Il progetto Facoltà di Proporre del Collegio di Milano presenta una riforma che arriva dagli studenti
Nel confuso e acceso clima di dibattito e scontro nato in seguito alle recenti scelte del Governo in materia di Scuola e Università, abbiamo sentito la necessità di comprendere meglio la situazione, che ci coinvolge proprio in quanto studenti.
Abbiamo voluto sospendere preliminarmente ogni interpretazione, mossi dalla convinzione che prima di formulare proposte è necessaria l’acquisizione di un’adeguata conoscenza di contenuti, sostenuta dal dialogo continuo con le diverse realtà interessate. Per tali motivi abbiamo avvertito l’esigenza di raccogliere e organizzare informazioni e dati attendibili, reperibili da chiunque abbia la volontà di dedicarvisi con impegno. Solo così ci siamo sentiti in diritto di confrontarci con il ventaglio sociale coinvolto nell’azione di protesta.
Così nasce il progetto di ricerca Facoltà di Proporre, un’indagine sullo stato attuale dell’Università italiana intrapresa da alcuni studenti del Collegio di Milano, in collaborazione con alumni e studenti esterni. Del gruppo di lavoro, coordinato da Matteo Andreozzi, fanno parte Amos Badalin, Roberta Guarragi, Claudia Macerola, Flavia Marisi, Miriam Muccione e Adele Tiengo, iscritti alle Facoltà di Lettere e Filosofia e di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Milano.
Quella degli studenti universitari è una categoria anomala. È l’anima stessa dell’Università e la difende con forza, ma spesso dimostra di esserne semplice fruitrice, concentrandosi esclusivamente sulla conservazione dei servizi rivolti a chi studia. Si perde di vista, dunque, il vero obiettivo: il perfezionamento della didattica e della ricerca, garanzia per lo sviluppo di un Paese e per il miglioramento della qualità della vita della collettività. Il nostro gruppo ha sentito, invece, l’esigenza di tornare a concepire l’Università come una realtà tanto dinamicamente protesa al nuovo, quanto imprescindibilmente legata allo studio di se stessa. Per questi motivi abbiamo scelto di affrontare la situazione in cui versa il mondo universitario proprio con i suoi stessi strumenti, i nostri strumenti: lo studio e la ricerca.
Abbiamo avviato un progetto che ci permettesse di seguire con competenza il dibattito sulla riforma, di discernere le informazioni dei media, spesso incomplete o arricchite da inferenze politiche e ideologiche, consentendo a chiunque legga il nostro lavoro di fondare le proprie osservazioni o proposte su basi solide e approfondite. Da qui la finalità del nostro progetto, il quale vorrebbe assumere la funzione di supporto contenutistico per tutti coloro che avvertono la necessità di prendere una posizione in merito, senza farsi travolgere dagli eventi o rassegnarsi ad assistere passivamente. La nostra ricerca espone in maniera semplice e chiara tutto ciò che abbiamo ritenuto necessario sapere per essere in diritto di formulare opinioni e proporre miglioramenti.
Il primo passo è stato capire come l’Università sia arrivata ad essere quella che oggi frequentiamo, come è nata e quali sono stati i suoi sviluppi. Abbiamo studiato l’intero sistema dell’istruzione, per poi soffermarci su quella terziaria. Per comprendere le motivazioni dello stato di cose attuale abbiamo letto la storia dell’Università italiana del secolo scorso e i cambiamenti epocali che l’hanno trasformata, addentrandoci poi nell’ambito dell’organizzazione degli Atenei.
Dopo aver delineato i profili dei ministri protagonisti degli interventi che hanno scatenato le contestazioni degli ultimi mesi, abbiamo trattato l’iter delle normative al centro delle polemiche. Applicando ordine e metodo al vortice mediatico che in non poche occasioni ha sconvolto la realtà dei fatti, abbiamo tracciato una cronistoria e sviluppato un’analisi puntuale dei provvedimenti in materia universitaria. Alcuni di questi sono stati affrontati per non pregiudicare la visione d’insieme, mentre una particolare attenzione è stata dedicata a quelli reputati più critici.
