Milano apre i festeggiamenti per il centesimo compleanno del futurismo, il movimento che il venti febbraio 1909, con la pubblicazione del proprio manifesto sulla prima pagina del quotidiano francese Le Figaro, irruppe nella cultura europea, cavalcando progresso tecnologico e cultura di massa.
Balla, Boccioni, Marinetti, Severini, Carrà riconquistano, con un secolo di distanza, la città che non solo fu protagonista di numerosi capolavori dell’avanguardia, ma anche vero e proprio palcoscenico dell’ascesa futurista nel panorama culturale italiano.
Figli dello stivale liberale prebellico, di quell’Italia arrabattata tra questione sociale e ascesa internazionale, unita concretamente solo dalla prima edizione della "Corsa Rosa", i futuristi sono lo specchio dell’élite borghese dei primi del novecento che tra Parigi, Milano e Roma organizzò veri circoli intellettuali, capaci di esplorare tutte le forme d’arte possibili e di volare con la veloce innovazione fino a sviluppare una mai più alta esaltazione del dinamismo.
Balla, Boccioni, Marinetti, Severini, Carrà riconquistano, con un secolo di distanza, la città che non solo fu protagonista di numerosi capolavori dell’avanguardia, ma anche vero e proprio palcoscenico dell’ascesa futurista nel panorama culturale italiano.
Figli dello stivale liberale prebellico, di quell’Italia arrabattata tra questione sociale e ascesa internazionale, unita concretamente solo dalla prima edizione della "Corsa Rosa", i futuristi sono lo specchio dell’élite borghese dei primi del novecento che tra Parigi, Milano e Roma organizzò veri circoli intellettuali, capaci di esplorare tutte le forme d’arte possibili e di volare con la veloce innovazione fino a sviluppare una mai più alta esaltazione del dinamismo.
A lungo l’importanza di questa corrente è stata offuscata dalle scelte politiche dei suoi interpreti, tra idee anarchiche e vicinanza al fascismo, che si esprime soprattutto nella politica interventista alle soglie della prima guerra mondiale. In realtà, dietro un vero e proprio culto della conflittualità, si cela la loro utopica visione del mondo come incessante movimento e irrefrenabile progresso; lo stesso ideale che traspare dalla volontà di non fermarsi alla dogmaticità dell’attimo, preferendo correre col corpo, creando un’ interazione sino ad allora mai vista tra individuo e contesto. Spazio e tempo si fondono creando una disarmonica sintonia di inarrivabile impatto e coinvolgimento, in cui la linea del movimento invade l’essere del colore.
Col ritorno del futurismo sul palcoscenico milanese dobbiamo prepararci a diventare attori protagonisti di una quinta dimensione, dove il susseguirsi del prima e del poi perde significato, dove futurfiori, tinte forti, emozioni roboanti ci coinvolgeranno in un immaginario relativistico di irresistibile fascino. Un’ebbrezza che non è solo colori, ma anche profumi e note, suoni che evaporano dal foglio di carta tramite le poesie onomatopeiche di Marinetti e sapori che esplodono dalle celeberrime ricette futuriste.
Col ritorno del futurismo sul palcoscenico milanese dobbiamo prepararci a diventare attori protagonisti di una quinta dimensione, dove il susseguirsi del prima e del poi perde significato, dove futurfiori, tinte forti, emozioni roboanti ci coinvolgeranno in un immaginario relativistico di irresistibile fascino. Un’ebbrezza che non è solo colori, ma anche profumi e note, suoni che evaporano dal foglio di carta tramite le poesie onomatopeiche di Marinetti e sapori che esplodono dalle celeberrime ricette futuriste.
Il movimento non si spense con la morte dei suoi capostipiti e, portato avanti dalla cosiddetta "seconda generazione futurista", continuò il proprio ruolo di primo attore nella scena artistica contemporanea, grazie a nomi spesso dimenticati come Prampolini, Soffici, Rosai e Sironi, che in forte interazione con le nuove tendenze costruttiviste e surrealiste, continuarono la ricerca.
Siamo di fronte ad un fenomeno che fu capace di caratterizzare oltre vent’anni del nostro paese, e che dopo anni di esilio dai salotti artistici internazionali sta tornando prepotentemente in auge. A testimonianza di ciò le prossime mostre in due dei più grandi cuori artistici europei: la Tate Modern di Londra e il Centre Pompidou di Parigi.
Siamo di fronte ad un fenomeno che fu capace di caratterizzare oltre vent’anni del nostro paese, e che dopo anni di esilio dai salotti artistici internazionali sta tornando prepotentemente in auge. A testimonianza di ciò le prossime mostre in due dei più grandi cuori artistici europei: la Tate Modern di Londra e il Centre Pompidou di Parigi.
Già da qualche anno Milano è stata la guida di questa riscoperta, con le retrospettive su Balla e su Boccioni, era quindi inevitabile che fosse proprio qui l’apice della festa futurista.
L’iniziativa organizzata dal assessorato alla Cultura si chiama "FuturisMI" e coinvolgerà la città durante tutto il corso del 2009 con mostre e oltre cento iniziative che si estenderanno su tutto il territorio del capoluogo lombardo. Tra gli appuntamenti più interessanti il grande happening musicale costruito sull’interazione di ventuno pianoforti guidati da Daniele Lombardi, che il sette giugno conquisterà piazza Duomo. Continuano poi gli allestimenti a Palazzo Reale che, dopo la retrospettiva dedicata lo scorso anno a Giacomo Balla, prosegue percorrendo la strada futurista con due mostre nel corso dei prossimi dodici mesi. La prima "Velocità+arte+azione" si è aperta il 6 febbraio e proseguirà fino a giugno, mentre la seconda, "Futurismo100-Simultaneità", prenderà le mosse a ottobre. Da questa primavera poi, la fondazione Stelline dedicherà i suoi spazi a Marinetti, forse la figura più carismatica dell’intero movimento. Il centenario futurista non invade solo le strade milanesi, ma conquista tutti i maggiori centri artistici italiani, con retrospettive a Roma, al MART di Rovereto e a Venezia, dove verrà riaperta la dimora storica del geniale Depero.
Sarà un vero e proprio rendez-vous tra l’utopia e la sua più vicina attuazione. Cosa avrebbero detto i protagonisti di un secolo fa delle città in incontenibile espansione e dell’incessante automazione delle nostre industrie?
Per rispondere all’insanabile diatriba tra idea e realtà non ci resta che immergerci nel nuovo(vecchio) universo futurista tra fervori primordiali e "voli scivolanti degli aeroplani".
Per rispondere all’insanabile diatriba tra idea e realtà non ci resta che immergerci nel nuovo(vecchio) universo futurista tra fervori primordiali e "voli scivolanti degli aeroplani".
Corrado Fumagalli
Foto: Federica Storaci
Quando potevamo manifestare una attitudine al movimento, l'intero mondo ci ha ascoltati ed abbiamo prodotto una bellissima ed intensa avanguardia. Nel centenario futurista vorrei sottolineare la necessita di un salto in avanti per le nostre menti.
RispondiEliminaViva i Futuristi
futuravanguardie.blogspot.com
Credo che alla fine di questo anno del centenario del manifesto si debba urlare viva la cultura!
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