Questo mese abbiamo deciso di far partire una nuova rubrica in cui intendiamo raccontare Milano attraverso luoghi, magari poco noti ai più, la cui esistenza dona un po’ di fascino alla nostra bistrattata città.
Questa volta parleremo della Cueva – no art gallery. Un po’ galleria d’arte, un po’ pista da ballo, un po’ centro di provocazione culturale, la Cueva non è facilmente iscrivibile in una precisa categoria. Potremmo definirla una fucina di idee che difficilmente vedrete fondersi in altri posti. La trovate in via Vigevano, proprio di fronte alla Darsena, racchiusa in un coloratissimo palazzo. Una volta entrati e scesa la ripida rampa di scale, capirete il perchè del nome: sembra proprio di entrare in una caverna (che in spagnolo si dice appunto ‘cueva’). E’ un piccolo antro diviso in varie salette. In una di queste è sempre allestita un’esposizione di opere d’arte, che cambia regolarmente ogni mese. Nella sala attigua, tra le pareti tappezzate di locandine, a testimonianza delle decine di eventi che si succedono in questo spazio, c’è un bar. Avvolti da un possente tango elettronico, si può fare la conoscenza dell’argentino Jorge Vacca, il fondatore della Cueva. Jorge è a Milano da una quindicina d’anni. In Argentina collaborava per un’importante rivista di fumetti. Poi l’incontro con il grande Hugo Pratt. Il maestro veneziano gli lancia l’idea di venire a Milano per lavorare alla rivista Corto Maltese, e così si trasferisce in Italia. Oltre che per la rivista della Rizzoli, Jorge lavorerà per un periodo presso il prestigioso “Centro Fumetto Andrea Pazienza” di Cremona, per poi fondare una casa editrice, la Topolin Edizioni, di cui la Cueva è l’emanazione.
“La Cueva è nata nel 2002 per promuovere le attività della casa editrice”, spiega Jorge. “Prima facevamo mostre itineranti a tema, a volte con opere di più di 100 artisti. Abbiamo toccato quasi tutte le principali città italiane, e anche molti paesi europei”. Jorge inizia poi a raccontarci come è diventato editore: “La Topolin è nata nel ’90 quasi per caso. Un mio amico spagnolo mi aveva mostrato un fumetto, Hitler=SS di Vullemin e Gourio, che era già stato sequestrato in Spagna e Francia per via del fatto che prende in giro tutti, sia i Nazisti sia gli Ebrei, e infatti aveva avuto denuncie da ogni parte. Ho provato a piazzare il fumetto in Italia, ma nessun editore l’ha voluto. Allora mi sono detto: perché non pubblicarlo io? Qualcuno dovrà pur fare il lavoro sporco”. Questo è poi diventato il motto della Topolin. E a dimostrazione di quanto il lavoro sia particolarmente sporco, c’è l’eccezionale sequela di sequestri e denunce inanellate dalle uscite della Topolin. Oltre a Hitler=SS sono state sequestrate - alcune volte addirittura in tipografia - anche opere come Brian the Brain di Miguel Angel Martin, oggi tranquillamente in vendita in qualsiasi libreria italiana. In difesa della Topolin sono arrivati decine di appelli a tutela della libertà di espressione, a cui hanno aderito tra gli altri Enrico Ghezzi, Oliviero Toscani, Milo Manara, i 99 Posse e, dalle colonne del quotidiano “Il Manifesto”, Aldo Busi. La Cueva, oltre ad essere la cassa di risonanza per la Topolin Edizioni, è anche vetrina per decine di artisti, che hanno la possibilità di far conoscere opere che talvolta difficilmente troverebbero un'altra sede espositiva. Hanno esposto qui gente del calibro di Moebius, Juan Jimenez, Miguel Angel Martin e Paolo Bacilieri, solo per fare qualche nome. Attualmente sono in mostra le tele di Marco Teatro, artista e storico organizzatore dell’happening internazionale del fumetto underground. “Abbiamo voluto affiancare al nome della Cueva lo slogan ‘no art gallery’, perché crediamo in un’arte che sia meno cervellotica e raccontata, ma più artigianale e concreta”, spiega Jorge, che prosegue: “Chiunque abbia dei buoni lavori può venire qui a mostrarceli. Se sono qualitativamente validi, la mostra si fa. La lista di chi è in attesa di esporre è però già molto lunga”.
Ma non è solo l’arte ad assorbire la Cueva. Come si è già accennato in precedenza, sono moltissimi gli eventi che animano questo spazio. Si va dagli incontri con gli scrittori (i “giovedì letterari”), al festival del cortometraggio, alle installazioni, fino ai concerti di musica elettronica. Ma la cosa di cui la Cueva può vantarsi di più, da un po’ di tempo a questa parte, sono le serate di tango. “Tutto è cominciato in maniera assolutamente naturale”, racconta Jorge. “Noi qui, da buoni argentini, il tango lo abbiamo sempre suonato. Poi è diventato un appuntamento fisso, il mercoledì. Lo abbiamo chiamato ‘tango de miercoles’ (che è un gioco di parole argentino che significa più o meno ‘tango di merda’). Alcune persone si sono offerte di fare da insegnanti di ballo (il primo a farlo è stato il maestro del fumetto argentino Josè Muñoz). Musicalmente, amiamo mischiare le sonorità: alterniamo classici poco noti ai più, alle nuove sonorità del tango elettronico. E stiamo avendo molto successo, tanto che ci invitano in tutti i principali festival di tango in giro per l’Italia, ma non solo: siamo stati DJ ufficiali al Festival Internazionale del Tango di Barcellona, e fra poco suoneremo a Monaco di Baviera, al Tango Fusion Club”. Anche a Milano la Cueva suona il tango in serate fisse “fuori sede”: il lunedì al Totem di via Gola, il mercoledì al Milan Rouge (dopo le 22) e il sabato alla Comuna Baires. Jorge, che ad aprile ha portato alla Cueva un’orchestra direttamente dall’Argentina, non esclude che possa produrre qualche pezzo in proprio. Staremo a sentire.
Nel frattempo, per chi si fosse incuriosito e vorrebbe farsi un giro, ricordiamo che la Cueva è aperta dal martedì al venerdì, dalle 20 in poi, in via Vigevano 2/A. Poi rimarrà chiusa per la pausa estiva, dal 15 giugno al 15 settembre. Per informazioni: info@topolin.it
a cura di Beniamino Musto
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