Nella primavera-estate 2009 sono usciti due film "religiosi": Angeli e demoni della Brown & Howard s.p.a. e Antichrist di Lars von Trier. Analoghi per la presentazione provocatoria e per le tematiche religiose, ma diversi per il modo d'affrontarle e per le posizioni espresse.
In occasione dell'uscita del proprio film, da un bestseller di Dan Brown (da cui aveva già tratto “Il codice da Vinci”, con un risultato didascalico e fiacco), Ron Howard ha polemizzato riguardo gli ostacoli posti dalla Chiesa romana alla sua realizzazione. Ma il solo "ostacolo" è stato in realtà il rifiuto (legittimo, essendo ancora valido il diritto di scegliere chi far entrare in casa propria) di far girare il film in Vaticano e le polemiche... non sono mai iniziate. Gian Maria Vian, direttore de L'Osservatore Romano, l'ha anzi definito, con una punta di sarcasmo, uno spot per il turismo di Roma.
Il film è sgangherato, pacchiano, con il solo merito di mantenere un pò di suspence - assente nel precedente. L'umanità che narra non è caratterizzata, non vi sono indagini psicologiche, solo meschinità (il prof. Langdon, interpretato da Tom Hanks, risponde "Sì, ma io sto bene" quando gli si dice dell'uccisione - cui ha assistito - d'un gendarme vaticano).
Le tanto pubblicizzate "denunce" sono solo degli insulti: Langdon-Hanks insiste sull'oscurantismo clericale e deplora l'ignoranza dei religiosi sulla propria stessa storia. Brown non legittima però la propria sicumera con una preparazione adeguata, proponendo le proprie tesi con una messinscena fallace e improbabile, dichiarando la certezza delle proprie denunce nonostante la loro falsità sia ampiamente dimostrata.
Trier ha presentato Antichrist cercando di smentire le accuse di misoginia scatenate dalla proiezione del film all'ultimo festival di Cannes. Ma nonostante il gamete femminile al posto della "t" nel titolo (si vedano locandina, titoli di testo e didascalie), alcune ambiguità restano. Il film è affascinante, impressionante ma vacuo: Treir costruisce un fine sistema di segnali, di particolari che ritornano, imbastendo il film su una rete di simboli con cui esibisce la propria statura intellettuale, ma senza trasmettere nulla. Crea un'opera bella ma deplorevole per la promozione bieca, per la volgarità di scene fini a sé stesse, per la provocazione senza scopo.
Se però, a parte la faziosità con cui è stato presentato, Antichrist è un film da approfondire, in Angeli e demoni non c'è nulla al di là della provocazione. E' un cinema paradossalmente piccolo, nonostante la possenza dei mezzi; un anti-cinema che può piacere a chi s'accontenta di una messinscena costosa, a chi si fa impressionare dal nozionismo di Dan Brown e del suo personaggio, Robert Langdon, a chi scambia un insulto per una denuncia e il ribellismo per ribellione.
In occasione dell'uscita del proprio film, da un bestseller di Dan Brown (da cui aveva già tratto “Il codice da Vinci”, con un risultato didascalico e fiacco), Ron Howard ha polemizzato riguardo gli ostacoli posti dalla Chiesa romana alla sua realizzazione. Ma il solo "ostacolo" è stato in realtà il rifiuto (legittimo, essendo ancora valido il diritto di scegliere chi far entrare in casa propria) di far girare il film in Vaticano e le polemiche... non sono mai iniziate. Gian Maria Vian, direttore de L'Osservatore Romano, l'ha anzi definito, con una punta di sarcasmo, uno spot per il turismo di Roma.
Il film è sgangherato, pacchiano, con il solo merito di mantenere un pò di suspence - assente nel precedente. L'umanità che narra non è caratterizzata, non vi sono indagini psicologiche, solo meschinità (il prof. Langdon, interpretato da Tom Hanks, risponde "Sì, ma io sto bene" quando gli si dice dell'uccisione - cui ha assistito - d'un gendarme vaticano).
Le tanto pubblicizzate "denunce" sono solo degli insulti: Langdon-Hanks insiste sull'oscurantismo clericale e deplora l'ignoranza dei religiosi sulla propria stessa storia. Brown non legittima però la propria sicumera con una preparazione adeguata, proponendo le proprie tesi con una messinscena fallace e improbabile, dichiarando la certezza delle proprie denunce nonostante la loro falsità sia ampiamente dimostrata.
Trier ha presentato Antichrist cercando di smentire le accuse di misoginia scatenate dalla proiezione del film all'ultimo festival di Cannes. Ma nonostante il gamete femminile al posto della "t" nel titolo (si vedano locandina, titoli di testo e didascalie), alcune ambiguità restano. Il film è affascinante, impressionante ma vacuo: Treir costruisce un fine sistema di segnali, di particolari che ritornano, imbastendo il film su una rete di simboli con cui esibisce la propria statura intellettuale, ma senza trasmettere nulla. Crea un'opera bella ma deplorevole per la promozione bieca, per la volgarità di scene fini a sé stesse, per la provocazione senza scopo.
Se però, a parte la faziosità con cui è stato presentato, Antichrist è un film da approfondire, in Angeli e demoni non c'è nulla al di là della provocazione. E' un cinema paradossalmente piccolo, nonostante la possenza dei mezzi; un anti-cinema che può piacere a chi s'accontenta di una messinscena costosa, a chi si fa impressionare dal nozionismo di Dan Brown e del suo personaggio, Robert Langdon, a chi scambia un insulto per una denuncia e il ribellismo per ribellione.
Tommaso de Brabant
Nessun commento:
Posta un commento