Qui, chiaramente non stiamo a parlare di solite vacanze alternative in posti che alternativi non sono per niente. Il mio obbiettivo è quello di parlare di un’isola greca nelle Cicladi che può benissimo far parte di un itinerario, più o meno prestabilito, nel quale convivono “isole fashion” (Ios, Mykonos, Santorini) e isole quasi totalmente escluse dalle più comuni cartine turistiche.
Kofounissi sembra prestarsi bene all’esemplificazione. C’è da sottolineare infatti una cosa: l’isola è frequentata perlopiù da studenti milanesi che hanno la presunzione di aver trovato la Grecia libera o alternativa, di essere usciti dal terrificante idioma italiano che domina quasi totalmente le già citate “isole fashion”. Invece pochi minuti dopo l’approdo del traghetto della compagnia greca che fa il giro di quasi tutte le isole, la parlata italiana imperversa tra coloro i quali, rigorosamente in stile milanese, ovvero senza il minimo spiraglio di comunicazione tra i gruppi di villeggianti, attendono sulla banchina deserta di fronte ad una collinetta con quattro case bianche e blu, un emporio povero e immalinconito e una distesa di terra e erba bassa e arsa: anche il tipico vento isolano non esiste più. Attendono cosa? Dove sono i pescatori che urlano prezzi e numero di letti senza specificare il numero di stanze? Dove sono le indicazioni; anzi: dove sono le strade? A queste domande un pulmino del 1982 FIAT (italiani/greci: una faccia, una razza) saprà dare risposte. Il conducente scende frettoloso e muto (ma non è sordo e non vedente) e carica i bagagli di tutti sul tetto con rapidi e sapidi movimenti: così alla rinfusa zaini, borse e valige si librano nell’aria e ricadono. Allora potrai finalmente sentire l’impareggiabile suono di lamiera che infrange qualcosa di tuo.
A quel punto è chiaro che è necessario salire sul modello FIAT e seguire i propri effetti personali.
I milanesi, stipati e sudati, attraversano in pochi minuti la longitudine dell’isola (più piccola della circonvallazione interna, tanto per capirci): solo terra, sassi ed erba bassa si concedono per farsi ammirare. Non una casa, un insediamento… una villanova. La destinazione è una spianata desertica dove sorge un campeggio senza ombre: a quanto pare è l’unico approdo disponibile per dormire e mangiare. Insomma è chiaro che su Kofounissi l’unica possibilità è: mare profumo di mare. E infatti la costa è sorprendente: proprio a pochi metri dal campeggio si stende una lunga spiaggia di sabbia fine che prelude ad uno dei mari più limpidi delle Cicladi; ma non basta. Proseguendo e inerpicandosi oltre il litorale sabbioso, l’isola offre una sorta di concentrato di coste per ogni esigenza: calette rocciose e sabbiose, piccole piscine naturali, minuscole grotte, immerse nel silenzio più totale in un panorama che oltre a piccoli cespugli alti massimo un metro non ospita costruzioni umane e segni di movida o più semplicemente di “vida” vissuta. L’acqua marina, specialmente nelle calette rocciose è trasparente e ghiacciata, tanto da poter sicuramente esclamare: “E’ proprio trasparente. E’ proprio ghiacciata.”
Camminare sotto il sole senza un alito di vento per raggiungere questi spettacoli è molto meno stancante che agitare la testa su e giù fino alle sei del mattino in qualunque posto di Mykonos: cosa che peraltro si può fare a Mykonos e non arrivare fino a Kofounissi. L’acqua delle docce (fredda e salata) e le porte dei bagni (divelte o rotte in più punti) non scalfiranno l’umore, allorché sorgerà verso sera una strana domanda: ma la luce elettrica fuori dal campeggio dov’è? Ed è lì che, con un po’ di pazienza, il cielo vi regalerà la luce (non divina): le stelle sono tante milioni di milioni. La stellata di Kofounissi è spettacolare. E’ la cosa migliore che possa capitare. Probabilmente. E non è “retorica del buon governo”.
Kofounissi non è alternativa perché è battuta verosimilmente tanto quanto le isole fashion, ma è comunque diversa; non è neanche in alternativa perché può essere abilmente complementare.
