Sebbene Salvador non goda la fama di città sicura, girare per le sue strade non è assolutamente così rischioso come si racconta. Basta avere il buon senso di non ostentare con orgoglio borse di Prada, bracciali d’oro e preziosi cronografi; oltre ad avere (sempre) questi accorgimenti, se poi ci si vuole avventurare in quartieri periferici molto poveri (ce ne sono putroppo in abbondanza), è consigliabile vestirsi il più possibile come un brasiliano (indossando pantaloni corti, canotta e infradito) e non mostrare assolutamente macchine fotografiche digitali, visto che comunque, a meno che non siate molto scuri di pelle, non passerete mai inosservati. Per fare shopping e tenersi lontano dal turismo di massa stile “cotto e magnato”, bisogna evitare come la peste il Mercado Modelo, a pochi metri dall’Elevador Lacerda (l’ascensore che collega città alta e città bassa): è concepito apposta per gli stranieri. Andate piuttosto alla Feira de São Joaquim (ma non dopo che ha appena piovuto, a meno che non vi piaccia sciare nel fango). Per mangiare ce n’è per tutti i gusti, la cucina bahiana gode di un’ottima fama in tutto il Brasile. Quindi non c’è motivo alcuno per cui prendervi una pizza, che qui è popolarissima, ma fa a dir poco schifo. Se siete in strada buttatevi piuttosto sugli spiedini o sul buonissimo acarajè, una specie di polpetta di farina di fagioli e cipolle fritta nell’olio di palma di dendê e servita con minuscoli gamberetti e salse varie.
Quando si parla di radici africane vengono subito in mente la capoeira e il candomblè. Per assistere a capoeira non solo a uso e consumo dei turisti, basta andare al centro per la conservazione della capoeira de Angola, nel Pelourinho, dove è possibile trovare maestri ultrasettantenni ancora in attività, come Mestre Bendão, che assieme a lui tengono viva la tradizione della capoeira più antica (l’altra variante è la cosiddetta regional, più spettacolare e acrobatica). Per assistere invece a una cerimonia del candomblè – la religione portata dagli schiavi che col tempo si è sincretizzata col cattolicesimo - è necessario essere accompagnati da qualche bahiano in una casa branca, il luogo dove avvengono le cerimonie. Se non conoscete nessuno che possa accompagnarvi vi basterà sborsare qualche reais e affidarvi alle guide che sicuramente l’albergo dove alloggerete vi proporrà. Non fa molta differenza: anche loro vi porteranno negli stessi posti della periferia (se non delle favelas) dove vi porterebbe un conoscente locale. Una delle casas brancas più famose è quella di Mata Escura, quartiere alla periferia nord della città. Il rito in sé è affascinante e suggestivo, e sebbene la presenza di decine di turisti accanto a voi non ve lo farà pensare, è assolutamente autentico.
Chi ha intenzione di andare a Salvador per il carnaval, potrà essere felice di apprezzare quello che è il carnevale di strada più grande al mondo e che dalla maggior parte dei brasiliani viene considerato il più bello del Brasile. Sei giorni di delirio in cui 25 chilometri di strade vengono chiuse al traffico per il passaggio di una fiumana di più di 2 milioni di persone, che ballano, bevono e amoreggiano dietro ai trios eléctricos, carri che sono dei veri e propri palchi ambulanti sopra ai quali si esibiscono le band musicali dei generi tradizionali di Bahia, soprattutto axè, pagode e samba reggae. L’alternativa è quella di seguire un bloco, un gruppo di percussioni, o qualcuno dei famosi afoxè, i gruppi del carnevale, come gli Olodum e i Filhos de Gandhi. Bahia è la patria di quasi tutti i cantanti brasiliani più famosi (Caetano Veloso, Gilberto Gil, Gal Costa, Carlinhos Brown, João Gilberto, Maria Bethania…) che spesso sono sopra i carri per cantare dal vivo, se avrete fortuna potrete trovarvi nella bolgia assieme a loro.
Beniamino Musto
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