Con una popolazione composta per il 48% da donne, una popolazione di un miliardo e duecento unità, l’India vive una situazione di preoccupante squilibrio demografico. Il rapporto numerico tra i sessi è in India uno dei più sfavorevoli al mondo e le ragioni di tale sproporzione non sono soltanto attribuibili a fattori di natura biologica, ma sociale ed economica. In una società patriarcale qual è quella indiana la figura femminile ha da sempre subito discriminazioni. Una figlia femmina è un peso per la famiglia. Non potrà aiutare nella gestione della casa né dei beni di famiglia perché destinata a trasferirsi nella casa del marito non appena sposata. E condizione essenziale per il matrimonio è il versamento da parte della famiglia della donna di una cospicua dote alla famiglia del marito. Per questo motivo l’infanticidio femminile è da sempre stato il metodo più comune per la pianificazione numerica del nucleo familiare. E lo è tuttora, anche se oggi la medicina moderna ha reso la pratica più indiretta e più indolore e le ha dato nuovi nomi, come aborto selettivo. L’ ecografia si rivela il mezzo ideale per la selezione prenatale. Se prima la bambina veniva soppressa attraverso soffocamento, inserendole nella gola foglie di tabacco o semi, o ancora mettendola in vasi di terracotta poi chiusi da pesanti coperchi, ora è sufficiente un breve indolore intervento in una delle tante cliniche specializzate o negli ambulatori mobili allestiti su autovetture, che riescono a raggiungere anche le zone più remote.
Paradossale si rivela poi il fatto che il triste fenomeno non è prerogativa delle zone rurali o di quelle più povere, ma raggiunge i picchi proprio nel più prospero e industrializzato nord. In testa la zona di Delhi dove la sex ratio ( rapporto numerico tra maschi e femmine), nell’età compresa tra gli zero e i sei anni di età, è di 821 bambine ogni 1000 bambini.
Nel 1994 in tutti gli stati dell’India sono stati vietati i test che rivelano il sesso del nascituro, onde evitare la selezione prenatale. Ma questa legge non ha dato i risultati sperati.
Il governo ha recentemente preso seri provvedimenti per contrastare la pratica dell’infanticidio femminile e dell’aborto selettivo, pianificando l’apertura in ogni distretto di un centro- asilo dove le madri possano abbandonare le loro figlie indesiderate. Il ministro per lo sviluppo delle donne e dell’infanzia, Renuka Chowdury, parla di allarme nazionale e afferma che è una vergogna che uno stato come l’India, con un tasso di natalità del 9%, continui ad uccidere le sue figlie. Gli attivisti hanno rimarcato la totale inutilità del provvedimento, facendo notare come la maggior parte delle bambine sia ormai uccisa prima della nascita e non dopo. E hanno portato ad esempio i disastrosi risultati di una iniziativa analoga a quella governativa, portata avanti nello stato meridionale del Tamil Nadu, dove un numero imprecisato di bambine è morto di stenti, all’interno di strutture ospedaliere governative disorganizzate e scarsamente sovvenzionate.
Chiara Checchini
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