30 novembre 2009
Doppio sogno
Da un paese incapace di sognare ("attività" che, come la lettura, fa solo perder tempo e come questa è riservata al culturame parassitario), finalmente due film sui sogni. Ci perdonerete se tra i tanti film presentati all'ultima edizione della Mostra di Venezia, non ci uniremo al coro di commenti riservati al quasi sufficiente fotoromanzo Baarìa, sfilata nazional-popolare d'attori televisivi, fiction più lunga e costosa della media. Sarebbe un peccato sprecare l’occasione se, nonostante nel ducato di Milano si esaltino gli usurpatori, c'è ancora un'isola in cui qualche Prospero, come nella “Tempesta” di Shakespeare, tesse dei film con la stessa pellicola con cui sono fatti i sogni.
Il cosmonauta non può certo attrarre gli oscurantisti legati alla dietrologia revisionista(così come nel 2003 il delizioso Goodbye Lenin): la vicenda ruota attorno a una sezione di borgata del P.C.I. in cui, anziché pranzi a base di bambini, si svolgono le schermaglie sentimentali della protagonista Luciana, fanatica comunista che vorrebbe andare a Mosca. Non se ne possono però condividere i sogni: Luciana è un poco odiosa - maltratta la madre ingenua, spasima per un ragazzo mediocre, distrugge la scatola coi reperti del fratello (un ragazzone ritardato con la mania dei viaggi dei cosmonauti russi). Andando oltre l'ideologia dei protagonisti, assolutizzando il film si scopre però una commedia simpatica, nonostante la semplicità della fattura. Ancor meglio del film è però il corto animato che lo precede, Sputnik 5.
La doppia ora è stato quasi oscurato dalla Coppa Volpi a Kseniya Rappoport, che ne è protagonista (e dovrebbe tenere i capelli lisci). Presentato soprattutto quale esperimento (si resta tutto il film a metà strada tra poliziesco, dramma e “film onirico”), è una novità proprio perché non collocabile in un genere - sospeso com’è fra più d'uno - ma non per la sostanza, comunque tradizionale. Gli scarti narrativi e il doppio (la rivista con Isabelle Adjani nella prima inquadratura può essere un rimando ad Anna / Helen in Possession) non sono delle novità, ma il film ha un'atmosfera cupa molto funzionale e grande profondità nel tratteggiare la psicologia dei personaggi. Un film piccolo ma ambizioso, con cui Giuseppe Capotondi mostra del talento: lo si aspetta con fiducia alla prossima prova, con la quale, se sviluppasse ancora di più la propria creatività, potrebbe realizzare una grande opera.
27 novembre 2009
Cariche alla manifestazione contro la violenza sulle donne
24 novembre 2009
Elezioni alla Conferenza degli Studenti, spaccatura in SU
Lunedì 16 novembre è stato eletto il presidente della Conferenza degli Studenti, organo di rappresentanza studentesca composto dagli eletti negli Organi Centrali e dai rappresentanti più votati nei Consigli di Facoltà dell’Ateneo.
La maggioranza a disposizione di Sinistra Universitaria lasciava immaginare una tranquilla affermazione del candidato espresso (evidentemente solo formalmente) dalla lista: Alessandra Brambati.
A sorpresa invece ha vinto con 19 voti Francesco Magni di Obiettivo Studenti (la lista specchio di Comunione Liberazione), staccando Alessandra Brambati (già senatrice accademica) con 12 voti e Francesco Ciraci di Dèmos con 7.
Benchè il voto sia segreto, non è stato difficile per la senatrice risalire ai sei “franchi tiratori”, tutti studenti in Festa del Perdono. Già in serata i loro nomi erano a conoscenza di ciascuno degli oltre 60,000 studenti della Statale, grazie ad una sorta di “lista di proscrizione” inviata nella mailing list dell’università.
La posizione della senatrice non eletta alla Conferenza è molto chiara. “Le persone che hanno favorito e appoggiato un candidato esterno alla lista, hanno disatteso il loro mandato e il progetto politico al quale hanno aderito”, permettendo di fatto l’elezione di un rappresentante di Obiettivo Studenti. Aggiunge poi che “votare una persona di un’altra lista (Francesco Ciraci di Dèmos, n.d.r.) è un gesto sconsiderato, fatto per ripicca”. Avrebbe avuto più senso, secondo la senatrice, votare scheda bianca.