Verso qualsiasi destinazione delle Cicladi, comprare il biglietto solo per la prima fermata dalla partenza: è un risparmio notevole ma non equo e solidale.
Fabrizio Aurilia
Kofounissi sembra prestarsi bene all’esemplificazione. C’è da sottolineare infatti una cosa: l’isola è frequentata perlopiù da studenti milanesi che hanno la presunzione di aver trovato la Grecia libera o alternativa, di essere usciti dal terrificante idioma italiano che domina quasi totalmente le già citate “isole fashion”. Invece pochi minuti dopo l’approdo del traghetto della compagnia greca che fa il giro di quasi tutte le isole, la parlata italiana imperversa tra coloro i quali, rigorosamente in stile milanese, ovvero senza il minimo spiraglio di comunicazione tra i gruppi di villeggianti, attendono sulla banchina deserta di fronte ad una collinetta con quattro case bianche e blu, un emporio povero e immalinconito e una distesa di terra e erba bassa e arsa: anche il tipico vento isolano non esiste più. Attendono cosa? Dove sono i pescatori che urlano prezzi e numero di letti senza specificare il numero di stanze? Dove sono le indicazioni; anzi: dove sono le strade? A queste domande un pulmino del 1982 FIAT (italiani/greci: una faccia, una razza) saprà dare risposte. Il conducente scende frettoloso e muto (ma non è sordo e non vedente) e carica i bagagli di tutti sul tetto con rapidi e sapidi movimenti: così alla rinfusa zaini, borse e valige si librano nell’aria e ricadono. Allora potrai finalmente sentire l’impareggiabile suono di lamiera che infrange qualcosa di tuo.
A quel punto è chiaro che è necessario salire sul modello FIAT e seguire i propri effetti personali.
I milanesi, stipati e sudati, attraversano in pochi minuti la longitudine dell’isola (più piccola della circonvallazione interna, tanto per capirci): solo terra, sassi ed erba bassa si concedono per farsi ammirare. Non una casa, un insediamento… una villanova. La destinazione è una spianata desertica dove sorge un campeggio senza ombre: a quanto pare è l’unico approdo disponibile per dormire e mangiare. Insomma è chiaro che su Kofounissi l’unica possibilità è: mare profumo di mare. E infatti la costa è sorprendente: proprio a pochi metri dal campeggio si stende una lunga spiaggia di sabbia fine che prelude ad uno dei mari più limpidi delle Cicladi; ma non basta. Proseguendo e inerpicandosi oltre il litorale sabbioso, l’isola offre una sorta di concentrato di coste per ogni esigenza: calette rocciose e sabbiose, piccole piscine naturali, minuscole grotte, immerse nel silenzio più totale in un panorama che oltre a piccoli cespugli alti massimo un metro non ospita costruzioni umane e segni di movida o più semplicemente di “vida” vissuta. L’acqua marina, specialmente nelle calette rocciose è trasparente e ghiacciata, tanto da poter sicuramente esclamare: “E’ proprio trasparente. E’ proprio ghiacciata.”
Camminare sotto il sole senza un alito di vento per raggiungere questi spettacoli è molto meno stancante che agitare la testa su e giù fino alle sei del mattino in qualunque posto di Mykonos: cosa che peraltro si può fare a Mykonos e non arrivare fino a Kofounissi. L’acqua delle docce (fredda e salata) e le porte dei bagni (divelte o rotte in più punti) non scalfiranno l’umore, allorché sorgerà verso sera una strana domanda: ma la luce elettrica fuori dal campeggio dov’è? Ed è lì che, con un po’ di pazienza, il cielo vi regalerà la luce (non divina): le stelle sono tante milioni di milioni. La stellata di Kofounissi è spettacolare. E’ la cosa migliore che possa capitare. Probabilmente. E non è “retorica del buon governo”.
Kofounissi non è alternativa perché è battuta verosimilmente tanto quanto le isole fashion, ma è comunque diversa; non è neanche in alternativa perché può essere abilmente complementare.
Verso qualsiasi destinazione delle Cicladi, comprare il biglietto solo per la prima fermata dalla partenza: è un risparmio notevole ma non equo e solidale.
Fabrizio Aurilia
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