16 agosto 2009

TOP TEN TV TRASH - PRIMA PARTE

TOP 10 DEI REALITY SHOW PIU’ TRASH – PRIMA PARTE

10. TO CATCH A PREDATOR
Un giornalista e un gruppo di volontari setacciano il web alla ricerca di pedofili. Chattano fingendosi un ragazzino di 12 anni. Chi viene adescato finisce in una casa piena di telecamere, dove sono pronti a riprenderlo mentre cerca di coprirsi balbettando scuse e giurando che quella è la prima e l’ultima volta. Patetico. Da lì a un paio di giorni sarà di nuovo su Internet a riprovarci.
Reality confezionato per angosciare le madri di famiglia e portare all’orticaria nervosa quelle più ansiose, il tutto senza di fatto risolvere il problema della pedofilia.

9. CHI VUOLE SPOSARE UN CITTADINO PADANO?
Improbabile cover italiana del format U.S.A. “Chi vuole sposare un cittadino americano?”. Sottospecie di “Uomini e donne” tra un americano e tre immigrati con permesso di soggiorno. Il vincitore non solo troverà l’anima gemella ma avrà fatto un passo in avanti nell’ottenere la cittadinanza. Amore e interessi alla massima potenza.

8. DE GROTE DONORSHOW
Letteralmente “Il grande donatore show”, programma olandese che vede una sana trentasettenne mettere a disposizione un proprio rene a tre concorrenti bisognosi di trapianto. Il vincitore verrà scelto da casa tramite televoto e avrà diritto a salvarsi la vita, gli altri due dovranno mettersi il cuore in pace (finchè regge) e tornare ad affidarsi alla lista d’attesa.
Programma che unisce un inconfutabile realismo alle peggiori aspettative per i perdenti della competition. Sembra comunque che sia una bufala.

7. I PROGRAMMI PER ASPIRANTI CENERENTOLE
C’era una volta una povera orfanella sfruttata che grazie all’intervento della Fata Madrina divenne una radiosa principessa amata da un meraviglioso Principe Azzurro.
Poi arrivò la TV satellitare, e la fiaba dovette aggiornarsi.
A “Ma come ti vesti?” (Discovery Real Time) la fata è diventata una coppia di presunti esperti di moda, la bacchetta un bancomat e Cenerentola una ragazza qualsiasi, colpevole di non usare il tacco 12 per andare a fare la spesa. Nel corso della puntata la sua autostima verrà demolita e il suo guardaroba gettato via, ma almeno ci avrà guadagnato un nuovo look personalizzato.
In “Real Woman” invece, le concorrenti sono bellissime e mortificate da lavori orrendi. La vincitrice non troverà il lieto fine con l’amore di un principe bensì con un contratto per un celebre marchio. Sfiabeschi.

6. A SHOT OF LOVE
Sexy, minuta maggiorata dalla vaga rassomiglianza con un cane pechinese e dalla dubbia bisessualità, cerca l’uomo (o la donna) della sua vita. Nell’ultima puntata della prima serie trova l’anima gemella e invoca l’amore eterno. Nella prima puntata della seconda serie giura di essersi sbagliata ed è pronta a rimettersi in gioco. Mollata davanti alle telecamere nell’ultimo episodio, la lasciamo disperata a chiedersi “Cosa c’è di sbagliato in me?” e mettere in mostra le tette.
È in arrivo la seconda serie. Poteva risparmiarcela.

5. THAT’S AMORE
Cosa c’è di peggio di un reality su una bisex che non riesce a trovare l’amore? Lo spin – off di un reality su una bisex che non riesce a trovare l’amore!
Tra i concorrenti eliminati nella prima serie, il lombardo Domenico ha conquistato un programma tutto suo per cercare “the american girl of his life”.
Imbarazzante frullato di tutti i peggiori stereotipi su noi italiani, a partire dalla location: una villa immacolata illuminata da kitchissime luci verdi, bianche e rosse. Nella prima puntata Domenico chiede di poter annusare le ascelle a una concorrente, che accetta pensando si tratti di una richiesta legittima per la cultura italiana.

Elisa Costa

13 agosto 2009

Gli eunuchi di Cristo

In seguito al ritiro della scomunica ai seguaci di Marcel Lefebvre, Benedetto XVI starebbe valutando seriamente l’ipotesi di fare ritornare altre pecorelle smarrite nell’alveo dell’ortodossia cattolica. “Vulcano”, grazie ad una gola profonda che lavora a stretto contatto con le gerarchie ecclesiastiche residenti nei palazzi vaticani, è in grado di anticipare ai propri lettori, con un’esclusiva mondiale, le prossime mosse del pontefice: ecco qui di seguito le sette interessate.