Nell’e-mail inviata agli studenti dell’università, non si spiegano le ragioni che hanno portato quei rappresentanti a non votare l’unico candidato di Sinistra Università. Proviamo a farlo noi.
Parlando con alcuni esponenti di SU-Fdp, abbiamo scoperto che già dalle elezioni vinte in Primavera, era parsa profonda la distanza tra i rappresentanti eletti nelle facoltà scientifiche e quelli di Festa del Perdono e Scienze Politiche. L’accusa principale mossa soprattutto verso Alessandra Brambati e Giulio Formenti (un altro eletto nei poli scientifici), è quella di accentrare le decisioni, disinteressandosi della democrazia interna. In assenza di regole precise infatti, dicono alcuni rappresentanti di Fdp, i due possono gestire l’intera SU con piglio dittatoriale. A loro poi andrebbe attribuita la scelta di ostacolare l’operato di un coordinamento che era stato formato apposta per creare un regolamento interno nuovo, in modo da permettere una convivenza più pacifica. A tale proposito, Giulio Formenti sostiene che “il Coordinamento non funzionava, quindi io insieme ad altri abbiamo deciso di non servircene più. La nuova Sinistra Universitaria, è vero, ha un organigramma poco delineato, ma è ancora a base piramidale, dove chi è al Senato comanda”. “Due persone non hanno il potere di escludere un intero gruppo di rappresentanza”, aggiunge la senatrice. Per Davide Contu invece, corrente Fdp, “qualcuno dimentica che il dispotismo illuminato è fuori moda dal ‘700”.
Sono numerose le accuse specifiche mosse alla gestione Brambati - Formenti, delle quali è impossibile accertare l’esattezza in questa sede. Citiamo su tutte il controllo della cassa di SU, che escluderebbe Festa del Perdono dall’accesso ai fondi; la decisone della senatrice Brambati di esprimersi a favore delle sanzioni verso gli studenti che avevano partecipato alla TheCleva Cup; e un esposto, giudicato (dagli interessati) pretestuoso, realizzato da Giulio Formenti verso alcuni “umanisti”, lamentando una presunta aggressione. Inutile dire che dalle facoltà scientifiche queste accuse vengono bollate come “pretestuose e false”.
Alla proposta del nome di Alessandra Brambati per la carica di presidente della Conferenza, dicono i rappresentanti di Su-Fdp, si sarebbe opposto un fermo no fin dall’inizio, abbinato alla disponibilità a votare un candidato alternativo. La risolutezza della senatrice accademica avrebbe portato ad un voto contrario ampiamente annunciato. “Ha voluto la prova di forza, e questo è quello che è successo”, sottolinea Davide Contu. La risposta dell’interessata a questo proposito è molto netta: “Nessuno di loro si è detto disponibile a candidarsi. (…) Nessuno si è reso disponibile tranne me. Io ci ho messo la faccia. Nessuno di loro lo ha fatto”.
E’ difficile stabilire, per chi è al di fuori delle dinamiche interne, fino a che punto era lecito aspettarsi che la fedeltà alla lista facesse “inghiottire il rospo” (se rospo c’è stato) ai rappresentanti di Festa del Perdono, né in che misura le accuse mosse dai rappresentanti umanisti corrispondano al vero. Sta di fatto che lo scontro tra due opposte rigidità, quella della senatrice Brambati a non voler indicare un nome alternativo al suo (anche all’interno del polo scientifico) e quella dei rappresentanti di Fdp a preferirle di fatto il candidato di Obiettivo Studenti, sicuramente non gradito a chi li ha eletti, ha portato ad una brutta sconfitta per Su. Dovendosi scontrare con gli studenti di Cl, noti per la sgusciante abilità a mostrarsi compatti su qualsiasi questione, è doppiamente importante uno sforzo di unità.
