Il 2007 è l’anno in cui ricorre il ventesimo anniversario del Progetto Socrate-Erasmus, una tra le iniziative culturali più significative e di maggior successo promosse dall’Unione Europea. In occasione di questa ricorrenza, l’associazione Erasmus Student Network, la cui missione è quella di sostenere i progetti di scambio attraverso il principio dell’integrazione sociale e culturale, organizzerà diverse conferenze in tutta Europa.
Nell’ambito di queste celebrazioni, la sezione Erasmus Student Network dell’Università degli studi di Milano ha in programma due giornate interamente dedicate all’integrazione europea e agli scambi studenteschi. Il primo incontro è avvenuto venerdì 9 febbraio mentre il secondo avverrà nei mesi di aprile o maggio di quest’anno.
Per parlare di Erasmus è evidentemente necessario discutere più generalmente dell’Europa, perché questo è il territorio entro il quale il progetto prende forma e perché la sua piena realizzazione dipende dall’evoluzione di un ideale più ampio, che è quello di Europa unita, solida e comune. Innegabile tuttavia è che l’Europa ha avuto e ha tuttora davanti a sé un percorso non facile, costellato di ostacoli e diversità che talvolta possono apparire insormontabili, e a questo proposito, la dott.sa M.G. Covenaghi Smith, direttore dell’Ufficio del Parlamento Europeo a Milano, invita “a guardare agli studenti Erasmus come ambasciatori di una nuova idea d’Europa e più generalmente ambasciatori di pace, conoscitori di culture e tradizioni diverse, che hanno compreso in prima persona l’importanza della tolleranza e la grandezza della diversità”.
La prof.ssa Patey rileva un altro dato interessante. “Nei primi anni ’90”, dice, “i posti disponibili erano nettamente limitati rispetto alle domande di studio all’estero, ma negli ultimi 5 anni la tendenza si è invertita e assistiamo a una scarsità di domande contro un’abbondanza di offerta”. Si tratta evidentemente di un aumento delle borse di studio, ma la dott.ssa Moroni trova un’altra possibile causa di quest’inversione di tendenza “nella diffusione dei corsi di laurea cosiddetti 3+2, poiché l’ansia di concludere il percorso entro il termine stabilito disincentiva gli studenti a partire per l’estero”.
In effetti, i problemi che uno studente Erasmus può incontrare sono molteplici, come ad esempio il riconoscimento dei crediti nella propria Università al ritorno dallo scambio culturale, o il problema linguistico, dal momento che nei nostri atenei le lezioni vengono tenute soltanto in italiano. A questo proposito la prof.ssa Patey fa notare come “sarebbe necessaria l’individuazione di parametri di valutazione comune e la promozione di un bilinguismo culturale necessario a far passare le nostre ricchezze, senza il quale saremo condannati a una sorta di provincialismo culturale”.
Come rende evidente il prof. Bruti Liberati: “le differenze tra i 27 paesi membri sono tutt’oggi rilevanti”. Per farne alcuni esempi: “il reddito medio di un europeo è di 25.600 euro, ma in Lussemburgo si aggira intorno ai 75.500 mentre in Bulgaria è di 3.500; esistono 100 tipi diversi di patenti e 9 tipologie di prese elettriche; la diffusione delle tecnologie informatiche tra la popolazione svedese è dell’80% contro il 23% di quella greca”. Risulta pertanto lampante che “mancano i mezzi per fare l’Europa, senza i quali il percorso di unificazione, di uomini e culture, è ancora molto difficile e in salita”.
L’onorevole Europarlamentare Antonio Panzieri auspica “una maggior partecipazione dei cittadini al percorso di creazione dell’Europa”, considerando di fondamentale importanza il progetto Erasmus, “tanto per il raggiungimento dell’obbiettivo europeo quanto per la sensibilizzazione dei nostri giovani riguardo la validità e la necessità di sentirsi europei”.
Ora la parola passa agli studenti, italiani e stranieri, che stanno vivendo o hanno vissuto, un’esperienza di studio all’estero. Federico racconta: “sono stato a Barcellona 12 mesi, mi sono trovato bene e non ho incontrato grosse difficoltà a integrarmi con gli altri studenti Erasmus e non”. Per Chiara invece, che ha vissuto 6 mesi in Inghilterra, “non è stato semplice integrarsi con la gente del luogo, e i rapporti in un primo momento sono stati perlopiù con altri studenti Erasmus”. Lorenzo tiene a sottolineare che “durante il periodo di studio in Galles ho imparato lo spagnolo”, dimostrando come non sia strettamente necessario visitare un paese per conoscerne la lingua. Ultima, una ragazza finlandese, nota come “in Italia il programma di studio è molto più complesso e i professori più esigenti rispetto al mio Paese”.
Vorrei concludere con un passo da “L’Adolescente” di F.Dostoevskij, scritto intorno al 1874 “..il francese era allora soltanto un francese e il tedesco soltanto un tedesco… l’Europa ha creato il modello-tipo del francese, dell’inglese, del tedesco ma del suo uomo del futuro l’Europa non sa nulla… in Francia io sono francese, col tedesco sono tedesco e allo stesso tempo sono russo al massimo grado… per il russo l’Europa è preziosa quanto la Russia… non si può amare la Russia più di quello ch’io l’amo, eppure io non mi sono mai rimproverato per il fatto che Venezia, Roma, Parigi, con tutti i tesori della loro scienza e delle loro arti, e tutta la loro storia mi sono più care della Russia…”
Barbara Ferrarini
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