Il numero precedente vi ha resi partecipi dell’epopea yuppie di Micheal J. Fox con il suo apice e il suo commovente tramonto. Nell’anno 1986 però il modello ha un successo così dirompente che un uomo di nome Willard Huyck considera maturi i tempi per esportarlo in una galassia lontana, più precisamente sul Pianeta dei Paperi. Huyck è l’ingiustamente dimenticato regista di Howard e il destino del mondo, film di cui si parla sempre troppo poco, ma chi lo ha visionato in tenera età non lo ha più dimenticato, e di sicuro conserva almeno un disegno dal tratto infantile ma vigoroso in cui Howard il papero affronta gli Occulti Super Sovrani Dell’Universo.
Procediamo però con ordine: Howard è un giovane papero rampante, vive in un modesto appartamento, dalla sua segreteria telefonica apprendiamo che un’avvenente papera “sogna di passargli le dita tra le piume”, ma ciò nonostante lui legge Playduck. Nel mezzo della lettura però una misteriosa forza lo risucchia fuori dal suo loculo e Howard sotto lo sguardo attonito di un gangsta papero con piume nere e radiolona è proiettato nella volta celeste.
Il raggio traente proietta Howard a Cleveland che diventa rampa di lancio del papero per percorrere tutte le tappe del sogno americano: da anatra gigante squattrinata a manager di successo di una band tutta al femminile. Quella che Howard compie Howard ha tutte le caratteristiche dell’odissea, nel senso che presenta tutti i topoi dalla migliore filmografia yuppie-reaganiana degli anni ’80 a cominciare dai compagni di viaggio. La frontwoman del gruppo e quasi amante di Howard (c’è un’emozionante scena di seduzione) infatti è Lea Thompson, che oltre a viaggiare nel tempo con Micheal J Fox nel 1983 aveva salvato gli Stati Uniti dai bolscevichi invasori nell’epico Alba Rossa. Qui in attillato streetwear post Motley Crue affianca Howard nel suo difficile adattamento allo stile di vita terrestre, ma non è sola, poiché nei panni di un goffo assistente di laboratorio c’è il futuro pasionario Tim Robbins, è il copilota di Howard del mirabolante volo in deltaplano in cui il papero sorvola i cacciatori di anatre al grido “Tora Tora Tora!”. Ma le citazioni non si fermano, si fanno solo più colte: Howard non ha niente da invidiare al ragazzo dal chimono d’oro, ne sanno qualcosa i tipi loschi allontanati a colpi di Quack Fu e coperchi di secchi della spazzatura.
Il coronamento della scalata ( non senza prima aver salvato il mondo da altri alieni) sarà il bagno di folla del grande concerto della Lea Thompson Band dove Howard si produce in un assolo degno di Eddie Van Halen e conclude con lo stage diving di rito.
Nicola Spagnuolo
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