30 novembre 2008

L' INFORMAZIONE AI TEMPI DELLA RETE


Supermedia onnivoro, la rete ingurgita, digerisce, trasforma i media tradizionali, preoccupati ormai più di sopravvivere che di evolvere. Ed è l’informazione a passare per prima tra le sue grinfie: sta mutando in senso più partecipativo, quasi artigianale. Qualcuno lo pensa seriamente: presto i giornali non esisteranno più. Addirittura l’Economist ne previde la fine per il 2043. Congetture azzardate, certo, ma qualcosa di nuovo sta accadendo e fa leva sui blog e sul giornalismo autogestito.


Quei diari online, in cui l’autore pubblica pensieri, opinioni, esperienze in maniera assolutamente semplice e immediata, lasciando ai lettori la possibilità di commentare e replicare, appaiono per la prima volta nel 1997. La loro diffusione è cresciuta in maniera esponenziale. Si stima che la blogosfera, cioè l’insieme di tutti i blog, raddoppi le sue unità ogni cinque mesi, anche se soltanto il tredici per cento di esse viene aggiornato almeno una volta a settimana. Una selezione naturale fortissima vige, perciò, all’interno di questo mondo: se nasce circa un blog ogni secondo soltanto alcuni sopravvivono e possono ambire a un discreto successo. La loro importanza tende, comunque, a dilatarsi e, secondo le previsioni, in pochi anni domineranno le classifiche dell’autorevolezza tra le pagine web dedicate all’informazione. Le testate giornalistiche corrono ai ripari: se hanno iniziato creando una versione online dei fogli stampati, aggiungendovi poi nuovi servizi per renderne più interattiva la consultazione, adesso equipaggiano di blog i loro più importanti cronisti e opinionisti. Una parte importante dei diari attivi, infatti, è dedicata alla politica e alla società, guarda cioè ai tradizionali lettori dei quotidiani, i quali trovano soddisfazione anche nella lettura dei blog.


Diversi fattori favoriscono l’espansione dei diari telematici: i bassissimi costi di produzione, pubblicazione e aggiornamento; la mancanza di qualsiasi mediazione editoriale e di filtri sui contenuti; la grande interagibilità con i lettori. Il binomio editore-pubblicista è, insomma, completamente scisso. E molti, anche in Italia, hanno smesso di snobbarli. Alcuni, come Beppe Grillo e Marco Travaglio, ne hanno fatto la base operativa per degli imponenti movimenti d’opinione o politici.


Quale futuro, quindi, per l’informazione? Prevedere se i quotidiani scompariranno non è certo facile. Si è vero, cresce sempre di più l’informazione collaborativa – il cosiddetto citizen journalism; molti blogger si pongono come opinion leader di fama internazionale e l’informazione e l’editoria cercano sempre più di ristrutturarsi e di adattarsi, ancora con grandi e crescenti difficoltà, ai nuovi mezzi. Ma bisogna riconoscerlo: i nuovi canali forniscono per lo più un’informazione parziale e incompleta. E allora, anche se prevale tuttora una certa contrapposizione, ci si può avviare verso una fase di complementarietà: i blog possono essere utili solo in quanto integrano e controllano l’informazione tradizionale, sembra alquanto difficile che possano sostituirla. Il nostro Paese offre un terreno molto fertile per uno sviluppo in tal senso: la maglia nera sulla libertà di stampa in Italia sembra trovare una costruttiva opposizione nel giornalismo autogestito, anche se i quotidiani si ostinano a non riconoscerlo e ad ignorare il fenomeno.

Danilo Aprigliano

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