Il programma della mobilitazione previsto per la serata di oggi, 12 dicembre, è saltato. Nell’intenzione dei promotori, il corteo organizzato in concomitanza allo sciopero generale indetto da Cgil, al ritorno in Festa del Perdono sarebbe dovuto sfociare nell’occupazione dell’ ateneo, da realizzarsi con una serie di iniziative che spaziano da assemblee e rievocazioni della strage di Piazza Fontana (di cui oggi è l’ anniversario), a un concerto di band universitarie.
Il definitivo annullamento della serata prevista è stato l’epilogo di una giornata già iniziata questa mattina con la divisione degli studenti in due cortei: 40 dalla parte di Via Festa del Perdono, 70 dall'altra. Un corteo numericamente esiguo decide di frazionarsi ulteriormente. Durante il ritorno in Università si innesca uno scontro tra due delle fazioni più attive. Sembra che la controversia, inizialmente scoppiata come rissa tra singoli soggetti, abbia avuto origine dal tentativo di occupare l’Aula Magna. Mentre un'assemblea organizzata e autorizzata doveva svolgersi in un'aula, l'atrio è stato teatro di scontri e disordine, e nel frattempo la porta d’ingresso dell’Aula Magna veniva in parte scassinata. E' a questo punto che si consuma la frattura fra gli organizzatori delle iniziative: una parte abbandona subito la Statale, in segno di dissociazione, lasciando al loro destino tutte le iniziative in programma. Rimane solo una frangia a presidiare l'auletta precedentemente occupata, di fianco agli uffici al piano terra, incapace numericamente e strategicamente di portare a termine il programma di eventi previsto. Nelle ore successive si è parlato di sgombero, di sicuro al moment c'è solo la convocazione di un'assemblea prevista per lunedi prossimo alle 14 per discutere dei fatti accaduti. Forse si tratta di una sconfitta per la mobilitazione studentesca che, partita a Ottobre all'insegna di grande partecipazione, ha subito oggi l'incapacità da parte degli organizzatori, che pure hanno avuto tanto credito dalle istituzioni universitarie, di realizzare in Università un evento aperto alla città, e in particolare di gestire la presenza delle diverse fazioni in campo.
Il definitivo annullamento della serata prevista è stato l’epilogo di una giornata già iniziata questa mattina con la divisione degli studenti in due cortei: 40 dalla parte di Via Festa del Perdono, 70 dall'altra. Un corteo numericamente esiguo decide di frazionarsi ulteriormente. Durante il ritorno in Università si innesca uno scontro tra due delle fazioni più attive. Sembra che la controversia, inizialmente scoppiata come rissa tra singoli soggetti, abbia avuto origine dal tentativo di occupare l’Aula Magna. Mentre un'assemblea organizzata e autorizzata doveva svolgersi in un'aula, l'atrio è stato teatro di scontri e disordine, e nel frattempo la porta d’ingresso dell’Aula Magna veniva in parte scassinata. E' a questo punto che si consuma la frattura fra gli organizzatori delle iniziative: una parte abbandona subito la Statale, in segno di dissociazione, lasciando al loro destino tutte le iniziative in programma. Rimane solo una frangia a presidiare l'auletta precedentemente occupata, di fianco agli uffici al piano terra, incapace numericamente e strategicamente di portare a termine il programma di eventi previsto. Nelle ore successive si è parlato di sgombero, di sicuro al moment c'è solo la convocazione di un'assemblea prevista per lunedi prossimo alle 14 per discutere dei fatti accaduti. Forse si tratta di una sconfitta per la mobilitazione studentesca che, partita a Ottobre all'insegna di grande partecipazione, ha subito oggi l'incapacità da parte degli organizzatori, che pure hanno avuto tanto credito dalle istituzioni universitarie, di realizzare in Università un evento aperto alla città, e in particolare di gestire la presenza delle diverse fazioni in campo.
Potete confrontarvi con gli studenti, prima di scrivere frasi fatte sul vostro giornalino? vi atteggiate a giornalisti, ma l'inchiesta e la ricerca della verità non sono facoltative. vi siete accontentati di guardare i fatti dall'esterno senza alcuna ambizione a viverli, quanto meno per raccontarli. complimenti.
RispondiEliminaVirginia,la tua critica non è circostanziata. Che senso hanno queste frasi demagogiche a proposito dell' “ambizione di vivere i fatti”? Spiegaci, piuttosto, cosa ci sarebbe di non vero in questo articolo. Io penso che si tratti di una cronaca lucida, anzi fin troppo indulgente nei confronti di gruppuscoli che non hanno alcun radicamento in università, incapaci di tessere anche un solo filo di dialogo razionale con gli studenti. Gruppi di poche persone, compiaciuti dall'essere in pochi tanto per continuare a sentirsi avanguardia di idee (nei rari casi e nelle rare persone che queste idee ce l’hanno) storicamente scadute.
