21 novembre 2008

QUANDO CHIUDE UN CORSO

a cura di Davide Bonacina, Virginia Fiume, Denis Tivellato

E’notizia di qualche mese fa: il corso di Teorie e tecniche multimediali dell’immagine e della comunicazione, insegnamento della triennale di Scienze della Comunicazione tenuto dal Prof. Capano e dalla Dott. Naldi, è stato cancellato. Negli ultimi anni, qui in Statale, non è la prima volta che accade che un corso venga chiuso: gli universitari di vecchia data ricorderanno un corso di Storia della Fotografia, molto apprezzato da tanti studenti, ma tuttavia annullato. Quali sono, quindi, le modalità di chiusura dei corsi? Chi decide? Quali sono gli organi universitari consultati?
Partendo dagli ultimi accadimenti, cerchiamo di spiegarlo in questa inchiesta.


IL CASO CAPANO

Giuseppe Alonzo, Rappresentante degli studenti al Consiglio di Facoltà di Lettere e Filosofia, ci spiega che già da tempo era cominciata a circolare una voce circa la sospensione del corso in questione. Le motivazioni addotte sono state le più diverse. La prima, ripetuta anche dalla Prof. Bonomi (direttrice del corso di laurea in Scienze Umanistiche per la Comunicazione) a Fanny Papa, rappresentante in consiglio di facoltà (C.D.F.) di Scienze della Comunicazione, venuta a chiedere spiegazioni circa la cancellazione del corso, è stata l’istituzionale “mancanza di fondi per tenere in vita l’insegnamento”. Plausibile e chiara. Ma come mai si è giunti alla sospensione proprio di quel corso? E qui veniamo alla seconda causa. L’insegnamento faceva parte del settore SPS/08, Sociologia dei processi culturali e comunicativi. Del settore si è parlato in C.d.F, nel quale il Prof. Bosisio ha accennato ad un cambiamento di nome del C.d.L in Scienze dello spettacolo e della comunicazione multimediale, che dovrebbe diventare semplicemente “Scienze dello Spettacolo”. Questo cambiamento è riconducibile ad una volontà d’abbandono progressivo della multimedialità, che il nostro Ateneo sta considerando perché “non competitivo” in quel campo con le altre Università. All’interno di questo settore, già sovraccarico, il prof. Capano era uno dei professori di più basso grado, dato che era a contratto e non di ruolo (la sua cattedra è allo IULM). E pure il Prof. Franzini, preside della Facoltà, ha sempre dichiarato che ogni nuova attivazione può essere fatta solo se a costo zero. Tutto questo può avere concorso alla cancellazione (speriamo comunque non definitiva) del corso.

Abbiamo tentato di tracciare il percorso tipico di un corso che viene cancellato. Tuttavia, la questione è molto fumosa e il giro molto ampio e complesso, dunque le seguenti sono indicazioni di massima. Consiglio di Amministrazione (C.d.A). E’ il luogo dove si valuta come e dove distribuire il budget a disposizione dell’Università. Presidenza di Facoltà. Dove vengono fatti i conti, si decide il budget destinabile a ciascun C.d.L, si valuta soprattutto se c’è un ammanco di soldi ed eventualmente come porvi rimedio. Consiglio di Facoltà (C.d.F) e Consiglio di Coordinamento didattico (C.C.D). E’ il cuore decisionale. Qui la presidenza di Facoltà e i membri dei consigli stessi propongono le loro soluzioni, come la sospensione di un corso. Senato Accademico. La fase finale, dove viene sancita (o negata) definitivamente la sospensione del corso.

Davide Bonacina



VOX POPULI: LE VOCI FRA GLI STUDENTI

“Durante le lezioni abbiamo affrontato, sotto la guida dei professori, le esperienze artistiche di maggiore contemporaneità e sperimentazione, tenendo come punto di riferimento la Biennale di Venezia degli ultimi anni”. Un insegnamento molto apprezzato, aule piene ed esubero di tesisti. Chiude i battenti il “corso a contratto” di “Teorie e Tecniche Multimediali dell’Immagine e della Comunicazione Visiva”.

