11 maggio 2006

EDITORIALE MAGGIO 2006


“Il futuro non è più quello di una volta”. Qualche anno fa era una frase sbiadita nei corridoi del metrò. Einaudi ha appena pubblicato l’ultimo libro di Aldo Nove, “Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese”. Sono storie di gente comune, ragazzi e ragazze di buona famiglia, valido curriculum e tenace volontà. Oltre alla fascia anagrafica e alla cittadinanza italiana, li accomuna il precariato professionale.
Aldo Nove non è un politico, un fazioso, un girotondino. Si limita a raccontare storie vere sine ira et studio: da vero cronista il giudizio lo lascia ai lettori.
“Il futuro non è più quello di una volta”. Già: una generazione senza futuro, senza speranza di futuro, semplicemente cancellata dalle leggi di mercato. Ma come reagire? L’ingiustizia legittima il rancore, il pessimismo, il disimpegno di chi incrocia le braccia e bestemmia il governo? O non converrebbe adesso, proprio e soprattutto adesso, farsi valere, affrontare la sfida della modernità con coraggio? Una lotta per i diritti passa attraverso la combattività quotidiana, la fiducia nel cambiamento e un certo irrazionale ottimismo di fondo.
“Il futuro non è più quello di una volta”, d’accordo. Possiamo però impegnarci perché non sia peggiore.
Luca Gualtieri

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