RispondiEliminaRagione e ragione spesso cozzano con le ragioni del risentimento.
RispondiEliminaPosso assicurarti, Virginia, che chi ha contribuito alla stesura di questo articolo,ha parlato CON TE direttamente poco prima della stesura, chiedendo delucidazioni sui fatti. Abbiamo cercato di dare il meno possibile giudizi di merito, mi dispiace se qualche individuo permaloso può sentirsi offeso...Da persona piuttosto coinvolta nei fatti, nonostante quanto tu ne dica, ti posso dire che è stato molto imbarazzante chiamare i gruppi che dovevano suonare (e che magari avevano disdetto ingaggi pagati per sostenere la causa) per spiegargli, soltanto qualche ora prima, che non se ne faceva più niente.
RispondiEliminaNel paese si occupano i consolati greci, e qui si fa un bailamme per un cancello appena appena scardinato. Non si dice della delegazione della parte di studenti che non ha voluto fare l'asseblea (decisa da tempo e da tenersi in Aula Magna e non altrove), e che è rientrata solo per dire che non si facevano più le iniziative ed è riuscita, senza avere il coraggio politico e l'intelligenza di trasformare un momento di divergenza comprensibile nell'unione tra studenti, sindacalismo di base, precari e lavoratori.
RispondiEliminaLe ragioni di questo atteggiamento, che può esere nato anche in buona fede - ma puzza di voglia di controllo - sono molto vicine a quelle del peggior leaderismo. E soffrono di miopia politica. Senza parlare del fatto che si rifiuta il confronto assembleare e si procede per ricatti, annullamenti e delusione dele aspettative e delle speranze degli studenti di veder allargata e saldata la loro protesta ad un'area più ampia e che ne condivide l'immiserimento del presente e la distruzione del futuro.
Anche perché le aggressioni fisiche alle persone sono una cosa, il gesto simbolico e materiale di sfondare un cancello ben altra. E comunque dovrebbero sempre prevalere le ragioni che in una lotta ed una protesta allargano il campo della condivisione, a volte anche dilà dal previsto e diretto. Anche sfuggendo per un istante all'asfissiante controlo di servizi d'ordine o presunti tali e da direttive prese non si sa da chi.
Comunque Milano si conferma il ventre molle della protesta, e brilla per divisioni, personalismi e una sconcertante voglia di non intaccare la violenza esercitata contro gli studenti, i precari ed i lavoratori.
Ero presente alla manifestazione ed a tutti i fatti di cui si parla. E dire che chi condivide le stesse strategie di sfruttameno e di sottrazione del futuro "non ha radicamento in Università" significa non comprendere che invece l'ingresso in Università di ulteriori soggetti, è un processo di arricchmento politico e non il contrario, e che da lì si può costruire il dialogo razionale.Non certo col parlare di "esterni"...
Mi trovo sostanzialmente d'accordo con alcui aspetti sollevati dal commento precedente, soprattutto quando si parla di Milano come "ventre molle della protesta, che brilla per divisioni ecc...", che è esattamente l'idea che mi sono fatta anch'io in questi mesi.
RispondiEliminaInvece vorrei dissociarmi dal valore simbolico dello sfondamento del cancello. Credo che l'occupazione dell' Aula Magna sia un gesto simbolico in sè, che non necessita di atti vandalici il cui valore metaforico è, secondo me, più che altro anacronistico. Il gesto poi diventa anche un po' grottesco se si pensa che, mentre veniva compiuto, l'aula stava giusto per essere aperta dall'interno, ma questa è solo la mia opinione...
Quanto alla forte critica al gruppo che ha abbandonato l'università, mi limito a prendere atto del fallimento delle iniziative, senza la presunzione o l'interesse di addiatre i colpevoli (che poi diffincilmente sono identificabili in maniera così univoca).
Volevo anche dire al precedente commentatore che, secondo me, quando Anonimo parla dei gruppi che non hanno radicamento in università non si riferisce a chi pensi, o almeno non solo, ma parla di gruppi interni all'università, ma arroccati in una certa, compiacente autoreferenzialità.
Infine mi viene in mente che forse è l'occasione giusta per avere delucidazioni: io non sono contraria a occupazioni e autogestioni, che sono strumenti storici e a volte efficaci per manifestare dissenso, ma ha davvero significato organizzare un'occupazione nel week-end, con le vacanze natalizie alle porte e un sostegno di massa fisiologicamente esiguo? Nel resto d'Italia non è andata esattamente così...