E’ cominciato così, con lo zaino in spalla ed un biglietto aereo in mano, il nostro viaggio nella magia dell’Est Europa. Abbiamo girovagato per settimane, tra mete note ( Praga ) e meno conosciute (Wroclaw), e ci sarebbe molto da scrivere, molto più di quanto mi sia concesso in questa sede.
Se siete pronti a partire… prima tappa: Budapest!
Quando penso a Budapest, penso ai ragazzi della via Pàl e neanche a farlo apposta, il nostro ostello si trovava in via Ferenc Molnàr. Comunque sia, la poesia finisce qui: di ostelli ne ho girati tanti, ma mai nessuno è risultato, nè risulterà, sporco e decadente come questo. Non so infatti se sia stato peggio passare cinque notti a fissare un soffitto che urlava: “adesso cado” o le minacce, pure quelle urlate, della gattara del piano di sopra ogni qualvolta uscivamo. Mi è stato infatti spiegato da alcuni ragazzi che il loro popolo non è dei più cordiali (mi spiace ma confermo: abbiamo avuto scambi empatici nulli con approssimativamente cinque persone su sei ), e se proprio devono avere a che fare con i turisti, preferiscono gli italiani. Italia e Ungheria, dicono loro, hanno avuto stretti rapporti, commerciali e culturali, da ben prima dei tempi dell’Impero Asburgico. Sarà…ma sfido chiunque a trovarmi un italiano che parla ungherese.
Scherzi a parte, Budapest si è rivelata una città affascinante. Anche se non propriamente “bella”, a volte riesce a toglierti il fiato, basta guardare il panorama che si estende dalla collina di Buda o camminare lungo il Danubio e trovarsi faccia a faccia con il Parlamento più bello d’Europa. O magari correre lungo Andrassy Ut, stendersi al fresco dei prati dell’Isola Margherita e, se siete fortunati come lo siamo stati noi, andare alle terme Szecheny, le più antiche e maestose dell’Est, in una giornata d’agosto.
In questo mese la temperatura varia dai 22 ai 27 gradi, quindi è possibile, e piacevole, fare il bagno in una delle vasche all’aperto. Ma quello che merita davvero è l’interno dell’edificio. La sensazione, non credo di essere la sola a pensarlo, è di fare il bagno in una cattedrale.
Nonostante il diroccamento, i gatti semirandagi e le minacce, l’ostello si trovava in un’ottima posizione: centrale, antistante al fondaco della città ( dove puoi trovare di tutto, dai dolci con semi di papavero ai costumi tradizionali ungheresi ), dietro la via di locali Vaci Utca e ad appena due passi dal Ponte Verde che, illuminato di notte, è un vero spettacolo. Budapest è la città dei ponti: sono nove “solo” quelli che attraversano il Danubio e, anche se il GreenBridge resta il più bello, la passeggiata sul Ponte delle Catene è una tappa obbligata per chiunque si trovi a visitare la città; anche perché è la strada più breve per arrivare da Pest a Buda e precisamente a Vàreghy, la “Collina di Castello” dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
La capitale ungherese offre inoltre una grande varietà di musei e luoghi di cultura: per cominciare la Casa del Terrore, che racconta , attraverso un percorso diviso tra dominazione nazista e regime comunista, gli anni più bui di Budapest e dell’Ungheria. È’ importante visitare questo luogo, situato proprio in quella che fino a non molti anni fa era la sede della temutissima polizia segreta (AVH), non solo per cercare di capire cinquant’anni di storia ungherese ma anche,e soprattutto, per tenere vivo il ricordo del cardinale Midsentzy, luce di giustizia durante l’oppressione comunista, o di Raul Wallenberg, il “gentile giusto” che salvò dal massacro trentacinquemila ebrei ungheresi, e di tutti coloro che ebbero il coraggio di far sentire la propria voce quando tutto doveva tacere.
Come avrete capito dall’accenno a Wallenberg, Budapest ha una lunga tradizione di cultura ebraica e il quartiere Josefòv ne è la culla; su questo versante, decisamente merita una visita la sinagoga più grande d’Europa. Infine, se non avete il fiato sul collo, fate una capatina alla pittoresca tomba di Gul Baba, il “padre delle rose”, nel verde di Buda.
Per finire, la vita notturna: immancabile una serata al Szimpla di Kacinszky Utca: eclettico locale a tre piani con diverse postazioni bar fornitissime. È’ molto frequentato - non solo da turisti – e, strano ma vero, molte delle sedie sono state ricavate da vasche da bagno! In alternativa, un modo per lasciare segno del vostro passaggio nella città dei ragazzi di via Pàl, è fare un salto al For Sale, pub noto per essere completamente ricoperto da bigliettini, fogli e foglietti fissati alla bell’e meglio dagli avventori su ogni centimetro quadrato della superficie muraria. Unica raccomandazione: quando vi porteranno, e lo faranno di sicuro, un cesto di noccioline da sgranocchiare, non provateci nemmeno a tenere in ordine il tavolo. È infatti usanza comune lasciar cadere i gusci vuoti sul pavimento, che scricchiola simpaticamente sotto le vostre scarpe (ovviamente continueranno a staccarsi dalle vostre suole pezzi di guscio frantumati per i tre giorni successivi …).
Gemma Ghiglia
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