Lo scorso 4 ottobre, l’aula 23 di via Mercalli presentava un seguito capiente di studenti pronti a sostenere l’esame. Si parla con qualche studentessa e si percepisce la grande passione e il grande entusiasmo che ha suscitato in loro il corso. Mi riferiscono di averlo seguito con interesse e del loro dispiacere nell’aver appreso che, per il nuovo anno accademico, il corso non verrà riproposto. Alcune avrebbero voluto laurearsi con il prof. Capano ma, dato l’esubero di tesisti e la chiusura definitiva dell’insegnamento, hanno dovuto rivolgersi a qualche altra cattedra trattante anch’essa l’arte contemporanea. Una ragazza mi comunica che a febbraio si svolgerà l’ultimo appello disponibile per sostenere quest’esame.

“Ho frequentato il corso di Capano. E’ stato uno dei corsi che ho seguito con più interesse ed è stato davvero un piacere prepararlo. Un programma variegato, super contemporaneo che ha riscosso grande successo. Le aule sempre piene, tanta gente agli esami e tante richieste di tesi. Talmente tante che la mia è stata rifiutata per eccedenza. Poco male, mi sono detta, anche se non posso prepararla con Capano potrò analizzare gli argomenti del corso con qualche altro professore. E così ho fatto: ora sto preparando una tesi sulla performance artistica”.
Ma come mai si decide di chiudere un corso così seguito?
Una ragazza, con il sostegno di molte sue colleghe studentesse,propone una tesi non poi così ardita: “durante il corso si sono viste delle immagini molto impressionanti e alcune persone che all’inizio del corso seguivano le lezioni se ne sono andate disgustate senza più fare ritorno”. Quindi? “Non sono l’unica a pensare che la chiusura di questo corso sia dovuta a qualche pressione dell’alto di qualche associazione forse un po’ bigotta”. E, in effetti, in molti artisti contemporanei (si possono citare: Orlan, Stelarc...) presentati al corso troviamo sviluppati temi come la nudità, il sangue, il corpo portato ai limiti della sopportazione del dolore, le macchine come strumenti destinati a ibridarsi con la carne umana.

La domanda si pone da sola: in base a quale criterio hanno cancellato l’unico corso che in università affronta, finalmente, la complessità delle esperienze artistiche contemporanee?

Sul blog dell’insegnamento http://cosachesente.splinder.com (spazio virtuale dove è possibile comunicare con i docenti e rintracciare materiale utile per lo studio) l’assistente del professore, la dottoressa Naldi, incentiva gli studenti ad approfondire personalmente gli argomenti trattati durante le lezioni, proponendo visioni di artisti contemporanei. Non solo. La prof. invita a protestare alfine di riprendere al più presto le fila dell’insegnamento interrotto. L’adesione a questo nuovo modo telematico di comunicare tra prof. e allievi è certamente una nota positiva del corso che presto verrà chiuso. Uno strumento in grado di incentivare maggiore partecipazione all’esperienza didattica. Un motivo in più per scegliere, la prossima volta, con maggiore attenzione quali corsi sospendere, tutelando gli insegnamenti che offrono opportunità innovative di conoscenza e studio.

Denis Trivellato


INTERVISTA A MONICA NALDI

Per approfondire il caso e per sentire l’opinione delle persone coinvolte nella vicenda, abbiamo contattato la Dott.ssa Monica Naldi, assistente del Prof. Capano (ha tenuto diverse lezioni durante il corso) e curatrice del blog cosachesente.splinder.com, molto apprezzato dagli studenti. Lei ha gentilmente risposto alle nostre domande.

Dott.ssa Naldi, qual è la sua ricostruzione della vicenda?

Circa un anno fa l’Ateneo ha contattato il Prof. Capano per informarlo della necessità di far cessare alcuni corsi, tra cui il suo: gli è stato detto che il suo caso si inseriva in una politica di tagli alle spese che l’Università stava conducendo. Capano non si è opposto, avendo ricevuto nel frattempo una cattedra dallo IULM. Dopo qualche mese però, abbiamo scoperto che solo pochissimi corsi erano stati soppressi, e a quanto pare per “motivi tecnici” (pensionamento del docente o simili).