Parallelamente all’analisi verticale abbiamo allargato il campo di ricerca orizzontalmente, considerando le osservazioni degli attori della protesta. Alla luce delle conoscenze acquisite, ci è stato possibile meglio riconoscere i pareri puramente pretestuosi, nonché verificare e approfondire aspetti che non avremmo potuto cogliere autonomamente. Affinché la nostra ricerca rimanesse strettamente legata al contesto in cui è nata ci siamo aggiornati quotidianamente sulle posizioni di studenti, dipendenti universitari, professori, ricercatori, dottorandi, assegnisti, rettori e politici. In particolare abbiamo affrontato le modalità con cui si è manifestato un parere favorevole o contrario ai provvedimenti, quali opinioni hanno avuto riscontro, le motivazioni addotte e le eventuali proposte.
Fatta eccezione per alcuni testi di particolare rilevanza, il cuore della nostra ricerca si è svolto interamente su Internet, attraverso e-book, blog, siti delle testate nazionali, delle associazioni sindacali, ma soprattutto del Governo Italiano, del MIUR, dell’ISTAT e dell’OCSE. La vera particolarità del progetto consiste nella metodologia adottata per la raccolta dei dati. Lo sforzo collettivo ha portato alla luce informazioni di difficile reperimento, alle quali abbiamo dato visibilità grazie alla continua stesura di un testo interattivo, sempre consultabile su Internet all’indirizzo web http://progettofilosofi.pbwiki.com.
Nella fase finale dei lavori abbiamo raccolto le riflessioni di esperti in materia, personalità di spicco e specializzati nel settore, con lo scopo di delineare alcuni possibili ambiti all’interno dei quali esercitare la nostra “facoltà di proporre”. Quindi, abbiamo individuato alcuni campi d’intervento, all’interno dei quali sviluppare dei propositi di miglioramento per il sistema universitario e che, in fase di elaborazione del documento, abbiamo suddiviso in ambiti preliminari, universitari e ausiliari.
Nelle proposte preliminari ci siamo soffermati su considerazioni riguardanti l’informazione dei cittadini e le modalità di attuazione dei provvedimenti. Abbiamo constatato che, nonostante il diffuso interesse verso il mondo accademico e il proliferare di studi in materia, l’insufficiente sensibilizzazione che gli organi d’informazione compiono intorno a queste tematiche si riflette nella mancata consapevolezza sociale delle funzioni dell’istituzione universitaria e dell’importanza della promozione dei risultati della Ricerca, principale chiave di sviluppo di un Paese. Numerose sono le statistiche ufficiali sul rendimento delle singole università, che non vengono diffuse adeguatamente, perdendo la loro utilità di strumenti di valutazione e valorizzazione, con l’ulteriore effetto di accelerare il processo di sradicamento degli atenei dal loro territorio.
Per quanto riguarda le proposte universitarie, abbiamo individuato alcuni nodi problematici, che negli ultimi anni sono stati oggetto di insolute controversie. Abbiamo esaminato la questione dell’autonomia universitaria, di cui abbiamo percorso criticamente le molteplici implicazioni; approfondito la necessità di migliorare i servizi di diritto allo studio; indicato alcuni strumenti per favorire carriere meritocratiche per studenti, dottorandi, ricercatori e professori; suggerito modalità di investimento nell’alta formazione degli insegnanti specializzati; analizzato la possibilità per le università di trasformarsi in fondazioni di diritto privato e sondato la prospettiva, per gli atenei italiani, di aprirsi ad orizzonti internazionali.
Infine, abbiamo elaborato alcune proposte ausiliarie, approfondendo ambiti che, in quanto studenti, avvertiamo come particolarmente vicini al nostro modo di concepire l’università: sostenibilità ecologica ed economica, biblioteche, reti wireless e istituzione di una rete di studenti eccellenti.
Il progetto - vincitore del primo premio alla 49^ edizione del concorso nazionale “I giovani nella vita pubblica del Paese” del Comune di Viareggio - è stato illustrato a Max Bruschi, consigliere del ministro Gelmini, che ci ha stupito, e anche un po’ lusingato, dicendo che avrebbe attinto alle informazioni contenute nell’e-book ogni volta che sarebbe stato necessario, e che avrebbe presentato personalmente le nostre proposte di riforma al ministro Gelmini. Adesso, non ci resta che aspettare che la nostra richiesta di confronto venga accolta.
Flavia Marisi e Adele Tiengo
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