1) “I figli di Pietro l’Eremita”. Questa congregazione, nata nel 1983 in Alvernia, da ventisei anni è una tenace avversaria della Chiesa cattolica. I figli di Pietro l’Eremita celebrano la comunione con una porzione di trippa e con un bicchiere di cognac, sono da sempre favorevoli ad una nuova crociata contro gli infedeli e vantano tra i propri affiliati l’incredibile Hulk, il mostro di Loch Ness e Roberto Calderoli. Benedetto XVI si è dichiarato entusiasta di fronte alla prospettiva di perdonare i figli di Pietro l’Eremita. “Ho sempre adovato il Medioevo, potvei accoglievli con un vogo in gvande stile! Il dialogo intevveligioso è movto! Il velativismo è il cancvo di qvesti tempi!”, avrebbe tuonato il papa, mentre guardava alla televisione “Amici” di Maria De Filippi.

2) “I Sigismondesi”. Questa setta, sorta nel XV secolo in uno sperduto villaggio delle valli altoatesine, si rifà al pensiero del celeberrimo teologo Sigismondo Hauretromont Fannesstasen. Sigismondo, nel suo scritto più famoso “Sofferenza e astinenza: il vero motto del buon cristiano”, predicava la totale astinenza sessuale, prescriveva ai propri seguaci di essere vegetariani e raccomandava l’uso regolare del cilicio. Oltre a Paola Binetti, i sigismondesi nel mondo sono ora rappresentati solo dai discendenti diretti dello stesso Sigismondo, il quale ebbe venti figli da otto donne diverse e morì nel 1498 strozzato da un osso di pollo, senza avere mai avuto il piacere di utilizzare il cilicio.

3) “Gli eunuchi di Cristo”. Gli eunuchi di Cristo, presenti nei pressi di Casalpusterlengo dal lontano 1618, praticano l’autoevirazione, sono rigorosamente astemi e sono da sempre contrari alle decisioni prese dal Concilio di Trento, ritenute troppo morbide nei confronti dei protestanti. Nel 1998 il Grande Eunuco ha ordinato che i seguaci della setta vedano tutti i giorni il Tg4, frustandosi, recitando tassativamente cento rosari in mezz’ora e urlando ogni cinque minuti “a morte i comunisti!”. Dal 20 gennaio 2009 il Grande Eunuco è Mario Giordano, direttore de “Il Giornale”.

Luca Quaglia

5 agosto 2009

Anticristi

"Angeli e demoni" & "Antichrist"
Nella primavera-estate 2009 sono usciti due film "religiosi": Angeli e demoni della Brown & Howard s.p.a. e Antichrist di Lars von Trier. Analoghi per la presentazione provocatoria e per le tematiche religiose, ma diversi per il modo d'affrontarle e per le posizioni espresse.
In occasione dell'uscita del proprio film, da un bestseller di Dan Brown (da cui aveva già tratto “Il codice da Vinci”, con un risultato didascalico e fiacco), Ron Howard ha polemizzato riguardo gli ostacoli posti dalla Chiesa romana alla sua realizzazione. Ma il solo "ostacolo" è stato in realtà il rifiuto (legittimo, essendo ancora valido il diritto di scegliere chi far entrare in casa propria) di far girare il film in Vaticano e le polemiche... non sono mai iniziate. Gian Maria Vian, direttore de L'Osservatore Romano, l'ha anzi definito, con una punta di sarcasmo, uno spot per il turismo di Roma.
Il film è sgangherato, pacchiano, con il solo merito di mantenere un pò di suspence - assente nel precedente. L'umanità che narra non è caratterizzata, non vi sono indagini psicologiche, solo meschinità (il prof. Langdon, interpretato da Tom Hanks, risponde "Sì, ma io sto bene" quando gli si dice dell'uccisione - cui ha assistito - d'un gendarme vaticano).
Le tanto pubblicizzate "denunce" sono solo degli insulti: Langdon-Hanks insiste sull'oscurantismo clericale e deplora l'ignoranza dei religiosi sulla propria stessa storia. Brown non legittima però la propria sicumera con una preparazione adeguata, proponendo le proprie tesi con una messinscena fallace e improbabile, dichiarando la certezza delle proprie denunce nonostante la loro falsità sia ampiamente dimostrata.
Trier ha presentato Antichrist cercando di smentire le accuse di misoginia scatenate dalla proiezione del film all'ultimo festival di Cannes. Ma nonostante il gamete femminile al posto della "t" nel titolo (si vedano locandina, titoli di testo e didascalie), alcune ambiguità restano. Il film è affascinante, impressionante ma vacuo: Treir costruisce un fine sistema di segnali, di particolari che ritornano, imbastendo il film su una rete di simboli con cui esibisce la propria statura intellettuale, ma senza trasmettere nulla. Crea un'opera bella ma deplorevole per la promozione bieca, per la volgarità di scene fini a sé stesse, per la provocazione senza scopo.
Se però, a parte la faziosità con cui è stato presentato, Antichrist è un film da approfondire, in Angeli e demoni non c'è nulla al di là della provocazione. E' un cinema paradossalmente piccolo, nonostante la possenza dei mezzi; un anti-cinema che può piacere a chi s'accontenta di una messinscena costosa, a chi si fa impressionare dal nozionismo di Dan Brown e del suo personaggio, Robert Langdon, a chi scambia un insulto per una denuncia e il ribellismo per ribellione.

Tommaso de Brabant