Quest’anno la natura è stata clemente. I coltivatori hanno avuto un prodigioso raccolto. Solitamente è la natura capricciosa a mandare in rovina gli sforzi degli agricoltori. Siccità, piogge troppo abbondanti che fanno marcire i raccolti, invasioni di insetti. E il lavoro di mesi vanificato. Quest’anno le fabbriche non sono state in grado di assorbire l’eccedenza. Nessun compratore per le fulgide canne ad aspettare nei campi. Il numero dei suicidi è andato aumentando man mano che l’estate si avvicinava e le operazioni di spremitura delle canne da parte delle fabbriche giungevano al termine. La canna da zucchero deve essere raccolta ogni 10/12 mesi altrimenti perde la sua caratteristica umidità, non può più essere spremuta e diventa quindi inutilizzabile. Se un piccolo coltivatore non riesce a vendere il proprio raccolto e a recuperare il denaro che ha investito nella coltivazione non può comprare le sementi per la stagione successiva. E l’unica soluzione che gli si profila, oltre a quella di rivolgersi agli strozzini-arma a doppio taglio- è togliersi la vita. Il triste fenomeno del suicidio dei contadini è una realtà diffusa in tutta l’India. Pesticidi o veleno per topi sono i mezzi più utilizzati.

Chiara Checchini



11 maggio 2007

INDIA E HIV

Dei 39.5 milioni di persone infettate dal virus dell’HIV nel mondo, 5.7 milioni vivono nel subcontinente indiano. Ciò che emerge con chiarezza da recenti studi è che il contagio non avverrebbe tanto per via sessuale quanto per via ematica. Il principale veicolo di trasmissione del virus non sarebbero quindi le prostitute, facile capro espiatorio, contro le quali qui in India si punta il dito con tanto fervore, bensì le scarse norme igieniche delle strutture ospedaliere (dove le siringhe sono spesso semplicemente lavate e poi riutilizzate), degli studi dentistici e dei centri estetici (dove è raro che gli strumenti vengano sterilizzati).

Per chi ha contratto il virus la vita si trasforma in una lotta contro la discriminazione, ben radicata, nelle campagne come nei centri urbani con alto tasso di scolarizzazione, e fondata su saldi preconcetti ed errate convinzioni. La stampa riporta copiose testimonianze di ostracismo. Bambini sieropositivi buttati fuori da scuola per la pressione dei genitori dei loro compagni. Medici che negano il ricovero nelle strutture ospedaliere a pazienti sieropositivi. Addirittura grandi attori che si rifiutano di interpretare il ruolo di malati di HIV, perché ne andrebbe della loro reputazione. Fino ad arrivare al paradosso. Gli abitanti della zona che si oppongono alla cremazione del corpo del malato di AIDS nel crematorio locale.

Grazie alle decennali pressioni degli attivisti in quasi tutti gli stati indiani oggi il governo fornisce gratuitamente la prima linea di medicinali anti- retrovirali che rallentano la progressione dell’infezione. Ma non tutti coloro che avrebbero bisogno di questi trattamenti vi hanno accesso. Chi vive nelle aree rurali è costretto a sacrificare un giorno di lavoro per intraprendere il viaggio mensile (a suo carico) al più vicino ospedale per ritirare la sua quota di medicinali. Inoltre i frequenti ricoveri ospedalieri del malato con un sistema immunitario molto debilitato sono a carico del paziente. E se spesso le strutture sanitarie governative nelle aree rurali si rivelano insufficienti, le cliniche private sono assolutamente off limits per i loro costi proibitivi. Il malato deve poi provvedere ad una corretta alimentazione, con alta percentuale di proteine e ferro, il che si rivela difficile per famiglie di livello medio-basso. Per far fronte a queste spese spesso si ricorre alla vendita di tutte le proprietà o a prestiti. Inoltre la seconda linea di medicinali retrovirali non è gratuita, ma raggiunge la folle cifra di 8 /10 mila rupie al mese. (Un lavoratore salariato guadagna al giorno una media di 150 rupie). Sulla gratuità della seconda linea di retrovirali stanno ora insistendo gli attivisti, così come sulla necessità di campagne di sensibilizzazione ad ampio raggio, veicolate dai mass media, ben pianificate ed estese capillarmente fin nelle propaggini più periferiche del subcontinente.


Chiara Checchini