E quindi?

E quindi ci siamo chiesti, perché proprio noi? In realtà, però, non voglio tanto capire le ragioni, quanto sapere se si tratta di una decisione temporanea e in qualche modo revocabile, visto che il corso era ben frequentato e apprezzato da molti studenti con cui tengo i contatti sul blog, tuttora attivo.

Ci è giunta voce, però, anche di lamentele da parte di alcuni studenti…

Beh, effettivamente nel corso degli anni ci sono stati episodi di protesta. Ad esempio, quando ho fatto vedere in aula il film Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante (1989) di P.Greenaway, alcune
studentesse si sono dette “scioccate”, ma ne abbiamo parlato e mi pareva che fosse tutto a posto. Certo, abbiamo fatto vedere anche immagini di Body art che a volte sono piuttosto intense.
Il mio ciclo di lezioni dell’anno scorso, in particolare, riguardava la rappresentazione della violenza, ma sono stata attenta a contestualizzare e ad evitare alcune immagini che potessero essere ritenute troppo offensive o angoscianti. Anche il comportamento di Capano è stato effettivamente oggetto di polemiche: è un tipo estroso, gli piace fare battute che talvolta possono essere fraintese. Ma credo che qualche sua eccentricità possa essere ampiamente compensata dalla sua capacità di insegnamento. È giusto protestare se qualcosa dà fastidio, ma bisogna anche evitare di prendersi troppo sul serio, in modo anche un po’ vittimistico, e ricordare che una reazione eccessiva può avere conseguenze pesanti.

Quali sono le prospettive future, soprattutto per quel che riguarda un eventuale riapertura del corso?

Per ora, essendo una semplice assistente, ne so poco o nulla. Sicuramente, a mio parere, il corso ha sofferto anche di una collocazione errata: è troppo difficile per una Laurea Triennale, dove
ci sono anche studenti del primo anno, ancora privi di un background di studi sufficiente, ed è molto più adatto ad una Laurea specialistica. Inoltre, ho notato che gli studenti di Beni Culturali si sono dimostrati mediamente più preparati e interessati. Anche il Prof. Capano si era detto interessato a una riapertura del corso alla Specialistica. Staremo a vedere.

a cura di Davide Bonacina



INTERVISTA ALLA PROFESSORESSA ILARIA BONOMI

Per capire le motivazioni dell’annullamento dell’insegnamento di “Teorie e Tecniche Multimediali dell’immagine e della comunicazione visiva” abbiamo incontrato la professoressa Ilaria Bonomi,
direttrice del corso di laurea in Scienze Umanistiche per la Comunicazione, corso cui l’insegnamento del professor Capano faceva riferimento.

Professoressa, perché è stato annullato l’insegnamento del professor Capano?

Intanto devo fare una premessa fondamentale. Ci rendiamo tutti conto che la condizione ideale per il nostro Ateneo sarebbe quella in cui fossero attive tutte le materie inserite nei piani di studio che gli studenti consultano quando scelgono un determinato corso di laurea. Ma a volte ci si trova di fronte alla necessità di fare dei tagli economici. I tempi adesso sono più difficili da un punto di vista strettamente finanziario.

Perché?

Nei primi tre anni di vita il corso di laurea ha avuto un grosso finanziamento ministeriale: il Campus 1, fondi devoluti dal ministero per i corsi più “innovativi”. Scienze Umanistiche della Comunicazione era l’unico corso di laurea della Facoltà a poter usufruire di questo finanziamento. Finiti i soldi del sussidio abbiamo scelto, per forza di cose, di tagliare alcuni di quegli insegnamenti che facevano riferimento a professori “a contratto”, che l’Ateneo deve pagare oltre agli stipendi dei docenti di ruolo. E poi c’è anche la questione delle doppie cattedre. I vincoli rispetto a chi insegna in più università stanno diventando più stretti.

