7 dicembre 2010

Diario della mobilitazione - Le giornate dell'occupazione in Mercalli

Dalla testimonianza diretta dei protagonisti, la cronaca ora per ora della mobilitazione studentesca contro il Ddl Gelmini.
Diario delle giornate 30.11.2010 e 1.12.2010.

30.11.2010:
H 9.14: arrivo con qualche minuto di anticipo in piazza Cairoli per l’inizio della manifestazione contro il ddl Gelmini. Appena uscito dal metro vengo accolto da una camionetta di forze dell’ordine. Mentre sto scrivendo queste righe mi si avvicinano due agenti per dare un occhiata a quello che sto riportando, inquietantemente divertente.

H 9.24: qualcuno inizia a scaldare gli animi da un megafono, finalmente le persone iniziano ad assembrarsi per dar vita al corteo.
Sarà una lunga giornata.
Per adesso sembrano esserci solamente liceali, sembra scarsa per ora, ed è un peccato, la partecipazione degli universitari.

H 10.00: il corteo inizia a muoversi; numero stimato di partecipanti è 10.000.

H 11.30: A causa della manifestazione studentesca tre stazioni della metropolitana vengono chiuse e riaperte dopo circa un'ora. Si tratta delle stazioni di Duomo e Cordusio, sulla Linea 1 e Missori, sulla Linea 3, impraticabili dalle 11.30 alle 12.50.La chiusura è stata richiesta dalla Questura per motivi di ordine pubblico.

H 11.45: Il corteo viene spezzato; si accennano scontri in via dell’Orso. Le forze dell’ordine attuano prime intimidazioni sugli studenti medi, scatenando la loro fuga. Guidati dalla bandiera pirata, i Corsari e un qualche centinaio di universitari prendono la testa del corteo, che prosegue a questo punto con forze un po' più equilibrate.

H 12.30: La situazione è completamente ribaltata: gli universitari, a passo di marcia, fanno arretrare frettolosamente la polizia fino ad arrivare in via Alessandro Manzoni, dove la tensione arriva all'apice. I cordoni della polizia si inseriscono tra due spezzoni del corteo; la situazione rimane in stallo per un buona mezz'ora fino a quando i cordoni polizieschi non possono far altro che sciogliersi e lasciar unire gli spezzoni del corteo. Una piccola e divertente vittoria.

H 14.45: Si inizia a percepire la stanchezza e ciò che resta del corteo, un migliaio di persone circa, si riunisce per un assemblea presso la facoltà di Scienze Politiche, con il proposito di ripartire più tardi.
In assemblea si discute dei prossimi obbiettivi da raggiungere attraverso la mobilitazione.
Dopo disquizioni varie sulle motivazioni che ci spingono, ad esempio l’aumento puntuale delle tasse di anno in anno, oppure le speculazioni finanziare, si fa chiaro il motivo che ci unisce tutti in questa Rivolta: l’opposizione alla mercificazione universitaria attuata dal ddl Gelmini, ultimo tassello di un progetto attuato a partire dalla cara e vecchia riforma Berlinguer degli anni novanta e passato dalla riforma Moratti nei primi anni del 2000.
glio strumenti della protesta sono individuati in tre azioni fondamentali: 1- blocchi delle stazioni ferroviarie; 2- presio al nuovo palazzo della regione; 3- occupazioni universitarie.
Il fine di queste azioni pratiche e simboliche è portare danni economici al governo (attraverso i blocchi) ed ampliare la status di sciopero a tutte le categorie, rendendolo generale.

H 15.30: Una volta usciti da Scienze Politiche capiamo che l’unico modo per poter violare il dispositivo poliziesco è quello di essere agili, sfuggenti e soprattutto uscire dal centro. In circa 300 ci muoviamo verso la metro: una preziosissima alleata durante tutta questa giornata. La composizione del gruppo è variabile, qualche studente delle superiori e molti universitari di tantissime facoltà diverse. Studenti del Politecnico, della Bicocca e della Statale. La cosa più piacevole è vedere una sacco di facce nuove, nessuno conosce tutti, ma strada facendo cominciamo a fidarci gli uni degli altri.
Un violinista in metro ci fa da sottofondo regalandoci un frammento poetico per tutto il resto della giornata, tutto sembra armonicamente al passo con il destino.
Prima tappa: metro san Babila. Respingiamo il goffo tentativo di un agente della Digos di infiltrarsi nel gruppo.
Seconda tappa: dopo un bel girovagare sotterraneo arriviamo a destinazione: la stazione di Rogoredo. Tutti i binari vengono bloccati per circa un'ora. Restiamo lì finche non arriva la Digos e i primi reparti, non un numero ingente di forze in realtà, ma decidiamo comunque di ributtarci sottoterra.
Terza tappa: piazzale Loreto. Qualcuno propone la tangenziale ma ci rendiamo conto che non abbiamo materiale adatto per un azione del genere. In Loreto il blocco avviene grazie all’arredo urbano (troppo poco) presente in loco. Cartelli divelti e cestini ribaltati. La madama arriva quasi subito. Lasciamo le improvvisate barricatine a fare il blocco al posto nostro.
Di nuovo nella metrò.