Speriamo che una certa tendenza al “purismo di sinistra”, che così tanti danni ha fatto a livello nazionale, non porti anche il più importante movimento universitario di sinistra di Milano ad una scissione che consegnerebbe gli organi superiori ad una minoranza, numericamente esigua, ma coordinata e ben organizzata.
Filippo Bernasconi
23 novembre 2009
RIAPRE A MILANO L'ANTICA FOCACCERIA
Era il 18 settembre del 2007 quando, Vincenzo Conticello, in un'aula di Tribunale, ha riscattato quella parte sana di siciliani e dell'imprenditoria dell'isola: “E' lui, l'uomo con le stampelle, quello che veniva nel mio locale a fare le richieste estorsive”. Con questa frase ed il suo coraggio il proprietario dell'Antica Focacceria è stato costretto a ritardare il suo progetto che oggi compie a Milano una delle sue tappe fondamentali e che prevede l'inserimento, non solo dell'ambito gastronomico, ma del così detto shop-in-shop: il punto Spirit of Sicily, organizzato all'interno della focacceria, vuole rappresentare una Sicilia alternativa alla cultura dell'illegalità. Per questo motivo si darà visibilità, innanzitutto, ai prodotti Pizzo Free, cioè provenienti da aziende che garantiscono di non pagare tangenti e dai terreni confiscati alla mafia. Vi sarà spazio per ospitare anche la produzione di camice su misura: il sarto Gregory, storico marchio siciliano, sarà presente nel capoluogo lombardo per prendere le misure a chi vuole una camicia o un abito realizzati a Catania. Sempre tenendo conto di un'esperienza tramandata da generazioni, all'interno dello shop è dedicata un'intera vetrina alle pipe fatte a mano dalla Morelli di Caltanissetta, unico produttore di pipe della Sicilia.
Non solo vendita, ma soprattutto cultura è quella che si incontra introno al cibo, nel piano inferiore dell'Antica Focacceria. Una sala da 80 posti ospiterà eventi di musica live, reading letterari ed anche partite di calcio su megaschermo: a pieno titolo una forma di cultura popolare.
Più riservata la Sala Florio: gemella di quella presente a Palermo e con la quale si collega in videoconferenza per incontri ristretti che vengono anche trasmessi su canale di Web Tv.
Ma sarà il Tavolo dell'amicizia a rappresentare lo spirito culturale della focacceria: con i suoi 14 coperti, ospiterà i “cenaforum”. Più volte a settimana, si incontreranno persone che hanno ruoli e provenienze culturali diversi per dibattere su un tema che viene loro assegnato: dall'attualità alla letteratura, dal cinema all'economia.
E' così che “grazie a Fabio e Vincenzo Conticello sarà possibile gustare rinomate specialità siciliane a Milano vicino il Duomo. Con l'apertura del 16 novembre dell'Antica Focacceria San Francesco, nel pieno centro di Milano, la Sicilia che produce sarà rappresentata da un nuovo testimonial di prestigio. I fratelli Conticello hanno dimostrato che si può fare impresa nella piena legalità e sfidando la mafia”. Ad affermarlo Michele Cimino, Assessore Regionale alle Politiche Agricole della Sicilia, presente oggi insieme a Giuseppe Lumia, componente della Commissione antimafia per il quale “Milano oggi è chiamata ad un ulteriore fase di lotta, vista l'aggressione che riceve da parte in particolare della 'Ndrangheta, e una presenza di questo tipo sta proprio a significare una dimensione moderna ed avanzata. La Sicilia e il sud che vuole legalità e sviluppo, e lo viene a fare nel santuario della grande economia.”
A cavallo di ben tre secoli, l'Antica Focacceria è stata e continua ad essere teatro e punto di riferimento dei palermitani e di chi visita Palermo. Da Garibaldi ai giorni nostri non ha perso il suo lustro e, custode delle tradizioni enogastronomiche palermitane, sarà da oggi anche punto fermo per la legalità a Milano.
12 novembre 2009
Vulcano cerca nuovi redattori
Se ami scrivere e ti interessa un'esperienza nel mondo del giornalismo universitario, non mancare martedì 17 novembre tra le 14,30 e le 16,30 in aula 515 in via Festa del Perdono. Potrai conoscere il lavoro che la redazione di Vulcano svolge ormai da 7 anni.
