7 marzo 2007

NON SI ESCE VIVI DAGLI ANNI '80 N°7

L’ultima volta che ci siamo visti, intendo che avete letto questa rubrica, era Natale. Vi immagino seduti sulla poltrona, con il golf nuovo già sporco di zucchero a velo del pandoro, mentre leggete la rubrica del vostro affezionatissimo. Mi dicono sia un ottimo eupeptico, come il Digestivo Antonetto, che a metà degli anni ottanta vantava come testimonial un Nicola Arigliano sorprendentemente giovanile, confrontato a quello che si presentò pochi anni fa al Festival di Sanremo (quello sembrava Giovanni di Aldo Giovanni e Giacomo travestito da vecchio). L’Arigliano suonava un motivetto al piano: da sotto ad un tratto spuntava una morettona-ricciolona in tubino paillettato rosso acceso a mostrare la scatola del prodotto. E’ fin troppo facile ironizzare sulla scomoda posizione della ragazza, che veniva palesemente penalizzata dalla scelta registica: è pur vero che se da sotto il piano fosse spuntato un giovanotto, sarebbe stato, al tempo, forse peggio. Durante le lunghe vacanze che noi universitari dobbiamo purtroppo sopportare, ho visto l’american drim der sor Muccino. L’America reaganiana fa da sfondo alla vicenda che, in poche parole, descrive declino e ascesa di Will “che figo!” Smith. La ricerca di un lavoro che ti consenta di fare soldi a strafottere, ma sempre con stile: un po’ alla Fonzie, ma con meno donne intorno. L’attore icona di questo genere di film è il magnifico, eccezionale e sfortunato Michael J. Fox: il piccoletto che iniziando dal telefilm Casa Keaton del 1982, raggiunse il successo con Ritorno al futuro, ma si consacrò nei ruoli dello yuppy che dal niente arriva, attraverso travolgente impegno, ostinazione e movimento di letti, alla ricchezza più traboccante. In questa sede desidero ricordare soprattutto Il segreto del mio successo del 1987, nel quale un giovane Fox parte da un paesino del Kansas per la Grande Mela in cerca di fortuna negli affari. Ricopre nell’azienda dello zio il ruolo di fattorino, ma ben presto grazie ad una vivacità incontrollabile, e ad una simpatia contagiosa, si porterà a letto la zia. Segnatevelo: se volete farvi vostra zia, ricordatevi, vivacità e simpatia sembrano le armi giuste. Ma non si fermerà solo a questo: il piccolo mago della finanza, occupando abusivamente la poltrona di un dirigente, scalerà la multinazionale del cornuto zio. Il meccanismo nel quale Michael J. Fox eccelle è il seguente: da homo novus tuttofare, con le armi della volontà e dell’ironia, diviene grande trombatore, da qui a possedere una multinazionale il passo è brevissimo. Un pubblico anni ottanta lo capisce immediatamente e lo segue. Poi sopraggiunsero gli anni novanta, la Guerra del Golfo, i democratici al potere, e l’arrivismo di Fox era un modello superato: Monica Lewinsky, tuttofare della casa Bianca, provò con le stesse armi la scalata, ma non le ho andò altrettanto bene. Forse in questa rubrica oggi si è parlato troppo di gente sotto a tavoli o pianoforti.


Fabrizio Aurilia

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