Ci siamo fatti mettere sotto da Berlusconi sulla giustizia. Proprio come diceva Nanni Moretti in Aprile. Pensavamo di possedere il primato della buona politica, di vincere facile nelle amministrative perché "si sa, la sinistra sa occuparsi meglio del potere locale". E invece ci ritroviamo con un sindaco incatenato al cavallo della Rai, un governatore incollato alla puzzolente poltrona campana e un assessore finanziato da Ligresti. Berlusconi parla di questione morale nel Pd e noi porgiamo l’altra guancia, oppure sdegnosi diciamo: "non accettiamo lezioni da lui". D’altronde bisogna distinguere i piani politico, etico, giudiziario. Qual è il più importante? La sinistra democratica italiana solleva la sua questione come se avesse perso la verginità giudiziaria, ma salvato quella politica ed etica. Ma non è così. Se da un lato le mele marce a sinistra ci sono sempre state, e non si può generalizzare, dall’altro la risposta politica del Pd si è dimostrata degna del livello del dibattito italiano, riproponendo argomentazioni precise e ficcanti, come "specchio riflesso" o "chi lo dice sa di esserlo". Il risultato sul piano etico è altrettanto degradante: il Pd ha saputo convogliare in sé le peggiori attitudini della destra di questo Paese e il peggior perbenismo snobistico del postcomunismo. Ricordiamocelo che così siamo ridotti. Finora.
Fabrizio Aurilia
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