5 maggio 2006

CARO MENSA IN STATALE

CARO MENSA A EFFETTO JO-JO
Prezzi fantasia alla mensa fast-food di via Festa del Perdono. La leggendaria creatività italiana ha trovato espressione nel servizio di ristorazione universitario. L’autore è un funzionario dell’Aspam - società appaltatrice della mensa dell’Università degli Studi - che ha deliberatamente aumentato il prezzo dei pasti. Il dirigente dell’unità di via Festa del Perdono ha così fatto scivolare il costo della pasta espressa da 2.60 € a 3.00 €; quello del secondo da 3.10 € a 3.45 €, quello delle patatine da 1.00 € a 1.30 € e, dulcis in fundo, la macedonia da 1.50 € a 2.00 €. A confermare che si tratta di un errore è il direttore generale dell’Aspam, Pietro Gioiello, che di fronte alla denuncia fatta da Vulcano ha dichiarato: “Abbiamo accertato che si tratta di un’iniziativa presa da un funzionario della società senza il nostro permesso, lo abbiamo sgridato, ci scusiamo, abbasseremo immediatamente i prezzi”. E in una manciata di secondi viene liquidato lo sberleffo che da circa un anno è stato perpetrato ai danni degli studenti. Alla faccia dei minuti, copiosi, che abbiamo passato in fila alle cassa della mensa, mentre, sovente, la preziosa cotoletta si raffreddava. E sì perché il cibo del fast-food non solo è costoso - come abbiamo appurato - grazie all’inventiva di un dipendente dell’Aspam, ma pure freddo. Tutti si ricorderanno il cambio di assetto di cui è stata oggetto la mensa recentemente, e che faceva sperare in un miglioramento dei servizi. Ad esempio la dislocazione di una seconda cassa per ridurre i tempi di attesa, cassa che scintillava tutta nuova all’inizio dell’anno scorso e che oggi rimane spesso inutilizzata, macabramente ricoperta con un sacco nero. Ma cosa dicono gli studenti a fronte di ciò? Alcuni dipendenti dell’Aspam, quelli che si dividono fra le cucine e il bancone, raccontano di come dalle reazioni dei giovani si misuri lo scorrere dei tempi. “Negli anni ‘70 c’era una manifestazione ogni sabato; venivano a occupare la mensa, si prendevano da mangiare, una volta si misero a lanciare le scodelle per ribellarsi al caro prezzi”. E ancora ci racconta un cuoco: “Oggi gli studenti si limitano a qualche lamentela.” La voce degli universitari, così tristemente presentata, ha trovato però modo di esprimersi attraverso un sondaggio fatto dall’I.S.U., pubblicato nel sito, sul gradimento delle mense della Statale. I dati parlano chiaro, c’è un malcontento generale. Per esempio, su un campione di 296 studenti il 37,2% non è soddisfatto della mensa di via Festa del Perdono. E in tutte le altre mense dell’ateneo milanese i risultati sono omogenei: in Santa Sofia, su 275 utenti, il 33,5% ha espresso un’opinione negativa sul livello del servizio e su 737 intervistati, il 34,9% non ha promosso la qualità dei primi piatti. Anche su questo abbiamo interrogato Pietro Gioiello che così ha risposto: “Gli studenti tendono a dare parere negativo per auspicare un miglioramento costante dei servizi”. Verrebbe da chiedere, e lo abbiamo chiesto, a che scopo allora il sito dell’Aspam, come l’I.S.U., propone la compilazione di un questionario sulla qualità dei cibi se poi non lo giudica attendibile: “Perché lo fanno tutti e noi ci mettiamo al passo coi tempi”, replica Gioiello. La questione tempi lunghi in coda resta per ora un problema insoluto ma Mario Bazzani, dirigente attività di assistenza I.S.U., assicura: “In Festa del Perdono la mensa tradizionale è sottoutilizzata, mentre la sala fast-food è superaffollata, perciò abbiamo deciso di rendere libero l’accesso all’altra sala anche a chi non ha il tesserino”.