Se invece sei un redattore o un ex-redattore, vieni lo stesso. La tua presenza potrà essere un'utile testimonianza per tutti.
Se poi conosci qualcuno che potrebbe essere interessato, non esitare a invitarlo
6 novembre 2009
CERCASI PILLOLA DEL GIORNO DOPO
Ospedale Luigi Sacco: 10.30 - Arrivo al Pronto Soccorso e dico all’infermiere di turno che ho bisogno della pillola del giorno dopo, ma vengo subito indirizzata in Ginecologia, dove vengo accolta da un’infermiera. Le dico cosa mi serve e lei mi risponde: “Non credo che te la diano, aspetta”. Dopo un’ora non mi hanno ancora visitato né preso il nominativo. Chiedo se è stata presa in visione dal dottore di turno la mia richiesta e mi riferiscono “ridendo” che sta operando e dovrò aspettare almeno 4 ore. 11.45 - Una giovane dottoressa mi invita ad entrare con il mio ragazzo, registrandoci all’accettazione con “codice d’urgenza verde”. Ci sediamo in un ambulatorio e lei ci dà da leggere un consenso informato che ci spiega quali sono i vantaggi e gli svantaggi del caso, spiegandoci che “ci sono delle normali controindicazioni tipiche di altri farmaci, cioè un maggiore rischio in caso di diabete, obesità, predisposizione alla trombosi, e che questo discorso potrebbe benissimo farmelo anche se si trattasse dell’assunzione di un’aspirina”. Ci tiene a precisare anche che “la pillola del giorno dopo non è un farmaco abortivo, a differenza di quanto sostiene la branca dei medici cattolici, ma serve solo a rendere inospitale l’utero, per cui, se la gravidanza è già in atto, non avrà nessun effetto su questa”. Dopo un’anamnesi, test di gravidanza, visita ginecologica e rassicurazioni, mi rilascia la ricetta per il Norlevo.
Ospedale S. Carlo Borromeo (via Pio II, 3). Arrivo all’accettazione del pronto soccorso alle ore 13 passate da pochi minuti. Dopo una brevissima attesa esponiamo la nostra esigenza e l’impiegata dell’accettazione ci dice di parlare con l’infermiera. Interpellata anche quest’ultima ci risponde con un secco: “Domani, dalle 10 alle 12”. Chiediamo delucidazioni per avere una risposta più esaustiva, otteniamo così la seguente spiegazione: l’ospedale S. Carlo si occupa di contraccezione d’emergenza solo dalle 10 alle 12 (tutti i giorni, anche i festivi). In tutti gli altri orari sono presenti unicamente medici obbiettori ed è assolutamente impossibile ottenere visita o ricetta. “Ha settantadue ore di tempo” avverte l’infermiera: “Altrimenti può recarsi in un altro ospedale: Mangiagalli, Niguarda dove comunque può andarle bene oppure no. Meglio evitare gli ospedali “confessionali” come il San Paolo”. Esco dall’ospedale senza ricetta.
Ospedale Fatebenefratelli: 18:30 - Dopo aver chiesto indicazioni al pronto soccorso per avere la pillola, il mio accompagnatore ed io, veniamo mandati al Presidio Ospedaliero Macedonio Melloni a Dateo poiché in via Porta Nuova non c’è il reparto di ginecologia e nessuno può prescrivere il farmaco. Dopo due ore (e più direi) di anticamera il ginecologo mi può ricevere, la ricetta era già pronta, mi dà qualche informazione e mi porge il ticket di 25 euro perché il caso rientra nei “codici bianchi”.
Michela G.
Che confusione: sei ospedali diversi, iter diagnostici e spiegazioni differenti, stesso farmaco, stessa città: Milano, dove persino il “numero utile e privato” dei Radicali non funziona.
Con l’aiuto di alcuni studi scientifici, biologici e medici, cercheremo di dare un po’ di trasparenza alla questione.