H 18.00: Quarta tappa: la stanchezza e la fame si cominciano a fare sentire. Qualcuno se ne va, ma rimaniamo un bel gruppo: almeno un centinaio. Si decide insieme di dirigerci alla facoltà di Lingue della Statale, in piazza S. Alessandro. Un ottimo posto per riorganizzarci, sfamarci e fare un bilancio della giornata. Gli studenti di Lingue presenti sono molto galvanizzati all’idea. Usciamo dalla metro in Missori ma appena attraversiamo la strada ci piombano addosso svariati reparti di carabinieri e celere, probabilmente un po' offesi per essere stati beffati per mezza giornata. Ci caricano subito, un po’ di gente si disperde ma riusciamo comunque a rimanere compatti, e fuggiamo in direzione Santa Sofia. Alla fine entriamo in 60-70. La polizia fa per entrare fino al cortile ma poi si rende conto di aver valicato un confine di zone franca e torna indietro. La decisione è presa: la palazzina di Lettere è occupata. Uno striscione recita: “lo spettacolo è finito, la lotta non si ferma”. Dopo un po’ la polizia abbandona la strada.

H 19.15: I lavoratori dell’università ci sostengono portandoci cibo e solidarietà. Dentro un 'aula un ragazzo inizia a leggere “6 pollici” di Bukowski. L’atmosfera e poetica, fino a quando la notizia che la riforma è passata arriva sconquassando i morali…non importa, la rivolta non si ferma.

H 0.00: L’atmosfera che si respira è meravigliosa: anche se è passata la riforma c’è un clima di festa, uno spazio di didattica è diventato un “spazio di vita”. Le persone ridono, scherzano, chiacchierano e discutono il da farsi per domani e i giorni a venire.

1.12.2010:
H 9.30: la notte è passata insonne, dopo un picchetto in Mercalli ci raduniamo con uno sparuto numero di persone in aula “z”.
I proposito sono:
-fare un resoconto della giornata.
-definire bisogni e obbiettivi.
-far durare la mobilitazione nel tempo.
-condividere le azioni di piazza
-rompere l’isolamento.
-migliorare la partecipazione in università.

H 16.20: vengono a farci visita i giornalisti di Rai 3. Dopo uno scontro d’opinioni, che manifesta tutta la disgregazione all’interno del movimento si decide di non rilasciare interviste. Vogliamo evitare di venire strumentalizzati dai media.

2.12.2010:
L’occupazione in Mercalli si è accordata con i lavoratori della mensa per concordare un prezzo per mangiare.
I lavoratori sono dalla nostra e si battono con i dirigenti per attuare l’”autoriduzione”.

Propositi per mandare avanti l’occupazione:
-allestire un aula studio auto-organizzata
-creare un gruppo comunicazioni
-dare feste ed aperitivi per aumentare il flusso di gente all’interno dell’occupazione.

H 16.20: ci giunge voce che il Senato Accademico sta decidendo il da farsi sull’occupazione.

H 16.30: Ci avviamo in una cinquantina verso il Senato Accademico. Dopo aver inneggiato cori del tipo: “ quelli come voi non pagano mai” la Digos fa la sua comparsa in Università. Evidentemente al Senato Accademico non va giù che gli studenti/occupanti dicano la loro al riguardo. Non rimane che andarcene.

4.12.2010:
All’occupazione viene allestita un serata con dj set, musica, film e alcol. La gente accorre numerosa. Sarà complicato tener a bada un cosi grande numero di persone. Qualcuno teme il peggio quando, a notte inoltrata verso le 3.00, un antifurto inizia a suonare: prevediamo l’arrivo della polizia a breve.
Riusciamo a rimanere nell’edifico e ad occuparlo fino alle 6.30 del mattino, dopo di che la Digos fa il suo ingresso e inizia ad identificare gli occupanti rimasti, circa una ventina.

H 7.00: Lo sgombero è avvenuto, e nel modo più ridico che potessi immaginare. Inutile stare a descrivere nei dettagli le circostanze. Siamo stati lasciati “in pasto alla Digos”; qualcuno potrebbe rispondere che “si sa i rischi quali sono durante un occupazione”. Certo che si sanno ma della denuncia poco deve importare; quello che deve importare è che le persone a cui erano stati affidati gli ideali e le speranze di tutti permettano di vederli realizzati o perlomeno di dare una parvenza di lotta, di resistenza quando essi vengono intaccati. Ma come spesso capita, siamo stati delusi. I vostri, i nostri ideali non sono alla nostra portata, ma non perché ci manca la forza di raggiungerli o perché siamo soverchiati da forze che non sono alla nostra altezza, ma semplicemente perché ci manca la morale per adempiere ad essi, ci manca la morale per sacrificarci per essi.
In Mercalli già da qualche giorno si era perso di vista il vero scopo di quel luogo.
Davide I.

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