Qualcuno sostiene che tra le motivazioni per la sospensione del corso del professor Capano ci fosse anche una risposta a lamentele sul contenuto stesso dei libri: immagini troppo forti per qualcuno…

Questo mi sento di escluderlo completamente. Nella scelta tendiamo a non dare ascolto a posizioni “ideologiche”. E a me personalmente queste voci non sono giunte.

Ma chi decide dove effettuare i tagli?

Gli organi alti: Consiglio di amministrazione, Senato Accademico e Consiglio di Facoltà.
Comunque non è detto che il corso sia annullato per sempre. Potrebbe tornare, magari inserito nei piani di studi di qualche corso magistrale.

Non è molto giusto, però, che le scelte dei corsi vengano effettuate sulla base di motivazioni economiche.

Certo che non è giusto. Ma è necessario. Ci sono tante esigenze. Bisogna barcamenarsi e bilanciare, spesso col rischio di proteste. Anche alcuni laboratori molto interessanti sono stati sospesi, come per esempio quello di inglese specialistico. Come si fa a coprire i corsi e i laboratori più “professionalizzanti” senza fare ricorso a contratti esterni? Per i laboratori si cerca di usare altre forze interne: dottorandi, assegnisti…mi rendo conto che non è l’ideale, ma cerchiamo di
fare del nostro meglio. Ed è stato istituito un Nucleo di Valutazione della Didattica, per affrontare alcuni nodi del sistema didattico.

a cura di Virginia Fiume


PER TIRARE LE SOMME

Siamo partiti da un corso annullato, siamo passati dalle sensazioni degli studenti e dalle risposte istituzionali ma adesso è arrivato il momento di parlare di questo anno accademico appena
cominciato. La professoressa Bonomi smentisce motivazioni di natura “ideologica” per la sospensione del corso di Teorie e Tecniche multimediali dell’immagine e della comunicazione visiva e parla di questioni economiche. Che, sebbene a malincuore, non possono essere ignorate.

Resta però una domanda aperta rispetto a quanto ci siamo domandati all’inizio di queste pagine: come si fa a determinare se un corso funziona o non funziona. Se è utile agli studenti o se si tratta solo di un “riempilibretto”. Per decidere se un corso deve restare attivo conta solo la tipologia di contratto del docente o ci sono anche altri criteri di valutazione?

La Facoltà di Lettere e Filosofia inizia quest’anno accademico con il tentativo di dare risposta a queste domande, istituendo il Nucleo di Valutazione della Didattica, una commissione composta
da 13 docenti, uno per ogni area disciplinare, e 3 rappresentanti degli studenti.
Abbiamo incontrato il professor Conca, docente di Filologia Bizantina e Civiltà greca, responsabile della Commissione. Ci ha detto che l’obiettivo del Nucleo di Valutazione della Didattica è arrivare all’elaborazione di un nuovo modulo di valutazione. “Quello che viene sottoposto agli studenti è troppo poco approfondito e uguale per tutte le facoltà. Noi vogliamo arrivare a sentire la voce degli studenti, fare in modo che ci diano risposte più articolate rispetto a quelle di un semplice questionario”. Il nuovo modulo dovrebbe quindi cogliere, nell’idea del gruppo di lavoro che lo sta elaborando, quali sono i corsi più frequentati e quelli meno, capire le perplessità degli studenti su qualità e continuatività dell’insegnamento del docente. E poi, cosa più importante, capire quale congruenza c’è tra il numero dei CFU e il programma dell’esame. Per evitare squilibri. “Senza dimenticare una valutazione su puntualità e frequenza degli orari di ricevimento e sull’utilizzo della posta elettronica” ci tiene a precisare Conca, “sembra incredibile, ma molti colleghi la
utilizzano saltuariamente”. Il lavoro del Nucleo è appena cominciato. Il nuovo questionario
dovrebbe essere pronto in tempo per valutare i corsi del secondo semestre. Chissà che l’anno prossimo non possano essere utilizzati i nuovi indicatori per decidere quali corsi meritano di restare patrimonio della cultura degli studenti della Statale. Senza il rischio di illazioni e magari prescindendo dalla spada di Damocle che pende sulla testa dei professori a contratto.

Virginia Fiume

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