Innanzitutto la pillola del giorno dopo (in inglese the morning after pill) non è da confondere con la pillola abortiva RU486 (in inglese the abortion pill), la quale può essere assunta fino a 8 settimane dopo il rapporto e che prevede l'assunzione di due farmaci (mifepristone e misoprostol) di cui il primo è un farmaco che blocca il progesterone (ormone necessario perché la gravidanza avvenga correttamente) e provoca un'emorragia, mentre il secondo farmaco serve per far contrarre l'utero ed espellere l'embrione dopo che il primo farmaco ne ha provocato la morte.
La pillola del giorno dopo invece, non è altro che una pillola del tutto simile a quelle anticoncezionali prescritte comunemente come contraccettivi, ma con una dose di progestinico (levonorgestrel) molto più elevata (1,5 mg). Deve essere assunta entro 72 ore dal rapporto e ha una percentuale di successo del 95%, se presa entro le prime 24 ore. L’efficacia dunque va progressivamente diminuendo con il passare delle ore Molto dipende anche dalla fase del ciclo mestruale in cui si trova la ragazza. Se l’ovulo infatti si trova in uno stato di maturazione particolarmente avanzato (a circa una settimana prima del ciclo), la pillola non va ad evitare la fecondazione (perché questa può avvenire anche nell'arco dei primi 15 minuti dopo il rapporto), ma va a "disturbare" i processi che seguono la fecondazione, ovvero l'attecchimento dell'ovulo fecondato nell'utero.
Se invece l’ovulo è ancora poco maturo (ad esempio, una settimana dopo l’ultima mestruazione), allora è probabile che i tempi si allunghino e che il rischio di una fecondazione sia più diluito nel tempo. In questo caso la pillola andrebbe a evitare la fecondazione.
Inoltre, anche le tempistiche dell’ovulo e dello spermatozoo sono leggermente differenti. Gli spermatozoi infatti, dopo l’eiaculazione, risalgono le tube fino ad incontrare l’ovulo, con un’autonomia di sopravvivenza che può arrivare fino ai 5 giorni (120 ore).
Recenti studi (Istituto di Scienze Biomediche Luigi Sacco – Polo Universitario della Statale di Milano) indicano che non vi sono certezze sul meccanismo d’azione della pillola del giorno dopo, tuttavia suggeriscono tre possibili modalità d’azione preventiva da parte di quest’ultima, ex adiuvantibus: ritardare l’ovulazione, ostacolare la penetrazione dello spermatozoo nell’ovulo, prevenire l’impianto dell’ovulo fecondato nell’utero.
In Italia esistono in commercio due tipi di preparati: Levonelle, la cui confezione contiene due pillole da assumere insieme (prezzo per confezione monodose 11.95 €), e Norlevo, la cui confezione contiene una sola pillola (prezzo per confezione monodose 11.60 €).
E negli altri Paesi come funziona? Ecco alcuni esempi.
In Spagna, la pillola del giorno dopo costa 19.00 € se presa in farmacia, gratis se richiesta in ospedale. In Messico, stesso iter della Spagna, solo che il prezzo è di 3.00 € (ma alcune farmacie facenti parte della catena Guadalajara non la vendono). In Germania, la pillola del giorno dopo costa 16.00 €, e si può prendere con ricetta, il che implica che bisogna pagare 10 euro per la visita; inoltre se si ha bisogno dell'ospedale di sabato o di domenica o nei festivi si paga un sovrapprezzo di 13.00 €.
E a Milano? Abbiamo provato a contattare l’assessore alla salute di Milano, Giampaolo Landi di Chiavenna, e non abbiamo ottenuto alcuna risposta al riguardo.
Una questione etica?
