
Il Teatro Libero non resta a guardare né ad aspettare che i soldi piovano dal cielo. Una delle possibili soluzioni temporanee è la richiesta di un prestito alla proprietà, la quale prende tempo e risponde di voler vedere i bilanci del teatro. Una nota importante: il teatro Libero non ha mai chiuso i suoi bilanci in negativo, prima che, ovviamente, la sala fosse chiusa. Siamo al 26 Ottobre. Il Libero si vede costretto a chiudere altri contratti, oltre a quelli delle compagnie. Viene proposta una divisione al 50% per coprire le spese tra il teatro e la proprietà: quest’ultima si difende deviando il discorso sugli affitti arretrati e proponendo un anticipo di 10.000 euro. I soli lavori strutturali costano circa 40.000 euro. Il 4 Novembre si cerca un incontro con i rappresentanti del comune, ma Finazzer non è disponibile – nessuna motivazione aggiunta -, mentre Calvi è in ferie.
Nei primi giorni di Novembre Corrado e il suo staff, ormai ridotto a meno di cinque persone, contrattano con la proprietà, che insiste a voler dare pochi soldi e pretende gli affitti arretrati. L’apertura del teatro viene rimandata a fine dicembre, ma nel frattempo devono essere annullati altri spettacoli. Una perdita di introiti gigantesca.
Il comune si fa sentire a metà novembre, con una lettera di Calvi che propone alcune sale teatrali per cambiare sede. Inizia la commedia: l’elenco delle sale risulta essere un agglomerato di teatri con una stagione già avviata e un programma definito, di sale parrocchiali, di biblioteche smesse, di stanze senza collegamenti tra camerini e palcoscenico, di sale che pretendono un affitto esorbitante. Un’ulteriore sconfitta e un duro colpo al morale, perché “quando lotti con tutte le tue forze per una realtà a cui credi e a cui hai dedicato la vita, risposte fasulle e nulle come queste fanno cadere le braccia”, osserva d'Elia durante l'assemblea.
Il comune si fa sentire a metà novembre, con una lettera di Calvi che propone alcune sale teatrali per cambiare sede. Inizia la commedia: l’elenco delle sale risulta essere un agglomerato di teatri con una stagione già avviata e un programma definito, di sale parrocchiali, di biblioteche smesse, di stanze senza collegamenti tra camerini e palcoscenico, di sale che pretendono un affitto esorbitante. Un’ulteriore sconfitta e un duro colpo al morale, perché “quando lotti con tutte le tue forze per una realtà a cui credi e a cui hai dedicato la vita, risposte fasulle e nulle come queste fanno cadere le braccia”, osserva d'Elia durante l'assemblea.
Il Teatro Libero ha una sala piccola, ma i numeri sono tutti a suo favore: 12 stagioni teatrali con 400.000 spettatori totali, 150 compagnie passate per il palcoscenico, 200 spettacoli di cui 34 nuove produzioni del Circuito Teatri Possibili. E ancora, il dato più rilevante: l’indice del pubblico, ovvero la percentuale delle persone presenti ad ogni spettacolo rispetto ai posti in sala. Il Teatro Libero è in prima posizione nella classifica dei teatri milanesi, che viaggiano su una percentuale bassissima.
Alla conferenza era presente anche il professore della Statale Paolo Bosisio, che rilancia una proposta: presentare un referto al Comune in cui vengono indicate i gestori delle sale milanesi e, soprattutto, quante e quali sale posseggono. In aggiunta inserire i dati dell’indice del pubblico e chiedere una nuova sala per il teatro Libero, che se la meriterebbe davvero.
Alla conferenza era presente anche il professore della Statale Paolo Bosisio, che rilancia una proposta: presentare un referto al Comune in cui vengono indicate i gestori delle sale milanesi e, soprattutto, quante e quali sale posseggono. In aggiunta inserire i dati dell’indice del pubblico e chiedere una nuova sala per il teatro Libero, che se la meriterebbe davvero.
Daniele Colombi
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