NON TOCCATE LE POSATE
Argentate, tintinnanti, dalla line semplice e funzionale, sono loro, le posate, l’oggetto più desiderato dagli studenti della Statale. A rivelarlo sono alcuni dipendenti dell’Aspam, puntando l’indice contro coloro che alla fine del pasto infilano forchetta e coltello dentro lo zaino. Questo è il motivo secondo il quale si è deciso di reintrodurre le posate di plastica in sostituzione di quelle d’acciaio. Le posate d’acciaio, la cui introduzione era una di quelle novità del riassetto mensa dell’anno scorso, sono durate poco perché, come ha detto Pietro Gioiello: “Se mettiamo mille posate al mattino, la sera ne ritroviamo duecento; nel gestire la ristorazione ci vuole reciproca fiducia, appena uno mette tre lire in più gli saltano tutti addosso” - e aggiunge - “Ho visto un ragazzo che si riempiva la mano con un pugno di bustine di zucchero, veniamo scippati di caffè, ketchup, coca-cola; per non parlare delle caramelle!”.

COME AI VECCHI TEMPI
Grazie all’inchiesta di Vulcano e all’intervento del direttore generale dell’Aspam dopo la nostra segnalazione, i prezzi dei prodotti che avevano subito l’illecito aumento sono stati abbassati. Da ieri siamo tornati a pagare la pasta espressa 2.60€. L’ultima volta era stata un anno fa.

La vera e propria notizia sull’errore del funzionario qui si esaurisce, il prossimo pezzo analizza il caro prezzo sotto un altro profilo, forse bisognerebbe distinguerlo con la grafica, tipo riquadro? Vedete voi.

TORTELLINI E LIBERO ARBITRIO
I giovani tradiscono la pasta asciutta per la pizza e snobbano i secondi per il kebab. Tra le verdure vince l’insalatona. Una ricerca condotta da Sodexho, azienda che opera nel campo della ristorazione, rivela che il pasto, presso le mense degli atenei italiani, fino a pochi anni fa era composto quasi esclusivamente da primo, secondo, contorno e frutta, ora invece gli studenti prediligono i piatti unici. Il fenomeno si potrebbe riassumere come una verticalizzazione del pasto: sopra la pizza metti - consuetudine molto americana – verdure, salsicce, bistecche, coriandoli. E pure nel kebab ci metti di tutto, anche se a volte diciamo: “La cipolla no!”. E così s’ingrossa la spesa. Anche il nostro Ateneo si è messo al passo coi tempi e dall’inizio dell’anno accademico ha fatto il suo ingresso in mensa il kebab, a 3.50 €. Mentre un traccio di pizza farcito viene 2.80 €. Sempre a fronte del fatto che ci troviamo in una mensa universitaria, sia pure un punto fast-food, comunque un servizio per gli studenti squattrinati, ci pare che, sia pizza o kebab, per mangiare si spenda troppo. Ne parliamo con Gioiello che ci illustra il seguente principio: l’Aspam mette dei prezzi che variano a seconda della qualità o tipo di cibo, è lo studente che deve saper scegliere in base alle sue possibilità economiche. La differenza di prezzo nella qualità interviene, ad esempio, tra la pasta semplice a 1.55 € e la pasta espressa a 2.60 €. Qualità che dipende da cottura, la pasta semplice è lì dalla mattina, l’espressa è cotta sul momento; e anche dagli ingredienti: sugo al pomodoro per la prima, gamberetti e varie nella seconda. Stesso dicasi per quei piatti che sembrano andare incontro più al capriccio che al bisogno di nutrimento. Davanti agli sfrigolanti pizzoccheri, ai lucenti tortellini intrisi di salsa alle noci, rimescolati in fronte ai nostri occhi, l’unico modo di risparmiare è optare per la pasta semplice: quella bianca, dentro la pentola che pare una bara, condita al momento con uno schizzo di sugo. Caro studente, tira avanti al punto pizza, dimentica il kebab, soprassiedi alla focaccia farcita. Vai direttamente alla cassa, non alzare mai lo sguardo. Oppure, svenati.

a cura di Diana Garrisi

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