“La pillola del giorno dopo NON è un farmaco abortivo ma un anticoncezionale, perciò nessun medico può rifiutarsi di prescriverlo. Non c'è obiezione di coscienza che tenga”. Lo ha ribadito più di un anno fa il Consiglio Regionale della Toscana chiarendo, tramite una delibera, che il medico riluttante all’emissione di una ricetta incorre in un reato punibile dalla legge italiana. L’Ordini dei Medici di Pisa ribadisce ed evidenzia tale concetto: “la pillola del giorno dopo non è una pillola abortiva, ma è un farmaco anticoncezionale, e dato che non viola la legge 194/78 sull’aborto, non può essere invocata l’obiezione di coscienza”. Circa tre anni fa però, per andare incontro agli obiettori di coscienza (i quali non si possono stimare, per privacy), il Comitato Nazionale di Bioetica (CNB) ha iniziato una discussione sulla possibilità di una cosiddetta clausola di coscienza: ovvero chi proprio non se la sente di prescriverla può evitare di farlo, purché metta in condizione il paziente di ottenere quello che chiede nei tempi e nei termini stabiliti. Nel dicembre 2006 la posizione della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici (FNOMCeO) ha di fatto assimilato la clausola di coscienza evocata dal CNB. Oggi di quella discussione non si trova che l’introduzione e, di fatto, un’impraticabilità da parte non del medico, ma del paziente. Tale “clausola”, infatti, presuppone una preventiva comunicazione all'azienda da parte del medico-dipendente di un disagio nel prescrivere alcuni tipi di farmaci. A quanto sembra, nessun medico ha mai comunicato ufficialmente tale disagio rispetto a questo tipo di prescrizione, né tantomeno si è appellato a questa clausola di coscienza. Eppure, dalla nostra indagine, emerge una ufficiosa conoscenza di quando e dove esercitano questi obiettori di coscienza, sia da parte delle stesse strutture e delle loro connessioni, sia da parte degli stessi dipendenti delle aziende ospedaliere. Insomma, chi ci rimette è sempre il paziente, ignaro di “queste o quelle” conoscenze informali.
La verità sgradita, almeno nelle Aziende Ospedaliere del Comune di Milano, è la seguente: anni fa, quando è stata introdotta la clausola di coscienza qui sopra riportata, ufficiosamente i medici non l’hanno applicata a causa del suo possibile “risvolto negativo”, per il quale, data la quantità enorme di obiettori di coscienza disseminati dalla base ai vertici degli ospedali, i medici non obiettori (in questo caso del reparto ginecologico) sarebbero stati stigmatizzati e relegati nei soli compiti ambulatori, riguardanti perlopiù la pillola del giorno dopo e gli aborti entro il terzo mese di gravidanza. Per evitare questo, nessuno ha ufficializzato alla propria struttura di appartenenza il proprio “status di coscienza”. Ancora una volta è il paziente a rimetterci.
Una nota positiva, dal lunedì al venerdì e su chiamata.
Se sei fortunata, il tuo medico di base, se non è un obiettore di coscienza, può prescriverti la pillola del giorno dopo. Inoltre, esistono consultori laici e privati, come ad esempio il “Centro Problemi Donna” (via Silvio Pellico n°16, scala 19, terzo piano) o i consultori comunali come quello di Corso Italia, 52 facente parte della Asl di Milano, dove durante gli orari di attività del servizio un’équipe di ginecologhe e psicologhe ricevono e, se è il caso, prescrivono dopo un colloquio la pillola del giorno dopo a quelle donne che hanno avuto un rapporto sessuale a rischio.
Ricordiamo inoltre che la pillola del giorno dopo è un farmaco a tutti gli effetti che può essere prescritto da qualunque medico, non necessariamente specializzato in ginecologia.
Dalla nostra esperienza non emerge dunque un’effettiva impossibilità di reperire il farmaco, ma sicuramente tanta confusione metodologica che, investendo in primo luogo gli addetti ai lavori, non può che riversarsi sulle pazienti.
Denis Trivellato
& The Vulcano’s Girls
4 novembre 2009
Esposizione fotografica "LA CAMERA CHIARA"
I temi del concorso sono stati tre, per ciascuno dei quali i partecipanti hanno potuto inviare fino a tre fotografie:
1. “L’Università degli Studi di Milano, architettura, flora e fauna abituale”
2. “Milano, una metropoli “under construction”
3. “Mani… come narratrici della storia dell’uomo”
Tutte le fotografie spedite dai partecipanti saranno esposte dal 3 all'11 novembre presso l'atrio dell’aula Magna di via Festa del Perdono.
lacamerachiara.statale@gmail.com.