“A Maurilia, il viaggiatore è invitato a visitare la città e nello stesso tempo a osservare certe vecchie cartoline illustrate che la rappresentano com’era prima: la stessa identica piazza con una gallina al posto della stazione degli autobus …” Calvino scrivendo Le città invisibili le dichiarò un sogno che nasce dal cuore delle città invivibili. E appartiene senza dubbio a quest’ultima categoria Milano sotto Natale, sebbene abbia qualcosa in comune con la più impalpabile Maurilia: un ostinato sguardo nostalgico che rifugge le brutture accumulatesi negli anni del boom economico ed edilizio e si rifugia nelle dolci commemorazioni di epoche passate. Tra queste una bellissima esposizione alla Triennale per celebrare il centenario dell’AEM, in mostra fino al sei gennaio con ingresso libero. Viene ripercorsa, tramite installazioni multimediali e fotografie d’archivio, la storia dell’azienda che dal 1910 provvede all’illuminazione della nostra città. Ci si lascia trasportare dall’atmosfera memorialistica, tra la scoperta di luoghi noti con altri volti e qualche eccesso di luminescenza dittatoriale del ventennio. Eppure proprio la storia dell’AEM ripercorre quella crescita economica che ha portato Milano ad avere l’aspetto e le forme che ben conosciamo oggi. E una volta usciti veniamo assaliti dai fanti del cattivo gusto e dai cavalleggeri della speculazione economica: preservare l’immagine di una Milano a volte eccessiva ma sempre bella è una battaglia persa. Tra Porta Venezia strangolata da lumini rosa, Piazza Fontana ridotta a una imitazione di se stessa che potrebbe andar bene a Las Vegas o in una hall di albergo kitsch, Piazza XXIV Maggio ormai location della pubblicità della Gazzetta e cuori assassini in Galleria che attentano alle anziane signore, sembra proprio che l’unica salvezza sia guardare quelle cartoline di altri tempi e sognare. Ma a Milano, come a Maurilia, “gli dèi che abitano sotto i nomi e sopra i luoghi se ne sono andati senza dir nulla e al loro posto si sono annidati dèi estranei”. E’ inutile sospirare rasseganti di fronte a una foto di Brera trent’anni fa, perché a fianco si può vedere anche una gigantesca scritta “Dux” proiettante luce su Piazza Duomo: nella storia le brutture sono state cancellate con la lotta e la volontà di cambiare, senza le quali dovremo sopportare ancora molto a lungo le luci rosa, certo più innocue (anche se i cuori sembrano già più aggressivi) della propaganda di regime, ma insormontabile ostacolo per chi vuole poter guardare la bellezza della propria città per le strade e nella realtà, e non solo in una sala di museo.
Irene Nava
Irene Nava
Piazza Fontana
Piazza Duomo
Galleria Vittorio Emanuele
La Rinascente
Porta Romana
Led "Diventa un angelo" - Piazza San Fedele
Brera
Piazza della Scala